
16 febbraio, 2007
L'inversamento.

15 febbraio, 2007
Le nuvole.

Ha i capelli bagnati. Glielo dico da sempre, che non deve uscire col freddo e i capelli bagnati, in una cantilena che dà i nervi anche a me, mentre la dico, ma che si deve fare in questi casi, se non ascolta, le si deve provare proprio tutte, no? L'ho visto da lontano, riconosciuto, com'è ovvio, per quel suo passo ciondolante, un pò dandy, non saprei. Scarmigliato, arruffato, i pantaloni scesi, le scarpe con le stringhe diverse. Molto chic. Parla, parla, parla. Non ha mezze misure. Ha la straordinaria capacità di compiere il tragitto casa scuola senza dare un segno di vita, che non sai se dorme o cosa fa, eppure ha gli occhi aperti e sembra guardar dritto davanti a sè. O, al contrario, è in grado di rincoglionirti, con licenza parlando, con discussioni, richieste, descrizioni, e i secondo te e i ma spiegami una cosa, infarciti ovviamente da una sequela di esclamazioni non proprio eleganti. Sa farsi adorare, ha una collezione di sguardi che vanno dal tenero all'ombroso, dall'innocente al maledetto che mandano in confusione anche me, ogni tanto. E una risata che conquista. Lo ben sanno le figliole che gli si avvinghiano addosso fuori dalla scuola, e lo chiamano squittendo, occhi svenevoli e sorrisi di candida malizia. Ieri sera, voleva dirmi. Cioè, non proprio. Voleva e non voleva, non so. Svelarmi senza dire, raccontare senza fare nè nomi nè allusioni, di una storia con una fanciulla, biondina, pare, che gli ha rubato il cuore in questi giorni. E tornando a casa, che parlava e parlava, ad un tratto mi dice Guarda Mamma, l'America Latina! E io mi sono scoperta a sorridere, felice, fortunata e privilegiata, di avere un figlio così, grande così, bello così, un figlio innamorato che guarda le nuvole.
14 febbraio, 2007
Se deve essere...

...che sia! Non facciamo troppo i sofistici, a far finta di niente proprio non si può, se si deve ballare, che si balli. Ognuno potrà fare quel che vuole. Modello classico, cena e pacchettino, meglio se piccolo e di gioielleria. Oppure rose e cioccolatini, o un bel libro dal titolo accattivante, che sia una storia d'amore, echevvelodicoaffare. O magari andate sul vestiario, quello di sotto, la mutanda scientifica per lui, un balconcino finto virginale per lei. E poi, l'immancabile Swatch di San Valentino, anche se proprio non si è geni dell'idea regalo, potrà togliere dall'impaccio in tutta serenità. Come si sa, nulla regalerò e nulla riceverò. Anche se, questa mattina, il mio bel regalo ce l'ho avuto. I baci del buongiorno, tanto per cominciare, e già lì potevo considerarmi soddisfatta. Poi, lo spettacolo del cielo. Qualcuno si è preso la briga di fare un disegno astratto in rosa e viola proprio lì, nella parte che si vede dal mio letto, appena apro gli occhi. Certo, non ho avuto pacchetti, non ho appallottolato carta e arrotolato spaghini, niente cuori e niente bigliettino, ma insomma, non ero io che dicevo che San Valentino mi dava la nausea? However, a tutti gli amori, veri, finti, brillanti o nascosti, ufficiali e segreti, di Pacs e di Dico, da bosco e da riviera, a vela e a motore, frizzanti e annoiati, work in progress o just married, lisci o gassati, a tutti, indistintamente, buonissimo san Valentino. Con pacchettino o senza, ma, dico, avete dato uno sguardo fuori?
13 febbraio, 2007
Tombola!

Un bel momento. Più che altro, un bel risveglio. Tosse e febbrone del Fanciullo Mediano, nausea e vomito del Liceale, ancora tosse e febbre della Princi. Un bel quadretto, non c'è che dire. E la scrivente, già alle 6 o poco più, lì ad azionare termometri (non a sbatterli, anche se era un gesto che mi piaceva tanto, sbattere il termometro per fare andare giù il mercurio, signora mia, quelli li usavano gli Egizi, adesso ci sono quelli ad ultrasuoni e che fanno biiiiip, si adegui, suvvia), a somministrare tachipirine e sciroppini, a consolare, accarezzare, rimboccare coperte e a dare baci e coccole in offerta tre per due. Mi inteneriscono i miei figli malati. Sono lì, tutt'occhi sotto il piumone, un pò smarriti e un pò contenti di stare al caldo, a casa, tranquilli, anche con la febbre, che tanto passa tra un pò. Di rara bellezza, questo mese ancora non lo avevo detto, si sa, mi concedo una volta al mese di celebrare la lor beltade, e allora, va bene. Bella prospettiva si presenta al mio sposo, che riede quest'oggi al familiare desco e al nuziale talamo. Proprio io che volevo farmi trovare in negligè ti-vedo-e-non-ti-vedo, in versione sexissima con piume e lustrini! Dovrà accontentarsi di una maglia con Minnie e degli avulsi fuseaux, che adesso si chiamano leggins. Però, le calze sì, quelle son a cuoricini. Magari, un qualche effetto lo producono lo stesso, come si dice, più che l'amor potè il digiuno. Beh, San Valentino è soltanto domani, e io mi son già portata avanti. Febbre d'amore? Non propriamente. Per il momento, due a 38 e uno a 37,3. Altro che piume e lustrini!
12 febbraio, 2007
Tanti baci.

Vuol dire buon giorno. O buonanotte, a piacere. O che voglia di rivederti, o che bello che sei qua. O mi sei mancato da morire, o torna presto, o fai attenzione e non fare stupidaggini. Vedrai che passa, che non è niente, e non preoccuparti che ci sono qua io. Vuol dire pensami, e scusami, e mi dispiace e non succederà più. Vuol dire svegliati, o dormi bene, al sicuro, vuol dire aspettami, che torno subito, o tanto lo sai che non andrò mai via. Vuol dire tanto, o quasi niente, le cose che non sai e quelle che sai a memoria, le cose che immaginavi e che sognavi spesso, vuol dire i pensieri, vuol dire i sogni, le carezze, i progetti e i ricordi. Baci. Baci a manciate, a sacchi e a tonnellate. Baci veri, baci da film, baci innocenti e baci che no, invece. E oggi, prima di tutti gli altri, veri o virtuali, scritti o a parole, letti o messaggiati, gridati o sussurrati, davanti a tutti o di nascosto, scritti sul muro o in fondo a una lettera, facciamo in modo di averne, darne, mandarne e conservarne. Di baci, per l'appunto.
10 febbraio, 2007
Stendere?!?

Lo sa il mondo. A far la casalinga, proprio non ci sono portata. La faccio, certo, soprattutto dopo che le ancelle che si sono avvicendate nella gestione della mia non semplice casa, si sono, per un motivo o per l'altro, rese latitanti, o sposate, o colte in flagrante a rubacchiare, occultare maglie di cachemere diventate stracci per la polvere, o a dire, Grazie Ma c'è Troppo da Fare, spendere quei soli 230 euro in telefonate dall'altra parte del globo terracqueo e in soli 2 giorni. Ma tant'è. Il mio modo di occuparmi di casa mia, me ne rendo conto, è...è....creativo!, ecco, non mi veniva la parola. Certo, la spiegazione di come si possa essere creativi che so, a lavare un pavimento, piuttosto che (uso proprio dell'espressione piuttosto che) a dividere i bianchi dai colorati, è faccenda complicata. La creatività, signora mia, mica la vendono insieme ai carciofi, badi bene. Semplicemente, cerco di fare le cose divertendomi un pochino, ecco, dato che è così noioso fare le faccende domestiche, che in fondo non faccio mica male a nessuno a cantare lavando le tazze delle colazione, no? O ad apparecchiare sempre come se il fotografo di Elle Decor arrivasse dopo un quarto d'ora? Certo, ho i miei limiti. Uno di questi è lo stendaggio. Anzi, lo stendimento. Cioè, lo stendere. Non mi piace. E già lì non puoi certo fare bene una cosa che non ti piace. Non sono una precisa, conosco le tecniche, e cioè che le camicie si stendono così, le magliette cosà, ma non c'è niente da fare. Io, considerando che i miei chilometrici stendini sono non già quelli orrendi pieghevoli bianchi e rossi, ma quelli di design, echevvelodicoaffare, comprati non si sa dove, per la posa dei quali è servito un'intera giornata di studio tra architetti e ingegneri e arredatori, signora mia, e non sono al pavimento, ma piazzati tra il soffitto e la parete, insomma in alto, io, butto. Lancio. Accumulo. Sovrappongo. Mischio. Appallottolo. Lego, qualche volta. E perdo, perdo, perdo. Comincio a credere che in casa mia ci sia un buco nero dove finiscano, solinghe e tristi le legittime compagne delle calze dei figlioli, e nessun Pacs potrà mai riportarle insieme. Le hanno tutte a righe e a rombi, ma mai, mai, mai, che le righe siano uguali, così, rassegnati, hanno cominciato a metterle diverse un giorno, creando così una vera tendenza in città. Certo, col mio sposo mi và di lusso, le ha tutte blu e tutte uguali. Certo, qualcuna è più blù, qualcuna è indaco, qualcuna è blu elettrico, perchè mica i lavaggi sono tutti uguali, sa? Insomma, un disastro. Cerco qualcuno che mi dia lezioni di stendaggio. Mi applicherò, lo giuro. Quanto alla mia cratività, beh, come diceva quel tale, che non è Zucchero? "Bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante"? Beh, io mi sono portata avanti. Di stelle, per cominciare, ne ho generate ben tre. E di caos, modestia a parte, ne possiedo. E a tonnellate, signora mia, ton-nel-la-te.
09 febbraio, 2007
No, San Valentino, no.

08 febbraio, 2007
Eppure, sentire.

07 febbraio, 2007
Grand soirée.

Si era capito da stamattina presto che non sarebbe stata una giornata come le altre. E infatti. Il mio sposo si preparava alla partenza, che ancora di andar per mare si parla, e sarà fuori qualche giorno. E io, novella Penelope, qui ad attenderlo. Che di filare, signora mia, non ne ho mica il tempo, sa? L'ufficio, la casa e i figlioli poi, che quelli di daffare ne danno in quantità. Sono stata di corsa tutto il giorno, gestito una serie di trasporti qua e là, una spesa con la princi, e pregustavo di già una serata niente affatto male. Ha uno strano sapore, la sera, se sono sola coi miei figli. Tutti vogliono fare qualcosa per aiutarmi un pochino, sia sfamare il cane o svuotare la lavapiatti. E io, lascio fare. Ho due bodyguard e una principessa, mica noccioline. e per loro, una sera un pò trasgressiva, che questa formazione scombinata la reggiamo solo per qualche giorno. Grande cena e tutti a nanna? Nemmeno per sogno. Il regale menù comprendeva un succulento pollo arrosto Esselunga e patatine del sacchetto, che una volta all'anno si può fare, eccheddiàmine, non è mica veleno per topi! Cenato velocemente e poi, proiezione di un film non troppo impegnato, il libro l'avevo mollato a pagina 15, cosa che non faccio mai, ma mi incuriosiva di vedere la sfilza di scarpe Manolo Blahnik tanto decantate nei trailers. Seratona in casa mia, perciò. E il mio sposo stia ben sereno. Domani riso in bianco e a letto presto. Anche se sono tentata da bowling e kebab. Ma anche luna park e cinese sarebbe da valutare. Come recitava quel proverbio? Quando il topo non c'è la gatta fa per tre. Mi sa che ho sbagliato qualcosa.
05 febbraio, 2007
Meravigliosa creatura.

Che io l'adori, non è mistero. Ne avevo già parlato qui, e anche qui. Mi è simpatico. Ha un'aria dandy e finto trasandata che mette allegria, ha fatto i suoi ruzzoloni, ma che male c'è, in fondo? Se si fosse chiamato Brambilla, nessuno ci avrebbe fatto caso. Lapo ci riprova, riparte, questa volta, come dice, con un progetto tutto suo. Certo, di idee ne deve avere avute tante, che ne so, un bell'allevamento di procioni, oppure curare le pubbliche relazioni della Premiata Merceria Mariuccia di San Colombano al Lambro. O ancora, una fiorente industria di tappi per le orecchie. Mannò, signora, il Lapo è un tipo intelligente, sa che cosa fa tendenza e che cosa no. Carbonio, signora mia, car-bo-nio, e che non si confonda con quelle pastiglie nere che prende lei quando ha mal di pancia, quello è il carbone ed è un'altra questione. Il Lapo è una specie di Re Mida, non lo sapeva? Tutto quel che tocca diventa prezioso e glamour. Così come le felpe, gli occhiali di carbonio disegnati da lui stesso medesimo, con la sua bella matitina, sono destinati a diventare un vero must. E che cosa importa se costano 1007 euro, che numero bizzarro, suvvia, forse la classe ha un prezzo? Forse il suo nonno, quando ha fatto costruire lo Stealth, ha badato a spese? Certochennò. Insomma, diamo una possibilità al piccolo Lapo. Io, da parte mia, gli auguro tutto il bene possibile. Di vendere tonnellate di occhiali e di fare un successo coi controfiocchi. In barba alle malelingue che lo volevano finito, nipote di tanto nonno e figlio di tanto padre, incapace di camminare per conto suo. Vai, Lapo, sono dalla tua parte. promettimi però di fare attenzione, questa volta. Nonostante il tuo scivolone e tutto il resto, la Fiat, italica e precipua risorsa del nostro Paese, sta volando in alto. Ma se sbagli un'altra volta, ciccio, mi sa che non basteranno Vasco Rossi e la Nannini, a fare degli spot della Fiat Auto, delle vere opere d'arte. Dovresti provare con Pavarotti. Ma che consegni le chiavi direttamente, in concessionaria, e già che c'è, improvvisi un Nessun Dorma all'acquirente. Non sarebbe mica male.
Flower power.

E' piccola cosa. Stamattina il risveglio con l'ansia, inspiegabile e immotivata come tutte le ansie che si rispettino, se no, che ansia è? Ci si è vestiti a caso, ripassato le catene montuose in macchina con la Princi, un pò svogliate tutt'e due, in realtà, ma come potrebbe essere il contrario, il sonno, il freddo e la nebbia, sfido chiunque. Sembrava che nulla potesse risollevare le sorti di una giornata così. Nulla o quasi. Al mercato di Piazza Garibaldi, quello del lunedì che è più grande, è ben vero che non è granchè, ma il fioraio è un omino simpatico con un forte accento genovese e aveva ai suoi piedi una distesa di piantine senza pretese, coloratissime, timide e impacciate a mostrare i loro colori in una mattinata così. Io non son brava con le piante, mi son fatta spiegare per filo e per segno come prendermi cura di queste piantine di viole del pensiero ne abbiamo 12 colori diversi ma a me ne è bastato uno, il mio. Le ho prese tutte uguali e disposte, per ora, ancora nel loro vasetto, negli avulsi vasi vuoti del davanzale. Avrò tempo per loro. Tempo per guardare fuori dalla finestra e vedere questi piccoli petali e queste piccole foglie, e provare una gioia. Piccola, certo, ma impagabile. Consigliata la terapia floreale, in un lunedì di febbraio senza senso alcuno, senza voglia alcuna, senza slancio alcuno. Cinquanta centesimi a piantina. Cinquanta centesimi per una piccola felicità.
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