12 novembre, 2006

Toujour dimanche.

Chi mi conosce sa di che pasta son fatte le mie domeniche. Tranquille, a casa, a fare niente o quasi. Un pò tutte uguali, in realtà, e per questo irresistibilmente sognate per tutta la settimana. Soprattutto questa, dopo una settimana così impegnativa. Ma questa, cara la mia bella signora, non era mica una domenica come tutte le altre, sa? Era la ur-domenica. E non importa che non sappia che cosa voglia dire, non ho mica tempo di stare qui a spiegarglielo, lei mi capisce, ho così tante cose da riordinare, adesso. Comunque, glielo dico, che so che è curiosa come il mal di pancia, e chissà da dove viene questo detto emiliano, ma fa niente. Tanto per cominciare oggi sono 18 anni che sto con mio marito. O meglio, 18 anni di stare insieme e non di matrimonio, e che mio marito non lo è stato da subito, si intenda, che il matrimonio è stato celebrato a giugno, se lo ricorda o no? Non mi faccia impappinare con le parole, che già sono in confusione che ho bevuto. Il brindisi, sa, che non ci sono abituata a bere e già un bicchiere e straparlo e rido come un'oca e divento rossa come una fragola, per l'appunto. Ma oggi, coi figlioli, c'era con noi una persona speciale. Ossì, mica una roba da niente, ma Un Tocco Di Zenzero, lo ben so che la faccio schiattare dall'invidia, ma è così. In casa, un pò agitati tutti, persino la picci che ha fatto il disegno sulla lavagna della cucina, per augurarle il benvenuto. Tanto una brava persona, sa? Non ha nemmeno fatto una smorfia di disgusto vedendo un altro dei miei mattoni da utilizzare al posto del pane. Ho dato sfoggio delle mie arti culinarie più semplici, un pranzo della domenica come una volta, sa bene che io non son tanto per le cerimonie e gli effetti speciali, e la Signora Zenzero, agli effetti speciali c'è già ben abituata, ma io che glielo dico a fare. Un pomeriggio sereno, nonostante qualche preoccupazione trasversa, ma gli amici, quando servono, sanno anche far dimenticare delle cose non piacevoli e fanno evadere, scappare un pò dalle malinconie, anche solo per strofinare un gatto, chiacchierare sul divano o vedersi accerchiata da figlioli di ogni ordine e grado, ognuno con una cosa da dire, da studiare, da fare. Spero che torni. Le farò trovare un tovagliato di fiandra, calici in cristallo di Boemia e ogni sorta di leccornia da mandarla in visibilio. Il calore, beh, quello non occorre prepararlo. La mia famiglia, la mia casa, mio marito, io medesima, ce l'abbiamo per default. E se il pane è insipiderrimo e la torta di verdure anche, ma, ditemi, è davvero così importante?
Grazie, Sandra.

10 novembre, 2006

Yawhnnnn!

La sveglia stamattina è suonata alle ore 5 o poco più. In casa tutti dormienti, oggi si dà il caso che sia la festa del Santissimo Patrono e quindi le scuole sono chiuse. Che fortuna sfacciata, per non dire di peggio, proprio oggi che devo fare la seconda puntata a Milano. Sì, due giorni e due viaggetti a Milano, avanti e indrè, per non lasciare sola la figliolanza dacchè, si sa, nessuna moldava, ucraina, peruviana, filippina, polacca o simili presta più servizio nalla mia umile casa. Me la cavo con Santo Domingo e "senza dormita". Ma non entriamo in dettagli ininfluenti. Dunque, stamattina ho condiviso la sveglia con i panettieri, i tranvieri e, forse, qualche minatore. Il delirio. Ho cercato a tentoni la gonna nell'armadio, ho sceso le scale con le scarpe in mano, sbadigliando e caracollando, strisciando i piedi fino alla cucina. Il mio sposo, un fringuello. Già preparata la colazione, disposto con grazia tazze e cucchiaini, assegnatomi persino quello viola a quadrettini, il mio preferito. Dovrò approfondire la vicenda: che cosa assumerà mai per essere già all'alba così presente a se stesso? Dovrò indagare. Controllare, per esempio, se dietro i vasi del davanzale sono comparse in circostanze misteriose, deliziose piantine dalle foglie a punta. O se il barattolo dello zucchero viene custodito gelosamente sul suo comodino invece che nella più tradizionale credenza. Fatto sta che lui è un fiore e io una frittata. E non sono nemmeno sollevata dal valzer di porta e riporta, posa e riposa dei figlioli, sarà pure il Santo Patrono ma le attività ci sono e tutte anche. Bene, mi appresto a compiere il mio bel giro. Ma prima annaffio i vasi del davanzale. E cerco il barattolo dello zucchero. Così, giusto per provare.

08 novembre, 2006

L'intolleranza.


Senza un vero motivo grave, stamattina m'è punta vaghezza di sottopormi volontariamente al test delle intolleranze alimentari. Una roba di moda, lo so, ma già avevo qualche sospetto, e volevo andare a fondo della questione una volta per tutte. Risultato. Sono intollerante ad una quantità spropositata di alimenti di consumo quasi quotidiano e che, disdetta, mi piacciono pure. Uno su tutti, il frumento. Grido di dolore, ma come, che ne sarà di me, se non posso mangiare le due uniche, insulse, avulse e convulse fette biscottate tuffate nel caffelatte che costituiscono la mia colazione? E che fine farò mai, se nemmeno un assaggino di focaccia o una forchettata di pasta avanzata dai figlioli, magari mangiata direttamente dalla pentola, che fa tanto zingaro ma ti fa sentire così libera e randagia e un pò homeless, in realtà, dandoti un gusto sottile di trasgressivo casalingo, potrà mai oltrepassare la soglia della mia bocca? Risposta non v'è. Staremo a vedere, il turpe esperimento dura solo due mesi in fondo, e posso sopravvivere. Ma oggi, mentre riflettevo oltre che sulle sciagure umane in generale e sulla mia in particolare, mi è sorta, spontanea, una domanda. Potrebbe esistere mai un aggeggio che stabilisce con esattezza matematica e senza tema di smentita, l'intolleranza a certi tipi di personaggi? Si potrà un giorno arrivare a dire, sono allergica al lievito, alle graminacee e agli ignoranti, ai beceri, ai superbi e ai coglioni, signora cara, io non dico parolacce, ma questa ce l'avevo qui, e proprio non ce l'ho fatta a trattenermi, abbia pazienza ma io, sinceramente, le cose che devo dire le dico e poi siamo amici come prima. Potrei offrire il mio corpo alla scienza e fare da cavia. Avrei anche già pronto un bel campionario di sagome da inserire nell'astruso macchinario. Solo, loro non si individuano come i cavolfiori, al contrario sono subdoli, striscianti e ben si nascondono ad una prima occhiata. Mah, signora mia, anche se quando li cucino il tinello mi si ammorba, beh, meglio i cavolfiori. Non lo pensa anche lei?

Trovato antidoto.


Proprio non sono il tipo che sviene alla vista dei vipspsps. Passando l'estate dove la passo, diciamo che è abbastanza normale imbattersi in volti noti, ritagliati dai giornali di gossip, quelli che si leggono dal parrucchiere o dal dentista e un pò ci si vergogna a comprare, allora ci si fa un personale Bignami all'Esselunga, passando lente davanti al chioschetto delle riviste, che già lì il traffico è intasato perchè qualcuno si ferma sempre a sfogliare La Gazza, e tu fai finta di imprecare ma dentro di te lo benedici e fai incetta, mentalmente, di chi fa le corna a chi, giusto così, per amor d'informazione. Detta premessa per raccontare quanto segue. Ieri ho incontrato un vip. Bah, che c'è di strano. Torino è diventata il centro del mondo, lo ben si sa. Ma Egli era di una tale beltade, che, forse, uno svenimento lì per lì ci stava anche anche bene. Bello, sì. L'Olimpico Aldo Montano è ben più che carino. E' proprio bono, signora mia, stò ragazzone, due spalle, stì riccioli scomposti, stà faccia da bastardo menefreghista eppure così tanto un bravo figliolo, sa? Povero, quell'Arcuri gli ha spezzato il cuore, proprio non se lo meritava, ma è una donna poco seria, e nemmeno tanto intelligente, uno così andava tenuto stretto. Va beh. Ieri, una via Roma già piena di luci, e che luci, ha fatto da sfondo a questo incontro che galeotto non è stato per niente, accidenti. Ho informato il mio sposo. Il quale si è sentito rassicurato dai circa 15 anni di differenza. Ma che ci fa? Non lo sa che la vera tendenza è il toy boy, Golino e Scamarcio insegnano. Come si nota, all'Esselunga studio bene. Ho omesso di dire che il Prode mi ha lanciato uno sguardo uguale a quello con cui guarderebbe un distributore automatico di bevande calde. Recava al suo fianco una figliola spaziale, magrerrima, alta tre metri circa e senza tacco, pallida e boccoluta. Sì, ma anche io mi difendevo per bene. Sfido chiunque ad incontrare per caso un tale Monumento con la messimpiega appena fatta. Sono cose da professioniste nate. E io, modestia a parte, la nacqui.

07 novembre, 2006

Inversa.


Niente di speciale. Non di grave, almeno. Niente che ti faccia sentire particolarmente male. Ma nemmeno particolarmente bene. Vedi tutto a testa in giù, storto, pasticciato, non fluido e regolare come dovrebbe essere. Un malessere. E dici che è influenza ma nessun bugiardino recita alla voce Indicazioni e Posologia, "adatto agli stati di buco nello stomaco, leggera vertigine, ansia moderata ma presente, nessuna voglia di alcunchè". Non è gradevole. Cercasi antidoto, in compresse o in confetti, che mi renda tranquilla, serena e in pace col mondo come, vediamo, solo ieri. Si sa, siamo così, è difficile spiegare, cantava la Mannoia, ma io posso spiegarlo benissimo, in italiano corretto e grammaticamente e sintatticamente pressochè perfetto, forse non nobilmente, ma comprensibilissimo. Mi girano. O forse sono io a girare intorno a cose che non comprendo, forse sono soltanto io a volere una vita così dannatamente e meravigliosamente normale e senza troppi sbalzi, scossoni, curve a tornante e correnti di gelo, forse sono solo io a voler proteggermi, cullarmi e un pò nascondermi, e poi fidarmi e trasalire, e poi amare e prendere calci in culo, signora mia, quando ci vuole ci vuole. Non sono brava col trapezio. Non ci ho nemmeno mai provato, a ben pensarci potrei aggregarmi al prossimo Cirque du Soleil che passa per di qua. E forse, non sono nemmeno così brava con l'italiano. Sintatticamente perfetto ma incomprensibile ai più. No, scommetto che non è vero. E che a testa in giù, in un giorno qualsiasi, si sentono in molti. Chiamo per il trapezio, allora.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...