26 novembre, 2007

Tre cose.



Mi rifiuto di guardare Ghost per la duecentesima volta, l'ho visto in inglese, in francese e forse anche in kazako. E' una sera silenziosa, il mio Sposo altrove, il Maturando al cinema con la Biondina, i figlioli sparsi. Rifletto. A cosa diavolo servono le udienze, folle oceaniche assembrate in ordine sparso nei corridoi, per sentirsi dire, da tempo immemore, potrebbe fare di più solo che non si impegna, a farsi comunicare voti che sai già, comportamenti che sai già, ma che cosa, ti vengono a dire com'è tuo figlio, non lo sai già da sola le facce che fa, gli occhi che fa? E tu sei lì, a niente fare, se non osservare e guardar fuori dalla finestra, ove presente, e spostare il peso dalla gamba sinistra alla gamba destra, le braccia conserte con in mano il cappotto, la borsa che pesa e voglia di essere dal panettiere, alla posta, in cantina, ovunque tranne che qua, qualche chiacchiera distratta con qualche mamma che incontri dai tempi dall'asilo, chiacchiere più serie con la tua Amica, ma attenzione a non distrarsi, qui se passi davanti a qualcuno rischi grosso. Non mi vedranno più, questo è sicuro. Rifletto, poi, in questa sera che galleggia, che si fa vivere senza scosse, la quiete dopo la tempesta, una specie di convalescenza da una malattia invisibile, sulle cose che vorrei, qui e adesso, è un gioco che faccio da sempre, privatissimo, solo mio, che non ho mai neppure scritto, su tutti quei fogli che riempio ogni tanto, sui taccuini, i quaderni a quadretti, i blocchi, i retri dei biglietti da visita, i giorni delle agende, quelli rimasti bianchi e senza appuntamenti. Un gioco da pensare soltanto, e che per questo è così magico e segreto. Vorrei, tre cose per volta. Vorrei avere tempo e voglia e concentrazione per leggere un libro, questa sera prima di dormire, qualche pagina basterebbe, per poi passare dalle parole al sonno, è così bello addormentarsi leggendo, non è raro che si sognino le cose appena lette, e ci si sveglia, dopo, gli occhiali sul naso e la mano che ancora tiene il segno tra le pagine. Vorrei, una coperta a quadrotti, di quelle fatte con gli avanzi, magari ricordo di qualche bisnonna, che mi abbracci e mi scaldi, coi colori un pò sballati, qualche punto che viene via, ma che ha dentro tutte le coccole del mondo. E poi, chissà perchè,vorrei che stasera nevicasse e nevicasse, 3 metri o pressappoco, e che domattina si capisse già dal letto che fuori c'è la neve, e che tutto fosse intatto e candido, bianco nel bianco, silenzio nel silenzio, un pò lunare un pò di zucchero.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La neve silente ,la neve lucente
la cipria di un mondo che a volte non c'è.
Pensieri ovattati, silenzi,abbandoni
gli echi lontani di quel che c'è in te.

Manu.

copenhagen_by_bike ha detto...

che bella questa poesia...

cocozza ha detto...

Che bello aver letto questi bei pensieri condivido in pieno sui colloqui a scuola e svegliarsi e trovare tanta neve che avvolge tutto e tornare a letto sotto le coperte è il massimo
ciao cocozza

MissPurple ha detto...

Sarebbe meraviglioso, svegliarsi con la neve ma col sole, non quel cielo plumbeo. Pensa alla Citta' eterna ammantata di bianco, una vera Regina col suo scialle di ermellino...la guarderei col naso appoggiato alla finestra, incantata, per ore e poi un bel libro dei miei, quelli di neuroscienze.

MissPurple ha detto...

Sarebbe meraviglioso, svegliarsi con la neve ma col sole, non quel cielo plumbeo. Pensa alla Citta' eterna ammantata di bianco, una vera Regina col suo scialle di ermellino...la guarderei col naso appoggiato alla finestra, incantata, per ore e poi un bel libro dei miei, quelli di neuroscienze.

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