Sì, la voglio. Voglio quella di ieri sera, quella sottile sottile, appena arrivata o quasi finita, a forma di ciglia, io l'adoro la luna, la guardo spesso, mi piace, la controllo, la scruto, le chiedo, mi affascina, mi rapisce, mi piace e basta. Voglio la luna a falce, qualcuno l'ha già scritto, o falce di una calante, e allora non vale, non va bene copiare, a pensarci bene non ricordo se ho copiato mai, vediamo, sì, certo matematica sicuro, ma ero talmente oca che sbagliavo anche a copiare. Voglio la luna fine, da mettere al collo come il Make A Wish della mia Amica delle Lampadine, voglio un ciondolo speciale, voglio un giorno di vento freschissimo che soffia da dietro la collina, voglio il tappeto di batuffoli giù dalla discesa, e lo so che fanno sternutire e imprecare e non è che proprio si facciano amare, ma sono uno spettacolo, i batuffoli dei pioppi, che si mescolano ai petali, che si impigliano nell'erba alta, e stamattina il primo bocciolo di rosa nell'aiuola, ma non ci metto troppo il cuore sopra, è già spannato prima di fiorire, le prime fanno sempre così, cos'avranno mai le mie rose, eleganti, perfette creature che ci mettono un'eternità a fiorire e poi fioriscono tutte insieme e stordiscono con loro profumo di vaniglia, sono inglesi, altezzose e molto snob, mica come quelle dell'omino di fronte alla farmacia, le ho guardate stamattina, le ho annusate anche, mentre soccorrevo l'Illustre che aveva scordato una cosa a casa. Come farà l'Omino della strada, col giardino a ridosso della polvere e dei camion e dell'asfalto ad avere delle rose così fiorite e profumate, diverse però, non è vaniglia, è profumo sfacciato di rosa selvatica, forse è ancora più buono, sa di fresco e di fiorito, appunto, ecco. Voglio la luna e le rose, voglio un giorno perfetto, voglio me com'ero e come forse sto tornando ad essere, voglio avvolgermi in questo venticello, in questa metà di maggio che nemmeno sembra ma è, e non ho pazienza ad aspettare le mie, di rose, magari me le compre, o le rubo all'Omino della Strada, per la luna invece, è più complicato, mi sa.
19 maggio, 2010
18 maggio, 2010
Nel frattempo.
Non si era più abituati. Il grigio, il freddo, le cose dei giorni scorsi non ne davano il tempo, non passava la luce, non so, le persiane erano chiuse sul bello, la tenda tirata a nascondere i colori e l'allegria, la porta sulla calma, la tranquillità, chiusa dal di dentro, con quei catenacci di ferro che fanno rumore. Ora, invece. E' tutto così lucido se c'è il sole, tutto sembra essere più nuovo, come appena comprato, lavato di fresco, appena tolto dal forno. E' una strana, stranissima primavera, in uno stranissimo anno che non si sa, non sento uno solo che dica Sono Felice, sarà vero o non ci si accontenta, sarà vero o è tutto una finta, sarà vero o cosa mai. Nel frattempo, qui è mattina. Ci si è svegliati in ritardo ma che c'importa, si trova sempre una soluzione a una sveglia che non suona, ci si organizza, ci si accudisce un pochino, che ci son volte che proprio non si ha nemmeno il tempo di rendersene conto, che non si pensa a sè. Non arrivano rumori, se non quelli che ci piace ascoltare, non ci sono pensieri foschi e si scelgono con cura quelli che ci piace pensare, si gestiscono le rose, tra poco ci sarà l'esplosione, in ritardo, ma ci sarà, e allora si fanno cose dal terrazzo, il prato verdissimo appena tagliato, l'acero rosso più rosso che mai. Sono piccolissimi regali, da scartare con cura, da bere piano come l'acqua fredda, convalescenti da deliri di varia natura, che adesso tutta insieme la calma e la bellezza sembrano troppe, ma ci sono, e allora ci si avvolge in questo bel silenzio, in queste mille cose da fare con un piacere insolito, in questa pace, sembra che tutto sia in ordine, ben sistemato, sembra che il mondo ce l'abbia piegato in tasca, che tutto giri, profumi e suoni, e che niente e nessuno. Nel frattempo, qui è mattina.
15 maggio, 2010
Mi piacerebbe.
Si passa da un inverno pressochè eterno con nulla da fare a una serie di appuntamenti imperdibili, ai quali proprio non si vorrebbe mancare.
Come questo.
E poi, con un logo del genere, non fa venir voglia di essere già lì?
Inizia lunedì 17 e finisce il 23 maggio.
Il Lusso Essenziale, La Straordinarietà del Quotidiano per Recuperare il Piacere di Vivere.
E poi, oltre a Paola e Roberta di PippiCalzelunghe, c'è anche Magda Sayeg
Beh, vabbè, come si dice.
Fuori un sole bianco e traslucido che promette poco di emozionante, quassù nella casa in collina un silenzio di pace e prosperità, anzi no, quello era l'augurio, allora rifaccio. Quassù, nella casa in collina un silenzio di pace e tranquillità, la quiete dopo la buriana, il nulla dopo il delirio. Si prepara un pane, si guarda di sbieco la polvere sui libri, ma come fa ad accumularsi tanta polvere e così in fretta, le ragnatele simil castello di Dracula, ma chemmimportammè, con calma e grazia e voglia e sentimento ci sarà tempo per eliminarle, più tardi, domani, mai, Aspetterò magari che cadano da sole, che si disintegrino o che si trasformino in pizzi candidi e merletti preziosi, ci farò tutt'intorno una cornice di maglia colorata, non fa così anche Magda Sayeg?
14 maggio, 2010
Dichiaro.
Dichiaro ufficialmente concluse le 2 settimane più odiose degli ultimi dieci anni.
Dichiaro che da questo momento e fino a data da destinarsi, gradirei, ciel volesse, non avere più a che fare con i seguenti attrezzi: stampelle, pronto soccorso, sala gessi, ghiaccio, antibiotici, tachipirine, aerosol, lastre, citrosodine, enterogermine, spremute, gocce, risonanza magnetica, antibiotici, medici, caposala, ricette, tessera sanitaria, ticket, primario, accettazione, controllo, garza e i mazzi e i contro mazzi.
Dichiaro che da questo preciso istante non farò più nulla o poco più e per l'intero week end.
Ecceccavolo, e forse ci stava meglio un'altra parola, liberatoria e con più z.
Letto, confermato e sottoscritto.
12 maggio, 2010
La domatrice.
Nulla di torrido, per carità. Nè trasparenze nè pelle nera, nè stiletti nè baby doll, nè sado nè maso. Oggi però, una frusta mi sarebbe servita. Non già per percuotere quanto per scudisciarla sul pavimento della linda stanzetta che hanno assegnato, alle 7 o già di lì, a me e al mio figliolo, la domatrice e la tigre siberiana, per meglio dire. E' stata una lunghisssssssssima giornata. Non è mistero, il Giurisprudente ha subito un piccolo intervento, piccolo mica tanto e poi nemmeno una passeggiata, come invece l'Illustre Medico aveva millantato. Fatt'è che il mio Figliolone non è tipo che se le fa tanto raccontare, e se dapprima si è lasciato docilmente mettere il camice candido e trasportare in carrozzina fino alla sala operatoria, è tornato...beh, è tornato imbizzarrito, imbufalito, incattivito e pure incazzato. E con due hot dog infilati nel naso. Taccio per pudore le esclamazioni di disappunto, posso solo dire che non ho sentito alcun Accidenti o Maledizione. In luogo del mio Riccioluto Ventenne, un camallo dei bassifondi del porto più sgangherato del mondo, una tigre siberiana dai denti a sciabola, una furia. Io? beh, io cercavo di mantenermi calma, di dirgli Adesso Passa, di cercare di convincerlo che era proprio inevitabile e che insomma si doveva proprio fare. Lui, nulla. Cocciuto come la sua mamma, non ha voluto sentire ragioni di niente e ha continuato ad imprecare finchè non si è addormentato di schianto, stremato dall'ansia, dalla sveglia all'alba, dalla fifa blu che ha avuto per tutto il tempo e, ne sono certa, anche da un pò di anestesia che, seppur locale, gli deve essere entrata in circolo, succede qualche volta. Ora, la lunghissima giornata volge al termine. Lui sta benino, nonostante il fastidio e le menate, io sono stremata, in pigiama da due ore, non vedo l'ora di arrampicarmi alla bell'e meglio nel mio umile pagliericcio e non muovermi da lì per le prossime venti ore. Vita durissima per le domatrici di tigri, per quanto seducenti e bellissime e ricciolute esse siano. Prenderò lezioni da Moira, ma già, quella è degli elefanti e che differenza ci sarà tra tigri ed elefanti. Uhm,mi sa che è proprio ora di andare a dormire. L'anestesia, forse, l'ho assunta anche io.
11 maggio, 2010
Meglio, direi.

Dal film Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, 2007
"Vada a casa a dormire anche lei."
" Non riesco a dormire; anch’io ho un oroscopo orribile sa? Farò una
brutta fine, forse l’ho già fatta. Mi drogo. Lei si è mai drogata?"
" No, io faccio l’uncinetto"
Ecco, appunto.
Benchè non sia stagione, in una merdìcea giornata come quella che va a concludersi, non che quella che verrà domani si profila meno merdìcea di questa, ho iniziato una coperta di lana, di quelle classiche, facilissime, a buchi ma che tengono un caldo feroce, il granny square, bambina, mica caramelle. La cosa bella è che vai avanti senza pensare, ma quale contare, ma quale schema, vai e vai, finchè ne hai voglia e quando ti stufi cambi colore, e poi riprendi e non pensi a niente, e domani la porterò con me, mentre attendo il Giurisprudente che sì che è cosa da nulla, però, eccheccavolo, c'ho un'ansia che la vedo, seduta qui di fianco. Mi han consigliato di tutto, dai superalcolici a goccine miracolose, dall'Ignatia Amara sto lontana, e allora, meglio di qualsiasi cosa, faccio una coperta. La MaggioCoperta, non è nemmeno male.
Sbagliata.
La giornata, la strada, io. Sbagliata. Ci sono quelle giornate in cui sbagli tutto, e che tutto è sbagliato per te, e che niente và per il giusto verso, niente è come dovrebbe, niente è come sembra, niente di niente. No, la strada non l'ho sbagliata, ma sono sbagliata io, ho sbagliato il lato del letto da cui scendere, si dice così, no? Sbagliato l'umore, il luogo, non è che un ospedale sia un luogo dove prenderci l'apertivo, no di certo, ma tutto è così faticoso oggi, e anche ieri sera, per la verità, che l'intervista, sì, l'ho fatta all'ora solita e doveva andare in onda a mezzanotte, e che bello sentire qualcuno che racconta le cose tue, che meraviglia, persino le maiuscole si sentivano, che bravo che è stato quel doppiatore della Rai, ma l'ho sentita solo io, perchè alla radio niente, sbagliato, sbagliato anche questo. Ho una ricetta sbagliata, uno schema sbagliato, un conto sbagliato, un giorno sbagliato e tutto insieme, no, non ce la posso fare. Sbaglio gli accenti, le doppie, gli a capo, sbaglio la strada se sono al telefono e parlo e parlo e alla fine mi dico NoooooooHoSbagliato, e sbaglio i progetti e le stime e i sogni, anche quelli, che faccio sogni così terribili che mi fa paura ricordarli, altro che scriverli nel quadernino di Agnese, sbaglio a mettere il sale nella pasta, sbaglio i giorni delle udienze, sbaglio a contare, a sorridere, a fidarmi, sbaglio me, sbaglio a guardar fuori, sbaglio a parlare e a stare zitta, e sbaglio oggi, che è un giorno sbagliato come nessuno mai, che mi infilerei in un buco sotterraneo, un interrato senza finestre e senza porte, e senza via d'uscita, io che di porte alle case ne faccio sempre due quando disegno, io, sbagliata e sbagliata, che oggi non so niente, che oggi non sono niente e che a contare le volte che ho scritto sbaglio non posso perchè sbaglierei.
10 maggio, 2010
Se le nuvole o il cielo.
Chi lo sa se sono nuvole vere o se è il vulcano. Impossibile, lo so, che si veda da qui, le nube del vulcano viaggia più alta, ma mi piace pensare che sia quella, che qualcosa arrivi da così lontano, mi affascina, non so come. Le nuvole di stamattina, a guardarle dalla finestra socchiusa, che c'è un'aria profumata d'acqua e di fiori bagnati, di petali sul pratino, di acero rosso pieno di diamanti e pietre preziose, goccioline perfette che lo fanno più bello, c'è profumo di rose in boccioli ancora troppo chiusi, e per forza, col freddo che fa, le rose vogliono il sole a picco, quello che ti fa togliere la maglia e dire CheCaldoCheFa. Nuvole, così spesse che quasi non sai se dietro ci sia il cielo oppure no, non come con la nebbia, con queste nuvole puoi farci un mantello, un cuscino morbido per riposare. Guardare le nuvole facendo colazione è quanto di più rilassante ci possa essere, in una bella mattina, in un bel lunedì di cose qualunque da fare, cose semplici e per questo così rassicuranti. Non c'è nemmeno tanto disordine, si può iniziare la mattina con calma, per il delirio tempo ci sarà nella settimana che viene. L'esercizio consiste nel fissare un punto d'azzurro, una macchia proprio lì, sopra il ciliegio e vedere chi avrà la meglio, se le nuvole o il cielo, chi vince alla fine, se l'indaco o il celeste, se il grigio o l'azzurro. Lo stesso si fa per l'anima, si guarda in sù e si decide di chi innamorarsi, stamattina, se del mistero o della luce, se del sereno o delle ombre. Se dar retta ai pensieri cupi o farsi illuminare da quell'angolo di azzurro, se avere gli occhi fermi o sorridere, se la quiete o la tempesta, se la pace o il delirio, se le nuvole o il cielo.
07 maggio, 2010
Per me.
E' arrivato un pacco rosa, insieme ad altri due, stamattina. E' un gran traffico di pacchi e pacchetti, in partenza e in arrivo, si prepara il Cuore di Maglia Camp, e man mano che si avvicina l'ultimo week end di maggio, le cose da fare sembrano sempre di più. Ma noi qui, tra la casa in collina, le Amiche sparse sù e giù per lo Stivale Intero, le Auctoctone che fanno il punto della situazia ogni giovedì pomeriggio, trovandosi al Bio, non ci facciamo certo intimorire. Abbiamo instituito ponti radio con Torino e Milano e Cuneo, è tutto uno scambiarsi di mail e messaggi, e questo e quell'altro, che più di un Camp sembra una convention di Confindustria, ma insomma, noi ci quotiamo, perchè noi valiamo e non mi viene in mente nient'altro.
Ma oggi.
E' arrivato il pacco rosa, il mio indirizzo scritto per benissimo, ordinato, un pò più pesante del normale, io c'ho mestiere e so indovinare con esattezza se trattasi di scarpine o copertine, dal solo soppesare il pacco medesimo. Bene, erano cose bellissime. Una anche per me. E una per la PrinciAerosol. Meraviglia. E' sempre una grande meraviglia ricevere regali, soprattutto da chi non sai, soprattutto da chi non hai visto mai, ma che ti legge e ti scrive e ti dice cose così belle che non meriti, e che insomma, ti fa un regalo che più azzeccato di così, e più bello di così.
Diamanterosa. Eccolo qui. Un quadernino per i sogni è un grande lusso, mandato da chi i miei sogni, i miei magoni, le mie più piccole cose le legge ogni giorno, qui. E due penne rosa e viola per scriverli, fermarli, non dimenticarli mai. Il mio nome c'è già, è l'immagine che c'è sopra, Diamanterosa, c'est moi. E a volte mi si chiede il perchè di tutto ciò, il perchè di questo scrivere e raccontare, che cosa ci trovi, in fondo. Non cosa, ma chi. Persone che ti mandano un pensiero da lontano, che ti scaldano con un pacchetto nel pacchetto, che ti mandano un pò del loro cuore facendo la fila alla posta, e ci mettono un pò d'affetto, una carezza. Io ringrazio. Io ringrazio chi mi ha mandato tutto questo, perchè è un regalo così bello, che può fare solo chi ha un cuore speciale, e tanti ne ho incontrati scrivendo qui, e allora grazie, alla delicatezza, all'attenzione, alla cura, grazie alla bellezza, al cuore che c'è dietro al quadernino e a tutto il resto, un cuore lucido che abbraccio e non conosco. Ma so.
06 maggio, 2010
Le storie.
Sai raccontare una storia? Di quelle belle, però, che iniziano bene e finiscono meglio, non quelle noiose, o tristi, dove poi lui muore o lei va via o viceversa, da piangere, da leggere coi lucciconi, o da paura, peggio ancora. Sai raccontare una storia dove tutti stanno bene e sono felici e contenti e vivranno per sempre nel castello incantato? No, non le so raccontare le storie, io. Anche se ci provo, ogni mattina, a raccontare delle cose , ma non è che mi riesca sempre bene. Bonjour, mattina di nuvole e di cose così, bonjour, mattina a tratti azzurra a tratti viola, durerà ancora molto, si dice, pioverà e pioverà. Lassù nella casa in collina si consumano piccolissimi drammi, la gita annullata della PrinciClavulin, il tendine del Liceale che non ne vuol sapere e altre amenità. Per il resto tutto bene grazie, così spero di Lei, Le scrivo questa mia eccetera. Le cose andranno tutte come vogliono andare, inutile che uno si agiti e si dimeni e imprechi e piagnucoli, o metta musi, c'è da prenderla come viene e non già come vorresti. Già. Una bella lista delle cose che vorrei, adesso. La colazione in piazza Farnese con Betta, per cominciare, coi giornali e il sole tiepido di una bella Roma. E poi, e poi...una passeggiata sulla spiaggia, magari alla Coluccia, perchè no, dalla parte più lunga, quella di là, quella coi ciottoli piccolissimi, non con la sabbia. E poi, e poi...vorrei un giro di shopping, non importa dove, magari da Merci a Parigi, a comprare quegli stampi per le torte che mi sono così pentita di essere stata saggia e non aver comprato. E poi, e poi...vorrei fare un giro in bicicletta in città, col cestino nuovo di zecca, quello coi fiocchi di tulle che sarà sul Summer Book e che adesso il pattern è top secret, così dice la Vice, e allora ci si allinea, eccome, se segreto deve essere, segreto sarà. Per ora non ho nessuna di queste cose, ma ne ho una nuova di zecca qui fuori, ed è già qualcosa che fa di oggi un giorno speciale. E poi, un bel KnitCafè oggi pomeriggio, che è giovedì e che lo sanno anche i sassi, che quello serve sempre a farti stare bene, e poi ci sono tutti i progetti per il Camp da mettere sul tavolo, che ci siamo quasi, non manca mica molto, lo sa? Così, bonjour, mattina strana, farò di te una mattina d'oro e d'argento, di brillanti e pietre preziose, sei una mattina qualunque ma nemmeno tanto, e in fondo non sei nemmeno così odiosa. Bene, comincerò a sorridere. Di quei sorrisi che fanno male alla faccia , da tanto che ti sforzi, ma coraggio, non smettere e sorridi e sorridi, e fai anche un pò la scema, che col muso e gli occhi da cocker non è che si vada tanto lontano e sii un pò incosciente e molto oca, è così che si scrivono le storie, che ad essere saggia non è mica che ci si guadagna, sai? e dovresti averlo imparato a Parigi, ma come, la lezione degli stampi delle torte non ti è servita?
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