09 gennaio, 2013

Mattine Chiare.

Le mattine si dividono in due parti.
Quelle chiare e quelle scure. 
Le mattine chiare sono quelle che ti svegli bene, che ti senti in armonia con il cosmo tutto, che canti già mentre fai le scale e scendi in cucina, che accendi la radio sommessa perchè è un'abitudine, nemmeno la senti, a quell'ora ci sono i notiziari, ma è bello il suono che fa, è una compagnia discreta, cucino sempre con la radio accesa, mi concentra, non so, e al mattino invece, mi mette in circolo, mi dà la spinta, una roba del genere. Le mattine chiare non sono minimamente scalfite dal tempo che c'è fuori, trenta gradi o nebbia fitta on fa differenza, il chiaro lo trovi tu, mica il sole. E' una mattina chiara quella dove il telefono tace, o ti racconta solo cose belle, quando tutto fila per il verso giusto e trovi il tempo per fare tutto proprio tutto, e tutto sembra essere modellato con il Das apposta per te, fatto per te, perfetto.

Le mattine scure sono quelle che non vorresti mai, che hai già un passo pesante anche da stesa, lo senti anche da coricata che non ce la puoi fare, che ti tiri sù a fatica e a fatica guardi fuori dalla finestra. Le mattine scure sono disegnate sulla tua faccia, quando passi dallo specchio e l'immagine che vedi non ti piace nemmeno un pò, hai gli occhi in fondo, come sprofondati, non so come dire, piatti, schiacciati come le mele che hai dimenticato nel forno. Nelle mattine scure non concludi un bel niente, e ti trascini a fatica da una stanza all'altra, inizi mille lavori e non ne porti a termine uno che sia uno, fai fatica a fare la qualsiasi, sia essa il thè o imbiancare casa.
Che non si bari, tutti hanno mattine così, anche le donne multitasking, anche quelle che hanno una vita ritagliata da un rotocalco degli anni 50, mariti amorevoli, figli perfetti, case a specchio, zero rughe, culi precisi, frigorifero pieno, vetri trasparenti.

Per quest'anno, ho deciso che voglio una maggioranza di mattine chiare.
Quelle dove non devo correre di qui e di là, quelle in cui il postino non mi porta la milionesima multa, quelle in cui posso dedicarmi in scioltezza alle cose che devo fare, anche al lavoro, certo, quello che mi sono scelta, perchè un lavoro è diventato, ed è bellissimo, mi ripaga in sorrisi e soddisfazioni grandi come case. 
Quelle in cui niente è spiegazzato ma tutto bello liscio, quello in cui le camicie da stirare sono meno di 5, e non mi guardano male dal mucchio, anzi, mi sorridono e sussurrano, Fai Con Calma, Noi Siam Qui.
Quelle mattine in cui puoi saltellare tra una cosa seria e una frivolezza, puoi iniziare a lavorare per il Camp e magari dare un'occhiata ai saldi di Zara, che tanto non hai telefonate spiacevoli da fare, quelle alle quali preferiresti un giro dal dentista, ecco, quelle lì.

La mattina di oggi non ho chiaro come sia, o come sia stata, visto che è quasi finita.
So che è stata calma, farcita con una mini-grana ma piccolissima e già risolta, con un occhio a Twitter e uno al pranzo, con un giro di valzer col Folletto e un progetto magnifico che prende forma ogni giorno di più.

Le mattine chiare sono quelle che ti mettono in pace col mondo, che ti fanno dire che niente è la nebbia e il gelo, che tutto quel che hai è qui e che si incolla, giorno dopo giorno, come sull'album delle figurine. 

Alla prima mattina scura, basterà correre a sfogliarlo.


05 gennaio, 2013

Il Giorno della Teiera.

Stava nella vetrina di mia mamma, quella della sala di pranzo, quale mamma non ne ha una. E' una sala da pranzo di quelle di una volta, con il tavolo ovale, le sedie di velluto, la brocca d'argento in mezzo, e la vetrina delle cose belle, dove tiene le cose più preziose, le bomboniere vecchissime, quelle dei battesimi e dei matrimoni, a cui lei toglie i confetti ma lascia il tulle e lo riempie con il cotone, Se No Il Tulle Vuoto  Fa Tristezza, mi dice. Conserva i servizi di piatti Quelli Belli, i suoi regali di nozze, i calici con il bordo dorato, la zuppiera, e quel servizio di bicchieri colorati, ne sono rimasti solo tre  ma sono di una bellezza unica e mi ricordano la mia Prima Comunione. Non un granello di polvere nel raggio di un chilometro. Questa teiera mi piaceva da un pò. Qualche giorno fa me l'ha regalata, scuotendo un pò la testa, dicendo Guarda che è Rotta, ma è così bella per me, così elegante, così regale nella sua lussuosa semplicità anni 50. Ho iniziato l'anno con la passione per le teiere, in realtà mi sono sempre piaciute, ma in questi giorni Mi Ci Sono Presa Bene, come dice mia figlia.

Ieri, l'illuminzaione.
L'Amica delle Perle manda un'immagine di una teiera molto simile, parte di un servizio ancora tutto intero, ricordo di una vecchia zia. e poi via via, Elisabetta, Silvia, Cristiana, Anna, Rita, Patrizia  immortalano le loro teiere. Un gioco.
Così, indìco su due piedi il Teiera Day.
Che è anche oggi e lo sarà anche domani.

La Festa delle Teiere non creda esista in nessun'altra parte del globo terracqueo.
E' una medicina.
Perchè oggi è il primo sabato di gennaio e fa caldino sì, ma presto arriverà di nuovo il gelo gelato dell'anno scorso, lo so, l'ho letto appena adesso sul Corriere della Sera.
Una medicina contro gli stronzi che anche il primo sabato di gennaio mi fanno venire l'ansia, di quelle che guardo fuori e non mi muovo e sto ferma come un palo e quasi non respiro per il nervoso.
Una medicina contro chi opprime il mio spirito, contro gli stupidi e gli ignoranti, che sono peggio dei cattivi perchè almeno un cattivo può sempre diventare buono, lo dicono anche i fratelli Grimm, ma un ignorante rimane un ignorante sempre e per sempre e allora mi fa paura e anche un pò schifo se proprio devo dirla tutta e che mi stiano lontani, ma lontani davvero.

Così, il Teiera Day  era ieri, ma è anche oggi, e ogni giorno che si vorrà, sono i piccoli segreti per fare andare bene il mondo, sono cose stupidissime ti regalano un quarto d'ora di bellezza, di condivisione, di pensieri diversi da quelli che hai, se quelli che hai ti schiacciano e ti fanno male.

La Festa delle Teiere è un bel modo per dire, Vediamo Cosa c'è Nella Credenza, o nell'armadio dei piatti, ognuno di noi ne ha una, ma lasciatemi dire che nessuno, nessuno al mondo avrà mai una vetrina così preziosa, così rassicurante, così piena di pezzi di casa, di bei ricordi e di luci lontane, come quella di mia mamma.

Buon Teiera Day.




04 gennaio, 2013

Gli Sgòccioli.

Non amo i modi di dire, Si Stava Meglio Quando si Stava Peggio, Questa Casa Non è un Albergo, Piove Governo Ladro e cose del genere. Non li uso, non fanno parte di me, anche se in fila alla posta o dal medico o in treno, ho modo di aggiungerne sempre di nuovi al mio personalissimo Compendio Degli Orrori, volume che racchiude tutte le ovvietà e le frasi fatte che ho giurato di non usare mai, volume che peraltro sta vicino a Filosofia di Una Mondina, che invece è un volume che consulto spesso e che contiene tutte le perle di saggezza di mia nonna Teresa, che ho fatto mie e che tramando con orgoglio alla mia FigliolaCapelliFuscsia e che condivido spesso con le mie Amiche.

Ciò detto, siamo agli sgòccioli.

Stanno per finire i giorni di vacanze d'inverno, i giorni dove tutti i piani di questa casa sono abitati, occupati e disordinati, i giorni in cui si sparecchia un giorno sì e un giorno no, i giorni di festa, di luccichii, di nastrini dorati arrotolati con cura e riposti nel CassettoDelTutto, di biglietti d'auguri disposti in fila sul camino, delle tende di stelle alle finestre.

Solitamente, gli ultimi giorni di vacanza sono quelli in cui non è cambiato quasi nulla, ma l'unico pensiero che ti suggerisce la vista dell'albero di Natale, sia esso zen o ridondante di palline e pupazzi di neve sia lo sbattimento (!) che si dovrà avere nel disfarlo, così pure la rimozione di tutti gli orpelli, gnomi, babbinatale, minuscoli presepini di terracotta, candele rosse e lucine nei barattoli di cui è disseminata la casa, perfino il bagno, perfino la scala. Tempo ci sarà.

Anche la dispensa si presenta nel suo assetto post natalizio, con avanzi di ogni genere di dolciumi, e sacchetti trasparenti con panettoni sbriciolati e pandori già affettati e stra glassati, lo zucchero a velo che appena messo è una romantica nevicata di dolcezza, dopo qualche giorno inzàcchera senza pietà la superficie del pandoro medesimo, trasformandosi in una crosta come tumefatta dal colore incerto.

Si organizzano le prime partenze, ci sarà da stirare per ore, ore ed ore ma non facciamola troppo lunga, in fondo ci si è baloccati abbastanza. Anche se, l'idea di godermi appieno gli ultimi giorni di queste vacanze mi stuzzica e mi stuzzica parecchio. Si era detto o no, che si riprendeva conoscenza del mondo reale solo dopo il 7 gennaio? Si era detto o no che erano giorni preziosi e come tali andavano trattati, con sapiente indolenza e ozio convulso, quello che ben conoscono le mie Amiche, quelle che in un paio d'ore ti fanno una sciarpa di un chilometro, quelle che ti progettano on demand un copriteiera lace, quelle che testano il Twist per Cuore di Maglia in un pomeriggio con un occhio alla preparazione di cene sontuose per 12 commensali.

Vivrò questi sgòccioli come se fossero biscotti, anzi, dovrò dirlo alla Ortilla, di inventare un biscotto che si chiama Sgòcciolo e di regalarlo a chi le sta simpatico per festeggiare la quasi fine delle vacanze.

Perciò, mi accingo ad organizzare il mio venerdì di lento stiro, di lento riordino, di lento, lentissimo ritorno alla realtà. 
Facciano lo stesso le Genti Strane come me, quelli che sanno bene il segreto della felicità, quelli che non si lasciano catturare, forse inseguire, pedinare, rincorrere ma catturare mai, quelli che non usano i modi di dire, quelli che non la fanno tanto lunga, quelli che sono sinceri, quelli che l'invidia non sanno nemmeno cosa sia, quelli semplici.

Fuori, un sole timido e un cielo quasi celeste.
Dentro, briciole e caffelatte, doni scartati sotto l'albero zen,  luccichii ostinati ma ancora bellissimi.
Mica male questi sgòccioli.

01 gennaio, 2013

Nuovo.

Gennaio sa di neve e di brina. Gennaio è nuovo, per definizione. Nuovi propositi, nuove cose da mettere, avrei voluto ricevere un pigiama per Natale, ho questa fissa, non so, retaggio di quando mio fratello ed io ricevevamo da una zia ogni santo anno, due pigiamini nuovi a Natale, io rosa e lui azzurro, sempre, sempre, sempre, tranne quella volta che io l'ho ricevuto bordeaux a disegnini e mio fratello verde scuro, sempre  a disegnini, e allora da lì si è capito che eravamo diventati grandi e che non era più tempo di regalar pigiami per Natale. 
Nuove idee, si dice sempre così il primo gennaio, quest'anno farò così, quest'anno colà, e bisognerebbe scriverlo da qualche parte e poi controllare, che quasi mai le cose decise si fanno sul serio, ma è proprio questo il bello. Se i propositi te li fai da sola, che t'importa, puoi anche dire Scherzavo, Non è Vero Niente, Chi, Io?

Gennaio è un bel mese per fare delle cose, per riprendere con calma, con calmissima, le cose che hai voglia di fare anche quelle che non ne hai voglia, che pure quelle ti toccano, cosa credi.

Non farò propositi, quest'anno non so nemmeno se ne ho fatti gli altri anni, non sarebbe difficile saperlo, se li ho scritti qua basterebbe andare a vedere, ma non lo faccio, non voglio impegni, non voglio vincoli, se deciderò farò, se non deciderò non farò fine, i programmi mi fanno orrore da sempre, sono zingara, ma zingara sul serio mica per gioco, discendo da una famiglia slava che ha girato e girato e poi si è fermata in Emilia, giuro, è così, me l'ha detto il National Genographic, mica il giardiniere. Gli zingari non programmano, gli zingari sono un giorno qui e l'altro là, lavorano il rame e leggono la mano, hanno gonne colorate e orecchini grandi, e sorridono, sorridono tanto, vanno a cavallo e cantano intorno al fuoco fino a notte fonda, suonano il tamburello e leggono nel cielo i segreti delle stelle.

Io non so leggere la mano, mia nonna aveva un trucco per far sparire il mal di pancia, nessuno l'ha mai scoperto e nessuno dopo lei l'ha più imparato, ma era vero.

Voglio giorni semplici, per me e per le persone che ho vicino.
Voglio calma, poche balle, poche questioni, grane da nulla che si risolvono in fretta, voglio cose sincere, persone uguali a me, poche menate, pochissimi magoni, tanti abbracci, di quelli belli.
Voglio il meglio al mondo per i miei figli, ma non il meglio per me, il meglio per loro, che è già un bell'esercizio.
Voglio che i miei sogni rimangano così come sono, non importa che si avverino o no, sono fortunata ad averne ancora, di sogni, non è cosa da nulla.

Per il resto, va bene tutto.

L'anno che è andato via non lo degno di uno sguardo.
A questo qui preparo qualcosa, un caffelatte, magari, a dirgli Benvenuto, sii buono con me e con tutti gli abitanti della Casa in Collina, ti faccio una festa, ho una gonna colorata e una cavigliera di campanellini, ti regalo il mio sorriso migliore, benvenuto, ti canto una canzone, le parole le so a memoria, ho nastri nei capelli e occhi scurissimi, non so leggere la mano, nemmeno il cielo, ma suonerò per te il mio tamburello.


25 dicembre, 2012

Close for Christmas.

Nel tardo pomeriggio del venticinque dicembre, l'unica cosa che ti viene è la nausea.

Nausea da cibo, che le insalaterusse e i vitellitonnati e i filettuccicastelli che hai cucinato e preparato con cura escono dagli occhi di tutti i commensali, abitanti di questa casa. 
Nausea di dolci, di quelli semplici e sempre di grande effetto preparati dalla PrinciDelizia, coi pirrottini con babbonatale perchè si capisca che li ha proprio fatti per oggi, però adesso basta, nemmeno il panettone ce l'ha più fatta a ingolosire nessuno e si  stati salvati da una tisana alla menta, di una leggerezza corroborante, una carezza calda, dopo Il Talento di Mr. Ripley visto per la centesima volta, tutti insieme, perchè qualcuno si era perso un pezzo, chi l'inizio, che la metà, chi non ha aveva capito e allora massì, rivediamolo, quasi lo so a memoria.
Oggi ci si è sdilinquiti a twittare passo dopo passo il proprio Natale, la preparazione dei manicaretti, le tavole apparecchiate, rosse, bianche, oro total look, l'eccellenza della mise en place. E  poi l'apertura dei regali, le carte stracce, i nastrini strappati, 
Nausea, anche qui, di tovaglioli rossi piegati ad arte, di segnaposti a fiocco di neve, di renne e di slitte.
Ma Ci Sta, direbbero i miei figli, in un' espressione che abiuro e rinnego, e che mi fa inorridire ogni volta, ma che in questo momento non ne trovo una meglio e allora, ci sta, ci sta pure questa.
Bene.
Ora è finito o quasi.

Mi son fatta prendere dal turbine natalizio e adesso che ne siamo quasi fuori dire che non mi manca, non mi manca affatto.
Si aspetta un altro pezzo di famiglia in serata, anche io ho twittato la mia twittavola, con i piatti del servizio bello, come si faceva una volta. Mi aspettano giorni calmi e sereni, pieni delle persone che amo e di  bei pensieri, come piccoli baci leggeri.

Non che sparisca, certo che no, solo mi distacco un pochino, prendo fiato, farò tardi la notte per leggere e dormirò molto la mattina, finirò altri guantini, il vero must di questo Natale, cucinerò per reggimenti e finiremo avanzi con amici, o da soli, in cucina, a chiacchierare, a badare al camino, a guardarci dentro, i pensieri del camino sono i pensieri più belli, il fuoco è calore ed energia, e incanta e ipnotizza, mi piace da matti guardare nel fuoco, penso tremila cose e nessuna in particolare.

La Fragole, dorate per Natale, di prendono qualche giorno di lento stare, di quiete accesa e di festa sommessa, desiderata, meritata. Regalata.

Grazie per il regalo di leggermi ogni giorno, grazie dell cose bellissime che mi scrivete, grazie di essere così tanti, ma tanti davvero.

Vi regalo un buon Natale, che a quest'ora è uno degli ultimi che sentirete. Non per questo meno affettuoso, meno prezioso, meno lucente. 

Laura.


22 dicembre, 2012

La Fine del Mondo.

Alla fine la fine non c'è stata.
Il ventuno dicembre duemiladodici  verrà ricordato come quel giorno che avrebbe dovuto finire il mondo e invece un bel niente. La fine del mondo per il momento non ci sarà, a meno che qualcuno non si inventi qualche altra idea balzana, giusto per far festa o seminare il panico, a seconda.
La fine del mondo, svolgimento.
La fine del mondo per me sarebbe che arrivo a casa e non trovo più nessuno.
La fine del mondo per me è l budino al cioccolato della Lidl, quello che ne compri una vagonata e finisce subito, prima ancora di quello alla vaniglia.
La fine del mondo per me sono gli smalti che mi sono arrivati in dono stamattina dalla mia amica Cristina, che sì che era un regalo ma mi è arrivato tutto schiacciato e ciancicato perchè li ha messi in valigia sotto una tonnellata di altra roba, e lei ha cercato di sistemare il fiocchetto e la velina, ma il packaging era un delirio e il suo contenuto pure, e allora machissenefrega del pacco.
La fine del mondo per me sarebbe se un'amica mi tradisse.
Peggio che peggio mio marito.
La fine del mondo per me sarebbe scoprire che uno dei miei figli è infelice e io non me ne accorgo.
La fine del mondo è l'arrosto che preparerò a Natale, la tavola perfetta piena di stelline e bacche, i pacchettini sotto l'albero zen e la tombola, forse.

Se poi i miei inviti passano come l'acqua fresca, non è la fine del mondo.
Se poi quel che resta della mia famiglia di origine sarà un pezzo di qui e un pezzo di là, non è la fine del mondo.
Se poi gli auguri ci si fanno dopo Natale, e nessun pacchetto, nessun pensiero mai per te nè per nessuno, non è mica la fine del mondo.

Niente è finito.
E' tutto come ieri, e l'altroieri, e l'altroieri ancora.

La mia fine del mondo sarà qui, fra qualche giorno, con il mio Sposo che straluna gli occhi alla decima musica natalizia, con tutta la figliolanza e la Fidanzata Ufficiale, stavolta, come nelle famiglie di una volta, Si Sono Fidanzati In Casa. 
La mia fine del mondo è che stamattina farò un giro sul corso per gli ultimi regali, e poi mi chiuderò in casa a finire quelli che mi ostino a fare io, come ogni anno, che knitto come una pazza furiosa per quei guantini lilla che mica mi sono dimenticata, sai, Silvana?

Auguro a tutti la fine del mondo che più gli aggrada, un anello per la promessa, una coperta calda che scaldi il cuore, l'anima e i pensieri, una piantina vera da crescere, sorvegliare e innaffiare ogni giorno, magari parlandoci un pochino, le piantine si sa, amano il gossip.

Auguro momenti di tenerezza, complicità e pace.
E giochi e risate, e piccolissime sorprese, cioccolata, un libro bellissimo che non puoi non leggere, una tazza a maglia che non puoi non avere, perchè in tempi così freddi ci vuole pochissimo a bruciarsi o congelare, i Maya hanno sbagliato, ho lucidato lo scudo termico e ci ho fatto un fiocco rossissimo, niente è finito, niente finirà, semmai, inizia.

19 dicembre, 2012

La nebbia è nuvole.

Ma la nebbia sono nuvole, mamma?
Le domande dei miei figli a volte mi spiazzano, anche adesso che la Princi ha quasi sedici anni e il disincanto della sua età, e quel sorriso disarmante e luminoso, quegli occhi smeraldo ma chiaro, come l'acqua del mare che amiamo tanto. La nebbia sono nuvole? non so, non ci ho mai pensato, ma ci penso adesso grazie a te che me lo chiedi, forse sì,la nebbia sono nuvole basse, sono le stesse che buchi con l'aereo, che guardi giù e sono panna montata e ci vedi il sole dietro, come quella volta, ti ricordi, che mi hai detto Ma Il Mare è Bianco Mamma, e invece erano nuvole e cielo. Io amo la nebbia perchè ci sono nata, mi fa paura sulla strada, ma a guardarla dalla finestra mi piace, mi fa sentire protetta, avvolta, non saprei dire come, la nebbia dà mistero e sfoca i contorni e fa più belle le case, e fa le luci più larghe, ci hai fatto caso? 

Sì forse la nebbia sono nuvole, non umidità e pioggerellina, la nebbia sono nuvole davvero, scese dal cielo per far più opache le strade, per farle più belle, per far dire E' Proprio Natale, perchè si vedono le lucine che bucano piano l'ovatta che c'è, sono nuvole, bambina, è un pò di cielo anche per noi, il cielo sceso che si fa una passeggiata,  nuvole che si sono stancate di guardarci da sù e sono venute a fare un giro, per vederci da vicino. 



                                                                        *****



Le luci di Natale segneranno la strada per te, arriverai in Cielo che sarà solo Luce e Serenità. Mi avevi regalato un rosario, avevamo scritto insieme due libri per la città, e il mio con le ricette delle torte. Avevamo stilato insieme gli In e gli Out di quell'estate lontana, avevamo fatto saltare sulla sedia  il direttore del giornale, proponendo una rubrica di gossip intitolata Il Dito di Rattazzi, come la statua della Piazza, con il dito puntato verso il centro. Avevamo riso fino alle lacrime quella volta che ci eravamo perse andando all'Outlet e poi a quella festa, avevi ricominciato a fare la maglia, Sei Un Vulcano, mi dicevi sempre, mi raccontavi della tua vita di adesso, dei tuoi amici Gipsy che adoravi, del matrimonio di Lavi, eri bellissima, non mi hai mai detto il nome di quel rossetto da peccato, nè mai abbiamo fatto insieme quel viaggio a Sainte Marie de la Mer.

Ciao Rossana.
Grazie per quel pò di cielo che hai mandato giù da noi, questa mattina.


18 dicembre, 2012

Genti Strane 2. Il ritorno.

Sulle Genti Strane ho già avuto modo di dire la mia, qui.
E devo dire che tantE, ma tantI di quelle Genti là mi hanno risposto e detto che sì, anche loro si sentivano Genti Strane, in un mondo strano, ma che passata un pò la timidezza alla fine a essere Genti Strane si viveva bene, anzi meglio, e che a guardarle da qui, le Genti Normale erano così tristi, ma tristi, anzi trisssssssti, con tante s, chiuse nelle loro convinzioni di avere il Verbo, di sapere come funziona la vita, e cose così.
In realtà il trattato sulle Genti Strane non è di semplicissima comprensione e nemmeno attuazione, nel senso che lo capisci soltanto se sei strano pure tu, ma strano forte.
Le Genti Strane amano circondarsi di Genti Strane come loro stesse medesime, anzi, qualche volta compiono dei piccoli viaggi, vere e proprie tournée, dove possano incontrare altre Genti Strane e confermare vieppiù la loro stranitudine.
Ieri è stata una di quelle giornate.

Il luogo dell'efferato avvenimento, cioè l'incontro di una mezza dozzina di genti strane, era Quantobasta, che in realtà sarebbe un fior fiore di negozio di attrezzi per le torte e il cake design e cupcakes e cose da comprarne a vagonate, stampini per biscotti e muffin e cioccolatini e tovagliolini e vassoi e piatti e tazze da thè da togliere il respiro, e non sapere nemmeno dove guardare, e fare un mucchio di cose sulla cassa, questo qui e poi ancora questo qui, e questo proprio non lo posso lasciare e questi tovaglioli allora?

Si incontrano perciò diverse tipologie di genti, che vanno dalle cucitrici assatanate, alle biscottare indefesse, di quelle che ne fanno 800, e non è per dire, ne han fatti proprio 800, forse 820 per l'esattezza, contati.
Si trovano quelle che ti fanno una collana che ti scalda e che ti dicono L'Ho Fatta Coi Tuoi Colori, ed è vero, e non è che ti vede tutti i giorni, per dire.
Ci sono quelle che ti portano un vasetto con la carta riciclata e chiusa con la corda, e ti dicono Guarda Che La Carta è di Un Altro Pacchetto, ed è così bello a vedersi che nemmeno te ne saresti accorta, ma loro te lo dicono uguale, perchè riciclare la carta è un regalo anche questo, fa confidenza, fa fiducia, fa che sei avanti, non so.

Si sta bene con le Genti Strane, a chiacchierare a pranzo di mille cose, della storia e del gossip e di tutte quelle cose che ti passano per la testa e che stai bene così tanto che ti senti in vacanza, in colonia, in gita scolastica, e che peccato non poter starci anche stasera, con altre Genti Strane, ma c'è troppa nebbia e il ghiaccio e le Genti così quando arrivi ti dicono Mandami un Messaggio così sto tranquilla.

Sono fortunata.
Ho incontrato genti come me, ho comprato dei regali di Natale in uno stato confusionale e di allegria fresca, ho incontrato persone strane e meravigliose, dalle quali ho soltanto da imparare, a cucinare, a cucire, a parlare, a fare le torte con gli stampi tripli, la forza, il sorriso, la crostata con le ondine, il punto erba che sapevo fare da bambina e che forse ho dimenticato, persone che mi hanno accompagnato qui, a portare il rosso del Natale a dei bambini piccoli piccoli.
Le Genti Strane fanno anche questo.

Grazie a tutte le persone che sono state con me ieri, persone alle quali mi lega un affetto speciale, una condivisione difficile da spiegare, come un riconoscersi e dire Questo Glielo Posso Dire Perchè Lei è Uguale a Me. Genti con le quali sto bene, genti che adoro, genti che avercene.

14 dicembre, 2012

Nevica La Neve.

O la si ama o la si odia O mette allegria o una malinconia infinita.
A me la neve piace.
La neve che nevica qui, che non si dice nevica la neve, sarebbe come dire piove la pioggia, e i verbi atmosferici e che li abbiamo studiati a fare alla fine, ma suona bene dire che Nevica La Neve e allora, va bene lo stesso.  La neve mette pace tutt'intorno, una specie di fermo immagine, se ti dicessero, ok, rimane tutto così com'è, cosa faresti? Accetteresti oppure no?
io sì.
Accetterei. Rimane tutto fermo e bianco, le provviste per non uscire nemmeno di casa, una serie di cose belle di cui ognuno dovrebbe far scorta, in giorni come questi, dove sembra che tutto debba cambiare una volta per tutte e non cambia mai, anno nuovo vita nuova, che bestialità, nausea da buoni propositi e di cose fare nell'anno nuovo, anzi una sì, compiere cinquant'anni e vedere che effetto fa, che già a vederlo scritto mi sale l'ansia o mi fa ridere, non è possibile, mi sono fermata anni fa, forse a sedici, forse a trenta, non me lo ricordo.
Nevica la neve più soffice del mondo, lassù, nella casa in collina, nevica persino sulla casetta degli uccellini, così buffa con quel batuffolo di neve sopra, loro non si scoraggiano e banchettano belli scialli, fanno aperitivi e pranzi e feste di ogni genere, chiamando amici e amici di amici.
La neve porta solo cose belle, belle frasi che ognuno di noi dovrebbe sentire C'è Un Caffè Caldo Per Te, oppure, Vengo a Tenerti Compagnia, che sono cose che sembrano inutili e invece sono preziose e perfette in momenti del genere, dove tutti han la testa da un'altra parte e non è la parte migliore, dove mille e mille pensieri e questioni e parole e affari e situazioni girano girano, su sè stesse e intorno, e i pensieri troppo pensati sono sempre i più pesanti, i più noiosi, Vieni, Prendi Un Caffè e Chiacchieriamo, racconta, ascoltami, prova a pensare ad altro per un pò, lo vedi quanta neve?
La neve non basta ma aiuta, non risolve ma cambia, il bianco è il colore della perfezione e della purezza, della pace, della calma che non si compra ma si trova, con uno sforzo piccolissimo, in un'amica, in un momento perfetto, in un progetto cui tieni così tanto che diventa sempre più bello, la neve sorride a chi sorride alla neve, a chi è felice di piccolissime cose, tempo ci sarà per dare di matto e sbattere la testa contro il muro, adesso è tutto bianco e perfetto e liscio e fermo, un caffè caldo e i biscotti nel forno, ti chiamo per sapere come stai, accompagnami a comprare un regalino, mi faresti dei guanti lillini....
La neve mi piace, bianca e purissima, manna gelida che scalda, che scende dal cielo a far felice chi vuol essere davvero, che nevichi pure, che ne scenda un metro e poi un altro metro, e un altro metro ancora, nevica la neve, non si dice ma è bellissimo.

12 dicembre, 2012

Dodicidodicidodici.

Gli esperti di cabala, numeri e affini oggi si scateneranno. Scriveranno la data in numeri romani, al contrario, a testa in giù, ne troveranno di migliaia di significati, sfighe diffuse, oggi succederà, oggi di qui, oggi di là. Noi qui nella casa in collina, un pò ce ne freghiamo. Succede sempre così, si dice a novembre, quest'anno a natale un bel niente, zero regali, zero cose, zero feste e poi ci si lascia prendere nel vortice, con moderazione purchessia, in fondo non è male questo clima di festa, si sa che è una mano di vernice e sotto c'è il delirio, ma non importa, non adesso almeno, ci si può dedicare con natalizia indolenza a piccoli, piccolissimi acquisti, dopo Santa Lucia, cioè domani, comincerà a comparire qualche pacchettino sotto l'albero zen, messi un pò alla rinfusa e senza bigliettino, non ancora, in maniera che gli abitanti di questa casa non sappiano a chi è destinato cosa. Ci si potrà dedicare una passeggiata sul Corso, a vedere le vetrine luccicanti e poi La Feltrinelli, che a Natale ha un fascino speciale, si possono guardare i libri con tutta la calma del mondo, leggere le sovraccoperte, sfogliarli un pochino, annusarli come si fa di solito, passare da quelli di cucina ai romanzi, alle agende, alle matite e ai pastelli vicino alle casse, insomma, un ciondolamento autorizzato che solo in questo periodo dell'anno. In questa casa ci si attrezza per le vacanze di natale, che mai come quest'anno possono dirsi proprio così, nel pieno significato del termine proprio stesso, con figlioli fuori casa che passeranno qui due settimane di niente fare, di coccole e di festa. Perfino lo Sposo Illustre ha lievemente rallentato i suoi ritmi lavorativi, emmenomale, occupandosi di piccoli lavori di bricolage per rilassarsi e procurando legna da ardere per il camino, che le vacanze si sa, non son vacanze se non c'è il camino. Ieri, infatti, Egli Maiuscolo ha procurato un ingente quantitativo di legna in piccoli pezzi cubici, da sistemare con grazia e ingegneristica precisione nel luogo deputato alla conservazione della legna. Certo, un lavoro non gradevole. E impossibile da svolgere da solo. Facendo un rapido calcolo, al momento in questa casa siamo in due. Se si escludono i quadrupedi, che hanno altro da fare in pieno mood natalizio, e riposano quieti fra le lucine della cucina e sul divano, il sorteggio ha decretato che ho vinto io, e che io devo assistere il mio Sposo in questo lavoro che aborro di sistemare la legna, che  ne farei così  volentieri a meno, che la lascerei a mucchi echissenefrega. Però mi tocca. La Feltrinelli può aspettare, il mio Sposo no.
Dodici Dodici Dodici? Ecco, appunto.

10 dicembre, 2012

Obtorto Collo.

Diciamo che la pratica di Addobbo Casa può essere archiviata. Si è lavorato sodo, senza comprare nulla, ma riciclando vasetti di vetro, nastrini e cose stipate nell'armadio, appartenute a case precedenti e a precedenti situazioni. Perfino i due Ingegneri, il Figliolo e la sua Fidanzata,  han fatto man bassa nell'Armadio del Natale per addobbare la loro casa piena di cuori, lodi e squisitezze. Ora direi che non c'è angolo di casa che non abbia un lustrino, un babbonatale, un fiocco di neve, un ramo di bacche. Soddisfatta. La mattinata gelida, lassù nella casa in collina procede senza intoppi, se si tralasciano parole di fuoco urlate nel telefono per un impegno di altri non onorato nei confronti della Scrivente e conseguente momento di panico della Scrivente stessa, ma son bazzecole. Beh, mica tanto. In più, questa mattina, i Maya han fatto il loro solito giro di corsa nel mio giardino, così, giusto per continuare gli allenamenti in vista della loro venuta ufficiale e mi hanno regalato un dolore allucinante al collo, che mi dà, oltre a un'espressione dolorante, un andamento rigido che nemmeno Carla Bruni ai tempi d'oro, quando ancora non era nè Premiére Dame nè quel che è ora, sciatta signora dagli occhi a fessura e con la faccia cattiva. Cammino come se avessi mangiato una scopa, un male orbo, mi aiuti a dire, mi avvoltolo in strati e strati di sciarpe e scialli, che graziaddio in casa non mancano, signora mia e fanno sempre il loro lavoro nel modo più egregio. Positiva all'antidoping di ogni genere di antidolorifico, fungo allucinogeno, bacche misteriose, mi aggiro per casa, non riesco a guardare per terra senza guaire e non combino alcunchè. Me ne farò una ragione. Me ne starò buona buona finchè 'sta ramata di freddo che mi sono beccata, inerpicata sulla scala per addobbare le finestre di fuori, possa passare e rendermi ancora libera e bella, in grado di fare le scale, chinare il capo e scrivere. chissà cosa vien fuori a scrivere sotto Voltaren. E la prossima volta, anzichè in pigiama a roselline,  colbacco e mantello nel gelo della mattina presto, per attaccare le lucine alle finestre. I Fratelli Karamazov? Beh, un pò sì. Ma almeno adesso sarei un pò più sciolta. Ma, conocendomi, sarei imciampata nel mantello e caracollata dalla scala. Fermiamoci al male minore.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...