C'è un cielo così strano, quando è di nebbia. C'è una luce rarefatta, finta, come finta? sì, finta. Perchè la nebbia la filtra e te la fa arrivare non proprio brillante com'è. Ho perso le parole, mi ci sono inciampata e non riesco a dire quello che voglio. Mi succede di rado. Sarebbe un pomeriggio da divano e nient'altro. Mi piacciono così tanto i pomeriggi da divano, con intorno soltanto le cose che posso fare da qui. Leggere, dormire, un bel niente. Mi sa che è l'inizio dell'influenza, o che ne so, forse ho Saturno contro, i pianeti messi di traverso, o di traverso sono soltanto io. Non mi concentro, non ne infilo una, non mi riesce di formulare un pensiero corretto che sia uno, non che abbia sonno, ma è come se la nebbia di fuori mi sia calata anche nel cervello. Forse un Cebion mi salverà la vita, una coperta leggera e un momento di ferma, facciamo mezz'ora. Il tempo che mi serve a ripigliarmi un pochino, a non sentirmi un frullatore nella testa e gli occhi pesti.,che anche a girarli mi fanno male. La luce di fuori è sempre strana, le foglie appiccicate una all'altra, non è vero che scricchiolano se ci cammini sopra, oggi no, fa freddo, più freddo, mi sa che ho la febbre e mi ronzano le orecchie, mi succede sempre così quando c'è il cielo che cade.31 ottobre, 2009
Il cielo che cade.
C'è un cielo così strano, quando è di nebbia. C'è una luce rarefatta, finta, come finta? sì, finta. Perchè la nebbia la filtra e te la fa arrivare non proprio brillante com'è. Ho perso le parole, mi ci sono inciampata e non riesco a dire quello che voglio. Mi succede di rado. Sarebbe un pomeriggio da divano e nient'altro. Mi piacciono così tanto i pomeriggi da divano, con intorno soltanto le cose che posso fare da qui. Leggere, dormire, un bel niente. Mi sa che è l'inizio dell'influenza, o che ne so, forse ho Saturno contro, i pianeti messi di traverso, o di traverso sono soltanto io. Non mi concentro, non ne infilo una, non mi riesce di formulare un pensiero corretto che sia uno, non che abbia sonno, ma è come se la nebbia di fuori mi sia calata anche nel cervello. Forse un Cebion mi salverà la vita, una coperta leggera e un momento di ferma, facciamo mezz'ora. Il tempo che mi serve a ripigliarmi un pochino, a non sentirmi un frullatore nella testa e gli occhi pesti.,che anche a girarli mi fanno male. La luce di fuori è sempre strana, le foglie appiccicate una all'altra, non è vero che scricchiolano se ci cammini sopra, oggi no, fa freddo, più freddo, mi sa che ho la febbre e mi ronzano le orecchie, mi succede sempre così quando c'è il cielo che cade.29 ottobre, 2009
Pace fatta.
28 ottobre, 2009
Senza titolo.
Trovata così, nel cortile di una vecchia cascina, usata da deposito per vecchi mobili, carabattole che non vuole nessuno, scatole di latta, cestini di vimini, vecchie sedie, salotti di velluto stracciato, tavolini che stanno sotto gli acquazzoni, servizi di piatti spaiati, tazzine, portadolci, casseruole, ferri da stiro, una Olivetti, lampade e lampadari a goccia senza gocce, nè lampadine, nè niente. Sono andata lì per il mio progetto, ho scelto qualche mobile qua e là, un armadio, dei banchi, delle cose. Starò sospesa. Dirò e non dirò, come quando ho cose tanto belle da dire e che non dico, non so, per paura che scòppino, bolle di sapone, palloncini persi per aria, sogni schiacciati. E' così simpatico quest'omino, mi racconta sempre un sacco di storie, questo armadio viene da e questo organo, anche. Questo tavolo déco, non ha una gamba, ma non è bellissimo? Lo è, infatti. Questi posti mi affascinano, luoghi dove si accatastano tante vite e tante storie, e si intrecciano mille destini, mille facce, mille esistenze passate, forse, sparite, probabile. Mi piacerebbe sapere chi si è seduto in questo banco da chiesa, e quali preghiere e quali peccati, e quali mani hanno acceso questa lampada elegante, in quale salotto, da quale promessa sposa, o zitella iniacidita, o maestra di pianoforte, col ricamo in quel cestino di vimini, e la borsetta a mezza punto. E quale rosolio ha versato in questi bicchierini sbeccati e pieni di acqua piovana e di foglie, e di terra, e quali biscotti ha conservato questa scatola di latta con la Mole, offerti al notabile del paese, seduto all'orlo di questa seggiolina sbrecciata, che ci esce l'imbottitura da una parte, e questo appendiabiti, ha forse accolto il mantello del medico condotto, con quella borsa di cuoio, che veniva in visita alla signora malata, il viso sofferente tra i cuscini ricamati, intristiti dal tempo e dai topi, forse, ma una volta candidi e perfetti, resi immacolati dalle sapienti mani della servitù, che accompagnava il piccolo di casa all'asilo, la merenda in quel cestino con la chiusura rossa, e quel camion di latta, con la scritta Shell che si vede a malapena. Volevo una lavagna di scuola e un banco, di quelli di legno, in un pezzo solo, con il buco per il calamaio. L'omino della cascina non ce l'aveva. E quando ho visto questa insegna, abbracciata da mille rami di rovi umidi e foglie di vite vergine e tralci e terra, bagnata, pesantissima, l'ho portata via con me. Perchè nessun segno del destino è più forte di questo. Arresa.

Avviso ai naviganti: non è un post a sfondo fetish, nemmeno per sogno. La realtà è che mi sono arresa. Tutti a dirmi ti ammalerai, lo vedi, hai già un pò di tosse, per forza, fa un freddo polare e tu giri ancora senza calze. Vero. Fino a due giorni fa. Poi, alla fine, un briciolo di buon senso e a malincuore ho capitolato. Non che le calze non mi piacciano, anzi, a pizzi, trine, righine e fiorellini, monastiche o da Grande Raccordo Anulare, coprentissime o velatissime, mi piacciono eccome. Solo, rimetterle dopo l'estate, con ancora un accenno di abbronzatura, mi sembra un delitto, ecco. E con la gonna e il cappottino, chi ti vede in ballerine e gamba nuda, potrebbe anche chiamare il 118. Ben perciò, ecco che ieri mi sono vestita di tutto punto, calze comprese. La cosa che più mi disturba, però, è l'avere imprigionato sotto un velo di filanca nera, quel portafortuna greco, che ho da mesi legato alla caviglia, quello coi campanellini, che non potrei fare un colpo al museo in stile Eva Kant, perchè appena mi muovo sono tutto uno scampanellio. Ma non lo tolgo, no che non lo tolgo, sono esperta di queste cose e i portafortuna acquistati per euro 2 nelle isole greche non si strappano per tirarli via, ma si aspetta pazienti che si sfilaccino e si tolgano da soli, sennò i tre desideri mica si avverano, lo sanno anche i sassi. Perciò, e va bene le calze, però quel cordino viola stinto, con l'occhio del mare e le perline di legno, nonostante la calza, rimane al posto suo. la campanellina non si sente quasi, ma l'effetto desiderio è assicurato. Mica posso andare contro il volere degli déi.
27 ottobre, 2009
Di nebbia, mercurio e stelline.
Lo so bene che è impopolare,ma a me la nebbia piace, e anche tanto. Sarà perchè ci sono nata, ricordo certe nebbie a lenzuolo, che non si vedeva neppure la casa di fronte, e il pulmino giallo che mi portava a scuola appariva solo all'ultimo, mica dal fondo della strada, eppure era giallo, colore che non sopporto, che non è nella mia palette di colori, di giallo non ho proprio niente, anche se compro cose gialle, in realtà, ma le regalo, alla Cognata del Mio Sposo, che in realtà era mia, insomma una faccenda complicata, ma così. La nebbia di stamattina era bellissima, era la prima, o la seconda, non so e mi rende tutto così bello e magico, che perfino il suono delle campane mi arriva come incartato, nella velina, quella che scriccchiola un pò, da avvolgerci le tazzine nel trasloco, viola, magari, quella da incartarci i regali, quelli che vedi e anche quelli che non vedi, che non occorre incartare, che sono i baci, le carezze, le parole e i silenzi e i pensieri, anche quelli, che lanci lontano, che non riesci ad afferrare e a dar loro un senso, come quella volta che ho rotto il termometro e il mercurio e scappato via sulle mattonelle, e io cercavo di fermarlo ma nemmeno tanto, perchè volevo vedere lo spettacolo che non mi sarebbe ricapitato di certo, tutte quelle palline impazzite e anche il Liceale di pochissimi anni lo guardava dal lettino, era a lui che misuravo la febbre quella volta, e mi ha chiesto Ma Sono Stelline? massì, le stelline del termomentro, e da quella volta mai che si sia fatto pregare per farsi misurare la febbre, e si teneva stretto quel termometro sotto il braccio e so che in cuor suo sperava che di stelline ne uscissero ancora e che la sua mamma, fatina distratta, ne facesse uscire ancora, nonostante gliel'avesse menata per mesi, col cucchiaio dell'antibiotico, Ti Ricordi Le Stelline, un attimo prima che esso, l'antibiotico, venisse sputato nel ficus banjamin. Divago, stamattina, che passo dalla nebbia all'antibiotico e di cose da fare ne ho una tonnellata e una tonnellata ne ho fatte di già, ma mi sono fermata un attimo a leggere le notizie, e ho bevuto un caffè solinga nella mia cucina, e che guardavo di fuori e pensavo che forse si potrebbe mettere l'erica nei vasi perchè la salvia e il basilico sono disintegrati come i cachi che ho comprato ieri all'Esselunga e sono volati giù dal nastro della cassa e la cassiera lo so mi voleva strangolare lì per lì, e avrebbe anche potuto accoltellarmi, tanto poi arriva l'omino con la segatura e cancellava ogni traccia, me che oca che sono questa mattina, che mi specchio nello specchio (ovvio, e dove se no) del forno e volteggio e canticchio e di stirare nemmeno per l'anticamera, farò una torta, massì, e missà che un pò di quel mercurio, quella volta là, mi è finito nel cervello, ecco, ora si spiegano molte cose.26 ottobre, 2009
Cadeaux.
Laggìta.
23 ottobre, 2009
21 ottobre, 2009
Bonjour, l'automne.
Che bella mattina che è. Silenziosissima, come sa essere bello il silenzio quando ti fa sentire in pace, contenta, di nulla in specifico, ma ci si sente così, e che ci vuoi fare. Si ascolta con sodisfazione questo benessere, questa sottile serenità, certo il frutto di tanti esercizi, esito di tanti lividi, magoni e pianti, momenti in cui ci si è sentiti così soli e disperati e immobili e assurdi. Lontani, alla fine, si è lavorato su di sè, si è imparato, si è cancellato, accantonato, chiusi capitoli e questioni, ci si è fatti più forti, si sono dette cose, ascoltate altre, si è cambiato registro, uniforme. Mai il sorriso. E' un cammino faticoso, come quando fai in salita un sentiero che ti porterà a uno spettacolo meraviglioso, non so come dire, sarà la piacevole malinconia di questa mattina autunnale da catalogo, la pioggerellina, che non sai bene se è pioggia o nebbia, e che mi rende così romantica e melensa, e mi fa pensare e pensare. A cose belle, però. Che non necessariamente son tutte metafisiche e filosofeggianti, echeppalle, ma va bene l'alternarsi continuo, il senso del cosmo e quegli stivali da viale su cui ho messo il cuore giorni fa, verificare il proprio stato emotivo e scervellarsi a ricordare il nome di quel mascara che fa gli occhi da pantera. Così, si dipana questa mattinata autunnale, nella casa in collina silenziosa e ancora un pò in disordine, scarmigliata, scalza e vestita da casa, una felpa di Bali che racchiude un cuore d'autunno, un cuore sfacciato, un cuore che ride.20 ottobre, 2009
Il ritardo.
E non già quello che a tempo debito porterà un frugolo, dacchè, in grazia di Dio, abbiamo già dato a sufficienza, anche se mi spupazzo i figlioli delle mie Regie Vicine di casa, e li annuso e li tengo in braccio e mi sforzo di ricordare quando ne avevo anche io di piccini così, e mi viene un pò di nostalgia, ora che ho omoni e donnine, invece di pollicini morbidi col facciotto cicciardo. Orbene. Il ritardo è quello in cui ti svegli nel cuore della notte, apri l'angolo di un occhio soltanto, e lo posi sulla sveglia accanto a te. 7.35. Ah, ok. Cooooooooosa? Fai un salto nel letto, scuoti lo Sposo, altro che risveglio a baci come nei film, non abbiamo sentito, forse abbiamo sentito ma abbiamo finta di nulla, forse non è neppure suonata, impossibile, è che ci siamo addormentati secchi, e abbiamo un'ora o giù di lì di ritardo sulla tabella, qui c'e scritto che si deve essere in piedi alle 6.30, altrochè. La Princi esprime il suo personale disappunto per non avere a disposizione quella mezz'ora per decidere il vestiario e se la felpa blu o il maglioncino rosso, e che collana, e che sciarpa, dacchè, sempre in grazia di Dio, ne ha una trentina. Il Liceale esprime il suo personale disappunto bofonchiando qualcosa in una lingua incomprensibile, prendendo a caso nel mucchio dei suoi abiti ammonticchiato di malagrazia sulla poltrona accanto al suo lettino e in in 18 secondi è già lì, spazzolino in bocca e zaino in spalla. Il mio Sposo esprime il suo personale disappunto imprecando in maniera silente, impercettibile ai più, ma io che lo conosco più che bene, so che le imprecazioni silenziose son le più pericolose, e attendo la deflagrazione da un momento all'altro. La scrivente piomba in cucina, nel lavello ancora i piatti della cena, che è una cosa che odio rassettare la mattina presto; realizza che ha dimenticato di esporre il sacco dell'indifferenziata, che sono finiti i croissant per l'intervallo delle 10, che deve dare 7,50 per non so quale obolo a non sa quale figlio, che ha scordato di firmare questo, che deve andare alla posta e che e che. Ben perciò, la scrivente medesima, non sa se esprimere il proprio personale disappunto urlando, vomitando, o tornando a dormire. 19 ottobre, 2009
Buona domenica?

C'era scritto che sarebbe stata una pigra domenica di ultimo sole, di passeggiata in collina con Biancaneve e il suo Sposo, che avrei ultimato in tutta scioltezza la Baby Surprise Jacket e tutti a chiedermi cos'è, cos'è, e io con aria di sufficienza a dire, eh, sì in effetti è una cosa misteriosa, di fatto, lo è, se l'ho fatta e rifatta e disfatta millecinquecento volte circa, e poi alla fine disfatta del tutto, e la sua, quella di Biancaneve, rosa e perfetta, ma io sono la più zuccona di tutte e sono l'unica che ancora non l'ha fatta, e vabbè. C'è di peggio. E infatti c'è. Per non farci mancare niente, ma niente proprio, il Junior Ing. ha pensato bene di cadere malamente giocando a pallone, una cosa da nulla, dice al telefono, Ma Vado a Farmi Vedere. Così, sul finire della domenica, ce lo siam ritrovati al Pronto Soccorso, suo padre ed io, quelle sette ore perchè è il tempo necessario per farti dire che ha la scapola rotta e voilà, lo avvolgono per bene come le valigie all'aeroporto e te lo riconsegnano così, dolorante e inca@@ato, il braccio ripiegato, la manica molle della tuta sociale che un certo effetto fa, la sua faccina stralunata, ma come, non eri tu il piu' grande di tutti? Bene, molto bene. Buona domenica? E come no.
16 ottobre, 2009
L'equilibrista.
Che sarebbe stato facile non è mai venuto in mente a nessuno, nè di pensarlo, nè tantomeno, di dirlo. Non è che si cambiano le cose così, come la luce, accendi, spegni, non c'è un interruttore, non è che chiudi la porta e buonanotte ai suonatori. Ci sono delle volte che ti viene un pò da pensare, e di solito succede quando ti fermi un attimo, finchè vai, vai e basta, non ti sogni nemmeno di, e poi all'improvviso, ecco che le certezze un pò si sbriciolano, appena appena, e si procede sì, ma un pò si ha paura. Passa. Passerà. Si fa con calma, un passo dopo l'altro, si va avanti con metodo e sapienza, ci vuole mestiere e quello c'è, e allora dove sta il problema, noi qui siamo abituati a mangiarne, di problemi e questioni e pasticci e vicende, corazzati che siamo. Passa. Passerà. L'equilibrista del circo sulla piazza, quello coi carrozzoni scrostati e un leone triste nel recinto che non fa più paura a nessuno, quello con la cassiera finta bionda con lo smalto rosa, che legge un romanzo di Liala quando non c'è nessuno, lui, l'equilibrista fa così, l'ho visto io. Passa sulla fune ben tesa, con l'asticella che sembra leggerissima tra le sue mani bianche di gesso, e scivola elegante, sui nasi della gente e sulla pista polverosa dove prima giravano i cavalli stanchi col pennacchio e il domatore infilava la testa nelle fauci della tigre spelacchiata. Lui procede, sicuro e concentrato e l'ho visto bene come fa, se hai una corda te lo faccio vedere anche io, lui cammina anzi scivola e non muove un muscolo, attento e invincibile, scivola e scivola finchè non è arrivato di là, e allora sorride e tutti applaudono ma se ci hai fatto caso, non guarda mai giù.15 ottobre, 2009
Ogni mattina una gazzella.
Eccetera. Non vado pazza per gli aforismi, le frasi da cioccolatino, quelle che dicono quelli che parlano bene. Ma è la mattina presto, quando la giornata è ancora tutta da inventare, che si sta lì, a mescolare il latte e a guardar fuori, ne ho parlato di già, è uno dei miei momenti più perfetti, non saprei dirlo meglio. Che belli che sono i pensieri del primissimo mattino, brillanti, trasparenti, lucidi come la targa d'ottone sulla porta d'ingresso, ancora impiastricciati di sogni e di coperte, e di caldo del letto, che sei ancora in camicia da notte, una specie di limbo, al confine, tra quel che eri un minuto fa e quel che sarai per le prossime, vediamo, quanto dura la mia giornata, la giornata di ognuno, tredici ore, forse, anche di più, se mi rimbambisco davanti alla tv, con una parte di famiglia, a finire finalmente la copertina a righe e a sentire come un belloccio fa a pezzi una canzone di David Bowie che adoro. Son pensieri bellissimi e crudeli, quelli del mattino prestopresto. Ti senti così potente, carica, sul pezzo, come dicono invece quelli che parlano male, ci stai dentro, come dicono i ggggiovani, e ti attardi e cincischi, e sei lì che pensi e pensi ma i numerini rossi sull'orologio del forno vanno così veloci e lo Sposo e i figlioli sono usciti da un bel dieci minuti e di cose e di idee e di pensieri ne hai avuti già un centinaio, e allora e perciò, come si dice, non importa che tu sia leone o gazzella eccetera, meglio sarà che ti dia una scossa e che barcolli fin sotto la doccia. Pensieri bagnati, pensieri fortunati. Come dicono quelli che parlano e basta.13 ottobre, 2009
E fuori, l'azzurro.

Chi si aspettava il vento freddogelato dalla Siberia, ne ha avuto slo un pochino ieri sera. Già ci si immaginava in colbacco e pellicciona sulla slitta del dottor Zivago, e invece un bel niente del tutto. Domani sì ci sarà freddo ma per oggi ci si gusta in grazia di Dio ancora un pò di questo cielo. Anche nella casa in collina tutto procede con un'insperata beatitudine, almeno nelle ultimissime ore. Beninteso, la casa in collina certo non è una casa tutta zucchero e miele, amorecuorefiore, attenzione. Qui si urla e si strepita, si mettono musi qualche volta, si grida dalle scale E' Prontooooooo!!!!, si fanno discussioni e discussioni e si perorano cause e si litiga, com'è ovvio che sia, io con lo Sposo, lo Sposo con me, io coi figli, i figli con me, i figli con lo Sposo, lo Sposo coi figli, e tu avevi detto che, chi? Io? Ma mai nella vita, e allora vedi che sei bugiardo, no sei tu che non capisci, che non capisco cosa? son mica deficiente? insomma, così. Solo, oggi è una beata giornata, almeno fino ad ora. Qualche bella notizia che fa bene al cuore, un esperimento di torta, di quelle dei pacchetti che però vengono una delizia, e una teglia di mele al forno per le quali la Princi va pazza (ingredienti: mele, teglia e forno) la casa tirata a lucido, in ordine per le prossime due ore scarse, lo Sposo mansueto, ciarliero, felice. Il Giurisprudente che si è offerto volontario di ritirare i fratelli a scuola, cosa non da poco, ma da qualche tempo è uno zucchero di fanciullo, sarà la Biondina, sempre lei, che me lo sta addomesticando? In questi cinque beati minuti appena prima di pranzo, che è tutto pronto e si attende, meglio non c'è che sedersi un istante, bearsi di questo momento piuccheperfetto, i panni che asciugano fuori, un silenzio che è una carezza, una sottile, balsamica felicità. Magari, alle quattro e un quarto in questa casa si scatenerà il delirio, ma per adesso, lasciamo tutto così, la pace qui dentro e fuori l'azzurro.
12 ottobre, 2009
Ottobre, d'estate.
08 ottobre, 2009
Calma.
Un giorno quieto, di quelli che scivolano via piano piano, la mattina che erano le 8 e dopo un attimo già quasi mezzogiorno, ma come, non doveva essere lenta questa mattina qui? Si è rovesciato tutto così, come la bottiglia dello shampoo quando ti cade nella doccia, lento eppure veloce, quieto ma acceso, che bella frase questa qui, mi piace così tanto. Così, ho mischiato fusilli e penne, imbastito un pranzo veloce, riordinato magliette e pensieri, stirato camicie e progetti, idee e quelle dannate tende della cucina, che non ne voglion sapere. Ho la tastiera che non mi fa la o, devo premere forte e qualcuna la perdo, come l'orchidea sul tavolo che perde i fiori, un profumo di buono per tutta la casa, l'orecchino non l'ho trovato,e tre libri da leggere sul comodino. E' un giorno lento e meraviglioso, non si fa niente di speciale, che cosa avrà mai di speciale un giovedì qualunque, c'è un sole tiepido che scalda ancora e asciuga le lenzuola stese fuori, oggi si va in centro, si è trottato con grazia tutta la mattina per riuscire a ritagliare un pomeriggio così, in un bar del centro coi tavolini ancora fuori, più tardi forse, appena prima di cena, una passeggiata nelle clline rosse di foglie di vite e profumate di mosto e di umido, e che caldo strano che fa, nessuno lo dica che è già autunno o l'incantesimo svanirà.
07 ottobre, 2009
Pizzi e briciole.
06 ottobre, 2009
Maleficio.

Si preannunciava una sera così tranquilla, di quelle come da molto tempo non, non so come dire, di cene così amene come stasera, tutti rilassati e ridanciani e anche allegri, và, che in questa casa si è allegri senza un motivo vero, che è l'allegria più bella se ci pensi bene. Già immaginavo quel bel divano un pò sfilacciato, in realtà, ma ha un'aria csì vissuta e pestata, e stropicciata e un pò trasandata che lo fa più bello di quello che è, a rifoderarlo ci sarà tempo. Immaginavo me e qualche abitante la casa in collina, forse la Princi se avesse finito in tempo di ripassare geografia, e forse il Giurisprudente, perchè no, sono giorni di grazia, sorride molto, non si imbizzarrisce come fa di solito, non massacra neppure tanto il Liceale, bah!, è così strano. Pensavo e immaginavo di iniziare qualcosa con la lana nuova di zecca arrivata da Stoccolma. Un bel niente. Ho guardato sul tavolo, ho perso una cosa, cioè, non che proprio l'ho persa, stamattina era lì e mi sono detta, ok, devo ritirarli, inutile che li lasci lì, e stasera, al loro posto, cioè al posto di due cose ce n'era una soltanto e l'altra, puff! sparita, polverizzata. Preziosa, certo, un pò. E mi piaceva anche tanto, accidenti. E adersso ne ho una sola, non che non la si possa portare anche così, certo che no, ma dove diavolo è finita l'altra, ho cercato sotto il tavolo, spostato tutto, non c'è mica Mago Merlino in questa casa e nemmeno il mago Silvan, Mistero Magia, Apparizioni e Sparizioni. Niente, perso, sparito, dissolto nel nulla. E adesso mi dico che ben mi sta, che non posso continuare ad essere così disordinata e dire, sì, le cose sono lì, le ritiro tra un momento, ma una punizione così mi sembra davvero troppo, insomma, vorrei ritrovare quel dannato coso che mi piaceva tanto, e allora e perciò, continuerò a cercare e cercare e rovinarmi questa bella sera che bella non è, stramaledettissimo orecchino ma dove diavolo sei accidenti a te.
05 ottobre, 2009
Thanks to.

Come si dice? Stanca ma felice? O forse, felice e basta. La maratona di Manualmente, anche quest'anno, ha tirato giù la serranda, si sono fatti scatoloni e scatolini, raccolto ferri, uncinetti, aghi, vezzose forbicine, presiosissimi ferri circolari di cristallo di Boemia, arrivati direttamente dagli States sotto forma di regalo di compleann per la scrivente. Si son radunati gomitoli e avanzi e ripiegato copertine e imbottito cappellini con la carta velina, pronti per l'operazione smistamento dei prossimi giorni: come al solito, il luogo deputato per tale delicatissima riunione è il nuziale talamo di Knitaly. Che dire, anche quest'anno è stato bello, forse più bello dello scorso anno, non so, perchè forse sapevamo tante cose in più e tante ne abbiamo ancora imparate. Divertente, anche, stimolante, emozionante. Cuore di Maglia piace, e tanto anche. E questo non può che renderci un pò più felici ogni volta. Perciò, ringrazio tutti quelli che sono passati da noi, a farci un saluto, a vedere un pò che faccia che avevamo, a toccare le cose che avevano visto solo in fotografia. Perciò, grazie. Alle fanciulle dei Gomitoli Rossi, perchè so che non le perderemo per strada. A Manuela che mi ha detto Sei proprio Tu, insieme a Simona, perchè sono certa che la conoscevo di già. A Tiziana che ha imparato i dishcloths, a Cristina, con gli occhi lucidi, Conoscete Una Certa Che Scrive? A Francesca, che ha lasciato un pò di figli a casa e un pò se li è portati, a Nadia, amica persa e spero ritrovata, a Lella lontana ma vicinissima, a Erre e Gemma, che mi hanno portato la torta e la loro allegria, a Cristina che ha imparato il "KillerLoop", alla delegazione di Albenga, nata lì e subito, ai curiosi, ai meravigliati, alle nonne con le nipoti, a chi c'era e anche a chi non c'era, grazie. E poi, di noi, grazie alle mie Amiche Galline che da qui sono venute fin a là a darci prezioso supporto, a Maya, Ewa, SilviaElisaTypesetter da Milano, Emma Stylist con deliziose bambine al seguito, Francesca e i treni di Matteo, insomma, a tutte proprio tutte. E alla fine, a lei, preziosa compagna d'avventure, Precisa Ingegnera, grazie mica lo dico,. Tanto sa già tutto.
02 ottobre, 2009
E grazie.
01 ottobre, 2009
Che bello.
Come mi piace quando c'è la luna e ancora non è buio. E' una lampadina dimenticata accesa, non serve ad illuminare, solo, si fa guardare, vanitosa com'è. E che bella l'autostrada stasera, non c'era nessuno o quasi. E' stato così un bel pomeriggio, oggi a Manualmente, tante amiche ritrovate, tante nuove e curiose, che ci hanno dato del loro, insegnandoci a fare dei fermacapelli meravigliosi, con perline ed uncinetto, il loro personalissimo contributo a Cuore di Maglia. Che bello stasera, la Princi che suona con la finestra aperta, va bene, è ottobre, ma è un ottobre così bello che di castagne di polenta non ne parliamo ancora, tempo ci sarà, è ancora un pò estate, se la guardi bene, si è ancora leggerini, senza calze, coi golfini che portiamo appresso per pudore ma che non infiliamo mai. Che bello stasera, che bella sera, che bel buio che è arrivato in un momento, e che belle le rose sul tavolo, fioritissime, con qualche petalo caduto ma ancora così profumato che è quasi un peccato buttarlo via. Domani compio gli anni. Con un sera così, la festa è praticamente già iniziata.
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