E ti scopri a pensare, ma in quale posto del mondo sono finita, in quale straordinaria cornice stanno chiacchierando i miei bambini, che cosa resterà a loro e a noi, di queste isole disabitate, non selvagge ma molto di più, con i negozi che vendono tutto di niente, con le chiese, le rovine, le case abbandonate, con i gerani selvatici ancora alle finestre.
Quel che resta non lo so. Ma ho imparato tante cose. Nodi e ricette, venti e andature. Ho imparato che si deve avere un'anima pulita per cose come queste, non dare nulla per certo, e guardare, guardare, guardare. Nel fondo di una grotta celeste, in una spiaggia deserta, in un'isola di 15 abitanti, c'è davvero tutta la pace, tutta la verità e tutto il segreto della vita.
Farò così. Scriverò al nostro Capitano e al suo Assistente, e leggerò quel libro, e dirò loro che quella passata è stata una settimana che non dimenticherò, che davvero conserverò nella scatola dei Giorni Perfetti, nonostante la Bora di ieri, e che penserò spesso a loro quando dovrò mettere in pratica tutte le cose che ho imparato. Beh, sarà una lettera o una mail, ma non credo sia molto distante da una canzone d'amore. Pensata tutta la settimana e scritta. Ora.
4 commenti:
Nella mia scatola dei giorni perfetti c'è una sera di luglio, di così tanti anni fa che non saprei neppure dirti quanti... ero una ragazzina, in barca a vela col suo papà, nell'arancio di un pomeriggio di luglio, con due delfini che si misero a fare una gara con noi. Non so di cosa parlassero i tuoi figli, ma ti posso assicurare che certe meraviglie non le dimenticheranno mai!
Ciao Raffa
bellissimo!
aspettavo queste foto.
non si può annusare...ma io ho sentito l'odore del mare.
felice di sapervi felici.
bentornati.
franci
Bentornata, lo sapevi che hai lasciato una pletora di orfani??? Non vedevamo l'ora che tornassi. In compenso domattina parto io. Vedi post di oggi su
http://sestopotere.blogspot.com
Ti abbraccio forte
Jo
Questo ricorderanno i tuoi bambini, come lo ricordo io.
Dovigenja
Benedetta
Ulisse
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
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