Non è farina del mio sacco. Il titolo, intendo, dacchè mi è stato servito su un piatto d'oro, d'argento e tutto tempestato ecc., dalla mia Amica del Pesto, e che magari fosse del pesto accidenti, ma questa solo lei la può capire, perciò. E' una mattina di quelle miste. Variegata. Non precisa. Ibrida. Così, crema e cioccolato. Caffelatte. Solino e pioggina. A vela e a motore, ussignur. Nè splendente nè tremenda. L'ansia, quella c'è, e che te lo dico a fare. Ma non è sola, alternata com'è a un torpore, ad una narcolessi, ad una situazione di assoluto stordimento. Insomma, non è chiaro come io stia. Ma mi organizzo. E un pò me ne frego, o cerco di. Noi qui, quando si è in crisi, si fanno i mestieri. E non già il falegname, il muratore o l'architetto, ma fare i mestieri è un bel lombardismo che adoro e che significa fare le faccende domestiche. A piccole dosi, con metodo, con chirurgica organizzazione. E con molte, molte pause. Si sarebbe andato a correre nella brughiera, stamattina presto, ma dato uno sguardo al di là del vetro si è detto che no, non era cosa, chissà che freddo che fa e poi tempo ve ne sarà, nel maggio odoroso, di prepararsi come si conviene all'estate duemilanove, e presentarsi colà con chiappa soda e coscia tornita. Si pensano a sciocchezze invereconde, si riceve nell'ordine, all'alba o quasi, una telefonata da Genova e un sms da Perugia, dall'Amica del Muretto, giusto per iniziare bene la giornata. E poi, si vola con lo Swiffer, canticchiando sommesse e sforzandosi un pochino, che mica si può stare tutta la mattina ad ascoltare la voragine che hai nel cuore, quel vuoto sordo, quella sensazione di cui troppe volte si è parlato e cercato di descrivere, e che adesso basta, non se ne può più. E poi si guarderà la posta e si sbrigheranno faccende telematiche, che io di stè cose elettriche non tocco niente ma insomma, il giusto. Oggi sarò regina incontrastata del domestico focolare, e cercherò, mi impegnerò, e spero, promitto e iuro che non cederò, che non mi farò prendere dalla paura e dai magoni e non menerò il torrone e non mi lagnerò come una scolaretta e non frignerò e non mi rintanerò da sola in un angolino a pensare alle cose che mi schiacciano e mi annientano, e che insomma, cercherò di stare bene. L'ansia e la paura, il torpore e l'assenza si mandano via. Tra Swiffer e BlackBerry, tra diavolo e acqua santa, da bosco e da riviera.
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5 commenti:
Hai ragione, non ce n'è come fare i mestieri che ti rimette in pace col mondo. Senza diventare molesti però...che andare a togliere la polvere di dosso a chiunque ci capiti a tiro si può rivelare una cattiva idea.
ps: ma tu lo swiffer lo ricicli?!
Valeria
piove anche qui e io che guardo fuori vedo solo una muraglia di palazzi grigi.
niente prato, niente fiori.
guardo giù e c'è il traffico e il rumore e il nero dello smog che mi resta sulle dita ovunque tocchi e il finto storpio che chiede soldi e il marocchino che vende le borse.
niente verde, niente fiori.
solo tanta malinconia nel cuore per un bimbo che era un chicco di grano e avrebbe dovuto nascere oggi.
e allora comunque ci sarebbe stato il sole fuori e dentro di me.
Io non rispondo ai commenti, quasi mai. E quel quasi è questo qui. Non so chi sei, non so neppure come chiamarti, ma so che quel che vedi intorno a te, lo smog e i palazzi, è vita e colore, nonostante tutto. E quel chicco di grano vorrebbe per te che andassi avanti, che piangessi e piangessi, ma che camminassi senza voltarti, verso la luce , verso i fiori, non dimenticarlo, no, ma vivere e riprendere e credere. E il sole, fuori dentro e di te, non tarderà ad arrivare.
E nonostante la rabbia, la sofferenza, l'impotenza che sento dentro, nonostante tutto, i tuoi post mi fanno sorridere e mitigano un po' questo groviglio di emozioni. Grazie, Beta
(p.s.: forse sarebbe meglio che anch'io mi mettessi a fare i mestieri e lasciassi da parte per un po' di ore tutti i pensieri!)
Grazie per l'eccezione, per le tue parole diamanterosa.
Leggerti mi dà davvero tanto.
Spero il sole non tardi troppo a ritornare...
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