23 febbraio, 2011

L'indecisione.

Che lassù, nella Casa in Collina, non si sia completamente centrati, è noto ai più.
Che l'umore si altalenante, che si sia un giorno a Scilla, un altro al Tanai, lo stesso, e mi si perdoni la citazione letteraria.
Che ultimamente si abbia voglia dell'effimero, del frivolo, del nulla cosmico, e che ve lo dico a fare.
Ben perciò, si cerca sul web, si guardano le vetrine del globo terracqueo, che cosa mai andrà di moda a Vancouver? beh, è presto detto.
Si leggiucchia qua e là di must have e di mai più senza, si passano i dieci minuti che passano tra la tavola apparecchiata  e il riedere dei figlioli a smanettare su Fashiolista, a dire, bene, oggi mi vesto così, è come giocare con le bambole, alla fine, una maglia nera su questi calzoni sta un amore, faccio un salto da Selfridges, oppure sbircio le vetrine di Saks e ShopBop, ci metto una collana importante, una borsa classica e le ballerine di Tory Burch per le quali perdo il sonno da qualche sera in qua. E non scordo lo smalto, ça va sans dire.
Qual piuma al vento? Peggio.
Se poi ci si mettono pure le amiche, ad indossarti sotto il naso un sabato mattina, delizioserrimi (!) orecchini fatti a mano, color taupe, signora mia, che non è beige e non è mastice, e a dire candide, Ti Piacciono? Li Fa Una Mia Amica, beh, allora c'è davvero da sdilinquire.
Così, l'Amica dell'Avvocata Nostra,  che ha nome Maria, mi ha mandato un pacchettino.
Dentro, ogni bendiddio, orecchini importanti che stanno bene su ogni outfit, apparecchiate come si vuole, per seratone da corsa o anche per sciacquare l'insalata, con queste pietre semipreziose e questi fiorini perfetti che danno un che di retrò che mi piace davvero un sacco.
La tentazione sarebbe di comprarli tutti, ovvio, ma poichè un briciolo di senno mi è rimasto, ho scremato e scremato e alla fine, con grande fatica, la scelta si ridurrà a questi 3.
Così, non solo per le ballerine, adesso perderò il sonno anche per questa fondamentale decisione.
Domani al knit cafè del giovedì sottoporrò il prezioso pacchettino e l'atroce dubbio e loro forse mi aiuteranno.
E voi, quali scegliereste?




22 febbraio, 2011

Mattine così.

Le mattine non sono mica tutte uguali. Per forza. Ci sono quelle mattine frizzanti, piene di promesse e di cose, anche da fare, un sacco, ma che si vivono così bene, così leggere, che basta un niente a far di loro una meraviglia, si guarda il pratino, il cielo, si rastrellano belle sensazioni, tanto da farne un piccolo mucchietto e conservarlo, compattarlo come si fa con la sabbia sulla spiaggia, quando chiacchieri in riva al mare, ci hai mai pensato, si fanno piccoli buchi  poi si ricoprono e poi si cercano i bastoncini tutto intorno e si fanno un sacco di ghirigori, si scrive qualcosa che poi il mare tra un minuto avrà cuore di cancellare, e tu da capo, mentre ascolti, mentre parli, e che bella sensazione parlare con qualcuno in riva al mare, nessuno ascolta tranne lui, le onde piccoline, la schiuma.  Ci sono mattine invece che rastrelli e rastrelli e non trovi un bel niente, e pensi e pensi e ti ci fondi il cervello a pensare e ripensare e a preoccuparti e tutto ti sembra gigante, perfino la febbriciattola della Princi e la sua tosse, ma quante Tachipirine ho somministrato mai, e quante febbri a 40 e quante guance roventi e occhietti pesti, e dovrei avere imparato benissimo, dovrei tenere lezioni di come si fa, e invece oggi no, oggi mi sembra tutto così difficile e insormontabile e impossibile e lontano, a seconda dei casi, delle situazioni, delle mille vicende che si ammucchiano, uno dopo l'altra, una sopra l'altra. Ci vorrebbe un tuono, uno schiaffo, un'esplosione che mi squassi, che faccia a pezzettini questo stare, che diradi quest'ombra che mi sento intorno e addosso e dentro, anche, come un peso, come uno squarcio, come un sonno mai pago, come un'ansia mai completamente sparita, completamente svanita, vinta, così. Le mattine come questa fanno di me un essere strano, in bilico tra quella che sono e  quella che mi sento, ed entrambe le Quelle litigano con quella che vorrei essere, con quella che sa che non c'è motivo per sentirsi così, con quella che l'unica cosa che vorrebbe davvero, adesso, in questo istante, sarebbe un'onda delicata e senza schiuma, che appiattisse con un gesto un mucchietto di sabbia, cancellasse i fiorellini disegnati sulla riva, e che il mare ascoltasse quello che dico, a chiacchierare fitto, perchè il mare, si sa, ascolta ogni cosa, custodisce segreti e pensieri, cancella e guarisce.

21 febbraio, 2011

Si pensa al sole.



Mi si parli sottovoce, con grazia, mi si chieda Scusa e Per Favore, non mi si chiedano discorsi impegnativi, nè impegnativi programmi, mi si lasci stare bella scialla, così si dice da queste parti. Mi si lasci il tempo di svegliarmi bene, che non so come e non so perchè ho sempre un sonno, ma un sonno, non che sia stanca, no, ho proprio solo sonno e non posso nemmeno accampare la scusa E' La Primavera, ma quale, qui fuori sembra novembre inoltrato, mancano solo i crisantemi e le caldarroste, ma poi, le caldarroste a novembre ci sono, mah, non so. La settimana inizia, e sono così rapidi i giorni che tra non molto ci si ritroverà in capri-pants e sandalini, e il maglioncino di cotone infilato in borsa, e colori, colori, colori a manciate. E' su questo che farnetico, sul sole e sul caldo e sull'andare in giro in bici e sui fiori e sui profumi di limone e di vaniglia. Perciò mi si parli con calma, mi si racconti cose deliziose e deliziose soltanto, che di cose da fare ne ho tonnellate e concentrata son su tutta una serie di vicende, il Camp, per esempio, che bella festa sarà, che per l'occasione ho anche imparato a cucire, ma non a cucire i bottoni che quello lo san fare proprio tutti, a cucire con la macchina da cucire, quella che ci perdi il senno se vai storto e basta un niente perchè salti tutto e si strappi il filo, e faccia un pasticcio e allora sì che ti viene voglia di prendere la macchina da cucire e buttarla giù dalla finestra, ma rovineresti le rose di sotto, e allora meglio di no. Ieri infatti, lezione di cucito in un'altra Casa in Collina, quella a me appiccicata, che solo la Santa Pazienza dell'Ingegnera mia vicina ha potuto tanto e sono tornata a casa trionfante con il mio lavoretto fatto in due ore, è la prima cosa che faccio che non sia sghemba e storta e orrida a vedersi.  Quinci e quindi, ieri giornata impegnativa, che imparare non è uno scherzo, e poi avevamo il suo compleanno da festeggiare con menu a richiesta, che la tavola non si è sparecchiata mai, alla fine. Così, col cervello infarcito di cose e progetti e desiderata e to do list e wish list e tutta una serie di list da manicomio, mi accingo a iniziare un'altra bella settimana di cose e di cose. Quassù non ci fa mancare un bel nulla, la Princi febbricita e tossisce, ci sono pile di cose stirate da ritirare negli armadi corrispondenti, qualche piccolissimo pensiero si affaccia ogni tanto nel cervello, a farcirlo vieppiù, ma noi si scansa con eleganza, noi non ci si farà prendere, noi non ci si farà agguantare e mettere con le spalle al muro, noi si resiste, si pensa al caldo, si pensa al bello, si pensa al sole.

19 febbraio, 2011

Poesia e prosa.


Stamattina, alla lavagna della cucina, qualcuno aveva lasciato un segno di rara bellezza, di grande leggiadria, di impagabile tenerezza.
Nessuno poteva sapere che, poche ore prima, qualche altra mano, maschile, c'è da giurarci, aveva appiccicato un post-it sull'interruttore delle scale.


Storie di ordinaria semplicità, di opposti modi di comunicare, lassù, nella Casa in Collina. Son cose.

18 febbraio, 2011

Almeno, ci provo.

Nessuna voglia di fare quello che devo fare e mi sa che mi impegnerà buona parte del fine settimana, sciagurata me. Devo dire che un pò è anche colpa mia, ho nascosto, chiuso armadi, sotterrato, sono sfuggita, mi sono nascosta, passavo rasente il muro, strisciando sui gomiti, con l'elmetto, pur di non vedere. E invece, voilà. Oggi mi sono resa conto che devo. Devo farlo. Perchè la questione diventa più ingestibile, sempre più ingombrante e hai voglia a far finta di nulla, far finta di nulla non lo si può mica fare in eterno, così. Così, ci provo. A stirare, e mi fa orrore anche solo la parola. Stirare, non è un bel verbo, ha troppe r, è troppo corto, non mi piace. Preferisco Lavare i Vetri, che è più completo, oppure Lavare i Piatti, che è più musicale. Stirare no. Eppure devo, mormorò Ella con un fil di voce, devo assolutamente prima che la montagna della cameretta prenda vita e mi venga a soffocare mentre riposo beata nel mio umile giaciglio. Devo, dacchè la Signora che Stira s'è data alla macchia, e ci credo benissimo, chi glielo fa fare alla ScS di occuparsi giornalmente di un numero variabile fra le 4 e le 6 camicie, di un numero imprecisato di magliette, di delirare nel mettere insieme calze di ogni foggia e colore, quando non si decide lassù nella casa in collina di cambiare tutti le lenzuola, e allora sì, c'è un gran divertimento.  La ScS Così, lo faccio io. Mi piazzo davanti a un film e via, avanti coi carri, spruzzo e stiro, stiro e spruzzo, fino a ricadere, stremata e rincitrullita, attività celebrale azzerata, sul divano e mormorare sommessa, Abbasta, Abbasta, Abbiate Pietà. C'è un solicello tiepido là fuori, si vede benissimo dalla finestra grande della cucina, c'è un bel colore, tutto farei tranne che star qui a stirare e stirare. Un giro in collina, o sul Corso, che ho adocchiato un ultimo saldo di ballerine da perderci il sonno,  ma mentre ci sono, penso in grande. Un bar a Roma, un tavolino a Parigi, nel sole, un macaron e un cafè au lait, una copia di Elle France, un'amica e il niente, il niente assoluto. Meglio che ripassi il mio francese quasi perfetto. En attendant, je vais de fer. Preferivo il tavolino, però.

17 febbraio, 2011

Early Morning.

Mattina presto, interno di una casa qualsivoglia, ubicata dovunque, purchè siano usciti da dieci muniti uno sciame di fanciulli, stamattina uno in più, ospitato ier sera dal Liceale. In realtà i fanciulli erano soltanto tre  uno lo avrebbero raccattato per la strada del villaggio, esattamente all'opposto, noi al mattino si fa il giro e si raccatta chi c'è, per portarlo a scuola. E' un'azione che mi piace e che  sa un pò di antico, quando c'erano i primi piccoli pullman, che si chiamavano, orrendamente, pulmini, facendo il diminutivo italiano di una parola inglese ma si sa, se ne sentono parecchie, plurale di camion cammi, plurale di nailon naili, e altre amenità linguistiche delle quali mi informa spesso il mio Amico Arredatore. Vabbè. Lassù, nella Casa in Collina, tutto sembra procedere per il meglio, se per meglio si intende una soffice quiete, una specie di calma, che calma non è se si considera la tavola da 8 di ieri sera, il tavolo della colazione che potrebbe comparire bello sciallo, all'interno di uno Starbucks, dacchè le tazze son le stesse. Fuori il grigio più grigio, forse non piove, ma sembra che stia per. Dentro una confusione cosmica, si paga il fatto di essersi assentati un giorno intero, e sì che sono grandi ma sembra che non esserci, qui dentro, lasci agli altri abitanti della Casa in Collina licenza di affastellare cose un pò dovunque, giusto un attimo. Nel delirante inizio di mattinata si ha voglia di colori e colori, si pensa sospirando a quando all'ora di colazione si vedrà il sole spuntare piano da dietro il ciliegio fiorito,a quando il caprifoglio farà venir mal di testa dal troppo profumo, alle rose, all'erba nuova. Intanto, ci si organizzerà. Una camicina a fiori spunterà appena dal maglione, qualche accessorio pastello, persino le finestre spalancate, a sfidare la temperatura e a dire, è fine febbraio, non è mica più inverno. Illudersi è poca cosa, innocente, perdipiù, se ti fa iniziare meglio, se ti fa partire meglio, l'aria che arriva da fuori è ferma e fredda, ma non ci si bada. Si cerca di fare di un giorno così un giorno colà, di un giorno qualunque un giorno speciale, di una mattina noiosa una mattina brillante, raccogliendosi i capelli, canticchiando piano e sorridendo molto, anche da sole. Un bell'esercizio di stile, coraggio, provare, che serve davvero, che male non fa.

15 febbraio, 2011

The Perfect Day.

Il giorno perfetto, più che perfetto. Per urlare, incazzarsi a nastro, sbagliare la qualunque, non sapere che strada prendere, e che cosa fare mai con un'adolescente imbizzarrita di sesso femminile, sbagliare tutto, sbagliare comunque, sbagliare a prescindere, sbagliare quantunque, in ogni caso, sempre e solo sbagliare. Oggi non ne va dritta una che sia una, non ne infilo nessuna, non ne porto a casa nessuna, non ne indovino nessuna. Sono una calza smagliata, un vaso rotto, un tacco spezzato, il latte che esce dal pentolino e appiccica tutta la cucina, sono un foglio strappato, una virgola messa male, la fila alla posta, una gomma bucata, il sugo bruciacchiato, sono una multa per divieto di sosta, tutto il peggio del mondo oggi sembra capitare a me, che poi è ridicolo, son cose ridicole o comunque di poco conto, lo so, lo so benissimo, ma è la somma che fa il totale e allora e perciò, accidenti, c'è da augurarsi che nulla più succeda fino a stasera, che non deluda più nessuno, che non debba più urlare, che non debba uscire sotto la pioggia a cercare una figlia che pronti via ha scoperto il disubbidire, che non debba discutere e discutere e mediare e negoziare e proporre e ancora discutere. Mi servirebbe un bagno caldo e una candela e una bella musica, ma ancora non è tempo, non è ancora sera, ancora tutto questo Perfect Day non è affatto finito. Nel frattempo, piove.

L'Officina dell'Occhiale

Non è mistero che abbia un debole per le scarpe, i pinguini, i carciofi e...gli occhiali. Il fatto che io li porti dalla quarta elementare non è determinante. A me gli occhiali piace cambiarli spesso e probabilmente mi inventerei anche un difetto inesistente, pur di comprarne a manciate, come, forse sta facendo la Princi, che da me ha preso molto e in frivolezza moltissimo. Gli occhiali sono strani oggetti del desiderio, ci sono quelli comuni, molto visti, pubblicizzatissimi e taroccatissimi e c'è  invece l'eccellenza.
Ove si intenda, per eccellenza i modelli destinati ai trend setter, alle fashion victim, insomma a chi di occhiali se ne intende per davvero. Modelli Cutler & Gross, per donne fatali e figliole dall'eleganza ricercata e attentissima al dettaglio, o uomini di buon gusto ed essenzialità, un pò manager un pò dandy.
Dal 1969, anno dell'apertura del primo negozio in Knightsbridge a Londra, Cutler & Gross ha completato il look di donne perfette come Jacqueline  Onassis o Grace Kelly, passando per Brigitte Bardot e anche moltissimi dei modelli della collezione di Elton John portano la loro firma.
Un altro nome da segnare in rosso sull'agenda è Barton Perreira, che utilizza solo i migliori materiali per le sue montature, dal titanio alla cellulosa giapponese, il tutto per modelli di altissima qualità, da perderci davvero il sentimento. Orbene, dove trovare tutto questo?
Da qualche mese ad Alessandria, L'Officina dell'Occhiale, in Corso Roma al 140.
In un sapiente mix di design e modernità, in un locale di grande gusto e raffinatezza, Alessandro e Letizia vi accoglieranno con grande professionalità, proponendovi una serie di modelli che meglio si adattano al vostro bel faccino, al vostro look del momento, al vostro stile di vita. Si passa dai sofisticati Mykita a Oliver Peoples, da Lunor, a Marni, oltre ai classici Ray Ban e Chanel , per i quali ho una vera propria mania, possono darvi un tocco più glamour, e magari rendere divertente il vostro astigmatismo. 
Orsù dunque. Anche se è un giorno sverso, anche se il morale è ai minimi storici, un giro al 140 di Corso Roma non può che farvi bene. E che importa se piove. L'Officina dell'Occhiale è proprio sotto i portici. Più facile di così!.



14 febbraio, 2011

Scivolata.

Scivolati gli ultimi giorni, scivolata io, immersa e presa, in giro, molto in giro, sorpresa dalle millecinquecento cose da fare, come, non erano soltanto milleedue, mi sono sbagliata anche stavolta. Ho cercato di fare ordine, fuori e dentro, come dico sempre, mi sono sorpresa ad avere orrore della televisione, se non per un film senza pubblicità o un programma di ricette, mi fanno schifo tutti, anche il tg, tutti i tg, dal primo all'ultimo, salvo forse SkyTg24 ma per coerenza mi dico che vada al diavolo pure lui. Scivolata, a sistemare l'armadio delle lenzuola, dove, cascasse il mondo, non ho due federe uguali nello stesso ripiano, l'armadio degli asciugamani, che qualcuno sembra cashmere e qualcun altro carta vetrata, qualcuno me lo spieghi. Stasera ho fatto una torta a cuore, che ve bene che qui San Valentino non si festeggia, che non è mica una festa e una ricorrenza, e bla e bla, ma almeno una parvenza, i piatti a cuore, i cuori sparsi, ma a tutti questi maschi, tutti tutti per un pò, non gliene importa nemmeno granchè e all'Illustrissimo meno di zero, anche se mi ha stupito l'altro giorno arrivando con un fascio di mimosa del nostro giardino sull'Isola, Lo Sai, mi ha detto, Io Faccio Sempre i Regali Nei Giorni Sbagliati. E' una sera che scivola, oggi in giro con lei e le sue bambine deliziose, così bionde e sorridenti, ci siamo ripromesse di fare uguale a Parigi, chissà quando, ma una promessa è una promessa, e se è fatta va mantenuta, non importa quando, non importa come, l'importante è che. Scivolano via i pensieri di tutta la giornata, quelli che ci sono piaciuti e quelli che invece no, le parole e le parole e ancora le mille parole dette e ascoltate, e mentre le cose di oggi vanno via ci sono già germogli piccolissimi di quelle che saranno domani, progetti e pensieri, che domani non è poi così lontano se ci pensi bene, ma a quest'ora i pensieri  ti vengono random, così, senza un ordine preciso e scivolano sì, ma sparpagliati, voglio imparare a cucire, ho di nuovo voglia di leggere fino alla nausea, devo trovare il tempo, non andando a letto con le galline, per dire, che non so mica se tutti sanno che significa andare a letto presto, non proprio dividere il proprio pagliericcio con un pennuto ruspante, bipede e ovaiolo. Ecco, a quest'ora tarda mi vengono le cose più astruse, e anche i rumori di questa casa mi fanno dire che è quasi ora di spegnere la luce e che stasera leggere niente, ma domani un giro da Feltrinelli nessuno me lo leva, promesso, e lo voglio fare perchè leggere è per me una vitamina, e poi, lo sanno tutti, una promessa è una promessa, e se fatta va mantenuta, non importa quando, non importa come, l'importante è che.

11 febbraio, 2011

Imperfetta e felice.

Che bella mattina. Bella come lo sono le mattine qualunque, sveglie dall'alba o quasi, una serie di piccole cose da fare, non troppe, il giusto, la colazione lentissima, ci sarà tempo, ci si è portate avanti già ieri, oggi la si prende con tutta la calma del mondo, qualcuno mi ha detto che è venerdì mattina e il venerdì mattina è già la festa della festa, domenica poi saremo proprio tutti tutti, e così per un bel pò, si prende un bel respiro e ci si fa coraggio, ma alla fine stamattina proprio non si riesce ad essere preoccupati o affannati, o semplicemente pensierosi. Non si pensa a un bel nulla, che va bene uguale, o forse sì, a qualcosa sì, forse al soprabito blù oltremare che si è misurato ieri nel negozio di Cristina, che è diventato la nostra tappa fissa dopo il knit cafè, così le chiacchiere le continuiamo da lì, mentre ci misuriamo pantaloni e cose, ma non per vero, solo mettendole davanti, che è la cosa più snob al massimo, perchè a misurarla per vero, nel camerino, capisci come ci stai dentro, e invece, ad accostarla ai fianchi o alle spalle, capisci come ci stai da fuori, non so se mi spiego. Ieri, l'invasione da Cristina è stata cospicua, con alcune figliole al seguito, la Princi e la Margie, e giù a far confusione, Come Mi Vedete Con Questi Leggings Paillettati al Banco degli Affettati all'Esselunga? Così succede, ognuno di noi ha tonnellate di grane da impastare ogni giorno, da spolverare e rimirare, da sguazzarci dentro come si fa al fiume, quando il fiume ti arriva alle ginocchia ed è tutto uno spruzzo e una schiuma, quando non fango e alghe e schifo. Qualche volta però il nostro fiume cambia, diventa azzurro e trasparente e ci vedi i ciottoli di sotto,  e allora ecco un pò di sana cretineria, di frivolezza a pacchi da 6,  di qualche innocente porcheria. Imperfette che siamo, ma così semplici alla fine, e cocciute e testarde e un pò acrobate, e maghe e illusioniste,  a voler trovare ad ogni costo, ad ogni dannatissimo costo, una scusa qualunque, imperfetta essa pure, per sorridere ancora e per sorridersi un pò.

10 febbraio, 2011

L'Orrida Maglia.

In linea generale, generalissima, direi che quello che ho nell'armadio mi piace. Epperforza, l'ho comprato io. Ma non è sempre vero. Nel senso che magari mi faccio attirare da cose che appaiono meravigliose finchè sono nel negozio e che invece diventano sempre più sgalfe già nella strada verso casa e ci si pente amaramente di aver comprato, sebbene in saldo e sebbene fosse un vero affare, che ne so, magari non ci stanno troppe bene, non sono del colore che immaginavamo stesse d'incanto con i panataloni a righe o con quella camicettina a fiori che è un amore e cose così. Questo discorso vale per le cose acquistate. Capita però, nel corso di una vita, di fare dei grossolani errori e di essere troppo, troppo sensibile per rimediarvi. E spiego testè. Anni or sono, diciamo una decina e forse di più, presa da raptus,  confezionai con le mie mani, a me stessa, una maglia girocollo. E fin qui, che c'è di strano, Lo strano parte dall'uso della lana, una lanona da lavorare col 10 se va bene e che io lavorai invece col 6. Le esperte potranno ben capire che genere di materasso essa è diventata. E uno. In più, il colore. Sempre presa da raptus, non so come e non so perchè, la maglia è verde. Ma non un verde brillante, bottiglia o smeraldo. Un verde...morto, come ha detto la Princi questa mattina. E due. Ma il raptus non si fermò, ed ebbi la balzana idea di cucirvi tutt'attorno ai polsi e al collo, una specie di pelo, una di quelle passamanerie che tra l'altro mi costò una fucilata, all'epoca, ma che ne so cosa mi venne in mente, insomma, fattostà ed è che tale  pelliccia, e faccio fatica anche a confessarlo, è, non so come dire, arancione. E tre. Inutile dire che la maglia risultò orrida già dal primo secondo, pesantissima, forse anche un pò corta, ma insomma, la obnubilai nell'armadio e me ne dimenticai per anni e anni, non trovando mai il coraggio di sbarazzarmene. Questa mattina, aperto che ebbi l'armadio delle cose che metto poco, com'è, come non è, pensai che sì, in fondo era quasi primavera e che forse, dopo aver accompagnato i figlioli dacchè è il turno mio,  avrei  anche potuto farmi una corsetta agli Argini, perchè no, in fondo, e così, anzichè in pigiama, mi sono infilata l'Orrida Maglia. Errore ma-dor-na-le! Già perchè secondo la legge di Murphy è scientificamente provato che pronti via, quando non sei al massimo della forma e della beltà incontri persone che conosci, ovvio, ed è errore pensare certo, è mattina presto, nessuno è apparecchiato da corsa a quell'ora. NON E' VERO. Le apparecchiate da corsa ci sono eccome, nonostante fossero solo le 8, la mia Amica delle Lampadine era davvero apparecchiata ma che dico da corsa, da Scala, da Bolscioi, Chanel a nastro, trucco impeccabile e capello da copertina. Ma poichè mi vuole bene mi ha confessato che anni or sono, anche lei aveva una maglia beige dove ci aveva attaccato una roba del genere. Così, mestamente, me ne sono tornata a casa, e l'Orrida Maglia è lì, ancora ignara del suo tristo destino. Buttarla nella spazzatura o raccoglierci la polvere dal pavimento? Ancora non lo so. Quel che so è una grande verità, che ho scoperto proprio stamattina. Le Amiche, quelle vere, mai ti diranno che hai una maglia orrenda. Ma con eleganza e qualche giro di parole te lo faranno ben capire. E ti stringono la mano, dopo averti illustrato la teoria dei vasi comunicanti. Ma questa la capisce solo lei. Grazie C., per aver detto soltanto Beh, Non è Tanto il Tuo Genere. Che tradotto vuol dire: Indifferenziata. Che grandi amiche che c'ho.
Ok, l'avete voluto voi.
Ecco l'Orrida Maglia.
Ora, scatenatevi.
E grazie, grazie tante, serpenti a sonagli che non siete altro.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...