22 marzo, 2006

La Leggenda.


Si narra che Hermés l'avesse disegnata apposta per Grace Kelly, nei tardi anni 50.
E che la Principessa di Monaco, splendida e di classe, la usasse per nascondere ai paparazzi il suo stato di attesa, Carolina, appunto.
Da dire, nulla. E' La Borsa. La perfezione assoluta. E' elegante, sportiva, da giorno e da sera, da lavoro e da diletto. Sta bene col tailleur, i jeans delavè, la T-shirt d'annata. E' Lei, la Ur-Borsa. La Kelly. Ne possiedo qualcuna, di caucciù e di pelle, arancio, nera, biscotto, ma nessuna originale. Ha prezzi stellari e 6 mesi di attesa. Solo l'Onorevole (?) Daniela Santanchè si può permettere una collezione e mai borsa più bella è stata indossata da donna più volgare. E' l'unica sbavatura. Ma le leggende, si sa, non scelgono a chi piacere, e non si può avere sempre una platea d'eccezione, non completamente. A me piace per la sua forma geniale e per quel suo essere sempre al di sopra delle tendenze e dei must di stagione. Rende regale una gonnina già vissuta e un capri pants insignificante e un pò stropicciato.Con zeppa o sandalino piatto, fa la sua venerabile figura.
Stellare, appunto.

21 marzo, 2006

Non me lo dovevano fare.

Non so bene cosa mi sia preso. Facevo la spesa, di quelle spese che ti capitano 2 volte al mese, quelle cioè con un minimo di calma. Una parvenza, almeno. Magari hai a disposizione mezz'ora invece degli 8 minuti (gli stessi dei fusilli), e hai anche la cristiana e legittima possibilità di vedere, quantomeno, cosa butti nel carrello.
Erano lì. Appunto. In un posto insospettabilissimo del supermercato, tra il latte e l'acqua minerale. Che uno pensa di essere passato indenne tra lo scaffale delle merendine e della Nutella e ha comprato solo un pacco di Pavesini.
Non ho resistito.
Male che ho fatto.
Le ho buttate nel carrello senza guardarle tanto, in realtà LE HO guardate, la scatola è viola, invitantissima, anche se il loro nome non mi diceva granchè.
A casa, coi ragazzi, alla fine di quelle cene chiassose dove tutti sono di buonumore nonostante un quattro e mezzo di latino e una nota di classe, ma insomma, non andiamo tanto per il sottile, le ho portate a tavola.
Forse avevamo bisogno di una gratificazione, echennesò.
Loro, celesti. Sfoglie di cereali ricoperte di un velo sottilissimo di cioccolato, e cosparse di gemmine di mandorle nella versione Hazelnut.
Sistemate modello Pringles, in tubo velocissimo da svuotare.
Meraviglie del packaging.
Ottime.
Da galera.
In certi casi bisogna essere saggi o rispettosi o tutt'e due e omettere la tabellina dei valori nutrizionali.
Ciascuna di queste carezze di cioccolato consta di 20 calorie. Una bazzecola, a ben pensarci. Un'enormità, se si pensa che sono infide e bastarde e vanno giù che è una vera delizia.
Una coccola per l'anima.
Uno sfacelo per il fianco.
Una tragedia per il girovita.
Un'ambrosia per il palato.
Meno male che non ce ne sono più.
Come, di già????


Li voglio!

Da annoveraretra le mie venticinque passioni ( e se fossero ventisei o ventitrè?), ci sono anche gli occhiali. Da vista, ovvio, dato che li porto e non per vezzo. Veramente, mi piacciono da sempre. Ricordo le tragedie delle mie compagne di quarta elementare quando, alla visita collettiva, ricevevano la famigerata busta gialla indirizzata alla famiglia, dove si consigliava l'uso degli occhiali alla creatura che, nonostante il primo banco, continuava a scrivere non allineata sulla riga.
Io, felice. Come se avessi ricevuto un regalo. Ho iniziato a portare gli occhiali in quarta, appunto. E li porto tuttora, non sono miope. Insomma, un difetto leggero.
Possiedo una quantità di occhiali, da vista e da sole. Colorati, strani, serissimi, da ufficio e da serata. Di madreperla e di celluloide, di titanio e di legno. Belli da morire.
Questi della foto saranno miei prossimamente.
Ultima collezione di Chanel, rettangolari con spigoli morbidi, neri da professoressa. Solo, hanno delle mini borchie sull'astina.
Un delirio.
Da abbinare a tubino nero e perle, una cena a due con mio marito.
E senza scordare uno scialle impalpabile e un tacco importante.
Sognare, in fondo, non è pericoloso.
Non ancora, almeno.

Le Fragole ritornano.


Volevano tornare a casa.
Splinder era bello, ma troppo dispersivo.
Le Fragole sono curiose creature.
Un bel caratterino, niente da dire.
Sono scritti per l'anima, perle di saggezza, o di follia. Non hanno bisogno di chat e di community, esistono per il solo, unico fatto di esistere e di raccontare, non sono un diario, nemmeno un libro o un trattato o un manuale.
Sono Fragole e basta.
Così, hanno preso il loro bell'Ape e se ne sono tornate a casa.
La classe, inutile ribadirlo, non è l'acqua per la pasta.

Le Fragole traslocano.

O meglio, hanno già traslocato questa notte.

Non che qui non stessero bene, questo no.

Solo, volevano uno spazio un pò più grande, per stare, comodissime, nei loro bei cestini.

Le Fragole Infinite, le trovate qui:

http://fragoleinfinite.splinder.com/

Come sempre, a cucchiaiate, un pò ogni giorno, anche di più, volendo.

20 marzo, 2006

Ricama che è meglio.


Sono una donna all'antica.
Beh, non proprio, ma fra le mie passioni annovero anche questa. Ricamare a punto croce sembra, lì per lì, una roba da Nonna Papera. In realtà non lo è. E' pura terapia. Rilassante, tranquillizzante, una sorta di anti ansia senza controindicazione alcuna. Non è una tradizione di famiglia, e non l'ho ereditata da nessuno. Mia madre mi ha insegnato uncinetto e maglia, non questo. Ho imparato da sola. Ricamo da più di quindici anni, quando cioè, aspettavo il mio primo figliolo. Ho cominciato con un bavaglino, e poi un lenzuolino e poi via, tonnellate di cose, chilometri di tela aida, sacche per l'asilo e tendine per il bagno. Mi piace. Spesso ho anche organizzato dei corsi per le mie amiche. Un pomeriggio di pasticcini e chiacchiere, ed ecco svelato il segreto per ottenere un rovescio perfetto.
Al momento sono sugli strofinacci da cucina, su cui scrivo di tutto: titoli di film, frasi di poesie, nomi dei venti. Mi rilassa e mi diverte, dopo una giornata di corsa, mi serve per staccare.
Come Nonna Papera, non sono affatto male.

18 marzo, 2006

Il magone.


Ti prende strisciando.
Non si capisce bene da che parti incominci.Se ti pungono prima gli occhi e poi ti senti un ferro da stiro sul cuore, oppure il contrario, o tutto insieme.Certo, bello non è.
Il magone non richiede necessariamente che si pianga, per farlo andare via.
Anzi, sembra che sia contento di starsene lì, aggrappato fra la gola e il petto. Il magone ti arriva così, con una banalissima ragione scatenante, ma forse erano ore che voleva uscire e gli si è tenuta testa, ci si è fatti forza, ci si è irrigiditi e concentrati, per tenerlo a bada. Ma non c'è niente da fare. Il magone vince su tutto. E se proprio non si riesce, allora, meglio piangere un pochino, non importa se in bagno o al semaforo, o dove diavolo.
Meglio se nessuno ti vede, e che cos'hai, cos'è successo e tutto bene.
Meglio farlo in silenzio e da sole.
I veri magoni, son fatti così.

Put your records on...

E' una bella canzone.
Una carezza, come dire.
Leggera, si impara in fretta.
Da cantare mentre si fa shopping, scegliendo uno di quei vestitini di cui son piene le riviste di moda, leggerini, cortini, a fiorellini, primaverilissimi.
O provandosi allo specchio una bella zeppina di corda, tacco 11.
E da ballare ondeggiando, mentre si ritira in frigorifero, la spesa del supermercato.
Da provare. Effetto garantito.
Three little birds, sat on my window.
And they told me I don't need to worry.
Summer came like cinnamon So sweet,
Little girls double-dutch on the concrete.
Maybe sometimes, we got it wrong, but it's alright
The more things seem to change, the more they stay the same
Oh, don't you hesitate.
Go, put your records on, tell me your favourite song
You go ahead, let your hair down
Sapphire and faded jeans, I hope you get your dreams,
Just go ahead, let your hair down.
You're gonna find yourself somewhere, somehow.
Blue as the sky, sombre and lonely,
Sipping tea in the bar by the road side, (just relax, just relax)
Don't you let those other boys fool you,
Gotta love that afro hairdo.
Maybe sometimes, we feel afraid, but it's alright
The more you stay the same, the more they seem to change.
Don't you think it's strange?
Go, put your records on, tell me your favourite song
You go ahead, let your hair down
Sapphire and faded jeans, I hope you get your dreams,
Just go ahead, let your hair down.
You're gonna find yourself somewhere, somehow.
Just more than I could take, pity for pity's sake
Some nights kept me awake,
I thought that I was stronger
When you gonna realise, that you don't even have to try any longer.
Do what you want to.
Go, put your records on, tell me your favourite song
You go ahead, let your hair down
Sapphire and faded jeans, I hope you get your dreams,
Just go ahead, let your hair down.
Go, put your records on, tell me your favourite song
You go ahead, let your hair down
Sapphire and faded jeans, I hope you get your dreams,
Just go ahead, let your hair down.
Oh, You're gonna find yourself somewhere somehow.
Corinne Bailey Rae

Sorpresa!


Certo, ancora è freddino. Non si può dire che sia primavera, questo proprio no.
Ma vederle lì, bottoni di velluto fra le foglie secche del giardino mi ha procurato una gioia sottile.
Una specie di caldo improvviso. Allora, mi sono detta, ci siamo quasi.
Felice di questa piccola scoperta, significa che gli spruzzi di neve impiastricciata, le lenzuola di nebbia, il freddo polare da farti battere i denti, si possono archiviare e pensare seriamente, a tutto il bello che verrà.
In anticipo, in assoluto anticipo, buonissima primavera.

17 marzo, 2006

Il divano.


Il divano è un'isola felice.
Un porto sicuro. Ti accoglie con sincera benevolenza, dopo una di quelle settimane in cui hai battuto ogni record mondiale di sbattimento, di quà e di là. Dovrebbero farla disciplina olimpica. Il divano, al venerdi' sera, ha un suo senso cosmico. Ci si può anche cenare, volendo, basta dotarsi di quei bei vassoi colorati e scegliere qualcosa, in piedi davanti al frigo, due crackers, un bicchiere e la bottiglia dell'acqua. Non importa se non c'è niente in tv. Si potrà chiacchierare, leggere, ricamare o non fare un bel niente. Il divano sarà la salvezza.. Vi accoglierà, sprofondati nei suoi cuscini, quando un sonno lieve e leggero si impadronirà di voi medesimi.
Qualcuno giudica non troppo chic l'addormentarsi di schianto.
Ma non temete. Un vero divano che si rispetti custodirà il vostro segreto.

16 marzo, 2006

Passion lives here.

E' una passione insana, lo so bene. A dirla così, neanche tanto perversa.

Mi piacciono le agende è una frase che, detta così, non scuote di un millimetro gli animi di nessuno. Il fatto è che a me piacciono le agende scadute, Finite. Nel senso, nuove ma vecchie, vecchie ma nuove. E' un concetto di alto rivello e di complicata espressione.

Non scritte, immacolate, passate. Intonse. Del 2000 o del 74 poco importa. Candide, le sfoglio con devozione silente, un misto tra rispetto e magia. E fantasia, beh quella, di sicuro. Che cosa avrò fatto mai il 6 luglio del 2001? E alle ore 18 del 27 febbraio che genere di appuntamento avrei mai dovuto annotare?

Ancora non ho chiaro da cosa dipenda questo trasporto, certamente fa la sua bella parte la mia passione di scrivere, di tutto, su tutto, con tutto, sempre e comunque. E cosa c'è di più invitante di un foglio bianco, con una data in cima, di lato o al fondo? E poi, i mesi e i giorni scritti in lingue diverse, le ore scandite, i riepiloghi a fine mese...

Ne comprerei tonnellate. Non mi sta in testa buttare via tutti quei giorni, bianchi. Le salverei tutte dal macero e le terrei per me.

Forse, ho solo bisogno di uno bravo.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...