15 novembre, 2011

Non scappano.



Scrivo e guardo fuori. E quel che vedo non è il solito, non è lo stesso paesaggio, e cambia, cambia spesso. Cambiano, gli alberi e le case e le fabbriche e i campi pieni di nebbia, e ancora alberi e foglie gialle e muri e orti e macchine e case addormentate e case sveglie, qualcuno forse sta mettendo sù  preparando un caffè, ma il caffè a casa mia non si prepara, si mette sù, è così che si dice dalle mie parti. Scrivo da un posto da dove non ho scritto mai, che non è il mio divano, o il tavolo della cucina, ma scrivo in movimento, scrivo da un treno, ed è una sensazione strana, come quando fai una cosa che non hai mai fatto, ma guarda, che strano davvero. Scrivere muovendosi non è la stessa cosa. Se scrivi e stai ferma e ogni tanto alzi gli  occhi trovi sempre la stessa cosa da fissare per pensare. Io quando penso tengo gli occhi fissi, sbarrati su una cosa, un vaso, un fiore, penso e mi rigiro l'anello o mi faccio uno strano boccolo ai capelli, è una mania che ho da sempre, e ci pensavo qualche giorno fa, rigiro una ciocca su se stessa e poi la rigiro al contrario, a una velocità supersonica, non so da quando ho cominciato, forse a scuola, chi lo sa. Quando penso faccio così, ognuno c'hanno le sue manie, signora mia, che le devo dire. Scrivere viaggiando è una cosa nuova per me, posso decidere da che finestrino guardare, se l'abitato o la campagna, viaggiare in treno mi è sempre piaciuto un sacco, è come affidarsi, è come perdersi un pochino, dire Guida Tu Che Sono Stanca. Scrivendo da un treno, anche i pensieri non sono gli stessi e non si comportano allo stesso modo, i pensieri fermi e stagnanti che fanno fatica a staccarsi dal divano, da qui sembrano più leggeri e volano fuori, radenti i prati e i campi e i giardini già pronti per l'inverno, sorvolano i mucchi di ghiaia e le  cascine dismesse e i pioppi e i fiumiciattoli e ponti e strade e stradine, sentieri di campagna e laggiù, laggiù in fondo, l'autostrada. E tu lasciali andare, lasciali correre, vediamo se vanno più forte del treno, vediamo chi vince, vedrai, non si perderanno, perchè nessuna parola mai, nessun pensiero mai si è perso in un campo umido di nebbia, la mattina presto, scappato fuori dal finestrino di un treno.

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