18 maggio, 2010

Nel frattempo.

Non si era più abituati. Il grigio, il freddo, le cose dei giorni scorsi non ne davano il tempo, non passava la  luce, non so, le persiane erano chiuse sul bello, la tenda tirata a nascondere i colori e l'allegria, la porta sulla calma, la tranquillità, chiusa dal di dentro, con quei catenacci di ferro che fanno rumore. Ora, invece. E' tutto così lucido se c'è il sole, tutto sembra essere più nuovo, come appena comprato, lavato di fresco, appena tolto dal forno. E' una strana, stranissima primavera, in uno stranissimo anno che non si sa, non sento uno solo che dica Sono Felice, sarà vero o non ci si accontenta, sarà vero o è tutto una finta, sarà vero o cosa mai. Nel frattempo, qui è mattina. Ci si è svegliati in ritardo ma che c'importa, si trova sempre una soluzione a una sveglia che non suona, ci si organizza, ci si accudisce un pochino, che ci son volte che proprio non si ha nemmeno il tempo di rendersene conto, che non si pensa a sè. Non arrivano rumori, se non quelli che ci piace ascoltare, non ci sono pensieri foschi e si scelgono con cura quelli che ci piace pensare, si gestiscono le rose, tra poco ci sarà l'esplosione, in ritardo, ma ci sarà, e allora si fanno cose dal terrazzo, il prato verdissimo appena tagliato, l'acero rosso più rosso che mai. Sono piccolissimi regali, da scartare con cura, da bere piano come l'acqua fredda, convalescenti da deliri di varia natura, che adesso tutta insieme la calma e la bellezza sembrano troppe, ma ci sono, e allora ci si avvolge in questo bel silenzio, in queste mille cose da fare con un piacere insolito, in questa pace, sembra che tutto sia in ordine, ben sistemato, sembra che il mondo ce l'abbia piegato in tasca, che tutto giri, profumi e suoni, e che niente e nessuno. Nel frattempo, qui è mattina.

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