03 aprile, 2006
Work in progress.
02 aprile, 2006
Stiamo zitti.
In silenzio. Così. Niente c'è da dire. Orrore o tragedia. Esiste un modo che la dica giusta? Non credo, anzi no che non c'è. Ci sono le lacrime. C'è il chiedersi perchè. C'è una preghiera, magari, nel modo che conosciamo, un pensiero, leggero, farlo volare in alto, dove gli angeli, dove le nuvole.Impariamo a soffrire in silenzio, da soli o in mille, senza voler fare anche di uno strazio uno show.Come allo stadio. Che bisogno c'è di applaudire, come a teatro, come a una festa, se festa non c'è. Silenzio, in piedi. E zitti. Se ci riusciamo, senza avere paura dei pensieri che ci prendono. Perchè è paura, lo sappiamo, e non ce lo vogliamo confessare. Un pensiero a quella mamma e a quel papà. E uno per te. Per te, pochi mesi di riccioli e di occhioni celesti che abbiamo visto ai Tg. Per te, i dentini da latte, la nanna da fare, il profumo del borotalco. Per te, un abbraccio caldo, che ti arrivi fino lì dove sei, da una mamma che non è la tua ma che ti abbraccia forte come fossi suo, Tommaso.
Serve sempre.
In effetti, ha un suo senso specifico. Può dischiudere per te, in maniera semplice, l'ostico linguaggio html. Può spiegare in men che non si dica anche il più astruso teorema ai figli, tutti compresi, dalla tabellina del 9 alla fisica dello stato solido. Ripara in tutta scioltezza la grata di legno del caprifoglio in giardino e progetta, ristruttura e realizza con rara efficienza. Certo, ha qualche sbavatura. Le camicie nel suo armadio devono avere un certo ordine stabilito, le maglie pure. Il minimo disordine lo manda fuori, ma, col tempo, complice la famiglia, gli animali e , ovvio, la scrivente, si è, come dire, tranquillizzato. Sottomesso, non già. Per il resto, uno zucchero. Un cuore colorato, un'anima bella, l'amore della vita. Di bell'aspetto, un pò fuori, rassicurante, distinto, direbbe mia nonna, fascinosissimo, dico io. Sarò anche di parte, tirerò, per dire un'ovvietà, l'acqua al mio bel mulino, ma, in assoluto, sposare un ingegnere elettronico ha i suoi bei vantaggi.
E io, modestia a parte, lo sposai.
01 aprile, 2006
Il compromesso.
Tutt'altro che storico. Non pretenzioso, non modaiolo. Gradevolissimo. Un pomeriggio da Ikea, ogni tanto, male non fa. Soprattutto se ti servono una quantità di oggettini per una casa nuova nuova, che so, lo spremiagrumi, l'arricciaburro e il famigerato rigalimoni. Io, che cuoca sopraffina non sono, l'ho cercato, individuato e, ahimè, non comprato. Rimedierò a tale scelleratezza, lo prometto. Speso una cifra vergognosa in lenzuola color corda e asciugamani verde acido, cestini totalmente inutili ma di rara bellezza, candele, una piovra di peluche, uno gnomo di terracotta e un'infinità di utensili. Cucchiai per gelato, sbucciapatate, contaminuti, posate per insalata. Senza, non si può fare, si sa. Tutti, rigorosamente viola. Molto chic.
..la gatta non si muove.
Inventiamoci un qualche cosa da fare in un sonnacchioso sabato pomeriggio. Acquerugiola noiosa, figli sparsi, un libro da iniziare ma senza entusiasmo. Di sabato, ho solo voglia del nulla, nulla che implichi un impegno mentale e/o fisico, che non sia comprare qualcosa, cucinare qualcosa, chiacchierare qualcosa...Il nulla e basta. Mi conforta il fatto che sarà chiaro fino a tardi, che in piena notte il Liceale riederà a casa, e che tutti, domani, avremo un compleanno da festeggiare. L'universitario, mica pizza e fichi!
31 marzo, 2006
E chi lo ha inventato.
E' il delirio. Una bicicletta insignificante, leggerissima. E l'acqua. Una lezione di aquabike è quanto di più faticoso si possa inventare per trascorrere un'ora. O due, come mi succede da qualche tempo. Serve un costume e una buona dose di autolesionismo. Spinning in acqua, per intenderci. Una meraviglia. Faticoso certamente, ma si esce da lì, rigenerate, endorfiniche, felici. E ben sode, il che non guasta. Nient'affatto.
Ore 10.
Non è male prendersi quei 10 minuti 10 di pausa, in una mattina di quasi week end, quando si viene in ufficio coi jeans coi brilli, chissà perchè, un messaggio al mondo per dire, guardate che sì, sto lavorando, ma solo per oggi, e poi mi aspettano 2 giorni di scialo. La pausa può essere di varia natura, un caffè, un thè verde, una mela verde anch'essa, uno yogurt. Parlo, per i plotoni di fanciulle che in vista della prova costume fanno uno sforzo sovrumano per non addentare la vetrina di brioche appena sfornate, o le torte fragranti preparate per la colazione dei figli. Lo yogurt è un buon compromesso. a gusto esotico o al malto d'orzo, soddisfa e tacita anche le fami più ataviche, quelle nutrite, com'è noto a bresaola e foglioline di rucola. Con tanto limone, e con la bottiglia dell'olio, quello calabrese, buonissimo, profumato, passata sopra. Col tappo, ovvio. Lo yogurt asseconda e mette l'anima in pace, chiudendo gli occhi si può immaginare non già uno scodellino di plastica, tristanzuolo, in realtà, ma una lussuriosa coppa di gelato Haagen Daz o della gelateria della piazzetta, quella che fa il gusto bacio coi Baci interi.
30 marzo, 2006
L'idea malsana.
Capita qualche volta che gli umani vogliano in ogni modo possibile e immaginabile, ma anche in quelli impossibili e mai immaginabili, complicarsi la già non proprio semplicissima vita. Niente da dire fin qui.
La zeppa.
La zeppa, è risaputo, ha il suo perchè. Guardata con sospetto dai più, idolatrata dagli stilisti, coccolata da chi, come la scrivente, non ha molta confidenza col tacco a stiletto e, anzi, lo trova piuttosto volgarotto, diciamocela tutta. La zeppa è IL compromesso. Rende regale un completino da segretaria, azzardato ma d'effetto l'abbinamento al gessato da CdA, assolutamente stellari con capri pants floreali o a quadrettini Vichy, che fa tanto primavera, cara la mia signora. Da non sottovalutare il lato estetico della questione. Allunga la coscia, alza il gluteo e mi va a conferire, con l'andatura esotica, quei 10 centimetri in più che male non fanno, nemmeno ai miei 170. Must have della prossima primavera, ma anche di oggi medesimo, merita un attento esame della vicenda specifica. E, all'uopo, oggi giro di ricognizione per farsene un'idea.
Direi che va bene.
29 marzo, 2006
Assolutamente no.
Il vero mistero è: ma chi ha iniziato? Non per fare la maestrina, stamattina sono sul classico, lo si sa. Ma non mi sta completamente in testa, o meglio, non capisco che bisogno ci sia mai. Dell'intercalare, intendo. Chi fu quel tale che per primo usò l'aberrata espressione "voglio dire"? A parte la Ventura, che detesto di cuore e che fortunatamente non incrocio più di tanto, non guardando la televisione quasi mai. Certo, bravissima: tenere in piedi un discorso a base di voglio dire, ecco, no? e altre amenità, non è roba per tutti. Vuoi dire? Allora dillo. Sono le sei, voglio dire. Ecco, l'hai detto. Erede dell' ormai vetusto cioè, il voglio dire si è insinuato beffardamente nel nostro parlare comune. Non chiaro se sia un rafforzativo, una presa di tempo o cosa diavolo. Cerco, non lo sopporto. E non è da meno l'altra chicca che la grammatica italiana ha scoperto di avere e che usa a dismisura. L'Assolutamente Sì. Ora, l'affermazione sì è, fin dai tempi antichi sinonimo di sè stesso. Sì, e basta. Sì, punto. Assolutamente ce lo abbiamo aggiunto così, per vezzo, per pura inutilità. Sì non può essere assolutamente. Altrimenti sarebbe un sìissimo e, da quanto ne so, non si può fare un superlativo assoluto di un'affermazione. Assolutamente no. E se mai dovessi sposarmi una seconda volta (e speriamo di no), alla domanda di rito potrei rispondere Assolutamente Sì e poi girarmi a guardare la faccia del mio Sposo e degli astanti tutti.
E spariamoci Petrarca, và.
Benedetto sia 'l giorno,
e 'l mese, e l'anno,e la stagione, e 'l tempo,
e l'ora, e 'l punto,e 'l bel paese,
e 'l loco ov' io fui giunto da' duo begli occhi,
che legato m'hanno...
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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C'era un libro, una volta, così intitolato. Mi pare fosse di Luca Goldoni, indagherò. Colgo l'occasione per spiegare. In realtà da s...
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La Casa in Collina, con tutti i suoi abitanti, era da sempre teatro di storie e leggende, di piccole e grandi tradizioni, qualcuna impara...