18 aprile, 2010

Difficilissimo.

Gli ingegneri, si sa fin troppo bene, brutta, bruttissima razza essi son. Precisissimi, petulantissimi, ordinatissimi, brontolonissimi, egocentratissimi.  Ma, mio malgrado, adorabilissimi. Dacchè io ne sono circondata, da una ventina d'anni in qua, e poichè mi par di avere, che so, una specie di calamita, che me li fa adorare tutti, indistintamente, sia quelli Senior che quelli Junior, e anche le Fidanzate,  mi son fatta un ragionamento da me medesima stessa. Perchè li adoro in siffatto modo? Perchè, se zuccona son, se letterata son, se per me far di conto è impresa improba, se disordinata son, se la precisione per me è una scienza astratta, se per me sei per sei potrebbe sì far trentasei ma non è mica detto, dipende, perchè quindi, io li amo e mi ci appiccico? Mistero della fede. Stamattina, al primo ingegnere che mi è capitato a tiro, tra le briciole della colazione e la scatola dei biscotti, ho sottosposto un problema non da poco. Devo fare una scarpina, l'ho trovata da TryToKnit  ma la voglio fare più piccola e non so nemmeno da che parte si inizia a calcolare con esattezza tutta la questione, farei a naso, ma sai com'è, e poi è l'alba della domenica mattina, sveglierei Lei, ma insomma, lei fa ponti e poi dormirà ancora, mi sa, e allora, tu sai per caso come si fa? Come, Non Lo So? tuona l'Uno e Trino, e in men che non si dica, voilà, ecco il rimpicciolimento della scarpina già calcolato in tutta scioltezza. Mica ci vuole un ingegnere, basterebbe sapere i rudimenti della matematica. Già. Ma ognuno dà del suo, si dice da queste parti ed è stato buffo spiegare il perchè e il percome, vedi? devo mettere 6 maglie e fare 22 giri, insomma, a un uomo, queste cose non suonano mica tanto familiari, men che meno a un ingegnere. Bene, siamo solo alla prima lezione. Alla prossima, chiederò al mio Illustrissimo Sposo di imparare ad avviare le maglie. Secondo me, impara prima lui a fare la maglia,  di me a fare le proporzioni. Resta una domanda. Io adoro gli Ingegneri, ma com'è, come non è, pure gli ingegneri adorano me. Che vogliano anche loro diventare disordinati, farfalloni e Principi  del Pressappoco? Indagherò. 

Aggiornamento, sigh.


Nonostante le amorevolissime cure, il latte speciale, le telefonate al veterinario, la cuffia di lana che era diventata la sua tana, le coccole, le carezzine sulle orecchie invisibili, il coniglietto Giulio è nel Paradiso dei Coniglietti. Il dottore aveva detto che era pressochè impossibile che potesse resistere senza la mamma, ma noi ci abbiamo provato, anche a cercarla, di qua dalla siepe e anche di là, in fondo al pratino, sotto il ciliegio, ma nulla. Ciao ciao, coniglietto Giulio, io non ero la signora McGregor e mai e poi mai avrei fatto di te un pasticcio di coniglio. 

'Now my dears,' said old Mrs. Rabbit one morning, 'you may go into the fields or down the lane, but don't go into Mr. McGregor's garden: your Father had an accident there; he was put in a pie by Mrs. McGregor.'  Beatrix Potter, The Tale of Peter Rabbit.

16 aprile, 2010

Il coniglietto Giulio.

Lo sapevo che non sarebbe stata una mattina come le altre. Così come sapevo che l'abbaiare petulante di Tiffany  non era così normale e che così stizzosa e preoccupata non l'avevo mai sentita. Sulle prime mi sembrava un topo. Io non amo i topi, non ho mai letto Topolino, non ho nemmeno il mouse. E già pensavo a chiudere le porte, perchè quel fagottino beige rintanato lì, fra il vasetto del basilico e quello delle rose, con abile mossa avrebbe potuto entrare in casa, e lì sì, ci sarebbe stato da ridere. Poi. Avvicinandomi con circospezione, quale non fu la mia somma sorpresa a vedere quelle due orecchiette puntute, e quelle zampine rosa confetto e quel codino già accennato, un minuscolo ciuffetto candido. Un coniglietto! Minuscolo, appena nato, forse, con gli occhi ancora chiusi, ma che respira e mi succhia il palmo della mano. Che fare? Ho prontamente chiamato l'Amica del Villaggio, la più vicina, al momento, ho anche pensato a scomodare quella delle Provette, ma a quest'ora Ella ha a che fare con gli umani, altro che coniglietti persi nei giardini. L'ho subito immortalato, appena prima di costruire per lui una casetta calda, dentro a una cuffia della Princi, con una tonnellata di cotone tutt'intorno che non gli faccia sentire la mancanza della mamma e lo faccia stare al caldo. Resta da capire cosa dargli da mangiare, se riportarlo in giardino, dove forse lo stanno cercando, o magari la sua casa è sulla collina e allora l'affare si complica, chi mai troverà la tua casa, coniglietto Giulio, nella sterminata collina dietro a Villa Villacolle. Per ora potrai stare con noi. Ti nutrirò col trifoglio, mi han detto, niente latte che è veleno per i coniglieti disubbidienti come te, che forse disubbidiente non sei nemmeno, ma è stata lei a sottrarti alla tua casa, per avere un amico con cui giocare, mi sa. La saggia Beverly annusa e sta zitta. Il gatto transgender guarda la scena con aria di sufficienza e torna a sonnecchiare sotto il rosmarino fiorito. Vado a documentarmi. Dovrò trovare delle more, è questo che recita il Sacro Testo. Ma come, quale. La Storia Di Peter Coniglio! Ci ho tirato sù un Giurisprudente, vuoi che non ci riesca con un Giulio?

Il sole che c'è.


E' mattina presto, non troppo, ma è presto, in quei sacri quindici minuti in cui riordinare le idee e dire ok, inizio da qui, stamattina, ma prima leggo i giornali e prendo un respiro lungo, come prima di un tuffo, come prima di andare a cercare qualcosa sott'acqua, che ti sei appena sistemata la maschera sulla faccia, ho perso una cosa, proprio lì, e ho le pinne rosa per risalire più in fretta. Mattina presto con una palla di sole davanti alla finestra socchiusa, entra un profumo di fiori che non mi spiego, il lillà non è ancora fiorito ma ci siamo quasi, mi sa, l'ho guardato ieri, lo guardo ogni giorno me ne sono occupata personalmente, l'ho accudito, ripulito, liberato dai rametti secchi e le foglie avvizzite, esploderà, tra poco, lo so. Il sole guarda. La casa è un groviglio di disordini e polvere sparsa, sono stata assente due giorni, e significa un sacco, nella casa in collina, ma niente ci fa, basterà una buona musica nelle orecchie e un giro rapido ed efficiente, son maestra in questo. Il sole ascolta. Ci sono giorni in cui proprio non ti riesce di essere triste o preoccupata o ansiosa, che bisogno c'è, alla fine, e ti senti leggera e voli, quasi, canticchi pianissimo, perchè hai in mente da ieri una canzone in tedesco che canta la Princi col coro, e per forza che il tedesco non lo sai, e allora fai solo mmmhhh, mmmhh, ma la sai bene, è una canzone così dolce, e ti fa sorridere e commuovere, ogni volta, e gliela fai cantare spesso, e spiegare la storia, l'ha scritta Schumann, per i figli di Brahms, è la storia di una coccinella, che meraviglia di regalo è mai questo. Il sole aiuta. Sarà una giornata limpida e luminosa, lo si capisce da subito, se guardi bene, non c'è cosa fuori che faccia pensare il contrario. E anche se ti guardi, in fondo, con questi capelli da colonia elioterapica, con questi occhi che hai stamattina, quelli veri, non quelli pesti e opachi e orrendi e senza anima come hai le mattine che sei ferma e pesta e opaca e orrenda e senza anima, gli occhi di oggi ridono da soli, sorridono alle cose, sono occhi così, quest'oggi, felici, si può dire? felici di questo niente e di questo sole, che guarda e vede e ascolta, il sole che mescolava con me il caffelatte, che spuntava arancione dalla colline, il sole che adoro, il sole che cerco, il sole che sa.

13 aprile, 2010

Vota Antonio.



Beh, lo vuoi sapere?
Che cosa?
La sorpresa di oggi, cioè non proprio di oggi, sarà il 27 aprile.
Ah.
Uhm.
Un dialogo tra sordi.
Tu vota, intanto.
Che cosa?
Quello che ti è piaciuto di più.
Sì, ma di che cosa!
Il post più bello. Il post delle Fragole che ti piace di più.
Sì, certo, sono 4 anni che scrivi e scrivi e...
4 anni? QUATTRO ANNI?
eh sì, bellezza, se non lo sai tu che scrivi, devo essere io a dirtelo? Hai scritto il primo post il 5 marzo del duemilasei, sai contare a mente o ti faccio un disegno con le mele?
4 anni....
vabbè, tu intanto vota. Poi si vedrà. Scrivi nei commenti il post che ti è piaciuto di più.
e poi il 27 aprile....
4 anni...ma davvero...4 anni...
"... non ci posso pensare, 4 anni..."

12 aprile, 2010

Ode alla bici nuova.

Come si cambia, come ci cambiano i primi giorni di sole, di fresco vento, i bei giorni di una stagione cui non dare troppa confidenza, ci si studia un pò, che faccio, maglioncino leggero o ancora la sciarpa, uhm, meglio non fidarsi, e scema che sono stata a fidarmi io, che stamattina all'alba ero moribonda e febbricitante nel mio umile pagliericcio, in preda a laceranti sofferenze, sì, un pò di raffreddore, grazie, alla fine, una bomba di vitamine e intrugli misti gusto fragola e ben pimpante mi sono avviata ad iniziare la settimana. Che di per sè, è già cominciata strabene. E' finalmente arrivata la bicicletta, ma non una bici qualsiasi, una pieghevole, nemmeno tanto piccola e non con le ruotine, nera, elegantissima, che si può piegare in scioltezza e sistemare nel baule dell'automobile, in mongolfiera, in treno, tenerla sotto il letto, una bici da passeggio in città, per non girare e girare in cerca di parcheggi, per star dietro ad Afef quando viene al mercato, insomma, una bici da cinema. Mi sono cimentata con brugole e cacciaviti, confesso che mi ha pure aiutata il Liceale, e poi mi sono fatta un giro intorno al tavolo, così, per festeggiare. Vi ho già apportato una serie di piccole, deliziose modifiche, vi ho installato un cestino in vimini, staccato una serie di inutili adesivi, messo un antifurto color prugna che è un amore. Domani verrà inaugurata in pieno centro, già mi vedo a scorrazzare sù e giù per le vie cittadine, e la cosa mi piace. I bei giorni di sole ti cambiano, è vero, ti regalano piccoli piaceri insperati che l'inverno sotterra nel gelo e nella nebbia, ti fanno guardare con occhi golosi i cespugli dei fiori, ti fanno venir voglia di un gelato, di una chiacchiera su una panchina, sedute di sbieco a gambe incrociate, di stendere fuori, per dire, di metterti i sandali, una cesta di paglia, un foulard. Laudati siano i giorni così chiari, così normali, così di sole speciale, così di venticello, di fiorellini villani cresciuti nei fossi, di gerani da piantare, e il raffreddore è uno sciocco malanno di stagione, di bella stagione e allora, laudata sia, essa pure.

10 aprile, 2010

Bei giorni.

Il sole non scalda tantissimo, o forse sì, se ti metti proprio lì, nel pratino, alle 2, lo senti eccome, ti ci puoi anche abbronzare, se vuoi. Oppure, in un giorno così, puoi chiamare Afef e dire, perchè non vieni fin quassù, che sola sei, tapina e solinga nella tua sterminata magione, vieni che giust'appunto c'ho un lavorino per le mani, quelle scatole, famose scatole di legno che regalato c'hanno, e che trasformar desidero in packaging di lusso per CdM. Così, armate di pennelli e pennellesse, stucchi, spatole di ogni forma, colori a manciate, ecco qua, nell'angolo del terrazzo che tanto che c'importa se lo sporchiamo, martedì prossimo verrà rimesso tutto a nuovo, ci possiamo disegnare anche sopra, per dire. 
Di pasticci ne abbiamo fatti eccome, cani che andavano e venivano, figlioli, innaffiatoi, cose e cose, cartavetro, ma come, scartavetri ingioiellata, ma non si fa, e poi il danno, senza la beffa, abbiamo usato una vernice beffardissima, che ha disintegrato il bicchierino di carta dov'io ignara l'aveo riposta, e così, santapace, vernice dovunque, e allora giù di solvente, e la mia Regia Vicina che si sporge un pochino e dice, Chessuccede, e noi lì, indefesse, a pitturare, scartavetrare, c'è presa secca, colorare, ma che bello questo rosa, mi ci farei lo smalto.
Afef pittura e pittura, docente di Stuccatura su Legno, io brillante allieva di Casini con Stucco su Legno, viene uno schifo, lo stucco ne devi mettere pochissimo, mica è un panino con la Nutella, che devi essere generosissima, qui un velo ne basta, come non lo sai? Adesso lo so. Le nostre scatole per Cuore di Maglia sono lì, tutte in fila, stuccate e qualcuna perfino pitturata. 

Bei giorni, alla fine, un bel week end pieno di cose e di sole, di prati e di chiacchiere, e di bei pensieri. Stucca e pittura, pasticcia e rovescia, alla fine, qualcosa di buono ci esce. Si dice così.

08 aprile, 2010

L'argenteria.


Le faccende domestiche hanno nel loro intrinseco senso logico, il loro perchè. Non sto a spiegare nè il come nè il dove, ma sono certa di aver messo a punto, in questa mattinata di mezza vacanza, una mia personalissima teoria. Si fa quel che si vorrebbe fare, in similitudine, metaforicamente, ecco come. Ben so che il concetto è nebuloso, ma mi accingo testè a spiegare. Esistono, e già enunciai in passato, una serie di faccende domestiche che hanno un che di terapeutico. Sistemare le posate, sgranare i piselli, stirare (ussignur!), pulire i fagiolini e ben lo sa la mia Amica Bolognese, e una miriade di altre incombenze. Rendono riflessivi più del solito, o rilassano più del solito. Da qui partendo, ecco la teoria nata quest'oggi. Pulire l'argenteria. E' la libidine massima. Minimo sforzo , massimo risultato. Una passata e via. Non che possieda una sterminata collezione di pezzi in argento, anche se alla bisogna, la mia Amica della Perle saprebbe ben, invero, come aiutarmi. Sono pezzi di famiglia, salvati dalle grinfie dei ladruncoli che ad anni alterni hanno fatto visita alla mia magione. E poi, bombonierine piccolissime, un segnalibro con un orsetto, un pupazzo di neve e una teiera. Null'altro. Niente per cui valga la pena di scassinare una finestra, ecco. Stamattina, dopo una colazione burrascosa, non proprio da spot, m'è punta vaghezza di buttarmi anima e corpo nei lavori domestici, per infliggermi una punizione corporale, come dice la mia Amica delle Lampadine, per cercare di non pensare, dico io. Ciascuno di noi c'ha i suoi cazzi e i suoi mazzi, signora mia, mi permetta la finezza. E in questi casi, chessifà? Ci si dà d'argenteria, per sentirsi utili e magnifici, un pò magici, persino. Si prende l'oggetto, si spruzza un liquidino portentoso, si dà una passatina, si sciacqua. Voilà. L'incantesimo si è compiuto. Qull'orrendissimo pupazzo di neve che guai a buttarlo o obnubilarlo dentro una credenza, che solo un attimo fa era neronerissimo e dava il peggio di sè, a guardarlo adesso, ooohhhhh, è lucidolucidissimo e non sembra nemmeno lo stesso e perchè obnubilarlo, poverino, alla fine ha persino una faccia buffa. Peccato. Peccatissimo che il liquidino portentoso funzioni solo e soltanto sull'argenteria, per pochissima che sia. Me ne servirebbe un cargo, per spruzzare sulle cose opache e senza luce, persino su di me, per le volte in cui tutto mi sembra così nero e sporchissimo, e sì, certo, dovrei fregare e fregare, e lavorarci giù di gomito, sbuffando e imprecando, e invece no, basterebbe uno spruzzino e un minuto scarso di impegno ed ecco tutto splendere come alla corte del Re. Pulire l'argenteria: operazione consigliata quando ci si sente buoni a nulla, quando il mondo ti vorrebbe bionica e onnipotente e invece non ce n'è. Giuro, funziona.

07 aprile, 2010

Restyling.

Si ha voglia di cose nuove, o se non nuove del negozio, nuove nella forma, ritrovate, cambiate ma sempre uguali, come dire. Si prescinde dal fatto che Blogger fa un pò come gli pare e scrive piccolo ma che c'importa, si prende anche questa come una bella novità primaverile, a cambiare l'armadio non ci si pensa ancora, è bello vedere insieme magliettine di cotone e golfini pesanti, tempo ci sarà per quello e poi, chi l'ha detto che bisogna farlo per forza, non si può tenere tutto insieme? Alla PrinciPallavolista, che si allena e si allena e si sfonda di vasche e pallonate, e a me, che mi sfondo di stendere fuori che mi piace un sacco, di leggere, ma pochissimo, non come d'inverno, di preparare questo Camp di  Cuore di Maglia che il G8 in confronto era una merenda in oratorio, a noi due, c'è presa di pitturare. Forse contagiate dall'Amica della Collina, ecco che ci siamo improvvisate Extreme Makeover Home Edition, ma degli uccellini che popolano il nostro giardino. E giù di smalto e cuoricini e prima scartavetra per bene, bambina, devi imparare a fare molte cose, mica solo i biscotti e la riga del rossetto, ti serviranno di sicuro, vuoi mettere la grazia di una donna che scartavetra con cognizione di causa? Così, non le abbiamo nemmeno dato il tempo di asciugare per bene, alla casina, e l'abbiamo appesa nel sole, vicino alla siepe del caprifoglio che ancora prima di fiorire ce ne vorrà. Ora, il nostro giardino è quasi finito. E dico quasi. Manca ancora qualche vaso qua e là, ma avevo voglia di fiori bianchi e di petunie, ecco, forse le petunie bianche sarebbero una soluzione, disse fra sè e sè, meravigliata dal fatto di non averci pensato prima.
La cosa che mi rende in assoluto più fiera è la parte delle erbe aromatiche, piantate di fresco dal Supremo Capitano. La delizia vera, nell'intimità della mia umile cucina, è dirsi Mi Serve L'Origano, voilà, uscire  e trovarlo, cercarlo nel frigo o nella credenza son capaci tutti. Lo vedi? Si pittura, si usa il piegaciglia con rara maestria, si fa a maglia, si smonta la lavatrice, si cucina da cinque stelle, si coltiva l'origano in giardino. E si scartavetra pure! Impara, bambina, impara.

05 aprile, 2010

Scriverei.

Scriverei. Se avessi qualcosa di sensato da dire, ma ho la testa vuota di cose serie, oggi, ci si è lasciati così andare nella casa in collina, nessuna grigliata ma tante merende, e cose e la famiglia a ranghi più che ridotti, oramai, sono prove tecniche di trasmissione, per quando questa casa vuota lo sarà per davvero, e allora ci si impana di stupidaggini, si cerca quel ciondolo con la tazzina e con la crostata, si fanno braccialetti con la Princi, si ride tanto, si fa la maglia, si canta tanto, si pensa al blog, che strano, io non ci penso mai a cosa fare, qui. Mi viene da scrivere, apro e scrivo, fine, non è che ho un progetto, non è che ho una scaletta, o peggio, li scrivo prima e poi li pubblico così, a naso. Scriverei se sapessi di cosa parlare, se avessi una storia d'amore da raccontare, totalmente inventata, un giorno forse la scriverò, non è detto che non ce l'abbia già, da qualche parte, solo che non so più dove l'ho messa, come buona parte delle cose mie. Non è vero, non ce l'ho, ho  solo tanti racconti e una penna che non scrive, un bottone che ho perso, e una tazza sbeccata. Dentro ci tengo    la mappa per scappare dal mio giardino, la chiave di una porta scardinata, un lucchetto chiuso di un diario dei segreti dove non c'è scritto niente. E' un giorno di vacanza e in vacanza è andato anche il cervello, perciò ci si permette il minuscolo lusso di scrivere quello che viene fuori, così, senza un titolo, senza nemmeno tanto senso, come si fa sempre, come faccio sempre, apri e inizi a scrivere, venga fuori quel che vuole, c'è una musica che mi piace e allora, ok, scrivi, dai, che tanto oggi vale tutto, fai un altro dei tuoi esercizi, come si chiamano Quaderno a Righe, ecco, come t'hanno insegnato quella volta, Lei Non é Brava Coi Personaggi, è vero, non li so fare, non so creare i caratteri, non so nemmeno fare i dialoghi, in realtà nemmeno Moccia li sa fare, e con Betta a Roma sono andata al suo negozio che vende solo cuori e cose a cuore, e ci avrei dovuto impazzire e invece no, non ho avuto cuore di entrarci, pensa un pò, a me lui non piace, e mi sembrava incoerente entrare nel suo negozio, e ci siamo guardate e dette, No, Non Possiamo, che a noi non ci piace, e allora, che sei tanto furba e saputella, scrivila tu la storia di Babi e Step, scrivila tu che fai tanto la splendida e dici Non mi Piace, coraggio. No che non la scrivo, la scriverei, se la sapessi, la scriverei, se sapessi, scriverei, e dato che non so, no che non scrivo.

04 aprile, 2010

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...