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09 gennaio, 2013

Mattine Chiare.

Le mattine si dividono in due parti.
Quelle chiare e quelle scure. 
Le mattine chiare sono quelle che ti svegli bene, che ti senti in armonia con il cosmo tutto, che canti già mentre fai le scale e scendi in cucina, che accendi la radio sommessa perchè è un'abitudine, nemmeno la senti, a quell'ora ci sono i notiziari, ma è bello il suono che fa, è una compagnia discreta, cucino sempre con la radio accesa, mi concentra, non so, e al mattino invece, mi mette in circolo, mi dà la spinta, una roba del genere. Le mattine chiare non sono minimamente scalfite dal tempo che c'è fuori, trenta gradi o nebbia fitta on fa differenza, il chiaro lo trovi tu, mica il sole. E' una mattina chiara quella dove il telefono tace, o ti racconta solo cose belle, quando tutto fila per il verso giusto e trovi il tempo per fare tutto proprio tutto, e tutto sembra essere modellato con il Das apposta per te, fatto per te, perfetto.

Le mattine scure sono quelle che non vorresti mai, che hai già un passo pesante anche da stesa, lo senti anche da coricata che non ce la puoi fare, che ti tiri sù a fatica e a fatica guardi fuori dalla finestra. Le mattine scure sono disegnate sulla tua faccia, quando passi dallo specchio e l'immagine che vedi non ti piace nemmeno un pò, hai gli occhi in fondo, come sprofondati, non so come dire, piatti, schiacciati come le mele che hai dimenticato nel forno. Nelle mattine scure non concludi un bel niente, e ti trascini a fatica da una stanza all'altra, inizi mille lavori e non ne porti a termine uno che sia uno, fai fatica a fare la qualsiasi, sia essa il thè o imbiancare casa.
Che non si bari, tutti hanno mattine così, anche le donne multitasking, anche quelle che hanno una vita ritagliata da un rotocalco degli anni 50, mariti amorevoli, figli perfetti, case a specchio, zero rughe, culi precisi, frigorifero pieno, vetri trasparenti.

Per quest'anno, ho deciso che voglio una maggioranza di mattine chiare.
Quelle dove non devo correre di qui e di là, quelle in cui il postino non mi porta la milionesima multa, quelle in cui posso dedicarmi in scioltezza alle cose che devo fare, anche al lavoro, certo, quello che mi sono scelta, perchè un lavoro è diventato, ed è bellissimo, mi ripaga in sorrisi e soddisfazioni grandi come case. 
Quelle in cui niente è spiegazzato ma tutto bello liscio, quello in cui le camicie da stirare sono meno di 5, e non mi guardano male dal mucchio, anzi, mi sorridono e sussurrano, Fai Con Calma, Noi Siam Qui.
Quelle mattine in cui puoi saltellare tra una cosa seria e una frivolezza, puoi iniziare a lavorare per il Camp e magari dare un'occhiata ai saldi di Zara, che tanto non hai telefonate spiacevoli da fare, quelle alle quali preferiresti un giro dal dentista, ecco, quelle lì.

La mattina di oggi non ho chiaro come sia, o come sia stata, visto che è quasi finita.
So che è stata calma, farcita con una mini-grana ma piccolissima e già risolta, con un occhio a Twitter e uno al pranzo, con un giro di valzer col Folletto e un progetto magnifico che prende forma ogni giorno di più.

Le mattine chiare sono quelle che ti mettono in pace col mondo, che ti fanno dire che niente è la nebbia e il gelo, che tutto quel che hai è qui e che si incolla, giorno dopo giorno, come sull'album delle figurine. 

Alla prima mattina scura, basterà correre a sfogliarlo.


04 gennaio, 2013

Gli Sgòccioli.

Non amo i modi di dire, Si Stava Meglio Quando si Stava Peggio, Questa Casa Non è un Albergo, Piove Governo Ladro e cose del genere. Non li uso, non fanno parte di me, anche se in fila alla posta o dal medico o in treno, ho modo di aggiungerne sempre di nuovi al mio personalissimo Compendio Degli Orrori, volume che racchiude tutte le ovvietà e le frasi fatte che ho giurato di non usare mai, volume che peraltro sta vicino a Filosofia di Una Mondina, che invece è un volume che consulto spesso e che contiene tutte le perle di saggezza di mia nonna Teresa, che ho fatto mie e che tramando con orgoglio alla mia FigliolaCapelliFuscsia e che condivido spesso con le mie Amiche.

Ciò detto, siamo agli sgòccioli.

Stanno per finire i giorni di vacanze d'inverno, i giorni dove tutti i piani di questa casa sono abitati, occupati e disordinati, i giorni in cui si sparecchia un giorno sì e un giorno no, i giorni di festa, di luccichii, di nastrini dorati arrotolati con cura e riposti nel CassettoDelTutto, di biglietti d'auguri disposti in fila sul camino, delle tende di stelle alle finestre.

Solitamente, gli ultimi giorni di vacanza sono quelli in cui non è cambiato quasi nulla, ma l'unico pensiero che ti suggerisce la vista dell'albero di Natale, sia esso zen o ridondante di palline e pupazzi di neve sia lo sbattimento (!) che si dovrà avere nel disfarlo, così pure la rimozione di tutti gli orpelli, gnomi, babbinatale, minuscoli presepini di terracotta, candele rosse e lucine nei barattoli di cui è disseminata la casa, perfino il bagno, perfino la scala. Tempo ci sarà.

Anche la dispensa si presenta nel suo assetto post natalizio, con avanzi di ogni genere di dolciumi, e sacchetti trasparenti con panettoni sbriciolati e pandori già affettati e stra glassati, lo zucchero a velo che appena messo è una romantica nevicata di dolcezza, dopo qualche giorno inzàcchera senza pietà la superficie del pandoro medesimo, trasformandosi in una crosta come tumefatta dal colore incerto.

Si organizzano le prime partenze, ci sarà da stirare per ore, ore ed ore ma non facciamola troppo lunga, in fondo ci si è baloccati abbastanza. Anche se, l'idea di godermi appieno gli ultimi giorni di queste vacanze mi stuzzica e mi stuzzica parecchio. Si era detto o no, che si riprendeva conoscenza del mondo reale solo dopo il 7 gennaio? Si era detto o no che erano giorni preziosi e come tali andavano trattati, con sapiente indolenza e ozio convulso, quello che ben conoscono le mie Amiche, quelle che in un paio d'ore ti fanno una sciarpa di un chilometro, quelle che ti progettano on demand un copriteiera lace, quelle che testano il Twist per Cuore di Maglia in un pomeriggio con un occhio alla preparazione di cene sontuose per 12 commensali.

Vivrò questi sgòccioli come se fossero biscotti, anzi, dovrò dirlo alla Ortilla, di inventare un biscotto che si chiama Sgòcciolo e di regalarlo a chi le sta simpatico per festeggiare la quasi fine delle vacanze.

Perciò, mi accingo ad organizzare il mio venerdì di lento stiro, di lento riordino, di lento, lentissimo ritorno alla realtà. 
Facciano lo stesso le Genti Strane come me, quelli che sanno bene il segreto della felicità, quelli che non si lasciano catturare, forse inseguire, pedinare, rincorrere ma catturare mai, quelli che non usano i modi di dire, quelli che non la fanno tanto lunga, quelli che sono sinceri, quelli che l'invidia non sanno nemmeno cosa sia, quelli semplici.

Fuori, un sole timido e un cielo quasi celeste.
Dentro, briciole e caffelatte, doni scartati sotto l'albero zen,  luccichii ostinati ma ancora bellissimi.
Mica male questi sgòccioli.

22 dicembre, 2012

La Fine del Mondo.

Alla fine la fine non c'è stata.
Il ventuno dicembre duemiladodici  verrà ricordato come quel giorno che avrebbe dovuto finire il mondo e invece un bel niente. La fine del mondo per il momento non ci sarà, a meno che qualcuno non si inventi qualche altra idea balzana, giusto per far festa o seminare il panico, a seconda.
La fine del mondo, svolgimento.
La fine del mondo per me sarebbe che arrivo a casa e non trovo più nessuno.
La fine del mondo per me è l budino al cioccolato della Lidl, quello che ne compri una vagonata e finisce subito, prima ancora di quello alla vaniglia.
La fine del mondo per me sono gli smalti che mi sono arrivati in dono stamattina dalla mia amica Cristina, che sì che era un regalo ma mi è arrivato tutto schiacciato e ciancicato perchè li ha messi in valigia sotto una tonnellata di altra roba, e lei ha cercato di sistemare il fiocchetto e la velina, ma il packaging era un delirio e il suo contenuto pure, e allora machissenefrega del pacco.
La fine del mondo per me sarebbe se un'amica mi tradisse.
Peggio che peggio mio marito.
La fine del mondo per me sarebbe scoprire che uno dei miei figli è infelice e io non me ne accorgo.
La fine del mondo è l'arrosto che preparerò a Natale, la tavola perfetta piena di stelline e bacche, i pacchettini sotto l'albero zen e la tombola, forse.

Se poi i miei inviti passano come l'acqua fresca, non è la fine del mondo.
Se poi quel che resta della mia famiglia di origine sarà un pezzo di qui e un pezzo di là, non è la fine del mondo.
Se poi gli auguri ci si fanno dopo Natale, e nessun pacchetto, nessun pensiero mai per te nè per nessuno, non è mica la fine del mondo.

Niente è finito.
E' tutto come ieri, e l'altroieri, e l'altroieri ancora.

La mia fine del mondo sarà qui, fra qualche giorno, con il mio Sposo che straluna gli occhi alla decima musica natalizia, con tutta la figliolanza e la Fidanzata Ufficiale, stavolta, come nelle famiglie di una volta, Si Sono Fidanzati In Casa. 
La mia fine del mondo è che stamattina farò un giro sul corso per gli ultimi regali, e poi mi chiuderò in casa a finire quelli che mi ostino a fare io, come ogni anno, che knitto come una pazza furiosa per quei guantini lilla che mica mi sono dimenticata, sai, Silvana?

Auguro a tutti la fine del mondo che più gli aggrada, un anello per la promessa, una coperta calda che scaldi il cuore, l'anima e i pensieri, una piantina vera da crescere, sorvegliare e innaffiare ogni giorno, magari parlandoci un pochino, le piantine si sa, amano il gossip.

Auguro momenti di tenerezza, complicità e pace.
E giochi e risate, e piccolissime sorprese, cioccolata, un libro bellissimo che non puoi non leggere, una tazza a maglia che non puoi non avere, perchè in tempi così freddi ci vuole pochissimo a bruciarsi o congelare, i Maya hanno sbagliato, ho lucidato lo scudo termico e ci ho fatto un fiocco rossissimo, niente è finito, niente finirà, semmai, inizia.

18 dicembre, 2012

Genti Strane 2. Il ritorno.

Sulle Genti Strane ho già avuto modo di dire la mia, qui.
E devo dire che tantE, ma tantI di quelle Genti là mi hanno risposto e detto che sì, anche loro si sentivano Genti Strane, in un mondo strano, ma che passata un pò la timidezza alla fine a essere Genti Strane si viveva bene, anzi meglio, e che a guardarle da qui, le Genti Normale erano così tristi, ma tristi, anzi trisssssssti, con tante s, chiuse nelle loro convinzioni di avere il Verbo, di sapere come funziona la vita, e cose così.
In realtà il trattato sulle Genti Strane non è di semplicissima comprensione e nemmeno attuazione, nel senso che lo capisci soltanto se sei strano pure tu, ma strano forte.
Le Genti Strane amano circondarsi di Genti Strane come loro stesse medesime, anzi, qualche volta compiono dei piccoli viaggi, vere e proprie tournée, dove possano incontrare altre Genti Strane e confermare vieppiù la loro stranitudine.
Ieri è stata una di quelle giornate.

Il luogo dell'efferato avvenimento, cioè l'incontro di una mezza dozzina di genti strane, era Quantobasta, che in realtà sarebbe un fior fiore di negozio di attrezzi per le torte e il cake design e cupcakes e cose da comprarne a vagonate, stampini per biscotti e muffin e cioccolatini e tovagliolini e vassoi e piatti e tazze da thè da togliere il respiro, e non sapere nemmeno dove guardare, e fare un mucchio di cose sulla cassa, questo qui e poi ancora questo qui, e questo proprio non lo posso lasciare e questi tovaglioli allora?

Si incontrano perciò diverse tipologie di genti, che vanno dalle cucitrici assatanate, alle biscottare indefesse, di quelle che ne fanno 800, e non è per dire, ne han fatti proprio 800, forse 820 per l'esattezza, contati.
Si trovano quelle che ti fanno una collana che ti scalda e che ti dicono L'Ho Fatta Coi Tuoi Colori, ed è vero, e non è che ti vede tutti i giorni, per dire.
Ci sono quelle che ti portano un vasetto con la carta riciclata e chiusa con la corda, e ti dicono Guarda Che La Carta è di Un Altro Pacchetto, ed è così bello a vedersi che nemmeno te ne saresti accorta, ma loro te lo dicono uguale, perchè riciclare la carta è un regalo anche questo, fa confidenza, fa fiducia, fa che sei avanti, non so.

Si sta bene con le Genti Strane, a chiacchierare a pranzo di mille cose, della storia e del gossip e di tutte quelle cose che ti passano per la testa e che stai bene così tanto che ti senti in vacanza, in colonia, in gita scolastica, e che peccato non poter starci anche stasera, con altre Genti Strane, ma c'è troppa nebbia e il ghiaccio e le Genti così quando arrivi ti dicono Mandami un Messaggio così sto tranquilla.

Sono fortunata.
Ho incontrato genti come me, ho comprato dei regali di Natale in uno stato confusionale e di allegria fresca, ho incontrato persone strane e meravigliose, dalle quali ho soltanto da imparare, a cucinare, a cucire, a parlare, a fare le torte con gli stampi tripli, la forza, il sorriso, la crostata con le ondine, il punto erba che sapevo fare da bambina e che forse ho dimenticato, persone che mi hanno accompagnato qui, a portare il rosso del Natale a dei bambini piccoli piccoli.
Le Genti Strane fanno anche questo.

Grazie a tutte le persone che sono state con me ieri, persone alle quali mi lega un affetto speciale, una condivisione difficile da spiegare, come un riconoscersi e dire Questo Glielo Posso Dire Perchè Lei è Uguale a Me. Genti con le quali sto bene, genti che adoro, genti che avercene.

10 dicembre, 2012

Obtorto Collo.

Diciamo che la pratica di Addobbo Casa può essere archiviata. Si è lavorato sodo, senza comprare nulla, ma riciclando vasetti di vetro, nastrini e cose stipate nell'armadio, appartenute a case precedenti e a precedenti situazioni. Perfino i due Ingegneri, il Figliolo e la sua Fidanzata,  han fatto man bassa nell'Armadio del Natale per addobbare la loro casa piena di cuori, lodi e squisitezze. Ora direi che non c'è angolo di casa che non abbia un lustrino, un babbonatale, un fiocco di neve, un ramo di bacche. Soddisfatta. La mattinata gelida, lassù nella casa in collina procede senza intoppi, se si tralasciano parole di fuoco urlate nel telefono per un impegno di altri non onorato nei confronti della Scrivente e conseguente momento di panico della Scrivente stessa, ma son bazzecole. Beh, mica tanto. In più, questa mattina, i Maya han fatto il loro solito giro di corsa nel mio giardino, così, giusto per continuare gli allenamenti in vista della loro venuta ufficiale e mi hanno regalato un dolore allucinante al collo, che mi dà, oltre a un'espressione dolorante, un andamento rigido che nemmeno Carla Bruni ai tempi d'oro, quando ancora non era nè Premiére Dame nè quel che è ora, sciatta signora dagli occhi a fessura e con la faccia cattiva. Cammino come se avessi mangiato una scopa, un male orbo, mi aiuti a dire, mi avvoltolo in strati e strati di sciarpe e scialli, che graziaddio in casa non mancano, signora mia e fanno sempre il loro lavoro nel modo più egregio. Positiva all'antidoping di ogni genere di antidolorifico, fungo allucinogeno, bacche misteriose, mi aggiro per casa, non riesco a guardare per terra senza guaire e non combino alcunchè. Me ne farò una ragione. Me ne starò buona buona finchè 'sta ramata di freddo che mi sono beccata, inerpicata sulla scala per addobbare le finestre di fuori, possa passare e rendermi ancora libera e bella, in grado di fare le scale, chinare il capo e scrivere. chissà cosa vien fuori a scrivere sotto Voltaren. E la prossima volta, anzichè in pigiama a roselline,  colbacco e mantello nel gelo della mattina presto, per attaccare le lucine alle finestre. I Fratelli Karamazov? Beh, un pò sì. Ma almeno adesso sarei un pò più sciolta. Ma, conocendomi, sarei imciampata nel mantello e caracollata dalla scala. Fermiamoci al male minore.

03 dicembre, 2012

Dicembre.

Non si sa cosa aspettarsi da questo mese di dicembre, se dar retta ai Maya o a quella trasmissione di ieri sera, Gli Apocalittici, genti che iniziano già da ora a nutrirsi di cavallette e a cercare tra i rifiuti per prepararsi alla fine del mondo. Personalmente non ho opinioni a riguardo, non temo la fine del mondo e se avverrà, pazienza, adesso non ho tempo di pensarci, nel fine settimana mi sono dedicata così tanto al nulla che stamattina i pensieri facevano fatica a svegliarsi, seduti sul bordo del letto a stiracchiarsi e a ripetersi, NonCeLaPossoFare, ma che sonno si ha tutti in questo periodo e chissà perchè poi. In realtà ho fatto un minimo progetto di albero di Natale che quest'anno si passerà a casa, non in giro e in giro come gli altri anni, e quindi tutto dovrà avere un assetto natalizio più che si può, con somma gioia degli abitanti di questa casa che si troveranno candeline e luccichii anche sotto al cuscino, per dire. Il fine settimana designato per l'albero di Natale e addobbame vario è il prossimo, ma almeno in questo ci ho pensato e quel che ne è uscito mi piace un sacco. In realtà non sono ancora stata investita dal sacro fuoco natalizio, io vado a comando e mi lascio prendere solo dopo l'Immacolata, prima non ce n'è. Il mese di dicembre porta con sè un bel modo di stare, mi piace che ci sia anche il sole, mi piace che faccia questo bel freddo pungente e che già si parli di vacanze e di regali, e di ricette e di inviti. Tutto molto semplice e tranquillo, purchessia. Tranquillo, certo. come l'uscita di casa di questa mattina, una bel momento, uno si aspetta sorrisi e dolcezze, ma come, non siete la Famiglia Felice della Collina Felice? Occerto. Forse, a raccontare i dieci minuti di questa mattina, lassù, nella Casa in Collina, più che la Famiglia Felice si sembrava la Famiglia Cupiello, urla e strepiti, le chiavi!! liti fra Fratello Matricola e Sorella Ginnasiale, sei in ritardo, no, sei in ritardo tu, no tu, no tu, e ma io devo prendere un treno, e io allora? il tutto sotto l'occhio imbufalito del Genitore, fermo sulla porta, ora tuona, dicevo fra me, ora sbotta, pensava la Princi, ora mi arriva una lorda, pensava la Matricola. La Scrivente Amorevole che abbozzava un sorriso, ferma sulla porta come nei film americani. Sono andati via borbottando, lo Sposo ringhiando, i vicini abituati son a questo genere di sceneggiate, Natale in Casa Cupiello, infatti, ma ne abbiamo soltanto 3, arrivare al 25 è durissima!

26 novembre, 2012

I Piatti Rossi.

Ognuno ha le sue piccole manie, le sue fisse, piccoli riti, abitudini, tradizioni di casa. Lassù, nella Casa in Collina, ce n'è una in particolare che sembra che nessuno noti, che non gliene importi niente a nessuno, e invece poi scopri che piace a tutti, che tutti sono legati a questa o a quella piccolissima abitudine che credevi invece soltanto tua. Una di queste sono il cambio dei piatti. Ci sono i piatti dell'estate, quelli dell'inverno, quelli delle feste comandate, quelli delle cene con gli amici, quelli spaiati per fare prima, quelli a cuore quando si è romantici, quelli coi mesi, quelli jap, insomma, impossibile che non abbia mai raccontato di questa storia dei piatti, almeno una volta. E poi ci sono i Piatti Rossi. Non sono un vero e proprio servizio di piatti, perchè ne ho soltanto 15, e non è nessun servizio, o è da 12 o è da 18, in nessun negozio mai si troverà un servizio da 15. Sono molto invernali, rossi a pois, a stelle, a fiocco di neve, e si mettono la prima volta che c'è una festa importante o un pranzo speciale, più o meno verso le vacanze di Natale. Ieri, i Piatti Rossi hanno fatto la loro prima comparsa sulla tavola della mia famiglia, riunita al super completo per il fine settimana. Due giorni di arrivi e di chiacchiere, di un attimo di smarrimento della PrinciCheCresce, di confidenze, di piccoli momenti preziosi, al caldo, non solo quello che veniva dal camino, ma quello più raro, del cuore, del sentirsi al sicuro, protetti, come avvolti da una polverina sottile di cose belle, di calma, di condivisone e benessere dell'anima. I Piatti Rossi facevano bella mostra di loro stessi sulla tavola lunghissima, alla quantità inimmaginabile di penne al ragù che si sono servite a pranzo, sono stati protagonisti indiscussi del thè del pomeriggio, a pari merito con la mia famosa torta al cocco. Sono poi stati utilizzati sul divano, per un pranzo take away dalla tavola mai sparecchiata, vuoi dolce o salato, scegli tu. I Piatti Rossi sono il segnale che in questa casa si ha voglia di stare insieme e di farlo spesso, coi figlioli sparsi fra Piemonte e Liguria, presi da lavori e università, storie d'amore e esami di stato e di vite diverse del figliolo più grande, perso nel suo mondo speciale. I Piatti Rossi sanciscono l'inizio della stagione fredda, del camino e delle torte, del rallentare fino all'anno nuovo, e poi riprendere la corsa più carichi e appagati, nutriti da piccolissimi segnali, carezze, abbracci in ingresso, bacini di buongiorno, giri per casa per vedere se sono rientrati tutti, e poi chiudere la porta col chiavistello grande, clac!, siamo tutti qui dentro, proprio tutti, il mondo di fuori non può riguardarci se non in minima parte, qui dentro è un'isola, di pace e di bellezza, non si può chiedere di più, Beh, certamente qualche volta le urla le sente anche le mia vicina di 4 case più in là, volano dei vaffanculo grossi come astronavi, mai fra lo Sposo e la Scrivente, s'intenda bene, quanto fra i figlioli maschi, ma è la regola, nessuna famiglia al mondo è tutta zuccherini e cinguettii, men che meno questa, dove si è lanciato ogni tipo di oggetto contundente, dalle pere ai cavalli a dondolo, non ultimo il mio Sposo e il suo ormai leggendario lancio del piatto sul soffitto. Ma graziaddio, era marzo. I Piatti Rossi non erano in uso. Meno male.

12 novembre, 2012

Le mattine che non so.

Ci sono mattine che so e mattine che non so. Questa qui non la so. Non l'ho studiata, non l'ho imparata, non la so. Non so nemmeno da che parte cominciare, da quale parte stare, da quale stanza prendere a piegare, riporre, mettere a lavare, rifare il letto. Rifare il letto per me, qualche volta è una perdita di tempo. Stamattina non so nemmeno quello. Vien male a fare tutto, stamattina. A guardare fuori, a guardar dentro, a leggere le notizie. E' una di quelle mattine fatte apposta per non fare niente, per mettersi lì e decidere, allora, vediamo, ma con calma, vediamo cosa posso farne di una mattina così. E invece non è che si possa, alle mattine che non si sanno meglio non dare troppa confidenza, bisogna prenderle per il verso giusto, con un minimo di energica autorità, se no prendono il sopravvento e tu ti ritrovi a pasticciare tutto il tempo senza peraltro concludere un bel niente. Le mattine che non sai càpitano quando meno te le aspetti, quando hai tremila cose da fare e ti senti male ad elencarle tutte, quando l'unica cosa di cui avresti veramente voglia sarebbe rimanere così, a finire il caffelatte constatando che ogni giorno le foglie di fuori hanno un colore diverso. E l'unica cosa che avresti voglia di sistemare sarebbero i gomitoli, che ti è venuta l'idea di metterli in un vaso di vetro così sii vedono da fuori, hanno dei colori così belli che è un peccato nasconderli nelle scatole. Invece. Invece non si può bellezza, e forse nemmeno si deve, le mattine che non sai non te la faranno passare liscia e ti si rivolteranno contro, in qualche modo, perciò meglio agire, meglio smetterla con quel caffelatte e quello sguardo vacuo e svogliato fuori dalla finestra, orsù dunque, il mondo gira da un bel pò, comincia a chiederti davvero se sia meglio iniziare da qui o da là, ma inizia, coraggio, è l'unico modo, fatti un pieno di vitamine e buonavoglia, di buoni propositi e spruzzini e via! I gomitoli li sistemerai poi, non è male l'idea del vaso, forse ci sono ancora rose da mettere sul tavolo  quando avrai finito, sono ancora così belle ed è un peccato lasciarle fuori, è una mattina che non sai e che non ne hai voglia di sapere, ma come tutte le cose, le strade, le poesie e le tabelline anche le mattine che non sai, alla fine, si imparano.

29 ottobre, 2012

Le somme.

Si diceva arrivasse il diluvio, che scendesse dal cielo questo mondo e quell'altro, che avrebbe piovuto per giorni e giorni. Invece un bel niente, vento sì, qualche goccia, niente di che. Ci vuole altro per chiamarlo diluvio. La settimana corta, quella che inizia il lunedì e poi c'è già una festa a metà, anche se proprio festa non è, ma ci regala un ritmo lento, quel che serve a raccogliere le idee, a fermarsi, a riflettere. Rifletto sì, penso e penso e alla fine mi fanno male gli occhi da tanto pensare, e mi frigge la testa e un pò mi arrabbio e un pò mi intristisco e poi mi dico che forse con un bel vaffanculo si potrebbe risolvere tutto e allora non mi intristirei e nemmeno mi arrabbierei che non so quale è peggio delle due, se la rabbia o la tristezza, che rabbia + tristezza, uguale, riga, fa delusione, è una somma fin troppo facile, la so fare perfino io che coi numeri non c'entro niente e infatti non sono numeri ma sentimenti e nemmeno con quelli sono brava, li rovescio, li spreco qualche volta, soprattutto l'entusiasmo, la voglia di fare delle cose, esagero, lo so, ma è così che dicono le mie istruzioni, ma chi l'ha detto poi. E' sole regalato, il lunedì mattina è pronto per essere scartato, con gli avanzi del week end sparsi un pò dovunque, la quantità di coperte sul divano la dice lunga su quanti fossimo ieri a guardare un film alla tv, c'era un vento freddo fuori e dentro il thè fumante e gli avanzi della torta di Michela e tutti rintanati sotto le copertine, quelle piccole da divano che servono per uno soltanto e che se ci vuoi stare in due ti devi per forza abbracciare, è questo il bello delle copertine che lasci sul divano, solo che se si è in mille ce ne sono una quantità poi, al lunedì mattina, da ripiegare e riporre. Lascio che la luce di fuori entri nelle mie stanze, anche quelle più nascoste, lascio che questo freddo frizzante e in un certo senso atteso, corrobori e dia vigore a tutto quello che incontra, passi fra le tende e atterri sul divano, a far le somme non sono brava, perciò cancello, ci tiro una riga e ne faccio un'altra, una mela + due mele fa tre mele, oppure calma + pace, vediamo se mi viene.

24 ottobre, 2012

Stiro e twitto.

Tema. Stirare. A me stirare MI schifa.Cioè, non proprio che mi schifa, ma non è che mi piace. 
Ecco, venticinque errori di grammatica e sintassi in una riga sola, niente male.

Che stirare non sia pratica che mi faccia impazzire è ormai cosa nota. La trovo un'enorme perdita di tempo, eccezion fatta per le camicie del mio Sposo e di qualche Figliolo che hanno da essere impeccabile senza pieghe nelle maniche, senza l'ombra di uno stropiccio, senza niente, come tirate a piombo. Devo dire che a stirar camicie son diventata bravina, ma uno fa di necessità virtù, non  che se vai a stare al Polo debba continuare a farti schifo la granita, per dire.
Non amo stirare e perciò mi son organizzata. La radio, per forza di cose, che a guardare la tv combino guai, in realtà stirare guardando la tele te la fa passare meglio, anche se più che guardarla la senti e allora che differenza fa. Oltre a ciò, mi organizzo be sul serio per le ore che passerò attaccata all'asse da stiro, oggetto abiurato in casa mia al pari dell'abiurato stendino, ma di questo ho già parlato diffusamente.
Mi organizzo che chi non stira in compagnia è un ladro o una spia e allora, tengo lo smartphone vicino all'appretto, vicino ai fazzoletti candidi e a forma quadrata, giammai rettangolare, accanto alle magliette ben piegate da stirare a rovescio, non sia mai che si cancelli con un colpo di ferro innocente una scritta o un disegno, l'ho già fatto, ahimè, e so bene di cosa parlo. Lo Sposo Illustrissimo appartiene a quella corrente di pensiero che vuole le camicie appese, non già piegate come nella scatola ma senza gli spilli, che ancora me lo devono spiegare perchè nelle scatole delle camicie ci mettano gli spilli che è un'enorme perdita di tempo anch'essa. sia a metterli che a toglierli, per dire. Il mercoledì mattina, lassù nella casa in collina, s'ha da stirare fino alle convulsioni, fino a stramazzare a terra priva di sensi, tirandosi dietro nella caduta pure il ferro da stiro che avrà il buongusto di non cadervi sulla testa per non compromettere la già compromessa attività cerebrale, ma di frantumarsi al suolo. Esagggggerata. Però, avrei qualcosa di interessante da twittare alle mie amiche squinternate, da Instagrammare, da condividere su Facebook, così da sentirmi un pò meno sola, sommersa da quintalate di pantaloni e tovaglie e lenzuola, deh, le lenzuola, la prova provata e  perfetta che stirare è inutile come fare il letto, tanto poi si disfa uguale, se mi sentisse mia nonna mi manderebbe un fulmine a incenerire il ciliegio in giardino e allora sì che twitterei.

Le donne del 2012, quelle che stirano e ammirano obtorto collo, quelle che fan di necessità virtù, sono quelle che stirano e twittano, che mandano nel web la loro mattina grigia di nebbia illuminata soltanto dalle lucine del ferro da stiro. Sono quelle che sanno che la vita è un bel mucchio di panni da stirare, molte camicie, molte magliette, moltissime lenzuola con gli angoli, i peggiori, o le tovaglie di lino. E twittando e sorridendo, si stirano tutte.
Cominciamo con i fazzoletti però. Stamattina a tribulare non c'ho voglia.

Uso improprio di alcuni termini dialettali, ripassare i verbi, voto 4.

18 ottobre, 2012

I giorni da torta.

Non sono una gran cuoca. O forse sì, la sono e non lo so. Perchè la sono a tratti. Ci sono volte che cucino per reggimenti e non me ne accorgo quasi: ragù come mi ha insegnato mia mamma, torte salate, arrosti e selvaggina, no, selvaggina proprio mai ma ci stava bene, risotti e timballi. Altre invece che anche le spinacine mi fan fatica. Ieri è stata una giornata difficile. Credo di essermi beccata il raffreddore a Udine, buuuuu, e la fai tanto lunga per un raffreddore? Beh, non è proprio così ma facciamo finta di niente. Le giornate difficili sono quelle giornate che ti senti come impantanata, che hai le gambe pesanti e la testa anche, e vabbè, c'hai pure mal di testa, ma non è che passa con il moment rosa, è un mal di testa da sovraffollamento. I pensieri sgomitano e si spingono all'interno della tua testolina, ci sono quelli morbidi che vengono schiacciati da quelli pesanti e odiosi, cosicchè i pensieri morbidi si fanno piccini piccini e stanno in un angolo e quelli orrendi invece spadroneggiano,e si fan vedere belli tronfi e prepotenti e tu non puoi farci niente. O forse sì. Puoi fare una torta. E' quello che ho fatto ieri, infatti, e devo dire che in parte ha funzionato. Ho fatto una torta semplice, con ingredienti semplici, una torta che faccio al mare, è lì che l'ho imparata, e poi la faccio quando non ho voglia di prendere i libri di cucina e leggere gli ingredienti perchè tanto la so a memoria. E' una specie di comfort food, che consola e rassicura, non so come dire. Si fa veloce, ma è bello farla lentamente, guardare le uova che girano e girano nel Kitchen Aid, poi metterci lo zucchero e il rumore del KA è un ronzio piacevole, che ripete sempre la stessa frase, lo faccio per te, lo faccio per te, lo faccio per te.

CI metti tutte le cose che devi, inforni e già a guardare dallo sportello l'impasto che diventa torta stai già un pochino meglio. Sai che quando la Princi tornerà da coro la torta sarà prontissima e ancora tiepida sul tavolo e lei ne ruberà un angolino prima di salire in camera sua. Sai già che il tuo Sposo dirà subito Hai Fatto La Torta appena entrato dalla porta di casa, perchè è il profumo  che fa di una casa qualunque la tua casa.

E' una torta semplice e farla non è la stessa cosa di comprarla.

Nei giorni magnifici mi compro un paio di scarpe.
Nei giorni difficili faccio una torta.

Questo spiega perchè,  da un pò di tempo in qua, il mio armadio delle scarpe è sempre uguale.
In compenso, faccio molte torte.

04 ottobre, 2012

Mentre asciuga il pavimento.

Il momento è quello più atteso della mattina. Si è in pista dalle 7 scarse, quando si è stirata al volo una camicia per un figliolo che doveva per la prima volta affiancare il padre in un impegno ufficiale. In questa casa, le cose sono sancite dall'abbigliamento: e in particolare, questo Figliolo qui, quando mette la camicia, o ha un esame o ha qualcosa di importante da fare. E infatti. La mattina da casalinga s'impone dopo un bel pò di giorni passati in giro, lavatrici stese e non stirate, accumulate alla bell'e meglio in un lettino singolo che una volta fu di una collaboratrice domestica,  mai rimpianta abbastanza, non che sia morta, certo che no, ma tornata nel suo paese d'origine per sposarsi e fare figlioli.  Rimpianta, rimpiantissima perchè adesso quel che faceva lei lo deve fare la scrivente, ed è vero che non siamo più in 7 ma in 4 scarsi, e che un figliolo va di qui e uno va di là, che con le mie Amiche dico spesso che avere un aiuto in casa è troppo fuori moda, ma accidenti, quanto mi verrebbe comodo adesso. Così, vado di piumini e lavatrici e ferri da stiro e pavimenti. L'aspetto migliore del lavare un pavimento è quando esso stesso deve asciugare. Tu ti metti lì e aspetti, un pò come si fa con lo smalto. Sono 10 minuti di stop, che si possono impiegare a discrezione. In realtà si potrebbe salire al piano superiore e continuare nelle faccende, ma si fa finta di niente e  si dice, fra sè e sè, Aspetto Che Asciughi e Poi Ricomincio. Serve a rigenerarsi, magari a bere un caffè scaldato nel microonde, dacchè la caffettierona si fa al mattino presto e quasi mai si finisce tutta. Si possono rivedere i giornali, sbirciare le mail, qualche volta fare due giri di maglia, giusto così, se si ha sui ferri una cosa da finire in fretta. Aspetto Che Asciughi il Pavimento è una dichiarazione di pace, una specie di armistizio nelle faccende domestiche, che non è che siano proprio 'sta gran cosa. Ogni tanto si dà una controllatina, ecco, è quasi asciutto, e con un lieve disappunto si smette di fare quel che si sta facendo e si torna mestamente alle faccende di casa. Ecco. A chi mi chiedeva, Ma Quanto Ci Metti A Scrivere rispondo così, Mentre Asciuga il Pavimento. La prossima volta però, strizzo di meno il mio MocioVileda. Così ho più tempo.

02 ottobre, 2012

La Festa Promessa.

Il mio compleanno, da qualche tempo in qua, mi mette allegria. Non come prima, qualche anno fa portava con sè una serie di brutti ricordi, molto tristi e pesanti, i più tremendi della vita, quelli che non si dimenticano, mai, dovessi campare tremila anni. Invece, ho fatto pace con questo 2 ottobre, così vicino al giorno più triste della mia vita, la festa promessa e mai fatta,  povero compleanno,  non ne può nulla di quello che è successo,  e allora da un pò di anni in qua mi diverto e faccio di tutto per passarlo nel modo che mi piace di più, avendo l'immunità fino alla mezzanotte, e potendo fare quel che più mi aggrada, ovviamente sempre nei limiti della legalità e della decenza. Non faccio bilanci, non tiro le somme, non dico un bel nulla. Rido e basta, cerco di essere il più leggera possibile, metto da parte per un pò le cose che non mi piacciono e faccio cose semplici, le rose d'autunno al mattino presto, la colazione lussuosa, una pizza con la mia Amica d'oltreoceano e la mia figliola, dacchè tutti i maschi della mia casa son sparsi per il mondo. E poi, la festa. Anche con la festa di compleanno ci ho fatto pace da pochissimo, sembrava non ne avessi diritto, sembrava facessi peccato, sembrava che fosse una cosa proprio da non fare, non io, non in questo periodo dell'anno.

Voglio dire grazie a chi ha festeggiato con me  oggi, per telefono o di persona, nel modo più semplice che ci sia eppure il più bello, il più perfetto, certamente il più gradito, il più grande.
A chi ha condiviso una giornata normale facendola diventare un pò speciale, l'ho detto perfino al panettiere, E' Il Mio Compleanno.

Lassù, da dietro le nuvole, so che qualcuno ha sorriso.
La festa promessa la faccio ogni anno.
Lo so non è uguale, ma faccio finta che.

Perciò, buon compleanno a me, che lo è ancora fino a mezzanotte, ho l'immunità e posso fare e dire quello che voglio e saltare e ballare e ridere ridere ridere come una scema. 
Da dietro le nuvole, il sorriso si fa calore e infinita mancanza, la festa promessa si vede anche da lì.

24 settembre, 2012

Le Genti Strane.

Che son strana me lo sento dire da un bel pò. Forse non ho ancora capito bene se è un'offesa o un complimento. Diciamo però che esser strana mi piace. Che poi, cosa voglia dire non so. Stamattina, ho avuto modo di pensarci, o meglio, me ne hanno dato modo. E che bello è stato pensarci un pò. Le genti che son stranI sono quelli che parlano anche coi muri, che sorridono anche ai cani, che guardano con nostalgia i bambini nei passeggini e fanno loro le smorfie e puoi capire se la loro madre è strana o meno dal modo in cui ti guarda: se ti strafulmina non è strana per niente, se invece sorride è un pò strana anche lei. Le genti che son strane hanno sempre un momento per te, non rispondono mai Vado di Corsa, ma si fermano anche a costo di correre e correre, dopo. Le genti che son strane le puoi vedere la mattina presto, vestite metà di pigiama, spesso la parte di sopra, qualche volta la parte di sotto, quasi mai tutt'e due. Oppure vestite di puntissimo per il compleanno di un'Amica. Le genti che son strane hanno il cuore colorato, questo non è sempre un bene, anzi non lo è mai: esse si prendono certe lorde in piena faccia, figurate, s'intenda bene, ma che fanno male come e più di quelle vere. Le Genti Strane leggono molto, imparano a memoria canzoni e poesie, conservano dei fiori seccati fra le pagine dei libri, ascoltano molto, parlano molto, sorridono molto. Le Genti Strane saccheggiano le bancarelle dei gioielli del mercato, e quel ciondolo che può sembrare un cuore preziosissimo è in realtà un cuore farlocco di latta purissima, il cui valore non supera i 4 euro. Ma luccica tanto, è un cuore che sa, è un cuore che riflette il sorriso di chi lo guarda e che dice Ma Che Bello. Le Genti Strane non piacciono a tutti, piacciono solo ad altre Genti Strane, che capiscono, che comprendono benissimo e sanno, sanno già tutto. Le Genti Strane trovano raramente altre Genti Strane, circondate come sono da Genti Normali, di quelle un pò finte, che se la credono e che te la spiegano. Quando una Gente Strana incontra un'altra Gente Strana è proprio bello, perchè ti dicono Ma Sei Tu Quella Delle Fragole e tu ti illumini e dici Massì che Sono Io, e forse come le fragole diventi rossa ma è una sensazione così perfetta anche se dura pochissimo che ti fa dire che forse tanto strana non sei se le cose che pensi e che scrivi gli altri ti dicono Uguale a Me. Quando una Gente Strana incontra un'altra Gente Strana, la giornata è diversa e più morbida, e allora sei contenta di così poco che però è tantissimo, e allora corri a lucidare quel ciondolo a cuore di latta farlocca, perchè la prossima volta, luccichi di più.
Grazie, Raffaella, per il tuo saluto di stamattina. 

23 settembre, 2012

Aspetterò.

Aspetterò l'autunno. Mi sono accorta di averlo cercato, stamattina, guardando fuori, il prato è ancora verdissimo e nessuna foglia, l'acero non è ancora rosso come vorrei, e fuori le rose stanno ancora fiorendo e fiorendo, non so bene come, le ho potate io non sapendo da che parte cominciare, il giardiniere mi ha spiegato mille volte, Deve Contare, ma come si fa a contare, non si fanno i conti con le meraviglie, non è possibile contare per tagliare bene le rose, non mi sta in testa. Ho tagliato a muzzo, come viene viene, e devo averci preso, se oggi ho raccolto delle rose così belle. Aspetterò. La nebbia arriverà prima o poi, non che ne senta la mancanza ma mi piace, è come una protezione da tutto il resto, una coperta che ti separa dalle cose che non vuoi vedere, dai rumori che non vuoi sentire, e se ti avvolge dentro ancora meglio, vuol dire che hai cose che non vuoi vedere nemmeno lì. Aspetterò il freddo, ancora ci si ostina a stare leggeri, infatti si sta bene, al massimo un golfino, uno scialle avvolto bene per non prendersi il mal di gola, zero calze, ovvio, è un bel clima, questo qua, Aspetterò che faccia autunno secco, quello bello, quello romantico e un pò decadente, con le foglie che fanno rumore e il respiro che si vede, quando non si potrà più andare in Vespa perchè dal freddo ti lacrimano gli occhi, ed è una sensazione che mi è sempre piaciuta, in moto ci sono andata tanto e l'ho riscoperta quest'estate, e ricordo sempre benissimo quando ci andavo in questo periodo dell'anno perchè fra poco è il mio compleanno e so per certo che tempo fa e faceva e cosa ho fatto in tutti o quasi i compleanni della mia vita, e chi c'era e chi non c'era, e chi c'è stato e adesso non c'è più, e chi invece non ci ha mai voluto essere, peccato. L'inizio dell'autunno ha un fascino che pochi comprendono, di solito i più scentrati, che provano soddisfazioni e piccolissime gioie quotidiane, che studiano antidoti contro il male che c'è, contro il triste che c'è, i pensieri e le menate e allora che bello la coperta sottile in fondo al letto, gli amici da vedere per la festa di inizio autunno, inventata un'ora fa, il buio che scende piano, i figlioli e tanti progetti e tante cose da fare,  molte da desiderare, difficili magari ma che arriveranno, lo so, e se non arrivano subito non è importante, aspetterò.

17 settembre, 2012

Gli allenamenti dei Maya.



Han previsto sfaceli, inondazioni, maremoti, fine di mondi, e altre amenità per il prossimo 21 dicembre. Mancano 3 mesi circa, e come ogni evento, si comincia a fare le prove, del genere Cerimonia Inaugurale Olimpiadi. Serviva un luogo, una palestra, una location, dove provare effetti speciali, dove dire Questo Va Bene, Questo Invece No. Han scelto me, me e la mia casa, detto Ok, proviamo con quella, c'ha pure il giardino.

La serie di eventi diciamo sfavorevoli che da un mese in qua mi perseguita, continua senza sosta. So benissimo che i Maya non c'entrano, si stà a scherzà, ma in effetti, l'infilata di grane, questioni, pasticci, piccoli incidenti, guasti agli elettrodomestici, rotture di cristallerie e via così, un pò me lo fa pensare. O che qualche fattucchiera abbia bollito in un pentolone code di rospo, zampe di ragno ecc. e abbia preparato un intruglio malefico solo per me. Potrebbe pure essere. Io cerco di non farmi troppo prendere dagli eventi, anche se, c'è da dirlo, qualche volta è fin troppo difficile mantenere la calma, mantenere il controllo, dirsi Massì, Dai Che Passa. Passerà di sicuro, c'è solo da capire bene quando.

Nel frattempo, ci si organizza un pochino.

Qualche evento mondano, l'inaugurazione di WoolCrossing sabato e la KnitMerenda di domenica hanno fatto la loro parte nel tirarmi fuori dallo stagno, dalle sabbie mobili, e non mi viene in mente nient'altro che si possa dire. I Maya facciano quello che vogliono, son genti che anche a loro bisogna lasciarci fare quello che vuole, compreso scompaginarmi il blog e bloccarmi con un mal di schiena mai avuto in vita mia, compreso quando aspettavo i figlioli e di figlioli ne ho aspettati un certo numero, per dire.

Si inizia la settimana guardando bene, frugando compulsive come quando si cerca qualcosa di prezioso che si crede di aver perso, alla ricerca di una cosa bella, o se non bella almeno gradevole, normale, luminosa nel buio che c'è.

I Maya son genti buoni alla fine, le prove degli sfaceli possono andarli a fare nel campo qui dietro, se vorranno, nelle pause preparerò loro un caffè e qualche biscotto, così, per rifocillarli un pochino, ma per piacere, che spostino le loro mire da un'altra parte.

Fortunata come sono, scoprirò che i Maya odiano i biscotti e che il caffè li rende nervosi. Non sia mai.

p.s. Per il blog disordinato ci sto lavorando e con me la Fosca. Ma anche lei, mi sa che dà la colpa ai Maya...

03 agosto, 2012

Quante volte.

Quante volte si deve tornare indietro, cancellare e rifare, strappare il foglio e ridisegnare. Quante volte si deve tornare sui propri passi, convincersi che è la strada giusta e invece non è vero. Quante volte ci si deve far coraggio da soli, tirarsi fuori, scavalcare cancelli e staccionate immaginarie e correre, correre, scansare le pozzanghere e i buchi nel terreno e correre correre, e far finta di nulla, che è quella la strada giusta, corri e corri che va così, non guardare da nessuna parte nè indietro nè avanti. Indietro no, perchè sarebbe un attimo e molleresti tutto, avanti nemmeno, che la strada è ancora così lunga e impervia e pericolosa e infida e piena di sassi e di vetri rotti e di spine e rottami, e cose, quante cose. E' fatica, è stanchezza, è qualcosa che non sai, sono lividi piccolissimi, non è mica niente, poco più grandi di una monetina, sono lividi immaginari che non vede nessuno, sono botte invisibili, appena appena, uno dopo l'altro a sommarsi, uno sull'altro ad aggiungersi, graffi sottili, non è niente, è solo un graffio, non serve nemmeno disinfettare, un giorno o due e non si vedrà più nulla, ma livido su livido fa un dolore grande, graffio su graffio una ferita.

27 luglio, 2012

"Scrivi meno."

Così mi hanno apostrofato, ieri sera, le mie Amiche di Là. E non era un invito, anzi, una specie di rammarico, Perchè Scrivi Meno? ecco, il senso era più o meno così. E' vero, scrivo poco, scrivo niente, questa strana estate  in città mi sorprende e mi impigrisce, non che non abbia cose da raccontare ma forse anche i miei pensieri si stanno prendendo una vacanza, in questi giorni di sole, di colazioni in terrazza, di amiche, di prove di figlia unica, di grandi letture, di knittaggi compulsivi e di poco altro. Si riscoprono così gli aperitivi al bar del vicolo, lunghissssssssimi, lentisssssssssimi, in una città quasi deserta, eppure, tutte le mie Amiche di Qui sono ancora qui, appunto, e ieri al knit del giovedì c'eravamo quasi tutte, Afef assente giustificata, ma le altre tutte. Sono giorni che di cucinare non se ne ha voglia, niente che non sia una bella insalata greca o al massimo una frittata superlativa. Anche da questo ci si prende una pausa di riflessione, giorni sabbatici, un pò alla moviola, non saprei dire come. Ma di sciocchezze, mi aiuti a dire, ne so a manciate, ieri la mia amica Lulu mi chiedeva lumi, è confortante sapere che per le cazzate più cazzate, e mi si perdoni il termine dacchè non ve n'è un altro più appropriato, confortante è sapere che si chieda alla scrivente non già questioni attineni a bosoni e neutrini, ma ad esempio quale colore di smalto, se la zeppa va di sughero o se quest'inverno sarà l'inverno dei loafer.
Così si chiacchierava mollemente ier sera, intorno alle 21, ciondolando per una bella città tiepida, a fare un pò i turisti, che gli stranieri in realtà non eravamo noi, ma il fascino del giardino di Palazzo Ghilini ha conquistato anche me che ci ho stazionato davanti 3 anni aspettando la Princi che uscisse dal Conservatorio e non ci sono mai entrata, per dire. 
Che strana estate questa qua. Dal mare arrivano notizie frammentarie e confuse ma si sa che i figlioli colà sistemati si divertono un sacco tra feste in spiaggia e transumanze. Il numero dei coperti non è noto, ma è lì il suo bello.
Per il resto, si hanno molti programmi per i week end a venire. Una raccolta di mirtilli, per cominciare, e un giro in montagna, stavolta con le calzature adatte dacchè tutti ricordano perfettamente di quella volta che un buonuomo dovette prestarmi un paio di scarpe consone, essendomi io recata colà con due zeppe grigio perla che erano un amore. La fine di luglio in collina è densa di avvenimenti, si raccolgono le ultime albicocche del frutteto, ci si bea della straordinaria fioritura delle ortensie, si fanno scialli a una velocità indicibile, si legge al fresco sul divano, si pensa poco, e quel poco è già abbastanza.
Ogni tanto ci si chiede se tanta pigrizia, se tanta lentezza, se tanta beata indolenza  possano in qualche modo nuocere, se ci si rifugia in cose consolidate e conosciute per scansare una volta per tutte i pensieri improvvisi, le fatalità, i mille dubbi dell'esistenza, la profezia Maya, le grane solite, la gente pesante cui si è diventati insofferenti, l'ignoranza cui si è da sempre intolleranti, le cose di tutti i giorni.  La risposta arriva dalla porta, un'Amica di QuiQui, inteso come villaggio dove vivo, che ti suona il campanello Passavo di Qui. Allora, scopri che le cose belle del mondo sono davvero una quantità, che è del tutto inutile e financo dannoso stare lì a macerarsi l'anima con i Forse, con i Magari e con i Passati Remoti. Il mondo va per conto suo, le genti anche, e allora va bene così, e scusatemi tanto ma vado di fretta, ho giusto uno scialle color vinaccia che mi aspetta impaziente sui miei ferri circolari, ho una quantità di fanciulle che dorme in qualche stanza nella casa, ho ricette coi mirtilli da trovare e sperimentare. E ho uno smalto color del cielo, un libro che mi sta conquistando pagina dopo pagina, loafer sì, ma per ora quoto quel sughero arancione, Lulu. L'estate non è una stagione: è uno stato dell'anima. 

02 luglio, 2012

Tutte le volte.

Le volte che ho scommesso. Le volte che ho perso e quelle che invece ho vinto, contro ogni previsione logica. Le volte che ho sbagliato e quelle che invece ho fatto bene, non molte in realtà, ma c'è chi dice che io sia troppo rigida con me e lo dico agli altri, di perdonarsi e invece non mi perdono mai e non sono mai soddisfatta e penso sempre che si possa fare meglio e che gli altri facciano meglio di me sempre e comunque, e questo dimostrare dimostrare dimostrare mi accompagna da sempre, non è che una si liberi a quasi cinquantanni, scritto tutto attaccato, fra un anno e mezzo avrò cinquantanni e non so se la cosa mi piaccia oppure no, forse no, che cosa brutta è avere degli anni e sentirsene una trentina, forse 35, non sono mica tanti alla fine. Le volte che mi sono sentita a disagio e le volte che posto migliore non poteva esserci per me. Le volte che ho avuto paura, oh ma quante, quante sono state. E le volte invece che ho fatto coraggio agli altri, coraggio, finirà, passerà, non è niente, non fa male, non è vero, non è buio, non è nessuno, era solo la finestra che sbatteva. Le volte che era presto e quelle invece che sono arrivata troppo tardi. Le occasioni che ho perso e quelle che ho inventato, che mi sono regalata, le volte che sono scappata e quelle che invece mi sono fatta trovare, seduta su una panchina, in una piazza, alla stazione. In un aeroporto, lato arrivi. Le volte che mi sono stupita e quelle che mi sono disperata, le volte che ho avuto fiducia e le volte che mi sono lasciata cadere sfatta su un letto più sfatto di me e lì sono rimasta per ore a guardare il soffitto e poi fuori e poi di nuovo il soffitto finchè non ho capito che non era quello il posto giusto per far cambiare le cose. Le volte che ho pianto silenziosa e quelle che invece mi sono squassata il cuore con i singhiozzi, quelli che vengono fuori a sorpresa che li senti ma non sai se sei davvero tu. e le volte, quante volte che ho riso così tanto da sembrare ubriaca e il cielo sa che non mi sono ubriacata mai mai nella vita, anche se i miei figli non ci credono. Le volte che mi verrebbe voglia di fare un pò la scema e poi mi dico, Sei Donna Fatta, Ma Smettila, ma a volte la faccio sul serio, ma come si fa a fare la scema sul serio, o sei scema o sei seria, ma che razza di problema. Le volte, tutte le volte che ho fatto una cosa e poi l'ho disfatta, e altre invece che sono andati avanti anche se sapevo benissimo che era sbagliata. Tutte queste volte, le mie volte e le volte di tutti gli altri, tutte le volte messe in fila fanno miliardi e miliardi di volte, e miliardi di cose e di situazioni che se messe tutti insieme, raccolte a mazzi e in pacchettini, fanno la vita di tutti, la mia, anche, e quando le mie volte si son intrecciate con le volte degli altri hanno fatto sfracelli o meraviglie, delizie o deliri, a seconda delle volte. E ci saranno altre mille volte in cui mi sentirò in un posto che migliore non ce n'è, o mi sentirò perfetta o inadeguata, e andrò a vedere se è davvero solo la finestra che sbatte, e vorrò restare e scappare, o vorrò farmi trovare da qualche parte, a una stazione o a un aeroporto, ma stavolta lato partenze.

13 giugno, 2012

Brigida.

Mi ci sono affezionata. Ci sono rimasta sotto. Mi sono scoperta un asso nel curare le orchidee, che non si chiamano proprio così ma Phaleaenopsis che è un nome così complicato e non mi piace, orchidee sono  orchidee rimangono. Mi ci sono affezionata perchè hanno dei colori che mi incantano, la mattina a colazione, e poi perchè mi hanno detto che fra loro si parlano e che è un peccato mortale averne soltanto un vaso, le orchidee han bisogno di compagnia. Non so se sia vero o no, ma mi piace. Loro, a differenza della Povera Calla, che non è più, mi danno un sacco di soddisfazione. E poi, quando credi che siano morte stecchite, dacchè è rimasto soltanto un rametto insignificante e tutti i fiori son cascati, niente paura, l'orchidea rinasce, eccome se rinasce, prima timida timida poi esplode in tutta la sua sensuale bellezza. Brigida ha fatto così, di un fucsia intenso con striature arancioni, fluo come si conviene nell'estate 2012, colori vitaminici per smalti e orchidee, che classe, signora. Brigida e Domitilla, le mie orchidee del davanzale,  sono la prova vivente che non si deve necessariamente essere finissimi floricoltori per averne una o due in casa in buonissima salute, so di amiche che ne hanno tonnellate, una distesa di Phale qualchecosa, un campo intero, un davanzale pienissimo, e io ne ho soltanto due, ma magari domani o dopodomani mi reco al vivaio, quanto mi piace andare al vivaio, tutti quei colori e quei nomi strani di piante, è bello, rende calmi non so come dire, rende un pò felici, c'è odore di acqua e di erba fresca, di terra e di gerani. Oggi è l'ultimo giorno di scuola, i miei due ultimi figlioli sono impegnatissimi  in feste e bagni al fiume e forse anche nella fontana davanti al liceo,  il sole fuori, i panni stesi, una musica sottile. Trovate un vivaio vicino a casa, fateci un giro pianissimo, senza fretta e scegliete con cura una Brigida, un geranio fluo, una piantina piccola piccola che vi sorrida ogni mattina dal ripiano della cucina. Le cose belle, qualche volta, sono così vicine che non ci si crede.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...