19 dicembre, 2012

La nebbia è nuvole.

Ma la nebbia sono nuvole, mamma?
Le domande dei miei figli a volte mi spiazzano, anche adesso che la Princi ha quasi sedici anni e il disincanto della sua età, e quel sorriso disarmante e luminoso, quegli occhi smeraldo ma chiaro, come l'acqua del mare che amiamo tanto. La nebbia sono nuvole? non so, non ci ho mai pensato, ma ci penso adesso grazie a te che me lo chiedi, forse sì,la nebbia sono nuvole basse, sono le stesse che buchi con l'aereo, che guardi giù e sono panna montata e ci vedi il sole dietro, come quella volta, ti ricordi, che mi hai detto Ma Il Mare è Bianco Mamma, e invece erano nuvole e cielo. Io amo la nebbia perchè ci sono nata, mi fa paura sulla strada, ma a guardarla dalla finestra mi piace, mi fa sentire protetta, avvolta, non saprei dire come, la nebbia dà mistero e sfoca i contorni e fa più belle le case, e fa le luci più larghe, ci hai fatto caso? 

Sì forse la nebbia sono nuvole, non umidità e pioggerellina, la nebbia sono nuvole davvero, scese dal cielo per far più opache le strade, per farle più belle, per far dire E' Proprio Natale, perchè si vedono le lucine che bucano piano l'ovatta che c'è, sono nuvole, bambina, è un pò di cielo anche per noi, il cielo sceso che si fa una passeggiata,  nuvole che si sono stancate di guardarci da sù e sono venute a fare un giro, per vederci da vicino. 



                                                                        *****



Le luci di Natale segneranno la strada per te, arriverai in Cielo che sarà solo Luce e Serenità. Mi avevi regalato un rosario, avevamo scritto insieme due libri per la città, e il mio con le ricette delle torte. Avevamo stilato insieme gli In e gli Out di quell'estate lontana, avevamo fatto saltare sulla sedia  il direttore del giornale, proponendo una rubrica di gossip intitolata Il Dito di Rattazzi, come la statua della Piazza, con il dito puntato verso il centro. Avevamo riso fino alle lacrime quella volta che ci eravamo perse andando all'Outlet e poi a quella festa, avevi ricominciato a fare la maglia, Sei Un Vulcano, mi dicevi sempre, mi raccontavi della tua vita di adesso, dei tuoi amici Gipsy che adoravi, del matrimonio di Lavi, eri bellissima, non mi hai mai detto il nome di quel rossetto da peccato, nè mai abbiamo fatto insieme quel viaggio a Sainte Marie de la Mer.

Ciao Rossana.
Grazie per quel pò di cielo che hai mandato giù da noi, questa mattina.


18 dicembre, 2012

Genti Strane 2. Il ritorno.

Sulle Genti Strane ho già avuto modo di dire la mia, qui.
E devo dire che tantE, ma tantI di quelle Genti là mi hanno risposto e detto che sì, anche loro si sentivano Genti Strane, in un mondo strano, ma che passata un pò la timidezza alla fine a essere Genti Strane si viveva bene, anzi meglio, e che a guardarle da qui, le Genti Normale erano così tristi, ma tristi, anzi trisssssssti, con tante s, chiuse nelle loro convinzioni di avere il Verbo, di sapere come funziona la vita, e cose così.
In realtà il trattato sulle Genti Strane non è di semplicissima comprensione e nemmeno attuazione, nel senso che lo capisci soltanto se sei strano pure tu, ma strano forte.
Le Genti Strane amano circondarsi di Genti Strane come loro stesse medesime, anzi, qualche volta compiono dei piccoli viaggi, vere e proprie tournée, dove possano incontrare altre Genti Strane e confermare vieppiù la loro stranitudine.
Ieri è stata una di quelle giornate.

Il luogo dell'efferato avvenimento, cioè l'incontro di una mezza dozzina di genti strane, era Quantobasta, che in realtà sarebbe un fior fiore di negozio di attrezzi per le torte e il cake design e cupcakes e cose da comprarne a vagonate, stampini per biscotti e muffin e cioccolatini e tovagliolini e vassoi e piatti e tazze da thè da togliere il respiro, e non sapere nemmeno dove guardare, e fare un mucchio di cose sulla cassa, questo qui e poi ancora questo qui, e questo proprio non lo posso lasciare e questi tovaglioli allora?

Si incontrano perciò diverse tipologie di genti, che vanno dalle cucitrici assatanate, alle biscottare indefesse, di quelle che ne fanno 800, e non è per dire, ne han fatti proprio 800, forse 820 per l'esattezza, contati.
Si trovano quelle che ti fanno una collana che ti scalda e che ti dicono L'Ho Fatta Coi Tuoi Colori, ed è vero, e non è che ti vede tutti i giorni, per dire.
Ci sono quelle che ti portano un vasetto con la carta riciclata e chiusa con la corda, e ti dicono Guarda Che La Carta è di Un Altro Pacchetto, ed è così bello a vedersi che nemmeno te ne saresti accorta, ma loro te lo dicono uguale, perchè riciclare la carta è un regalo anche questo, fa confidenza, fa fiducia, fa che sei avanti, non so.

Si sta bene con le Genti Strane, a chiacchierare a pranzo di mille cose, della storia e del gossip e di tutte quelle cose che ti passano per la testa e che stai bene così tanto che ti senti in vacanza, in colonia, in gita scolastica, e che peccato non poter starci anche stasera, con altre Genti Strane, ma c'è troppa nebbia e il ghiaccio e le Genti così quando arrivi ti dicono Mandami un Messaggio così sto tranquilla.

Sono fortunata.
Ho incontrato genti come me, ho comprato dei regali di Natale in uno stato confusionale e di allegria fresca, ho incontrato persone strane e meravigliose, dalle quali ho soltanto da imparare, a cucinare, a cucire, a parlare, a fare le torte con gli stampi tripli, la forza, il sorriso, la crostata con le ondine, il punto erba che sapevo fare da bambina e che forse ho dimenticato, persone che mi hanno accompagnato qui, a portare il rosso del Natale a dei bambini piccoli piccoli.
Le Genti Strane fanno anche questo.

Grazie a tutte le persone che sono state con me ieri, persone alle quali mi lega un affetto speciale, una condivisione difficile da spiegare, come un riconoscersi e dire Questo Glielo Posso Dire Perchè Lei è Uguale a Me. Genti con le quali sto bene, genti che adoro, genti che avercene.

14 dicembre, 2012

Nevica La Neve.

O la si ama o la si odia O mette allegria o una malinconia infinita.
A me la neve piace.
La neve che nevica qui, che non si dice nevica la neve, sarebbe come dire piove la pioggia, e i verbi atmosferici e che li abbiamo studiati a fare alla fine, ma suona bene dire che Nevica La Neve e allora, va bene lo stesso.  La neve mette pace tutt'intorno, una specie di fermo immagine, se ti dicessero, ok, rimane tutto così com'è, cosa faresti? Accetteresti oppure no?
io sì.
Accetterei. Rimane tutto fermo e bianco, le provviste per non uscire nemmeno di casa, una serie di cose belle di cui ognuno dovrebbe far scorta, in giorni come questi, dove sembra che tutto debba cambiare una volta per tutte e non cambia mai, anno nuovo vita nuova, che bestialità, nausea da buoni propositi e di cose fare nell'anno nuovo, anzi una sì, compiere cinquant'anni e vedere che effetto fa, che già a vederlo scritto mi sale l'ansia o mi fa ridere, non è possibile, mi sono fermata anni fa, forse a sedici, forse a trenta, non me lo ricordo.
Nevica la neve più soffice del mondo, lassù, nella casa in collina, nevica persino sulla casetta degli uccellini, così buffa con quel batuffolo di neve sopra, loro non si scoraggiano e banchettano belli scialli, fanno aperitivi e pranzi e feste di ogni genere, chiamando amici e amici di amici.
La neve porta solo cose belle, belle frasi che ognuno di noi dovrebbe sentire C'è Un Caffè Caldo Per Te, oppure, Vengo a Tenerti Compagnia, che sono cose che sembrano inutili e invece sono preziose e perfette in momenti del genere, dove tutti han la testa da un'altra parte e non è la parte migliore, dove mille e mille pensieri e questioni e parole e affari e situazioni girano girano, su sè stesse e intorno, e i pensieri troppo pensati sono sempre i più pesanti, i più noiosi, Vieni, Prendi Un Caffè e Chiacchieriamo, racconta, ascoltami, prova a pensare ad altro per un pò, lo vedi quanta neve?
La neve non basta ma aiuta, non risolve ma cambia, il bianco è il colore della perfezione e della purezza, della pace, della calma che non si compra ma si trova, con uno sforzo piccolissimo, in un'amica, in un momento perfetto, in un progetto cui tieni così tanto che diventa sempre più bello, la neve sorride a chi sorride alla neve, a chi è felice di piccolissime cose, tempo ci sarà per dare di matto e sbattere la testa contro il muro, adesso è tutto bianco e perfetto e liscio e fermo, un caffè caldo e i biscotti nel forno, ti chiamo per sapere come stai, accompagnami a comprare un regalino, mi faresti dei guanti lillini....
La neve mi piace, bianca e purissima, manna gelida che scalda, che scende dal cielo a far felice chi vuol essere davvero, che nevichi pure, che ne scenda un metro e poi un altro metro, e un altro metro ancora, nevica la neve, non si dice ma è bellissimo.

12 dicembre, 2012

Dodicidodicidodici.

Gli esperti di cabala, numeri e affini oggi si scateneranno. Scriveranno la data in numeri romani, al contrario, a testa in giù, ne troveranno di migliaia di significati, sfighe diffuse, oggi succederà, oggi di qui, oggi di là. Noi qui nella casa in collina, un pò ce ne freghiamo. Succede sempre così, si dice a novembre, quest'anno a natale un bel niente, zero regali, zero cose, zero feste e poi ci si lascia prendere nel vortice, con moderazione purchessia, in fondo non è male questo clima di festa, si sa che è una mano di vernice e sotto c'è il delirio, ma non importa, non adesso almeno, ci si può dedicare con natalizia indolenza a piccoli, piccolissimi acquisti, dopo Santa Lucia, cioè domani, comincerà a comparire qualche pacchettino sotto l'albero zen, messi un pò alla rinfusa e senza bigliettino, non ancora, in maniera che gli abitanti di questa casa non sappiano a chi è destinato cosa. Ci si potrà dedicare una passeggiata sul Corso, a vedere le vetrine luccicanti e poi La Feltrinelli, che a Natale ha un fascino speciale, si possono guardare i libri con tutta la calma del mondo, leggere le sovraccoperte, sfogliarli un pochino, annusarli come si fa di solito, passare da quelli di cucina ai romanzi, alle agende, alle matite e ai pastelli vicino alle casse, insomma, un ciondolamento autorizzato che solo in questo periodo dell'anno. In questa casa ci si attrezza per le vacanze di natale, che mai come quest'anno possono dirsi proprio così, nel pieno significato del termine proprio stesso, con figlioli fuori casa che passeranno qui due settimane di niente fare, di coccole e di festa. Perfino lo Sposo Illustre ha lievemente rallentato i suoi ritmi lavorativi, emmenomale, occupandosi di piccoli lavori di bricolage per rilassarsi e procurando legna da ardere per il camino, che le vacanze si sa, non son vacanze se non c'è il camino. Ieri, infatti, Egli Maiuscolo ha procurato un ingente quantitativo di legna in piccoli pezzi cubici, da sistemare con grazia e ingegneristica precisione nel luogo deputato alla conservazione della legna. Certo, un lavoro non gradevole. E impossibile da svolgere da solo. Facendo un rapido calcolo, al momento in questa casa siamo in due. Se si escludono i quadrupedi, che hanno altro da fare in pieno mood natalizio, e riposano quieti fra le lucine della cucina e sul divano, il sorteggio ha decretato che ho vinto io, e che io devo assistere il mio Sposo in questo lavoro che aborro di sistemare la legna, che  ne farei così  volentieri a meno, che la lascerei a mucchi echissenefrega. Però mi tocca. La Feltrinelli può aspettare, il mio Sposo no.
Dodici Dodici Dodici? Ecco, appunto.

10 dicembre, 2012

Obtorto Collo.

Diciamo che la pratica di Addobbo Casa può essere archiviata. Si è lavorato sodo, senza comprare nulla, ma riciclando vasetti di vetro, nastrini e cose stipate nell'armadio, appartenute a case precedenti e a precedenti situazioni. Perfino i due Ingegneri, il Figliolo e la sua Fidanzata,  han fatto man bassa nell'Armadio del Natale per addobbare la loro casa piena di cuori, lodi e squisitezze. Ora direi che non c'è angolo di casa che non abbia un lustrino, un babbonatale, un fiocco di neve, un ramo di bacche. Soddisfatta. La mattinata gelida, lassù nella casa in collina procede senza intoppi, se si tralasciano parole di fuoco urlate nel telefono per un impegno di altri non onorato nei confronti della Scrivente e conseguente momento di panico della Scrivente stessa, ma son bazzecole. Beh, mica tanto. In più, questa mattina, i Maya han fatto il loro solito giro di corsa nel mio giardino, così, giusto per continuare gli allenamenti in vista della loro venuta ufficiale e mi hanno regalato un dolore allucinante al collo, che mi dà, oltre a un'espressione dolorante, un andamento rigido che nemmeno Carla Bruni ai tempi d'oro, quando ancora non era nè Premiére Dame nè quel che è ora, sciatta signora dagli occhi a fessura e con la faccia cattiva. Cammino come se avessi mangiato una scopa, un male orbo, mi aiuti a dire, mi avvoltolo in strati e strati di sciarpe e scialli, che graziaddio in casa non mancano, signora mia e fanno sempre il loro lavoro nel modo più egregio. Positiva all'antidoping di ogni genere di antidolorifico, fungo allucinogeno, bacche misteriose, mi aggiro per casa, non riesco a guardare per terra senza guaire e non combino alcunchè. Me ne farò una ragione. Me ne starò buona buona finchè 'sta ramata di freddo che mi sono beccata, inerpicata sulla scala per addobbare le finestre di fuori, possa passare e rendermi ancora libera e bella, in grado di fare le scale, chinare il capo e scrivere. chissà cosa vien fuori a scrivere sotto Voltaren. E la prossima volta, anzichè in pigiama a roselline,  colbacco e mantello nel gelo della mattina presto, per attaccare le lucine alle finestre. I Fratelli Karamazov? Beh, un pò sì. Ma almeno adesso sarei un pò più sciolta. Ma, conocendomi, sarei imciampata nel mantello e caracollata dalla scala. Fermiamoci al male minore.

07 dicembre, 2012

Christmas Mode On.

Oggi è il D Day. 
O meglio, l'A Day.

A inteso come albero di Natale. Che di albero, il mio, non ha proprio nulla, cioè sì, è proprio un albero ma non un abete, un albero secco trovato sulla spiaggia anni fa e portato a casa, in continente, con somma gioa di tutti, nell'abitacolo dell'automobile, piena  zeppa di figliolanza, bagagli e cose, e pure un albero.

A come addobbi di casa. Ho deciso in questo istante che la mia casa quest'anno sarà un inno al Natale, zampogne, pastori e comete in ogni angolo, perfino sul corrimano delle scale, in bagno, nel giardino di qui e in quello di là, luci e effetti speciali, fontane luminose, led, decalcomanie, palline, fili argentati e mangiatoie.

A come aBiscotti. Mi farò prendere dalle mie amiche biscottare, dalle qual ho imparato la ricetta, cercherò nel Cassetto del Tutto della cucina (non fate quella faccia, ogni cucina ne ha uno,sù) gli stampini a babbo natale, omino di neve e renna e giù di biscotti a forma di Natale, coi quali riempirò vasi da fiori dell'Ikea, un bel nastro rosso e voilà.

A come aTranquillità. Da che mondo è mondo il week end dell'Immacolata è una specie di prova generale per le vacanze di Natale vere e proprie, quest'anno le si passerà a casa, fra transumanze di figlioli e lenzuola e valigie in ingresso e chili e chili di lasagne e ragù e mandarini, si consumano in queste casa una quantità di agrumi che non le dico, signora cara, devo andare a controllare se l'Omino delle Arance è già arrivato col suo carico da Ribera e allora sì, le bucce profumate da mettere nel camino, o le arance intere da trafiggere con i chiodi garofano e poi passarle nella cannella, con nastro di velluto per appenderle, che bell'odore di Natale che fa una cosa del genere.

A come aMaglia, nel senso che mi hanno commissionato una quantità invereconda di scaldacolli e guanti e cappelli e scialli e sciarpe e maglioncini  che saranno pronti sì ma per il Natale del 2020, e allora signori miei, faccio quello che posso e mi porto avanti, piano piano, ho lane e gomitoli e schemi sparsi un pò dovunque, ieri ne ho rinvenuto uno sotto al sottopentola, che uno non crederebbe che sotto a un sottopentola ci possa essere qualcosa, sotto qualcosa che inizia per "sotto" non dovrebbere esserci nulla a rigor di logica, ma di logica in questa casa c'è ben poco e allora ok.

A come.
Ho finito gli A come. Mi resta una voglia di vischio e agrifoglio, e bacche rosse, e rami secchi da appendere, e farò un giro in collina per trovarne un pò, A, A come All'Inferno tutto il resto, Allontano da me le cose che posso e come posso, Assisto tranquilla ai preparativi per questo periodo dell'anno che si ama o si odia, voglio Amarlo quest'anno, inizia per A, non posso fare altrimenti.

05 dicembre, 2012

Il Mondo Difficile.


La mattina si prospettava calma e lucente, era bello uscir fuori la mattina presto, è come un mondo parallelo, la notte è appena andata via e ha lasciato tutto in ordine, tracce di buio certo, ma è tutto bello liscio, il prato e i suoi ricami di brina, e quel cielo, pesante ieri e oggi, ma guardalo, rosa a strisce, e uno squarcio di arancio prepotente, c'è anche del viola, evabbè, tu vedi viola dappertutto, si sa. 

Mi sono fermata e ho fatto una fotografia di questa meraviglia, di questo spettacolo impagabile che è l'alba vicino a casa mia, la Ginnasiale era in orario, non cambiava nulla fermarsi un attimo e scendere, e fare una fotografia, per fermare questo attimo di delizia e di pace, brevissima, in momenti come questo, duri per tutti, strani per tutti, aridi e stupidi e da arrabbiarsi ogni momento, e da deprimersi e da intristirsi e da cambiare le abitudini e riderci sù, come ho fatto ieri con la mia Amica delle Perle.

Che nessuno si arrenda E' un mondo difficile, è un mondo strano, pieno di insidie e dispiaceri, e di cose sgradevoli, quando non lacrime e freddo e solitudine.
Io ho il mio mondo caldo, non importa se diverso da prima, anche se tutto cambia, niente cambia per me.
Questo mondo assurdo non è roba mia, è per chi si arrende, e se qualche volta l'ho fatto anche io, piagnucolando come una scema, ora non lo voglio fare più.
Ho il mio mondo bello, fatto delle cose che piacciono a me e che sono le più importanti e preziose,
Ci provi pure, il mondo, a farmi del male, a mandarmi bollette stellari che mi fanno saltare sulla sedia, ci provi il mondo ad essere cattivo con me, a darmi contro, a provare a vedere chi vince.
Vinco io, stupido mondo che non mi appartieni, vinco io che mi sorrido, vinco io che non mi faccio prendere dalle cose che mi fanno male, vinco io scegliendo le cose più belle come i mandarini sul banco del mercato, sembrano tutti uguali e invece no, scelgo io le cose che devo fare per stare bene, le persone che piacciono a me, quelle che mi basta abbracciare strette per capire che niente cambia, che niente si logora, che niente finisce, mai. 
E avrò sempre la mia forza, quella che non mi lascerà mai, quella che non si farà spaventare da nulla, quella che mi farà sempre aver voglia, davanti ad un'alba come questa, di fermarmi a fotografarla per tenere i suoi colori sempre con me.

04 dicembre, 2012

Il Cielo Basso.

Ma come, il cielo non è sempre allo stesso posto? e poi, dopo tutto quel sole di ieri? Fatto sta ed è che il cielo stamattina è proprio basso, grigio di un grigio morbido, cielo che sembra mare, vicino, a onde lievi, il cielo basso che annuncia freddo, e neve, e ancora freddo, e che scende come fuliggine sopra di te, il cielo basso non è un bel segnale, ti fa sentire agitata senza un motivo reale, uno che sia uno, se ti allunghi lo puoi toccare, il cielo basso è una cosa strana, è infido e beffardo, fa tutto immobile, più della neve che invece è spettacolo divino di bianco e distese intatte di luccicchii, qui di luccico non c'è proprio niente, è grigio e basta, basso e basta. E' una mattina ferma, di quelle che non dovrebbero venire, ma, dacchè son qua,  che passino in fretta, che se ne vadano via  veloci così come sono venute, quanto tempo ci vuole a formare una mattina così, a mettere tutto in fila, a posto immobile, l'erba gli alberi e le cose, le rose intirizzite, ultimo sorriso colorato in una distesa di foglie un pò secche un pò umide. Quanto tempo ci vuole a preparare un cielo così, a onde continue, un cielo che pesa da quanto è vicino, non lucente, non gradevole, niente di tutto ciò, solo nuvole e niente, cielo infingardo che si insinua, che ti avvolge ma non culla, che ti sovrasta ma non protegge, che ti guarda ma non ti accompagna, se ne sta lì, scende come fuliggine che non è nera ma di nessun colore, che non luccica e non sorride, fuliggine invisibile del cielo basso di dicembre.

03 dicembre, 2012

Dicembre.

Non si sa cosa aspettarsi da questo mese di dicembre, se dar retta ai Maya o a quella trasmissione di ieri sera, Gli Apocalittici, genti che iniziano già da ora a nutrirsi di cavallette e a cercare tra i rifiuti per prepararsi alla fine del mondo. Personalmente non ho opinioni a riguardo, non temo la fine del mondo e se avverrà, pazienza, adesso non ho tempo di pensarci, nel fine settimana mi sono dedicata così tanto al nulla che stamattina i pensieri facevano fatica a svegliarsi, seduti sul bordo del letto a stiracchiarsi e a ripetersi, NonCeLaPossoFare, ma che sonno si ha tutti in questo periodo e chissà perchè poi. In realtà ho fatto un minimo progetto di albero di Natale che quest'anno si passerà a casa, non in giro e in giro come gli altri anni, e quindi tutto dovrà avere un assetto natalizio più che si può, con somma gioia degli abitanti di questa casa che si troveranno candeline e luccichii anche sotto al cuscino, per dire. Il fine settimana designato per l'albero di Natale e addobbame vario è il prossimo, ma almeno in questo ci ho pensato e quel che ne è uscito mi piace un sacco. In realtà non sono ancora stata investita dal sacro fuoco natalizio, io vado a comando e mi lascio prendere solo dopo l'Immacolata, prima non ce n'è. Il mese di dicembre porta con sè un bel modo di stare, mi piace che ci sia anche il sole, mi piace che faccia questo bel freddo pungente e che già si parli di vacanze e di regali, e di ricette e di inviti. Tutto molto semplice e tranquillo, purchessia. Tranquillo, certo. come l'uscita di casa di questa mattina, una bel momento, uno si aspetta sorrisi e dolcezze, ma come, non siete la Famiglia Felice della Collina Felice? Occerto. Forse, a raccontare i dieci minuti di questa mattina, lassù, nella Casa in Collina, più che la Famiglia Felice si sembrava la Famiglia Cupiello, urla e strepiti, le chiavi!! liti fra Fratello Matricola e Sorella Ginnasiale, sei in ritardo, no, sei in ritardo tu, no tu, no tu, e ma io devo prendere un treno, e io allora? il tutto sotto l'occhio imbufalito del Genitore, fermo sulla porta, ora tuona, dicevo fra me, ora sbotta, pensava la Princi, ora mi arriva una lorda, pensava la Matricola. La Scrivente Amorevole che abbozzava un sorriso, ferma sulla porta come nei film americani. Sono andati via borbottando, lo Sposo ringhiando, i vicini abituati son a questo genere di sceneggiate, Natale in Casa Cupiello, infatti, ma ne abbiamo soltanto 3, arrivare al 25 è durissima!

28 novembre, 2012

La Pioggia d'Oro.

Quella sera piovve molto.
Scrosci mai sentiti, che battevano sui vetri, con quel rumore sinistro ma un pò gradevole, il rumore della pioggia è un rumore amico, se sei a casa, un pò meno se sei in giro.
Piovve molto.
E capitò di svegliarsi anche nel cuore della notte, e rimanere immobili a sentire, piove o no?, sì piove, anche senza guardare sta piovendo ancora.
Si sapeva già, le previsioni lo avevano azzeccato, questa volta, pioggia e pioggia per giorni.
Quello che non si sapeva, era che anzichè acqua, dal cielo, quella sera, piovve oro.

Oro sulle foglie ai lati delle strade, oro nei viali, oro sul salice piangente della curva, che si pavoneggiava come mai in vita sua, il salice piangente ha sempre quell'aspetto triste e dimesso, il destino nel nome, ma quella mattina dorato e lucido era una delle piante più belle del villaggio.
Oro sulla vigna, oro sul pratino, che aveva preso in prestito le foglie dall'acero, un pò rosse e un pò oro, appunto.
Oro sui vasi dei davanzali, oro sul prato grande di sotto, oro sul nocciòlo, oro più carico sulla pianta di cachi,  solo i pini resistevano a quella pioggia dorata, e lucidi sì, ma verdi, ancora verdi, sempre verdi, per forza, il destino nel nome, anche qui.
La pioggia d'oro era caduta per tutta la notte, preparando uno spettacolo inconsueto da non perdere. 

Piove oro sui pensieri, oro sui dubbi e sulle grane, oro sulle mattine piene di cose, oro sulle telefonate sgradite, oro sulle malinconie.
Oro a cambiare le cose, oro a manifestare davanti alla scuola, oro sulle risate al telefono con Cristiana la mattina presto, oro sul caffè in centro con un uomo innamorato, oro alle piccolissime cose di ogni giorno, il disordine, le briciole, una calza a righe rosa dimenticata sul divano, oro sulla ricetta dei biscotti, sulla quiete accesa, sulla soddisfazione di un bel modo di stare, di sentirsi forti, o semplicemente calmi, pronti, un pò sereni.

L'oro di una mattina qualunque che la pioggia ha mandato giù dal cielo, non per caso, non per nulla.
Si cerca dentro sè e si trova sempre un bel regalo, la frase di una canzone da cantare sottovoce, una cosa da inventare, un progetto, un'amica nuova e così uguale, un libro che affascina e insegna, la voglia di fare e di non stare fermi lì a guardare la pioggia e a non dire niente, non dirsi niente, la pioggia vista da fermi è sporca e umida e fa male. Voglio pioggia che scalda, che consola, che diverte e sorride, voglio pioggia che canta per cantare con lei, scelgo pioggia frizzante, la sola che amo, non la pioggia che schiaccia e sotterra. ma la pioggia che cade anche ora, che vedo da qui, la pioggia che è oro.


26 novembre, 2012

I Piatti Rossi.

Ognuno ha le sue piccole manie, le sue fisse, piccoli riti, abitudini, tradizioni di casa. Lassù, nella Casa in Collina, ce n'è una in particolare che sembra che nessuno noti, che non gliene importi niente a nessuno, e invece poi scopri che piace a tutti, che tutti sono legati a questa o a quella piccolissima abitudine che credevi invece soltanto tua. Una di queste sono il cambio dei piatti. Ci sono i piatti dell'estate, quelli dell'inverno, quelli delle feste comandate, quelli delle cene con gli amici, quelli spaiati per fare prima, quelli a cuore quando si è romantici, quelli coi mesi, quelli jap, insomma, impossibile che non abbia mai raccontato di questa storia dei piatti, almeno una volta. E poi ci sono i Piatti Rossi. Non sono un vero e proprio servizio di piatti, perchè ne ho soltanto 15, e non è nessun servizio, o è da 12 o è da 18, in nessun negozio mai si troverà un servizio da 15. Sono molto invernali, rossi a pois, a stelle, a fiocco di neve, e si mettono la prima volta che c'è una festa importante o un pranzo speciale, più o meno verso le vacanze di Natale. Ieri, i Piatti Rossi hanno fatto la loro prima comparsa sulla tavola della mia famiglia, riunita al super completo per il fine settimana. Due giorni di arrivi e di chiacchiere, di un attimo di smarrimento della PrinciCheCresce, di confidenze, di piccoli momenti preziosi, al caldo, non solo quello che veniva dal camino, ma quello più raro, del cuore, del sentirsi al sicuro, protetti, come avvolti da una polverina sottile di cose belle, di calma, di condivisone e benessere dell'anima. I Piatti Rossi facevano bella mostra di loro stessi sulla tavola lunghissima, alla quantità inimmaginabile di penne al ragù che si sono servite a pranzo, sono stati protagonisti indiscussi del thè del pomeriggio, a pari merito con la mia famosa torta al cocco. Sono poi stati utilizzati sul divano, per un pranzo take away dalla tavola mai sparecchiata, vuoi dolce o salato, scegli tu. I Piatti Rossi sono il segnale che in questa casa si ha voglia di stare insieme e di farlo spesso, coi figlioli sparsi fra Piemonte e Liguria, presi da lavori e università, storie d'amore e esami di stato e di vite diverse del figliolo più grande, perso nel suo mondo speciale. I Piatti Rossi sanciscono l'inizio della stagione fredda, del camino e delle torte, del rallentare fino all'anno nuovo, e poi riprendere la corsa più carichi e appagati, nutriti da piccolissimi segnali, carezze, abbracci in ingresso, bacini di buongiorno, giri per casa per vedere se sono rientrati tutti, e poi chiudere la porta col chiavistello grande, clac!, siamo tutti qui dentro, proprio tutti, il mondo di fuori non può riguardarci se non in minima parte, qui dentro è un'isola, di pace e di bellezza, non si può chiedere di più, Beh, certamente qualche volta le urla le sente anche le mia vicina di 4 case più in là, volano dei vaffanculo grossi come astronavi, mai fra lo Sposo e la Scrivente, s'intenda bene, quanto fra i figlioli maschi, ma è la regola, nessuna famiglia al mondo è tutta zuccherini e cinguettii, men che meno questa, dove si è lanciato ogni tipo di oggetto contundente, dalle pere ai cavalli a dondolo, non ultimo il mio Sposo e il suo ormai leggendario lancio del piatto sul soffitto. Ma graziaddio, era marzo. I Piatti Rossi non erano in uso. Meno male.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...