Come tutto intorno, ormai, da qualche giorno in qua. Liquido, come le goccioline sulla finestra, come i goccioloni che scendono giù, quelli che senti anche se non li vedi, che fanno quel bel rumore, senti che bel rumore, ma un rumore è bello se dura poco, non giorni e giorni e poi ancora giorni e pomeriggi interi, liquidi, fradici, di fango e di pozzanghere e di spruzzi e di laghi per la strada, e di impronte sul pavimento e di ombrelli, come non sopporto gli ombrelli, io. Io amo il sole e il caldo a stecca, e l'afa e la sabbia bollente e le finestre spalancate e il profumo dei fiori e le cicale e il grano appena verdolino, e i papaveri lungo i fossi e i sorbetti e pranzare in terrazza, e poi scappare dentro, c'è troppo sole. E invece, un bel niente. Il fiume limaccioso, rabbioso e altri mille aggettivi in -oso, schifoso, pure, pericoloso, forse. E il ponte chiuso e lunghe file per arrivare in città, e insomma, di questo liquido proprio non se ne può più. Quel che c'è da dire è che il pratino ne trae vantaggio, è di un verde smeraldo appena tolto dai gioielli della corona, le ortensie si sono colorate di quel rosa caramella, persino la regia salvia è diventata un cespuglio che ha sommerso il cartellino di terracotta con la scritta Sage, non perchè la debba riconoscere, ma perchè ci stava così bene e allora mi sono detta perchè no. L'unico ad essere depresso in questa casa, in questa specie di giardino di elfi e gnomi e coniglietti selvatici, pettirossi di Gucci, ramarri verde acido, talpe che fan danni ma che son così carine, ricci timidi e smarriti, cucù petulanti al mattino e barbagianni di sera, l'unico scemo di questo microcosmo è proprio lui, il basilico. Tanto ha fatto e tanto ha detto che si è ammutinato, è naufragato nel suo vaso di terriccio apposito, scelto con massima cura nel vivaio, e insomma, ha tirato gli ultimi, diventando un ammasso informe di foglie che nulla hanno a che vedere con le belle foglione rigogliose e turgide del terrazzo della mia Amica. Sob. Colpa dell'acqua, dico tra me, anche un pò colpa mia, và, che quella ce l'ho sempre. E intanto, piove e piove, io mi sforzo di pensare a sandali e parei, e granite e scottature, ma un bel niente: qui tutto liquido rimane. Per i sandali turchesi che sonnecchiano da mesi nel ripiano più alto del mio armadio, ancora tempo ci sarà. E chi se ne frega del basilico.
1 commento:
ti devo fare i miei più sinceri complimenti per il blog perchè è così fresco da leggere e così assolutamente "di rottura" (ma in senso che riesco a staccare da altro per leggerti :-) ) che mi ricarica molto.
e anche qui pioviggina, poi un po' di tregua e un altro po' di pioggia..insomma altro che immaginare parei..qui mi ci vorrebbe un bel sole per scongelarmi il cervello :-)
buona giornata
silvia
Posta un commento