15 agosto, 2009

Ferragosto?

La bolgia non mi avrà. La confusione, la gggente, le code, il caldo, che nemmeno un pò di vento, ma non era l'isola del vento questa qua? Me ne sto ritirata, in disparte, sciallatissima, e guardo tutto da quassù. Ingredienti per un bel ferragosto alternativo, senza grigliata, senza pastalforno, senza cocomero, senza un bel niente: si prenda una stanza da rassettare, prevedendo arrivo di un numero imprecisato di amici che qui farà tappa per un numero imprecisato di giorni. Si osservi con mestizia il condominio di panni che proprio non si può fare a meno di stirare, ivi compresi quei lenzuolini ricamatissimi che nulla è più scialbo di un ricamo stropicciato, son ricami Ikea, mica della nonna, e basta una passata di appretto, un colpo di ferro e voilà, si danno arie da corredo della regina. Si prenda infine una voglia di tranquillità, di niente che non sia leggere o chiacchierare o telefonare a qualche amica selvatica come me, o fare a maglia, o fare schizzi di progetti, o coccolare questo o quello, anche via cavo, un figliolo dall'altra parte dell'oceano è una bella prova per una schizzata. Ecco qui. La giornata si dipanerà con la serenità e la lentezza che amo, si concluderà con la casa profumata, una tonnellata di stelle proprio sopra la mia testa, il fruscio delle foglie, gli schiamazzi lontani e per questo gradevoli, in fondo. La spiaggia oggi no, mi scopro addosso una sottile allegria, di quelle genuine come i biscotti fatti in casa, ho con me una tale scorta di affetti e di sicurezze e di cose belle che niente e nessuno può scalfirmi, nemmeno un pò. E se proprio Ferragosto dev'essere, massì, una fetta d'anguria ghiacciata, non facciamo troppo i sofistici. A sputare i semi lontano sono campionessa mondiale. Con grazia, si sa.

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