09 maggio, 2011

E' stato il vento.

Ma certo, non può essere stato che lui. A spezzare i rami degli alberi, a portare in giro le foglie nuove, a scuotere e scuotere il ciliegio e a sparpagliarne tutti i fiori. A svegliarmi alle 3, il vento di notte è affascinante e misterioso, non sai mai cosa ti porterà, se una giornata lucidissima o strati di nuvole indaco e grigio chiaro, appena appena, il viale stamattina era un quadro da copiare, le foglie degli alberi davano la loro parte di sotto, quella più chiara, come succede di solito quando sta per venire un temporale,e il cielo è violetto, sì e le foglie a tratti sembrano bianche ma non pioverà di sicuro. Confusa, stamattina, ma sul pezzo, come si dice. Si è sempre un pò titubanti il lunedì mattina, si aspetta sempre un segnale prima di scatenare l'inferno che si ha da scatenare, le millemila cose che si hanno da fare e da organizzare e forse un velo d'ansia ci prende pure a pensare che fra due settimane saremo qui e si fa il check di tutto quel che resta da fare che non è molto, ma insomma. Il vento s'è calmato un pochino, gioca a nascondino e nessuno lo trova mai, salvo poi all'improvviso saltar fuori in una raffica precisa, che ti sorprende e ti meraviglia, ma come, non era passato? Il vento sulla terra è così diverso dal vento sul mare, ma entrambi hanno lo stesso fascino e la stessa magia, da dove viene,e dove andrà, chi avrà sfiorato prima di sfiorare me, che lenzuola avrà asciugato prima delle mie, quali petali e di quali alberi avrà raccolto per farsene una collana colorata. Confusa sì, sul pezzo sì, ma sempre un pò sulle nuvole, le stesse che ha portato il vento e che il vento porterà via, le stesse che mi fanno guardare in sù e dire Che Bel Colore, io, donna vanesia che si sveglia col vento, che immagina i suoi viaggi e che mi trova ogni volta così affascinata e così contenta che ci sia e che sibili sotto le finestre e che muova persino l'erba piccola del pratino e rovesci le cose stese ad asciugare. Impertinente lui, vanesia io, non può essere che colpa sua, certo che sì.

08 maggio, 2011

Domenica, verso sera.

Una volta mi faceva tristezza, la domenica sera. Anzi, non proprio sera, verso quest'ora, le sette, le sette e mezza, non si può dire che è sera, sera è dopo le nove, mi sembra. Credo però sia solo questione di clima e di stagione, mi fa tristezza se piove o se c'è la nebbia, anche se la nebbia mi piace, ma non so, la domenica verso sera non è che mi piaccia proprio sempre, ecco, sono giunta a questa conclusione, dipende da una serie di fattori, non ancora individuati, forse, facciamo così. E' domenica verso sera, lassù, nella Casa in Collina. I figlioli sono sparsi un pò dovunque, solo la Princi suona e suona, ecco un altro degli aspetti, se sei sciallo ed è verso sera e la Princi suona, significa che è domenica perchè ogni  lunedì ha lezione di pianoforte e allora ripassa.  E' domenica verso sera se nessuno scende a curiosare fra le pentole o nel frigo. Di solito, in questa casa, la domenica sera nessuno ha fame. Eccerto, i maschi di sabato  rientrano a giorno fatto, la colazione è all'ora di pranzo e tutto si sposta con un fuso orario tutto speciale. Il beato niente di questa domenica verso sera sono i 3 BiciCestini che ho fatto in questo fine settimana, che me ne chiedono una marea e credo che al negozio dove li compro nudi e crudi,  mi abbiano scambiato per una spacciatrice di cestini da bicicletta, e in un certo senso la sono anche, ma i miei cestini hanno tutti un vestitino, un nome e un'etichetta. Dopo il BurroCestino, Ecco il CieloCestino e il PratoCestino. Pura meraviglia. In più, l'Aiuola delle Rose ha finalmente dato il suo primo fiore e una rosa fra le mie preferite è finalmente sbocciata. Le domeniche verso sera di inizio maggio hanno un fascino tutto speciale, forse un'insalata di pomodori per cena, o una pizza qua vicino, già che è la festa della Mamma e nessun festeggiamento speciale, solo baci pungenti e coccole profumate di hennè, un pò limone e un pò aceto, le ho insegnato bene, l'hennè si fa così, ci vuol mestiere. La domenica verso sera, in queste sere belle di maggio, mi fa pensare sì che domani frizzi e lazzi e acrobazie, ma adesso c'è una bella calma e un bel profumo, il caprifoglio ancora non si è svegliato, lo farà presto e unirà il suo aroma a quello delle rose che sono arrivate prima e per l'invidia fiorirà il doppio e profumerà di più. Le cose care, le persone che sono la mia vita stessa, il mio sentimento e tutta la mia storia, le ho qui vicino, una rosa nuova  e mia figlia che suona, a domani c'è tempo, che questo verso sera duri ancora per un pò.

05 maggio, 2011

Indecisa.

Se chiamarlo BurroCestino.
O PerlaCestino.
O CatenaCestino.
O CampanellinoCestino.
Già perchè questo è un cestino da bici, in kitchen cotton color burro, con perle, catena e campanellino.
Creato già da un pò, non aspettava altro che di essere accasato al suo cestino ed essere tempestato di pietre preziose. L'occasione si è presentata oggi nel dopopranzo, che lassù nella Casa in Collina si urlava ma si urlava, e io, bella scialla, infilavo perle e non fiatavo, anzi, ADR, come dai carabinieri, come quella volta che sono venuti i ladri e il maresciallo era tutto uno scrivere ADR, ADR che in teoria significa A Domanda Risponde, ma che in pratica vuol dire, respira appena, non fiatare e parla solo se sei interrogata, che quando il tuo Illustrissimo e Integerrimo e Isoscele e Uno e Trino Sposo sbraita e lancia strali  contro uno dei figlioli, ancorchè maschi e grandi, ben meglio è che tu stia zitta, che non dica nemmeno bah e che continui ad  infilare perle nei cestini e fai finta di nulla. Anzi, ho un'idea ancora migliore. Procurati non vista la tua sacca con la maglia e i ferri e recati di soppiatto al knit cafè. Nessuno si accorgerà della tua sparizione. E quando succederà tu, beata, sarai già lontana. Furbissima donna, ti stimo.

04 maggio, 2011

Piastrelle, ecco cosa.

Mai piastrelle furono più desiderate di queste. Recuperate con grazia dalla deliziosa Elisa che me le ha fatte scegliere da un cassetto di legno, in un negozio dove sono stata, vediamo, quindici anni fa, a scegliere un lavandino di terracotta con le papere. Che ancora ci penso, a quella cucina viola, quindici anni fa una cucina viola era da ricovero immediata nel Reparto Infettivi, non so se mi spiego. Piastrelle, stamattina. Caricate sulla mia automobile trasformata per l'occasione in furgonato/telonato e scaricate dalla Medesima Scrivente Stessa,    che son pesanti i pacchi di piastrelle, oh, se son pesanti. Mai piastrelle furono trattate con più cura, disposte con precisa amorevolissima delicatezza nel luogo dove nessuno le può urtare. Di due colori che adoro, Lavanda e Mare, oggi nessun dono mai avrebbe potuto farmi più felice di così. In questo progetto, ogni giorno imparo qualcosa: che cosa è il massetto, che la guaina non è necessariamente quella che si mette dopo un parto, che prima si mette l'intonaco e poi il lavandino, giammai il contrario. E infine, che il preziosissssssssimo Chanel Riva resiste anche allo scarico di piastrelle. Però, non l'avrei mai detto.

02 maggio, 2011

Cuor di Fragola.

Chi ce l'ha messa. Questa fragola nel mio pacchetto. Nel pacchetto di fragole che ho comprato io. Nello scaffale del mio supermercato. Quale addetto ce l'ha sistemata, quale invece l'ha scaricata dal camion. Com'è che proprio lei è arrivata proprio a me. Ho trovato una fragola fatta a cuore, proprio io, che di Fragole e di Cuori ci ho lastricato la mia strada, da un pò di anni in qua. Avrei voluto congelarla, tenerla lì, la PrinciDolcezza non voleva che nessuno se la mangiasse, E' Solo Tua, Mamma. Fragole e cuori. Che vita avrei senza. Che cosa farei, invece. Di cosa mi occuperei, al posto. Dove verrei quando sono troppo felice o troppo scontenta o troppo presa o troppo ferma. Dove instraderei l'energia, quella bella e quella meno, ma non ce n'è una meno, quando sei senza forze di energia non ce n'è per nessuno, nè buona nè non, nè positiva nè non. (chi ha inventato che due negazioni non vanno insieme, stanno così bene, invece). E cosa inventerei coi miei gomitoli e i miei ferri circolari, e quella volta che ho sbagliato quella scarpina ed è venuta così piccola e ho detto, E Adesso? poi da lì, in pochissime ore,  è nato tutto. Cuore e Fragola. La meraviglia assoluta. Le Fragole fermano i miei pensieri più belli e quelli più tremendi, le sciocchezze, le frivolitudini. Il Cuore invece, li porta via, li fa volare in alto, li porta dove c'è bisogno di caldo e di buono, li porta con sè e mi fa migliore. O almeno credo. Una fragola fatta a cuore. Nulla potevo trovare di bello e più dolce e infatti, obbedendo alla Princi, la CuoreFragola l'ho mangiata io. E chi, se no?

Già maggio.

Troppo in fretta, troppo improvviso, troppo tutto. Già maggio, eh già. Maggio, le rose e le spose, e il sole e le fragoline selvatiche in fondo al pratino, che sono pochissime ma così buone, il ribes, che è verde ancora ma che fra poche settimane sarà già pronto per la raccolta, ci si prepara, una scodella basterà per il raccolto, mica un cestino. Stamattina è mattina di aria fresca e di cose, di finestre spalancate per far entrare il sole, peccato che ci sia polvere dovunque e formiche, pure loro arrivano di maggio, accidenti. Mattina di panni profumati a stendere sul filo che dal ciliegio va al cancelletto, ben nascosto ieri alla vista del Regio Arredatore, mi avrebbe tolto il saluto mi sa. E si sarebbe portato via la bolla, minimo. Mattina di scartoffie e di menate e di file, sicuro, e poi un caffè al volo con l'Amica delle Perle, Amica Risanata, per giunta. Perciò, buon maggio. E' un mese fiorito e profumato e pieno di promesse e cose belle, e frutta deliziosa, e desideri da esprimere, sottovoce, anzi, in silenzio, lo sanno anche i sassi che se i desideri li dici ad alta voce, non c'è niente da fare, non funzionano nemmeno se piangi cinese. Non so che desideri avere stamattina, forse che mi passi il mal di testa feroce che ho da questa notte, che il mal di testa di notte fa più male di quello di giorno, perchè ci pensi di più e non riesci a dormire e ti chiedi ma come mai, e poi sei sversa per tutto il giorno, ma come, per un banale mal di testa, e invece è così. Ma è maggio, fiori e rose e tutto il resto, sandalini con camelie di stoffa grossi come pagnotte, la borsa di paglia come per la spiaggia, il golfino slacciato, il profumo che sa già d'estate. A maggio, nessuno può prendersi la libertà di stare male, per il mal di testa ci sono le bustine rosa o le pastiglie buone da prendere senz'acqua, innaffierò le  surfinie e mi darò una mossa, a maggio, si sa, ogni minuto sprecato è un minuto perso per sempre, c'è un sole buono e un cielo pallido, un cielo che sa, che forse racconta, è un cielo un pò magico, in giro si dice  che fa passare anche il mal di testa, è maggio, eh già.

28 aprile, 2011

L'entusiasmo.

Sai cos'è?
Cos'è cosa.
L'entusiasmo, dico, è scritto nel titolo. 
Ah, ecco.
Io di preciso non lo so. Ma ci pensavo stamattina, in macchina,era ancora così presto, si era detto, vacanze fino al due maggio, come le scuole, e invece no. Non è una domanda difficile, ma ci vuole un attimo di concentrazione per capire bene, per farne una bella risposta, un bel tema, non so. L'entusiasmo, e parlo del mio, è quello che quasi non mi ci fa dormire la notte. E non come quando ho l'ansia, cioè sì, è una specie di ansia, ma un'ansia di quelle buone, non ti fa salire il magone e non senti il vuoto nello stomaco, ma una specie di girandola, e un pò ti vien da ridere, anche, per tutte le cose cui pensi e che stanno andando al posto loro e che ti fanno sentire così leggera e ti fanno venir voglia di ballare intorno a quel tavolo che ha cambiato faccia, e che serve per quel progetto che hai, e che non vedi l'ora che. L'entusiasmo è quello che ti fa fare due giri alla rotonda di casa, perchè se no  la canzone che stai cantando con  la PrinciSorriso finisce subito e allora non vale, e lei canta così bene, e ci credo, lo studia a scuola come si fa a cantare bene e ha quella voce con quei bassi e quegli alti sottilissimi, che ancora non ti spieghi come fa a non steccare mai, epperforza, poi ti dici. L'entusiasmo, la bellezza, la semplicità, le cose della vita, i giorni uno in fila all'altro, svegliarsi che sai già che starai bene e non è cosa da tutti i giorni, ci sono state delle volte che ad alzarmi facevo una fatica ma una fatica, e che al posto del cuore avevo un sasso sporco, e restavo lì, schiacciata dal soffitto a guardare il niente fuori che sommato al niente che avevo dentro mi faceva niente, niente al mondo, niente di niente. Forse è per questo. Forse è questo che mi fa essere così, adesso, che quei giorni là sono così lontani e cancellati, mai dimenticati ma eliminati,  e non torneranno. Ho deciso così. E' questo allora, è tutto nascosto in questa semplice formula, fai una cosa che ti fa stare bene, mi vien da dire, a me, sì, a me, sii felice della tovaglia profumata di buono, del silenzio di questa casa e della musica assordante qualche volta, e culla e proteggi tutti i piccoli e grandi sogni che hai, tutte le idee, l'odore di vernice che ha la tua cucina in questi giorni, l'erba del pratino un pò macchiata di bianco, ma non importa, ci sono ancora così tante cose da fare e tante di  quelle scarpine e vestitini e copertine, e cose e cose, e allora sì, sii felice ed orgogliosa delle cose che hai fatto e che farai, tu e le tue scelleratissime Amiche, e vai fiera di questo entusiasmo che hai, di aver imparato da tua madre a fare la maglia quel giorno nel cortile, la seggiolina di vimini e la bottiglia dell'acqua vichy, quelle da fare con l'Idrolitina, ma guarda te cosa mi viene in mente oggi, e sii contenta se qualcuno ti dà della scentrata e non capisce, non è mica facile capire cosa può nascere da un cuore semplice, da un cuore normale, da un cuore che sa che niente più niente fa niente, un cuore che era un sasso sporco schiacciato dal soffitto e che adesso invece  è una girandola colorata.

27 aprile, 2011

La civetta.

Di preciso non saprei dire dove viva. Di certo non  sul ciliegio del pratino, e nemmeno sugli alberi oltre il cancello. Direi piuttosto sui pini del Prato Grande, è da lì che arriva il suo canto ogni sera, ogni santissima sera, a partire dalla seconda metà di aprile, e sempre intorno alle 22, 30, minuto più, minuto meno. All'inizio non mi piaceva. Mi avevano insegnato che il canto della civetta portava uno sgarro ma uno sgarro, e quindi a sentirla immaginavo che terribili flagelli si sarebbero abbattuti su di me e sulla mia famiglia. Ma poi, avendo scelto di condividere il percorso terreno, il desco, il talamo e tutto il resto  con un uomo di fine pragmatismo e di ingegneristica praticità, ho ragionato. O meglio, Lui mi ha fatto ragionare, sostenendo che, tra le migliaia di famiglia che udivano il canto della civetta, laddove pure portasse sfiga, cosa peraltro priva di ogni fondamento scientifico, perchemmai la sfiga avrebbe dovuto abbattersi proprio su di noi? La cosa mi tranquillizzò. Col tempo poi, ho imparato ad amare questo canto malinconico, questo ritmo incessante ma delicato, impercettibile, che mi fa sentire a casa, ma la mia casa a primavera, la mia casa di sera, a primavera, la mia casa di sera, a primavera mentre sto per dormire.  E alla fine, mi piace anche quella faccia che ha, gli occhi sbarrati, quel ciuffo buffissimo, quel becco adunco. Ho fatto incetta di anellini da pochi dollari e ciondoli con gufi e civette che dividerò con la PrinciRedenta. Insomma, ho fatto pace con la civetta. Così dicendo uscì e un vaso di gerani la colpì, cadendo da un davanzale. Dannatissimo animale, mormorò fra sè prima di perdere conoscenza, mi sa che stavolta  il Sommo Regio Sposo ha sbagliato.

25 aprile, 2011

Ode alla Nastrina.



Ci sono mattine un pò speciali, dove il tempo è speciale, il momento è speciale e la colazione, per forza di cosa, speciale ha da essere anch'essa. Non ci si è svegliati tardissimo, anche se il lunedì dell'Angelo è ancora vacanza, ma si è scesi lesti in cucina a vedere chi c'era, ad assistere a preparazioni di cestini da picnic e bagagli per transumanze varie. Una volta tornata la calma, ci si è potuti dedicare in concordia e giubilo alla propria prima colazione. La Nastrina è riservata alle colazioni di giornate di più che festa, come quella odierna. Essa, la Nastrina, consta in un mirabile impasto di pasta sfoglia che la rende unica. E' infatti la sola brioche che non si può farcire: dà tutto del suo. Non si può tagliare a metà, non si può dividere. Qualcuno però ha tentato di profanare tale e tanta mirabile prelibatezza, tuffandola non visto nel barattolo della Nutella. La Nastrina si è risentita. Essa vive di vita propria, non ama sofisticazioni e interferenze di sorta, non c'è trucco e non c'è inganno, Tutta Roba Mia, si sente dire dalla credenza. Ma la vera leccornia della Nastrina è il nodo. Il luogo esatto dove le due parti di pasta sfoglia si intrecciano, raddoppiando il loro sublime sapore. Di gran lunga il croissant che più amo al mondo, di quelli industriali, s'intende, la Nastrina, o meglio il suo nodo, fanno della colazione di Pasquetta una colazione speciale. E non ci si angusti troppo, cosce e chiappe non ne risentiranno di questo mirabile innocentissimo peccato. Presto, molto presto ci si recherà a cadenza trisettimanale ai cittadini Argini in compagnia di Afef, a correre e correre e correre fino allo sfianco. I nodi delle Nastrine sanno fare danni davvero giganti, ma uno, uno soltanto, che male può far?

22 aprile, 2011

Si pittura.

In data odierna si dichiarano ufficialmente iniziate le pasquali vacanze. Noi qui non ci si fa certo mancare un bel nulla di nulla, non si è deciso per nessuna meta esotica e/o marina e/o montana, ma si resta costì, in collina, il pratino è di un verde così smeraldo che sarebbe un peccato lasciarlo qui. In realtà, cose da fare ve n'è più d'una. Si pittura, in grazia di Dio, una credenza recuperata da un rigattiere, e anche delle vecchie sedie da bistrot, rigorosamente in numero dispari, come le rose. Io sono l'addetta pallini, nel senso che ho pitturato con indicibile grazia e leggiadria i pomellini della credenza, Che sembra un lavoro da nulla, e che cosa ci vuole alla fine, pucci il pennello, dai una passata tutt'intorno ed è già bell'e fatto, e invece no, come in tutte le cose ci vuole mestiere, sentimento e  soprattutto, esserci portati e costruire un apposito sostegno che faccia da supporto a tutta l'operazione, che se no, i pomellini, ma mi vuoi dire come fai a farli asciugare? Modestia a parte, io, per pitturare i pomellini delle credenze, ci son portata. E lo faccio con grande professionalità e concentrazione. Il risultato è una meraviglia, la credenza non sembra più la stessa, anche se l'Illustre Sposo sostiene che il lavoro sporco in realtà l'ha fatto lui, che ha lavato la credenza e le sedie e anche il tavolo e ha dato giù di martello e chiodini e sega circolare, e stucco e altre corbellerie. E' tutto vero, infatti. Ma tutto il lavureri sarebbe stato vano, se a qualcuno non fosse venuto in mento di fare i pomellini color glicine. Bisogna anche possedere  un certo bel gusto, come dire. E io, che di secondo professione son Pitturatrice di Pomellini, sempre modestia a parte, ossì che lo possiedo.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...