18 maggio, 2010

Nel frattempo.

Non si era più abituati. Il grigio, il freddo, le cose dei giorni scorsi non ne davano il tempo, non passava la  luce, non so, le persiane erano chiuse sul bello, la tenda tirata a nascondere i colori e l'allegria, la porta sulla calma, la tranquillità, chiusa dal di dentro, con quei catenacci di ferro che fanno rumore. Ora, invece. E' tutto così lucido se c'è il sole, tutto sembra essere più nuovo, come appena comprato, lavato di fresco, appena tolto dal forno. E' una strana, stranissima primavera, in uno stranissimo anno che non si sa, non sento uno solo che dica Sono Felice, sarà vero o non ci si accontenta, sarà vero o è tutto una finta, sarà vero o cosa mai. Nel frattempo, qui è mattina. Ci si è svegliati in ritardo ma che c'importa, si trova sempre una soluzione a una sveglia che non suona, ci si organizza, ci si accudisce un pochino, che ci son volte che proprio non si ha nemmeno il tempo di rendersene conto, che non si pensa a sè. Non arrivano rumori, se non quelli che ci piace ascoltare, non ci sono pensieri foschi e si scelgono con cura quelli che ci piace pensare, si gestiscono le rose, tra poco ci sarà l'esplosione, in ritardo, ma ci sarà, e allora si fanno cose dal terrazzo, il prato verdissimo appena tagliato, l'acero rosso più rosso che mai. Sono piccolissimi regali, da scartare con cura, da bere piano come l'acqua fredda, convalescenti da deliri di varia natura, che adesso tutta insieme la calma e la bellezza sembrano troppe, ma ci sono, e allora ci si avvolge in questo bel silenzio, in queste mille cose da fare con un piacere insolito, in questa pace, sembra che tutto sia in ordine, ben sistemato, sembra che il mondo ce l'abbia piegato in tasca, che tutto giri, profumi e suoni, e che niente e nessuno. Nel frattempo, qui è mattina.

15 maggio, 2010

Mi piacerebbe.

Si passa da un inverno pressochè eterno con nulla da fare a una serie di appuntamenti imperdibili, ai quali proprio non si vorrebbe mancare.
Come questo. 
E poi, con un logo del genere, non fa venir voglia di essere già lì?
Inizia lunedì 17 e finisce il 23 maggio. 
Il Lusso Essenziale, La Straordinarietà del Quotidiano per Recuperare il Piacere di Vivere.

E poi, oltre a Paola e Roberta di PippiCalzelunghe, c'è anche Magda Sayeg
Beh, vabbè, come si dice.
Fuori un sole bianco e traslucido che promette poco di emozionante, quassù nella casa in collina un silenzio di pace e prosperità, anzi no, quello era l'augurio, allora rifaccio. Quassù, nella casa in collina un silenzio di pace e tranquillità, la quiete dopo la buriana, il nulla dopo il delirio. Si prepara un pane, si guarda di sbieco la polvere sui libri, ma come fa ad accumularsi tanta polvere e così in fretta, le ragnatele simil castello di Dracula, ma chemmimportammè, con calma e grazia e voglia e sentimento ci sarà tempo per eliminarle, più tardi, domani, mai, Aspetterò magari che cadano da sole, che si disintegrino o che si trasformino in pizzi candidi e merletti preziosi, ci farò tutt'intorno una cornice di maglia colorata, non fa così anche Magda Sayeg? 





14 maggio, 2010

Dichiaro.

Dichiaro ufficialmente concluse le 2 settimane più odiose degli ultimi dieci anni.
Dichiaro che da questo momento e fino a data da destinarsi, gradirei, ciel volesse, non avere più a che fare con i seguenti attrezzi: stampelle, pronto soccorso, sala gessi, ghiaccio, antibiotici, tachipirine, aerosol, lastre, citrosodine, enterogermine, spremute, gocce, risonanza magnetica, antibiotici, medici, caposala, ricette, tessera sanitaria, ticket, primario, accettazione, controllo, garza e i mazzi e i contro mazzi.
Dichiaro che da questo preciso istante non farò più nulla o poco più e per l'intero week end.
Ecceccavolo, e forse ci stava meglio un'altra parola, liberatoria e con più z.

Letto, confermato e sottoscritto.

12 maggio, 2010

La domatrice.

Nulla di torrido, per carità. Nè trasparenze nè pelle nera, nè stiletti nè baby doll, nè sado nè maso. Oggi però, una frusta mi sarebbe servita. Non già per percuotere quanto per scudisciarla sul pavimento della linda stanzetta che  hanno assegnato, alle 7 o già di lì, a me e al mio figliolo, la domatrice e la tigre siberiana, per meglio dire. E' stata una lunghisssssssssima giornata. Non è mistero, il Giurisprudente ha subito un piccolo intervento, piccolo mica tanto e poi nemmeno una passeggiata, come invece l'Illustre Medico aveva millantato. Fatt'è che il mio Figliolone non è tipo che se le fa tanto raccontare, e se dapprima si è lasciato docilmente mettere il camice candido e trasportare in carrozzina fino alla sala operatoria, è tornato...beh, è tornato imbizzarrito, imbufalito, incattivito e pure incazzato. E con due hot dog infilati nel naso. Taccio per pudore le esclamazioni di disappunto, posso solo dire che non ho sentito alcun Accidenti o Maledizione. In luogo del mio Riccioluto Ventenne, un camallo dei bassifondi del porto più sgangherato del mondo, una tigre siberiana dai denti a sciabola, una furia. Io? beh, io cercavo di mantenermi calma, di dirgli Adesso Passa, di cercare di convincerlo che era proprio inevitabile e che insomma si doveva proprio fare. Lui, nulla. Cocciuto come la sua mamma, non ha voluto sentire ragioni di niente e ha continuato ad imprecare finchè non si è addormentato di schianto, stremato dall'ansia, dalla sveglia all'alba, dalla fifa blu che ha avuto per tutto il tempo e, ne sono certa, anche da un pò di anestesia che, seppur locale, gli deve essere entrata in circolo, succede qualche volta. Ora, la lunghissima giornata volge al termine. Lui sta benino, nonostante il fastidio e le menate, io sono stremata, in pigiama da due ore, non vedo l'ora di arrampicarmi alla bell'e meglio nel mio umile pagliericcio e non muovermi da lì per le prossime venti ore. Vita durissima per le domatrici di tigri, per quanto seducenti e bellissime e ricciolute esse siano. Prenderò lezioni da Moira, ma già, quella è degli elefanti e che differenza ci sarà tra tigri ed elefanti. Uhm,mi sa che è proprio ora di andare a dormire. L'anestesia, forse, l'ho assunta anche io.

11 maggio, 2010

Meglio, direi.


Dal film Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, 2007

"Vada a casa a dormire anche lei."

" Non riesco a dormire; anch’io ho un oroscopo orribile sa? Farò una
brutta fine, forse l’ho già fatta. Mi drogo. Lei si è mai drogata?"

" No, io faccio l’uncinetto"


Ecco, appunto.
Benchè non sia stagione, in una merdìcea giornata come quella che va a concludersi, non che quella che verrà domani si profila meno merdìcea di questa, ho iniziato una coperta di lana, di quelle classiche, facilissime, a buchi ma che tengono un caldo feroce, il granny square, bambina, mica caramelle. La cosa bella è che vai avanti senza pensare, ma quale contare, ma quale schema, vai e vai, finchè ne hai voglia e quando ti stufi cambi colore, e poi riprendi e non pensi a niente, e domani la porterò con me, mentre attendo il Giurisprudente che sì che è cosa da nulla, però, eccheccavolo, c'ho un'ansia che la vedo, seduta qui di fianco. Mi han consigliato di tutto, dai superalcolici a goccine miracolose, dall'Ignatia Amara sto lontana, e allora, meglio di qualsiasi cosa, faccio una coperta. La MaggioCoperta, non è nemmeno male.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...