05 febbraio, 2010

Un pò di niente.

Si è dormito male, agitati, inseguiti, chi lo sa. E' una strana mattina, una polvere di neve che viene giù, a tratti, e a tratti fiocconi come francobolli. E' bello guardare la neve dalla finestra, più della pioggia, forse, perchè della pioggia ami il rumore, della neve il colore, il silenzio, il niente che fa, non te ne accorgi, non è che puoi dire Senti? Nevica, così come non puoi dire, Guarda, Piove, perchè a volte piove anche se non vedi ed è sempre una specie di sorpresa, Toh, Piove! e non me ne ero nemmeno accorta. Così. La mattina si svolgerà in modo ancora tutto da inventare, a progetto, random, a casa, a muzzo, così come viene, alla viva Gesù. Ho solo voglia di cose belle, di tranquillità, di cose semplici, da tutti i giorni, nessuna scossa, nessun niente. Ci si godono questi minuti deliziosi, un pò prima della 9, prima che tutto inizi a rotolare, volteggiare, frullare e suonare. Ci si ferma a leggere i quotidiani, a guardare cose, tante, e stamattina, nella gara delle cose da guardare, vince sette a zero la finestra coi suoi fiocchi, il pino altissimo che si vede da qui, i rami secchi e il loro bianco restyling di ghiaccio. A volte, il niente è lo spettacolo piu' straordinario, il cielo di seppia una cartolina, il rumore della neve una musica soave, che ognuno ascolta come vuole, cui ognuno dà la sua forma e il suo ritmo, ancora cinque minuti e l'incanto svanirà.
Tumblr.la douleur exquise.

04 febbraio, 2010

Come si dice.

Come si dice quando sei così. E che stai benissimo e malissimo, insieme. E che ti senti leggerissima e pesante. Felice e angosciata. Ieri, Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino. Una tappa di quel progetto, quel Cuore di Maglia che sembrava niente e che invece adesso. Quel Cuore di Maglia che sì, era un progetto ambizioso, ma ci siam dette, chissà, in fondo è un'idea, e ci sembra anche buona, quel che sarà lo vedremo poi, se sarà. Sarà. E' stato, infatti. E'. E' un posto strano, così colorato, coi palloncini dipinti sulle porte, e le infermiere sorridenti, rumori pochissimi, e bambini, bambini, bambini. Tanti. Con famiglia e senza, col pigiama e senza, e non perchè se lo sono dimenticato, con lo sguardo attento e perso, vigile e lontano, piccolissimi e già grandini, 4 mesi, 8 mesi, che ci fai ancora qui. Ho provato una sensazione che pensavo di aver dimenticato, una sorta di timidezza, di timore, ho mestiere di parlare e presentare e illustrare, lo faccio da sempre, ma quando mi hanno detto, racconti un pò di questo Cuore, ho balbettato come all'esame di economia, come si fa a parlare ad un papà che tiene in mano un fagotto che non gli occupa neppure l'avambraccio per intero, e che ha appena scelto per lui il cappellino ad anguria che gli sta larghissimo. Come si fa a dire, facciamo questo e facciamo quello. e usiamo questa lana qui e siamo tante e l'idea ci è venuta così, e che e che. Come si fa a dire come ti senti. Come si dice quando esci di lì e ti senti in equilibrio, pesante e leggerissima, angosciata e felice, con tanti progetti che fai fatica a metterli in fila, triste, forse, ma gasata, ecco, soddisfatta di te, col magone, certo, ma contenta, non so dire, ecco, io come si dice non lo so.

02 febbraio, 2010

La Zerda.


Nome comune di cosa, femminile, singolare, astratto, forma dialettale del Basso Monferrato per definire un freddo polare, potente, di quello che ti ghiaccia il naso, ti fa lacrimare gli occhi, ti fa andare in giro tutta tesa, le mani sprofondate nelle tasche, essì che c'hai pure i guanti, ma da quei guantini bucherellati entra l'aria, non è proprio che riparino tanto eppure sono così belli nella loro inutilità assoluta, che sporgono dal piumino con le maniche a tre quarti, inutilissimo esso pure, come ha detto ieri la mia Amica delle Lampadine, ma come, un piumino a maniche corte? questo me l'ero proprio perso, mentre aspettavamo le Screanzate Figliole trasformando l'abitacolo della mia automobilina in un salotto, che ci mancava solo il thè e i Krumiri, per forza, e magari un lavoro a maglia e potevamo stare lì a raccontarcela e raccontarcela, finchè non abbiamo visto sfrecciare nella piazza la nostra Amica Castellana, sposa al nostro Amico dei Mattoni e c'abbiamo così telefonato e c'abbiamo detto, Ma Allora, Fai Il Giro della Piazza e Vieni Qui, ma Lei invece, snobbissima, c'ha detto E No Che Non Posso Che Devo Andare Che C'ho La Spesa, e allora va bene, abbiamo fatto una smorfia e c'abbiamo detto Come Vuoi, che tanto noi si sta qui ancora cinque minuti e raccattiamo le Pupe che tanto Pupe non sono poi mica tanto, e che escono da scuola con tutta la calma del mondo e col cappotto slacciato e la pancia scoperta, ma come, non lo sentite che freddo che fa, Ma Non e' Freddo, Mamma, Questa è Zerda.
Già.
Tumblr.la douleur exquise.

01 febbraio, 2010

Segnata assente.

Ma assente de che. E da dove. Dal mondo, dalle cose, forse assente anche da me. Nulla di grave, nulla di esagerato, solo un ronzio persistente, un giramento, un capogiro, uno? centomila! da non reggersi proprio in piedi, quelle cose che ti fan sentire costantemente in giostra, nella calcinculo, ad esser così precisi. Così, mi son curata. Appurato che non avevo quasi niente, mi son curata da me, e ho deciso di prenderla bassa, almeno questa mattina, che a fare la malata non ci riesco mica tanto, mi scappa la pazienza, devo star stesa? e va bene, ci sto, ma per massimo un'ora, e poi m'organizzo e faccio cose. Il Supradyn è un prezioso alleato in casi come questo, lo hanno detto illustri scienziati. Solo, non sciolto classicamente, esso va spezzettato, sminuzzato, polverizzato con una carta di credito e sniffato dallo specchio, quello piccolo, quadrato con la plastica dietro, che si attacca col cordino. Ma che scema sei, già, che scema sono. Mi riprendo cucinando e cucinando, stasera un menù di tuttissimo rispetto, dacchè in colpa mi sento per aver perso la mattinata a far la malaticcia. Dunque stasera copio una ricetta di mini cake da questo librino comprato a Parì, una torta salata, forse un cous cous per qualcosa di esotico. Il Supradyn mi rende creativa, efficiente, presente a me stessa, organizzata e scattante. Ohi ohi, la mia testa, però. Mi sa che devo aumentare la dose. O cambiare pusher.

30 gennaio, 2010

La lavagna della cucina.

E' una lavagna di ardesia, di quelle da scuola, ma messa per il lungo, dacchè per il giusto non ci stava. Non sopporto quelle bianche coi pennarelli, che poi hanno solo verde, nero, rosso e blù e non riesci mai a cancellare completamente e anche dopo anni vedi ancora che quel giorno là ti mancavano il burro e le uova e l'avevi scritto lì per non scordarti di comprarli. Sulla lavagna della mia cucina si scrive di tutto. Si fa matematica quando qualche zuccone non capisce, si fanno i disegni coi cuori per la festa della mamma. Si scrive Domani Vado In Gita e Mi Servono 10 euro. Comprare il cibo per il gatto, o cibokatte, come aveva scritto la ragazza ucraina che lavorava da noi, e da allora sempre CiboKatte scriviamo. Si fanno i disegni osceni. Torno Tardi. Svegliatemi alle 9. Ha Chiamato Noemi. Non ho Allenamento. Concerto di Emma Rinviato. E cose così, ma col gesso, non con i pennarelli indelebili. Oggi, nella casa in collina, e sulla lavagna della cucina della casa in collina, è comparso un Lasagna Day. Un numero imprecisato di Scapestrati Giovinastri, Compagni di Merende del Liceale, sarà ospite quest'oggi a pranzo per celebrare tale evento, appunto, il Lasagna Day. Che tradotto vuol dire che oggi ci sono tre teglie di lasagne fatte dalla scrivente e famose in tutta Europa, per sfamare i giovanili sbrani degli Scapestrati di cui sopra. Non so ancora quanti saranno ma mi sono portata avanti e ho apparecchiato per 12. Meglio togliere, che aggiungere, diceva Donna Letizia. Ma mi sa che non toglierò un bel niente, così Donna Letizia starà in pace.

From Ireland.

La meraviglia, quella vera, quella per cui noi tutte qui siamo un pò fissate, noi qui che disquisiamo di Noro e Kauni e lana estone e pattern, noi che ci infervoriamo per un Mormor, noi che facciamo i Kal, gli swap e i k2tog, e i circular neeedles e la Zimmerman, noi che ce la tiriamo anche un pochino, essù, va detto, ce la tiriamo eccome quando ci dicono, fate la maglia, ah sì, anche mia nonna. Imbesuite, sciocche e vuote personucole, ferme al dopoguerra, assolutamente non attente, persone non informate sui fatti, persone non a conoscenza che il mondo è andato avanti mentre loro sono rimaste indietro. Noi qui, che andiamo in sollùcchero per una matassona di lana morbida dentro cui affondarci le mani, annusarla, esaminarne il peso, lo spessore, passarne un filo fra due dita, immaginare sedute stanti esattamente che cosa ne verrà fuori, farne un calcolo su quanta ce ne vorrà e se si fa il campione, e con quale misura, circolari o dritti, vediamo un pò, in riunioni e consigli d'amministrazione che nemmeno la Marcegaglia. Noi qui, tre giorni fa, ci è presa secca di comprare della lana, bella scoperta, ma non già una lana qualsiasi, ma lana irlandese, mica uova sode. Afef ed io, infervoratissime, ci siamo trovate e alè, dal tavolo della mia cucina, abbiamo scelto tinte, ponderato la quantità, un minimo per iniziare, e poi un container, per finire, abbiamo rapidamente calcolato il cambio dollaroeuro, lei, mica io, eccimancherebbeancora! e alla fine chiuso il mio viola pc soddisfatte, impazienti, felici. Ieri la suddetta è già arrivata, un paccone rosso talmente ciccione che non stava nemmeno sul muretto. La lana che arriva direttamente dall'Irlanda, comprata qui ,è di una bellezza rara a trovarsi, una morbidezza che scalda, dei colori meravigliosi uguali sputati a quelli del sito. E se anche ben so che uguali sputati non si dice, so che le fissatone come me, quelle del knit, per intenderci, sanno bene che cosa intendo. Identical spat. Ecco, tradotto in inglese fa più bella figura.

29 gennaio, 2010

Scialla.

Vogliamo dire che mi sono presa un giorno di vacanza? Vogliamo dire che mi sono regalata un giorno da dedicare a me e a me soltanto e unicamente, a me? Vogliamo dire che ieri era ieri e che oggi è oggi? E che non ci sono più mezze stagioni? E che i negri hanno la musica nel sangue? E che assolutamente sì e quant'altro? Eddiciamolo. Già esposi la mia teoria sull'inizio del fine settimana, che prima inizia e meglio è e devo dire di aver trovato una serie di adepti e che mi han detto benebravabis. Ben perciò, ecco che le azioni da svolgere in una mattina come questa, che siamo qui che giochiamo alla merla, e vediamo chi la capisce e chi sa, prendono subito tutto un altro sapore. Ci vuol coraggio a dirsi Oggi Non Farò Un Bel Niente, ma ognuno il proprio niente lo sa quale è, e qualche volta il mio niente è proprio uguale al CasinoDiCose di altri individui, altre donne, altre madri di famiglia. Insomma, ognuno c'ha il suo niente, signora mia, guardi, non me ne parli. La mattina di venerdì, gennaio ventinove, sta prendendo una bella piega pigra, come piace a me, cose da fare in città ma di poco conto e zero sbatti, forse un caffè con la mia Amica delle Perle, che a furia di brillanti mi sa che ci dovrò cambiare nome, ma come, non lo sa che i braccialini tennis tirano i fili delle calze? Mattinata scialla, qualche vetrina, qualche saldo dell'ultima ora, un nulla magnifico senza fatica, tanto che anche la mia sintassi e la mia metrica ne risentono e parlo come parlano gli Scellerati Figli Miei, sto scialla, sto scianti, stamattina mi va così.

28 gennaio, 2010

Il giovedì.

E bonjour, che è meglio. Bonjour di che? e chi lo sa. Si scorre con attenzione la lista delle cose per cui dovrebbe essere davvero un buongiorno, che è un giorno senza senso a pensarci bene, il giovedì è un giorno insulso, più del mercoledì, Sei Sempre in Mezzo Come il Giovedì, me lo diceva mia nonna quando le stavo tra i piedi, lo dico ai miei figli qualche volta, quando ci si accalca davanti alla lavastoviglie, ognuno mette il suo posto tavola a lavare, così è più semplice e io non mi sento la locandiera. Bonjour, allora. A decidere cosa ci piace e cosa no, far finta che si ha il lusso di scegliere, e invece, col cavolo, bonjour, che oggi c'è il Knit Cafè e le tue amiche e mille cose, bonjour, c'è un cielo di latte che non promette un bel niente di buono, bonjour, scròllati di dosso tutto quel che c'è da scrollar via, i pacchetti confezionarti ad arte solo per farti stare male, così, aggratis, le solite cose, le solite storie, che noiosa che sei, sempre a lamentarti, sempre a dire, Sì, Ma Io, Allora? E smettila un pò, sempre a parlare di te, sempre a cercare scorciatoie e sentieri, sempre a dire va bene, sempre a chiedere cose che tanto sai non ti riguardano, sempre a pensare, sempre a provare, sempre in mezzo, come il giovedì.
tumblr.la douleur exquise.

27 gennaio, 2010

L'Inutile Aggeggio.


Qualcosa mi dice che, sul globo terracqueo, siamo stati in 5 a comprare tale inutile, assurdo, delizioso oggettino. Me ne sono accorta da subito, quando ho fatto un mini sondaggio sugli abitanti della Casa In Collina. Guardate Cosa Ho Comprato e Indovinate Cos'è. E' uscito di tutto. Tutto, tranne la risposta esatta. E' un "tagliameleaspicchi-con levatorsolo incorporato-e già che c'è anche i semini". Non credo che sia questa la dicitura esatta, e sull'involucro era scritto in tedesco e ahimè, Ursula, la mia Amica Teutonica, non era accanto a me per farmi la simultanea. Insomma, è un bell'oggettino. Esso consta di una parte di plastica, color lavanda, eh già, a forma di mela, dalla quale partono a raggiera una serie di mini lame, affilatissime. procedimento. Si acchiappa la mela, si lava e si asciuga con cura, anche se a me la frutta lavata non piace perchè sa di acqua, e allora la lavo e la lascio lì e la mangio il giorno dopo, ma questa è una mia complicazione personale intrinseca e si legge con chiarezza nel mio libretto di istruzioni accluso. Ma torniamo alla mela. Acchiappata che si è, e posata su un piattino di colore contrastante, si poggia con grazia il tagliaemeleaspicchiconlevatorsoloincorporato e si esercita una pressione decisa sulla mela medesima. Gli ooooooohhhhhhh di meraviglia e stupore non si conteranno, fra gli astanti. La vostra bella mela verde Granny Smith sarà lì, succosa e croccante, bell'e pronta, senza semini e senza torsolo, per essere consumata. Si sa, una mela al giorno eccetera, e io che oculata son, ho anche comprato l'aggeggino per rendere più cool anche il rito banale di mangiare una mela. In casa scuotono la testa, l'Isoscele Sposo ha sibilato Uhm, Utilissimo, i ragazzi hanno fatto una smorfia di sufficienza. Solo la Princi, che è mia alleata in questo covo di maschiacci, mi ha guardato adorante e mi ha detto, Mamma, Ma Non Ce l'Ha Nessuno! E' vero bambina. Ci sarà un motivo.

25 gennaio, 2010

La neve non bagna.

Nevica zucchero o cosa? La chiesa è quella del centro, farò un pò di strada a piedi, è così bello camminare sotto la neve, ho un cappello calcato sulla testa, non mi bagnerò, la neve non bagna, men che meno questa qua. Siamo in anticipo, c'è il Liceale con me, e alcuni dei suoi amici scapestrati, ma dolcissimi, un pò spersi, preoccupati su cosa dire e cosa fare. Suo marito arriva subito, lo vedo in mezzo a tutti, sorride e sorride, abbraccia e abbraccia, bacia e bacia. Sono Contento di Vederti, e si stringe a me, un pò si aggrappa, come. Balbetto qualcosa, io non sento mai che cosa dico in questi casi, può anche darsi che sia stata zitta, non lo so. I figli no, non me la sono sentita. Lei è alta e sottile, bionda come lei, lui un pò più piccino, ancora di più stasera, biondo come lei. In chiesa c'è il mondo, si dice così, ci conosciamo un pò tutti in questa città, anche io che son foresta. Trovo i genitori di qualche asilo e di qualche elementare, abbiamo passato anni ad aspettarli fuori, condiviso gite, settimane bianche, pidocchi, recite, lamentele, mandiamo una pianta alla maestra. Hanno tutti gli occhi lucidi e un pò di neve addosso, questa neve che non bagna e non si scioglie. Che scomode le panche della chiesa, sto in piedi che è meglio, ho in tasca il Rosario che ho comprato a Parigi, lo sgranerò per lei. Non stacco gli occhi da quel banco. Che se ne fanno, dell'incenso e di quei mazzi di fiori, che se fanno dei Coraggio, delle pacche sulle spalle, delle carezze, degli sguardi di pietà, ma di quella vera, ho pietà per te, bambino biondo, perchè mi han detto che ancora non ci credi che la tua mamma sia volata via. Che se ne fa lui, di quel libro delle firme dove non firmo mai perchè mi fa orrore, e lei, bellissima, coi capelli pulitissimi e quel fermaglio vezzoso, la borsa a tracolla e lo sguardo fermo, altero, asciutto. Ha solo 17 anni. Anche lei. Ricordo. So. Ricordo e so. Dura poco, questa preghiera, a fatica si esce uno per volta da una porticina stretta, fuori, nel buio della strada, le macchine che passano e non sanno, il vigile, altri abbracci e altre mani, baci, occhi lucidi, civediamosempreinquesteoccasioniqui e la neve, ancora la neve, quella neve di zucchero che non bagna e non si scioglie. Ciao, Anna.

24 gennaio, 2010

Viscidi...ma saporiti!


Beh, il titolo lo capiranno in pochi, mi sa. E so anche chi. Anzi, sarei pronta a scommettere che la mia Amica delle Provette e anche quella del 12, son già lì che se la ridono, al riguardo. Ecco la produzione del sabato pomeriggio più pigro, freddo, meraviglioso e nebbiosetto del duemiladieci. Il modello è di CreativeYarn, tradotti dalla solerte Beads & Tricks, dalla quale li ho scopiazzati, morbidissimi nel loro cashmerino color pervinca, non sono guanti, nel senso che non è che scaldino così tanto. Strani ma belli, viscidi ma saporiti, appunto. E soprattutto, non rientrano nella categoria Metti e Togli. Li tieni e basta. Ci puoi guidare, telefonare, pagare il parcheggio con le monetine, soffiarti il naso e fare il bancomat senza toglierli. Son cose. Ora, so che perverranno una quantità di richieste, ma chi sa di knitting anche le cose più semplici è certamente in grado di farli da sè. Nemmeno un gomitolo e nemmeno due ore, per questi gioiellini, un pò fetish un pò Piccola Fiammiferaia. Ora, ne farò un paio rosso ciliegia, in tinta con lo smalto. Va bene che non tengano caldo, ma che almeno siano il massimo del cool. E ci farò una treccia. Dai buchini, si sa, entrano certi spifferi.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...