23 novembre, 2009
So precious.
12 giugno, 2007
Notte prima degli esami.
Non ho mica paura, sai mamma? Me lo ha detto così, a sorpresa, uscendo un po’ gocciolante dalla doccia, avvoltolato alla bell’e meglio in un telo di spugna, i ricci scomposti, gli occhi nocciola un po’ arrossati dallo shampoo, quel sorriso disarmante e furbastro, quel fare spaccone e tenerissimo. E’ quel che si dice un bell’elemento. Un giusto mix fra suo padre e me, preciso e vivace, intelligente e fantasioso, dolcissimo e pignolo. Tace poco, anche quando tacere lo salverebbe da urla e strepiti che lo seguono fino in cima alle scale. O quando per le scale lo seguo io, facendo i gradini a quattro a quattro, un po’ ridendo , anche se sono infuriata, ma quella scena che li rincorro sulle scale mi fa sempre ridere e lo so che è tutt’altro che educativo, ma che ci posso fare, di sberle i miei figli ne hanno prese proprio poche, lui meno di tutti. Stasera è un po’ agitato, non lo dà a vedere, ma parlaparlaparla, e gioca con suo fratello grande, ripassare? manco a parlarne, c’è il tema domani, mamma, e che ripasso a fare? Non fa una grinza. Lo adoro, com’è ovvio che sia. Mi piace perché ride sempre, perché storpia le canzoni in inglese, perchè sembra solo l’altro ieri che appendevo al cancello del viale che portava a casa un enorme fiocco di tulle con scritto il suo nome. Mi piace perché ha la s che sibila, un sorriso che conquista, una dolcezza che incanta. E sembra solo ieri che ha iniziato la prima elementare, con il braccio destro fratturato, con i Simpson disegnati da me sul gesso, perché non si vergognasse di avere il braccio ingessato in un giorno così importante, che ci ridesse un po’ su. Domani sarò lì, col cuore, accanto a lui e gli suggerirò congiuntivi e punteggiatura, il cuore non è bravo con grammatica e sintassi, ma se ti concentri, Enrico, lo sentirai, vicinissimo al tuo.Se l’amore è amore.
07 gennaio, 2007
La Tombola degli Orrori.
Ormai, un appuntamento fisso. Da tre anni in qua, il giorno dell'Epifania ci si raduna a casa di qualcuno e si dà luogo all'attesissima Tombola degli Orrori. Il procedimento è molto semplice. Chi di noi non ha in casa da tempo immemore quel vaso finto cinese della zia Palmira che non abbiamo cuore di buttare, anche perchè, con la raccolta differenziata, non sappiamo bene se vada nel vetro o nei Diversamente Smaltibili? E chi non riceve, ad ogni Natale, qualcosa di veramente orrido e inguardabile? Bene, la Tombola è nata così. E' un riciclo, invero. Un'arte sopraffina per disfarsi del brutto che, se brutto per noi, non è detto affatto che lo sia. Ho vinto l'anno scorso delle tazze a forma di cuore che mi hanno mandato in visibilio, e delle quali vado fierissima. Ma anche l'occasione per fare un pò di bene: la vendita delle cartelle, infatti, darà origine ad una somma che quest'anno spediremo ad una missione in Africa per i bambini malati di Aids. Bella cosa. La T.d.O. ha un suo cerimoniale ben specifico e delle regole ferree. Per esempio, non si conosce mai il numero esatto dei partecipanti. più si è e meglio è. Ciascuno degli invitati deve portare con sè uno o più Orrori, catalogati in base al valore (ambo, terno, cinquina o tombola) e ben impacchettati per l'effetto sorpresa che non è certo da sottovalutare. E qualcosa da mangiare per la cena che ne segue. Fatto. Il resto è divertimento allo stato puro. Ieri, casa mia ha ospitato la Terza Edizione della Tombola degli Orrori 2007. Con gli amici più cari, le persone che contano davvero per me, le amiche dei quindici anni, andavamo in due in motorino e adesso, guardaci lì, a parlare di figli e di vecchi fidanzati. Un bel pomeriggio. A chiudere questa kermesse di feste e festine, a ricaricarci per questo anno che viene, a prepararci, che domani ri-iniziano le danze, quelle vere. Ho messo insieme molte delle persone che amo. Non tutte, ma quasi. E pazienza se se ne sono andati via con vasi orribili, libri di porcellana e orrende bottiglie. Una se la sono dimenticata nel mio frigo, insieme ad un salmone di dimensioni quasi umane. Brindiamo con una pregiata bottiglia di Mò Esce Antonio a quel che vogliamo. Alla festa di ieri, alla tombola folle, agli affetti che erano qui con noi e a quel che di bello ci sarà. Che sarà tanto, lo so.
07 marzo, 2006
Il rumore della Vespa.
Mi capita a volte di girarmi di scatto per la strada. La sento arrivare, inconfondibile.
Lei.
La Vespa arriva senza un vero rumore in realtà, ma una specie di tossire ordinato, una serie di piccoli scoppi discreti ed eleganti, aristocratici, direi.
Il vero senso della Vespa è comprensibile solo da chi ha la mia età, dai figli degli anni 60, per intenderci, quelli cresciuti senza Playstation e telefonino.
Nella mia città, i veri giusti ce l'avevano bianca. O grigia metallizzata. Blu era veramente il massimo.
Il rumore della Vespa è inscindibile dalle canzoni degli America, dalle Superga bianche e dalla Lacoste.
E dai primi giri in giro. E chi si scorda quel giugno.
Che facciamo, andiamo?, ti porto io, c'è una festa in collina, sali.
Salgo.Se mi vedono, il mio destino è segnato, ma posso dirti di no? Hai i Ray Ban e mi piaci da morire, hai 3 anni più di me e bello non sei, lo dicono tutte le mie amiche, ma per me sei il massimo. Perfetto.
E io, bellina, molto bellina, quattordici anni di sogni e caramelle, di atletica e risate e capelli lunghi, di giostre e di oratorio,di mollettine con le mele e la camiciola di Fiorucci, di ritagli di giornale appiccicati sul diario con la coccoina.
Ma salgo, salgo perché è giugno, perché la scuola è finita da un pò e c'è un sole chiaro e silenzioso, e in latteria siamo rimasti solo noi due. La bicicletta la lascio qui, le biciclette non si chiudevano allora, si appoggiavano al muretto e via. La festa non è lontano, ma vai piano, per favore, non ho paura, certo che no, ma vorrei che questo giro durasse un'ora o due, ho le mani appoggiate alle cosce, non ti sfioro nemmeno e tu ridi e freni, così ti sbatto addosso e mi senti su di te.Felice come poche volte. E' un'espressione che non mi ha lasciato mai e che ho adorato, negli anni. Le volte in cui la felicità è limpida e perfetta sono poche davvero. E di solito te le ricordi così bene che a pensarci ancora ti manca il respiro.
La festa in collina non l'abbiamo vista quasi.La casa era una vecchia cascina della nonna di un'amica, panini al prosciutto e ginger, su una tovaglia cerata a quadrettoni rossi. Lì vicino un campo di grano e un sacco di papaveri.Siamo stati sempre io e te. Ci siamo seduti su un dondolo di ferro, aveva una fodera coi limoni, lisa dal tempo e dal sole. Si sentiva Peter Frampton suonare dallo stereo.
Abbiamo parlato. Tanto. Della scuola, dell'estate, i miei esami di terza media, i tuoi di riparazione, a settembre, che ti erano costati l'innaffiatura del prato ogni sera. Mi hai preso in giro per i miei denti un pò storti.Non ho mai messo l'apparecchio, e col tempo mi sono ripetuta che questa leggera imperfezione è bellissima. Ma forse, è perché me lo avevi detto tu. Mi hai baciato all'improvviso, senza toccarmi quasi, avevo il cuore che si vedeva da sotto la maglietta, ero sicura che lo vedessi anche tu, potevi prenderlo e portarlo via. In un certo senso l'hai fatto.. Sapevo che negli anni, avrei pensato a quel momento per miliardi di volte, riavvolto il nastro e rivisto, e ancora e ancora. Primo bacio vero, come dicevamo tra amiche, da raccontare sottovoce, da scrivere nel diario dei segreti, da custodire.
Da non scordare.
Perché, nessun altro nella vita sarà mai come quello.
Non ci siamo mai messi insieme veramente. Visti, miliardi di volte. Niente di serio. Non per te, almeno. Molte le tue fidanzate. Mai che fossi io.
Ti ho amato sempre,di un amore lucido e assoluto. I tempi della scuola e il tuo nome scritto nel diario, una tua fotografia scattata a Cortina da tuo fratello. Me la ero anche appiccicata al banco.
Ti ho scritto una marea di lettere. Disperate, perlopiù. Tenere, leggere, da ragazzina. Nessuna spedita.Adesso mi fa sorridere, ma non auguro a mia figlia di amare così tanto uno stronzo come te.
E' stato un amore lunghissimo, affannato, malinconico e dolcissimo, fino ai 20 anni credo, che è tantissimo,se pensi a come il cuore di una donna, di ognuno, si forma e cresca e diventi,in quegli anni, quello che sarà per la vita intera.
Poi la vita ha deciso per me, sono andata via, ho cambiato città, vita, mondo.Sono cambiata anche io.
Ho poche cose nel cuore della mia vita di allora. Quando si è proiettati in un mondo che non è tuo e lasci i compagni di scuola, la latteria e il mercato del mercoledì, non è facile per nessuno. Meno di tutti per una sognatrice, vanesia, di ferro e di burro, come me.
Ho la vita che volevo, serena, colorata, ho l'amore che cercavo. Ricordo di aver sofferto tanto e rimosso persone, cose e situazioni.
Non te.
Se avessi un banco, credo che la tua foto sarebbe ancora appiccicata lì
22 giugno, 2015
Cattiva.
29 maggio, 2014
La Cretina Ortensia.
07 maggio, 2008
CdM Day.
Special Guest Cuore di Maglia®
Giovedì 8 maggio
dalle 15 fino al tramonto
A Casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
16 luglio, 2015
L'Imperdibile Concerto delle Pettegole Cicale.
09 maggio, 2008
... E va bene.
26 ottobre, 2012
Calma.
10 marzo, 2008
Chi vedete.
18 febbraio, 2019
La Conservazione dei Petali.
25 gennaio, 2009
Di ogni.
04 marzo, 2015
Dei miei passi invisibili.
29 luglio, 2009
Mare stirato.
03 aprile, 2020
Fu d'aprile.
05 settembre, 2009
Mille mille mille mille mille mille........
Come , per me?
Certo, per chi se no?
E per qual motivo?
Come, non lo sai? Dai, non far la furba, sono mille.
No, non sono mille, son quarantasei, fra un mese circa.
Ma và, che cosa hai capito. Mille. Mille. Mille i post di questo blog.
Ma dai...davvero?
Seeee, dimmi che non lo sapevi.
Sì, beh, certo che lo sapevo, lo vedo sempre quanti post faccio, son mica scema. Ho cominciato a contarli all'indietro, circa cento post, e dicevo ne mancano venti e poi dieci, e poi due, così...
Allora?
Allora che?
Come si sta dopo mille post?
Si sta così. Bene, direi. Benissimo, anzi. Sono quasi tre anni che scrivoscrivoscrivo e ancora non mi sono stancata. E mi piace, mi piace da morire scrivere di me, scrivo per me, anche se so che mi leggono tanti, ma tanti , ma così tanti che davvero non credevo.E le cose che scrivono loro a me, poi, da brivido, lo sai?
Beh, sì, ne ho letto qualcuno, di commenti intendo, qualcuno è davvero pesante.
Sì, è vero, ma non ci bado, in tre anni ne ho cancellato solo due davvero brutti, malvagi, non so come dire ma gli altri li lascio, fanno parte del gioco.
E che gioco è?
Tutto quello che mi veniva in mente, così, non molto diverso da quallo che faccio ora.
Beh, ne è passato di tempo.
Eccone allora, una per te. E' del colore giusto, mi pare.
Sì, è bellissima,
Sì, mi è venuta bene.
E' bello ricevere regali, e davvero non so come dirti grazie...
Di niente.
Anzi, lo so, te lo scrivo. Dopotutto, è la cosa che so fare meglio.
Dai, scrivi.
Mille grazie per mille post.
Col cuore.
A tutti quelli che li hanno letti, che non si stancano di leggere, che un pò si riconoscono, che un pò mi vogliono bene, che un pò mi fanno felice, così felice che mille ne ho scritti e ancora mille ne scriverò.
25 aprile, 2017
Ci pensi mai.
26 ottobre, 2009
Laggìta.
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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C'era un libro, una volta, così intitolato. Mi pare fosse di Luca Goldoni, indagherò. Colgo l'occasione per spiegare. In realtà da s...
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La Casa in Collina, con tutti i suoi abitanti, era da sempre teatro di storie e leggende, di piccole e grandi tradizioni, qualcuna impara...