Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query stasera di più. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query stasera di più. Ordina per data Mostra tutti i post

17 dicembre, 2010

Nooooooooooooooooooooooo!!!!

Alla fine, non li posso portare. Cioè, sì, in realtà potrei, ma mi hanno spiegato che se trovassi l'omino noioso, quello precisino e un pò tignoso potrebbe veramente farmi passare un brutto quarto d'ora. Riflessioni di fine sera, di un giorno rutilante, dove mi è stato comunicato con estrema chiarezza che i ferri circolari, quelli di legno, signora mia, non quelli dritti di alluminio che vende ancora la Sciura Pinuccia e che usava mia madre quando lavorava sulla seggiolina in giardino o in piedi col gomitolo infilato nella tasca del grembiule, io a volte ci knitto in piedi, c'ho anche una foto che mi ci ritrae, per dire, che mi hanno fatto a Manualmente il giorno del mio compleanno,io il grembiule non ce l'ho e alla fine ok, ho capito, i miei circolari di legno in aereo non ce li posso portare, e fine. E' vero, sono uguali a una matita, me l'ha detto anche Clarissa che lei c'ha l'abbonamento e sù e giù dagli USA, ma un bel niente, fine. In più, vorrei proprio capire chi è stata la sciagurata che ha detto tutta compita, Quest'anno Solo Regali Fatti Da Me, non spenderò un centesimo e bla e bla, la stessa sciagurata che ora si trova con delle cose da finire e non potere, perchè qui si è deciso di fare i bagagli e voilà, e di confusione coi pacchetti ne ho fatta abbastanza, ho scritto sbagliato i nomi, ho lasciato il prezzo sui guanti di gomma coi cuoricini che ho regalato alle mie amiche, e ho ragione di credere di aver confuso, scambiandolo con un altro, il pacchetto per Biancaneve, e vabbè, ne riceverà un altro. Ma tutto funziona a meraviglia lassù nella Casa in Collina, devo chiedere quanti coperti stasera, che qui fra cene di classe e di Natale e aperitivi che fanno da cene, e cori e zampogne e cammelli e ReMagi, non si sa mai bene quanti siamo, non lo sa nessuno, figurarsi se lo so io, che siamo tanti, finalmente tutti, è l'unica cosa che so, la più bella, alla fine, e allora, va bene tutto.

19 giugno, 2012

La terza volta.

Ne succedono di cose, in una casa come questa. Lo sa anche il tecnico del condizionatore, che stamattina ha osservato Beh, Qui C'è Da Divertirsi. In effetti, oggi in tarda mattinata questa casa assomigliava a un college, giovani e giovinastri saltavano fuori da ogni angolo, svegli, meno svegli, fanciulle, chi canticchiava, chi faceva colazione in terrazza, chi studiava. Studiava sì, con un tutor d'eccezione, dacchè domani, per il mio figliolo Liceale, è giorno di prima prova scritta della maturità. Avendo una discreta figliolanza, è la terza volta che succede, in questa casa. E non è neppure l'ultima.  Ebbene, non mi abituo. Non sto tranquilla, non sto bella scialla, non sto e basta. Ho un rapporto strano con gli studi dei miei figli, è affar loro, non  mi immischio, non mi esalto e non mi deprimo, anche quando dovrei: i risultati ginnasiali della Princi non sono stati così brillanti, anzi, proprio per niente, ma dopo urla e strepiti e castighi e fulmini e saette, considero la faccenda con una certa sufficienza, mi dispiace per la sua estate col dizionario sotto il braccio, chi è causa del suo mal eccetera. Intanto, domani, un esame di maturità. Stasera, un'altra notte prima degli esami. La terza. Io, nevrastenica. Lui, sciallo. Talmente sciallo che nemmeno è a casa. Non so se è vero o faccia finta, per come lo conosco, e lo conosco bene, domani avrà una paura fottuta, ma non lo darà a vedere nemmeno a se stesso, nemmeno ai compagni e la terrà per sè. Amo questo figlio di un amore grandissimo e bianco, lo amo perchè è di una bellezza rara, lo amo per la sua s che sibila e quei suoi occhi, uguali a quelli dei suoi fratelli ma diversi per intensità, nocciola, non scuri, non chiari, da perdersi. Lo amo per quella sua delicatezza, per quel suo essere leggero e dolcissimo, profondo nelle domande, da sempre, Quanto è Lontano il Sole? Tanto, Enrico. Allora Io Ti Voglio Bene Da Qui Al Sole. Domani, vorrei coprire la strada da qui al sole, ed essere sotto al suo foglio, farmi bigliettino, farmi idea, farmi soluzione di calcolo ed essere lì, sul suo banco, dentro la sua penna, e fargli scrivere tutte le cose più belle che so, le migliori, le più giuste, il più bel tema del mondo, tutto quello che ho. Vorrei essere dentro quella sua testa complicata, dentro quel cuore che ho fatto io, dentro i suoi pensieri confusi degli ultimi giorni, chi non lo è, prima di un esame. Vorrei essere lì. Forse, mi basta solo dirgli piano che sono fiera di lui e che so che farà bene e che questo giorno qui se lo ricorderà per sempre e che gli voglio un bene così grande che forse da qui al sole nemmeno basta. Certo che no.



14 marzo, 2006

Non me l'aspettavo.


Stanca. Guidavo distratta, pensavo alla cena da imbastire, a quello davanti che andava troppo piano, ascoltavo mia figlia che chiacchierava, raccontava i suoi progressi a dorso, ma ti ho vista dal vetro, ero proprio lì. Ad un tratto, dopo una curva, eccola lì. Improvvisa e silenziosa, splendida. Teneva tutto il cielo, o quasi, di un colore quasi oro, un pò burro un pò vaniglia, di velluto e di seta. La luna ha su di me un fascino speciale. La guardo da sempre, da quando piccolissima, mia madre portava mio fratello e me a vedere il Grande Carro, che spuntava proprio là, dopo il ramo più lungo della pianta di ciliege. Lo vedi? Dicevo di sì, per non fare brutta figura, ma in realtà, il Grande Carro l'ho visto solo a 20 anni compiuti. E' uno dei miei segreti.
La luna è mia, in un certo senso. Me la sono regalata una sera, di quelle che capitano, grazie al Cielo, appunto, una volta o due nella vita. E speriamo che basti. Una sera in cui ero sola su un balcone, e non sapevo più da che parte cercare per trovare le persone che amavo, per trovare la strada, per trovare me. Una sera di una tristezza assoluta, disperata, anche, quando sai bene che piangere non serve ma che è l'unica cosa che ti viene, al momento. Era luna piena. E avevo talmente niente, talmente nessuno, che ho pensato che sì, in fondo non facevo niente di male a rubare la luna per me, così, un pò per finta un pò per vero. Lei era lì e mi guardava, superba, ed è diventata la Mia Luna. Da allora, ogni sera, che si veda o no, crescente o calante, la cerco. E le sorrido. E stasera, sulla strada di casa, quando è apparsa all'improvviso dietro la curva, e mi ha seguito, mi sono sentita al sicuro, felice di assistere ogni volta a una meraviglia tanto grande e perfetta. E in un mondo di grandifratelli e fattorie, veline e tronisti, sentirsi felici a guardare la luna tanto normale non è.
Ma questo, in fondo, non ha molta importanza.

30 novembre, 2010

Vado avanti e indietro.

 
Così diceva il Liceale, anni tre più o meno, quando si annoiava, magari con la febbre, o i puntini del morbillo. Io, al contrario. Vado avanti e indietro quando sono agitata. C'è fermento. C'è casino. Un bellissimo casino. Stasera esce finalmente quel librino cui si lavora da un pò, che ha intasato le nostre mail, versione 001 fino alla versione 007, che mi sembra un bel numero, alla fine. Quel librino che è venuto fuori così, facciamolo, dai, ognuno mette del suo, come al solito, come sempre. C'è fermento. C'è casino. Notizie che rimbalzano sui blog, su Facebook, di qui e di là. Non ci si telefona perchè nemmeno si ha il tempo. Non si conclude un bel nulla di nulla, ho il blackberry in tasca e vado avanti e indietro, mi sono fatta la coda dieci volte almeno, perso gli occhiali, aperto la finestra, guardato giù. disfatta la coda, trovati gli occhiali, fatto cose a spizzichi, tolta il maglione, rimesso il maglione, controllato le mail, svuotato la lavastoviglie, acceso la radio, rifatta la coda, riperso gli occhiali. Il delirio. sono piccole cose, invenzioni di piccolo conto, eventi che ci fanno passare un pò da storneggiate, Tutto Questo Per Un Librino? Sì, che male c'è. Se c' la passione, se c'è la voglia di fare le cose, se c'è l'energia, anche, se c'è questa squadra perfetta che lavora così bene, che nessuno dice mai Non Si Fa Così Ma Cosà. Felice che sono questa mattina, felice e infularmata, confusionaria, agitatissima, contenta  di quei racconti che ho inventato, di quelle storie, che se guardo la bozza non ci cambierei una virgola che è una. C'è fermento, c'è animosità, c'è ansia di quella buona. E quella buona si sa, tiene lontano quella che t'ammazza, quella che ti schiaccia per terra come le foglie putride mischiate alla neve mezza sciolta, al fango e al bagnato. Oggi, volo leggera verso la festa, volteggio, contenta di me e di questo librino, delle Amiche che con me lo hanno scritto, di quelle che  fanno la ola da qui,e anche da là e da là,  degli abitanti di questa casa fintamente distratti ma fierissimi, contenta di loro sì, perchè niente sarebbe se, niente sarei se. 

06 giugno, 2007

Di qua e di là.



Diciamo che non ci si riesce a concentrare. Un pò di qua e un pò di là. Proprio quando le scuole stanno per finire, quando le vetrine sono strabordanti di costumi, cestini, abbronzanti e teli mare, proprio non cel asi fa a concentrarsi sulle vacanze. Sarà stata la grandine di ieri. Io adoro la gràndine, i temporali, gli acquazzoni profumati, quelli coi goccioloni e dico sempre, tranquilli, è una nuvola di passaggio, ma spero che non la sia, perchè mi piacciono quei chicchi sorprendenti che arrivano chissà da dove, poi, e ieri che sembrava che piovesse riso, e io con la finestra aperta, che ho ritirato le cose in fretta ma nemmeno tanto per bagnarmi un pochino, per essere anche io parte di questo spettacolo così bello, da ricovero, dice il mio sposo, non è mica tanto normale una che si bagna alla pioggia mista a gràndine per vedere di nascosto l'effetto che fa. Bello, però. Ho contagiato anche la Princi e ieri ridevamo come sceme, a sentirci un pò di gràndine addosso, non siamo neppure riuscite a chiudere il cancello del giardino dove era in pieno svolgimento la nostra prima Raccolta del Ribes. Abbiamo dovuto interromperla. Riprenderà stasera, tempo permettendo. Basterà che spiova per cinque minuti. Per la nostra Raccolta, in tutto 32 grappolini, non ci vuole mica di più.

09 marzo, 2011

Il Chiosco.



Si va per tentativi. Si cerca di scuotersi. Di tirarsi fuori. Di dire, eccheccavolo. Di darsi una mossa, un contegno, una scossa qualsiasi. Non si sta male, nemmeno bene. Non si sta bene, nemmeno male. Una sorta di marmellata mal riuscita, troppo densa o troppo liquida, troppo dolce o troppo aspra. Troppo, in ogni caso.
Il sole di fuori aiuta, certo che aiuta, eccome se aiuta. Ma anche ieri, hanno tanto insistito a casa, fatti un giro, vedrai, ti fa bene. C'è un micro centro commerciale a pochi minuti da casa mia, non c'è granchè, ma almeno guardi le vetrine e fai la spesa tutto insieme, c'è pure la lavanderia che mi salva da dozzine di camicie ammonticchiate sul letto, le porti e te le restituiscono profumatissime e stiratissime, che grande meravigliosa invenzione è questa qua. Ieri ciondolavo, provavo smalti e gloss, e avrei voluto con me la vicina del 12, perchè il caffè del mattino p con l'Amica delle Perle, ma quello del pomeriggio, verso le 5, non è il caffè cittadino, è quello del mare, al chiosco laggiù, quello di Annalisa, nel bicchierino di plastica e con la palettina trasparente, quello che bevi guardando lontano, Facciamo Tardi Stasera, che tradotto vuol dire aspettiamo che se ne siano andati tutti e che la spiaggia rimanga deserta e che le ombre si allunghino sulla sabbia, e stiamo qui a chiacchierare ancora, i migliori progetti sono usciti nelle sere passate in spiaggia, conclusi, nessuno, ma così seri, come quella volta che si volevano importare cipressi o il vino argentino o cosa diavolo, ma che precisione a fare i conti, coi bastoncini sulla sabbia, finanza spicciola alle 8 di sera, davanti a un mare immobile e meraviglioso. Oggi, la vicina del 12 era forse un pò più vicina, l'alta finanza non ci sfiora, ma mescoliamo cose tremende a smalti e cazzate, e facciamo un riassunto veloce, calendario alla mano, transumanze di figli e cose e faccende e così il chiosco di Annalisa e quel caffè impagabile nel bicchierino con la paletta, non sembra poi così lontano.
Ah, lo smalto poi, era questo qua.

24 marzo, 2011

Una gita.

La calma, la tranquillità, il non orario, la lentezza. Oggi mi ci voleva. Ho bisogno di calmarmi, di fermare la giostra che sembrava rotta, a un certo punto, la calcinculo che dà strattoni e poi prende a girare sempre più forte, sempre più velocemente, così tanto da star male. Non è stata una gran giornata ieri, nella stessa ugual misura in cui quest'oggi sarà tutt'un altro suonare, un'altra musica, un'altra melodia. Oggi, giovedì, si marca visita, ci si segna assenti, si porta il foglio, si alza la mano e ci si giustifica, No, Mi Dispiace, Non Sono Preparata, si prende ferie, permesso retribuito, o anche non, si fa assemblea sindacale, insomma, ci si toglie di torno, si prende e si va. Gli uomini di casa, dacchè solo uomini son fino a stasera inoltrata, faranno a mano di me per una giornata. C'ho un bel progetto con la mia Amica delle Provette, di salire al Colle, o meglio lassù nelle Alpi Biellesi, a Grignasco, per la precisione, e da lì muoverem in carovana con altre Scelleratissime che colà troveremo, forse il Biscottificio, forse una filatura, forse a zonzo senza meta. Quaggiù se la caveranno, sono abbastanza grandi per, e io mi beerò per la giornata tutta di gomitoli e cose, di chiacchiere e cose semplici, con un'occhiata a tutti i progetti di Cuore di Maglia che abbiamo in essere e che sono così tanti. La meraviglia di una giornata vinta inizia così, una doccia e via, la giostra riprende lenta, beata e perfetta, dalla calcinculo ai cavalli, dal cocktail shakerato al caffelatte tiepido. Mi ci voleva, eccome se.

02 novembre, 2010

Wet November.

Piove, ripiove e strapiove. Niente di bello, stamattina. Una figliola malaticcia, nessun progetto piacevole nell'immediato, almeno non fino a stasera, che di uscire dovrei, sì, e far due cose in città, ma chi ne ha voglia di bardarsi e coprirsi e fare attenzione alle pozzanghere e passare sotto gli alberi davanti a casa, mi sembra sempre che sotto gli alberi piova di più, in automatico, anche quando smette, e sento le gocce che scendono e piove anche quando non piove più e poi  l'ombrello, io non sopporto andare in giro con l'ombrello, lo perdo, lo dimentico, mi sembra di mettere sempre uno spazio inviolabile tra me e il resto della gente, l'ombrello non permette che nessuno ti si avvicini e se lo fa lo guardi rabbioso, perchè ha urtato il tuo, di ombrello e non c'è modo di cucire così un minimo di relazione improvvisa che abbia un senso. Ho pensieri confusi stamattina, bui, come la luce che c'è fuori, ma come può mai la luce essere buia, sì che può. E' pesante e opprimente, il colore che si vede da qui, è fradicio e impossibile, e niente suggerisce se non starsene nel letto, e nemmeno a guardar dalla finestra, se no l'effetto si amplifica e non va bene. Quel che farò quest'oggi ancora non lo so, trovo detestabili questi giorni ingombranti e senza senso, che sono tristi per definizione e anche se ti sforzi non ci trovi una sola ragione che sia una e forse mi piacerà uscire fuori a schivare le pozzanghere e aspetterò che piova di meno, così l'ombrello non mi servirà.

27 novembre, 2011

Chi legge le Fragole, regala le Fragole.





Tutti infularmàti. Di già. Con i regali, intendo. Qui, ancora no, grazie. Nel senso che è ancora novembre, e che diamine, anzi ancora non è finito, e allora, a pensare ai regali di Natale, ancora c'è tempo. Ma in realtà, ci ho pensato anche io, oggi. Nel senso che ne sto preparando. Che farò io, certo, ma che potrà fare o farsi ognuno dei lettori di Fragole Infinite, che, per esempio venerdì scorso sono stati 549, mica pizza al prosciutto. Cioè chi legge le Fragole, regala le Fragole, appunto. Sto infatti raccogliendo tutte le Odi e le Leggende di Fragole Infinite in un grazioso volumetto illustrato, di quelli che si compreranno on line, di quelli che nemmeno devi andare in centro per comprare, perchè ti arriva in tutta scioltezza sul pc, e poi tu potrai stampare a piacer tuo, sulla carta del colore che ti piace, e rilegarlo poi come più di aggrada, a spirale, a volumetto, o semplicemente con tre punti di pinzatrice, per dire. E ne comprerai a manciate, per chi dice che non ha tempo di guardare il computer oppure nemmeno sa come si accende, oppure che lo considera più o meno come la succursale dell'inferno o cose così. Si regalerà alla mamma, alla sorella, al fidanzato, o alla fidanzata, sarà bello averle tutte lì in fila, le Odi e le Leggende, ma che bella idea, davvero. 

Save the date. Il 5 dicembre, ore 21, sui migliori pc, Odi e Leggende di Fragole Infinite. 
Bella storia.


Stasera vi aspetto qui. 
11 euro per avere tutte le storie, 5 minuti per stamparlo e sarà vostro per sempre.
Un bel regalo di Natale.

17 novembre, 2009

Stelle a manciate.

Stanotte, sì. E lo so che non è agosto e non si è in mezzo al mare, che di solito, è da lì che si guardano, o coricati nel patio di casa, i ragazzi in gruppi sparsi alla vedetta, da dove si sorvegliano gli incendi, è il punto più alto di quel luogo che si adora, l'estate, nell'Isola che era Atlantide, lo sai? lo ha detto anche Voyager, ieri sera. E' insolito, vederle qui, le stelle che cadono, e stasera, si dice, ne cadranno una quantità tale che sarà uno spettacolo vero, bellissimo, inusuale, anche se succede ogni anno, il diciassette novembre, maddai, sai che non lo sapevo? Si organizzerà una piccola spedizione, forse uscire nel pratino non basterà, se spettacolo deve essere, chessìa, nella collina dietro la casa, nel Prato Grande, o alle Rose Selvatiche, laggiù, accanto all'Alloro Gigante che sembra una Sequoia, non è di nessuno e nessuno lo taglia mai, è enorme, disordinato, bellissimo. Farà freddo, stasera, ma in grazia di Dio quel che non ci manca sono sciarpe e sciarpone, di ogni foggia, filato e qualità, a ben pensarci ne potrei vendere, se volessi, ma le ho messe già e hanno ancora il mio profumo, non si fanno mica regali così. Di stelle ne cadranno a tonnellate, esclusive, riservate, per chi non soffre il freddo e guarda pochissimo la televisione, per chi si incanta a guardare il cielo, la Luna, le nuvole che corrono, per chi annusa il vento e ama il rumore delle foglie calpestate, della pioggia sul terrazzo e contro i vetri, per chi guarda l'alba e si affascina e innamora, ogni volta un pò di più. Per chi come me si sveglia e sorride, per chi ha un cuore colorato che salta gli ostacoli e la paura, per chi esprime desideri impossibili, guardando le stelle d'autunno.

16 marzo, 2014

C'è la luna che mi guarda.



Non sono brava a fare le fotografie.
Faccio delle foto stupide, sbaglio la luce, miro male, non ne so di inquadrature e grandangoli.

Ho preso in prestito la stanza più bella di questa casa, quella col letto basso e le finestre sulle colline, a perdita d'occhio. E' la stanza che è stata di quasi tutti i miei figli maschi, a rotazione, è la stanza degli ospiti di riguardo, è luminosa e grande e ha una parete verde acido voluta da non so quale figliolo.

Ho qui le cose che mi servono per organizzare gli eventi dei prossimi mesi e mi piace farlo guardando fuori ogni tanto, le colline che sono diventate mie, il Monferrato verdissimo e affascinante di questa stagione, si aspetta da un giorno all'altro un'esplosione di fiori bianchi e rosa, nuvole soffici, qua e là, nel verde.

L'ho vista da subito, una lunetta rosa là in fondo, quando ancora la luce non si è arresa al sole che va giù, e non è buio ma quasi, non è sera ma quasi, è la primavera bellezza, mica uno scherzo.
C'è un'aria profumata e speciale, la domenica è quasi finita ma non se ne vuole andare.

La luna, sale nel cielo, lenta, imponente e bellissima, regale nel suo essere un pò rossa e un pò dorata, piena stasera, uno spettacolo che amo da sempre.
La luna dà il meglio di sè quando il cielo è scurissimo, ma anche adesso non è poi così male, le luci della strada di sotto provano ad offuscarne la bellezza intatta ma lei che la sa lunga, sale piano sù sù, dietro ai rami del ciliegio e resta splendente, a guardarmi da lì, a farsi Imperatrice di questo cielo lucido che si meraviglia ogni volta, è un cielo abituato alla nebbia questo qui, e la prima luce lo stordisce e lo fa timido, ma come, all'improvviso tanta bellezza per me.

La luna mi guarda e mi sorride, lo so.
Sa che sono qui, mi conosce così bene, sa che l'ho guardata tante volte da mille posti diversi e ogni volta erano storie nuove, vite diverse, forse, situazioni che cambiano sempre, che vanno via veloci.

La luna mi guarda e mi racconta delle cose che capisco solo io, che solo io so leggere e tenere lì, in un cassetto nascosto così bene che a volte fatico pure io a ritrovare.

Quando mi sentirò  persa penserò alla luna di stasera, a questo momento perfetto, a questa luce soffusa che è già buio ma che ancora non lo sa, anzi, diventa buio buio per rendere lei, la luna, ancora più bella.

Nessuno al mondo mai sa resistere alla luna.
Nemmeno il buio.

16 luglio, 2010

Studio le stelle.


Ma le stelle mica si studiano, si guardano e basta. A meno che non ti senta astrofisica, o qualcosa del genere, e allora sì, sapresti il nome di ognuna e cosa fa e dove va. Dove va? Le stelle non vanno da nessuna parte, se ne stanno lì da fantastilioni di anni, e da allora sono belle e luminose e affascinanti e quando cadono, poi, la meraviglia. E’ una notte che son sveglia, i due scavezzacollo tornati dalla festa in spiaggia, ho perso il sonno o ho perso me, e allora sono fuori e guardo in su, in nessuna parte del mondo c’è un cielo  come questo e tutte queste stelle a manciate, a mucchietti, e a strade ben definite, le indovino, qualche nome lo so ma nemmeno tanti. Studio le stelle per sapere di me, per sentire se sto meglio o no, per verificare lo stato dell’arte, come quando togli il cerotto e vedi che cosa c’è sotto, era un taglio da niente o una ferita profonda, chi lo sa, sono tutte uguali, alla fine, quando guariscono. Può essere lo squarcio più grande o un taglio da scema affettando i pomodori, il segno resta lo stesso, preciso e netto, e nemmeno il sole lo fa andare via. Certo, non fa più male, ma ancora non lo so se davvero sarà così e allora devo pensarci, devo vedere, tornare a dormire che è quasi mattina, così, i pensieri si rovesciano sul cuscino come una latta di vernice, e lascerò che scendano  per terra, sul letto e sulle mattonelle del pavimento, non ho mai pensato a che colore siano i miei pensieri, neri più del nero, certe volte e rosa certe altre, viola molto spesso, mai gialli, forse grigi, ogni tanto, e di mille sfumature. Ma stasera i miei pensieri sono fermi, morbidi come di velluto, non so bene se piacevoli o no, non so bene se domani li troverò ancora, vernice seccata sul pavimento e negli spazi fra le mattonelle, so soltanto che sono blu scuro, blu quasi nero, direi, e hanno un sacco di puntini che brillano ma ho copiato dal cielo e allora non vale.

24 novembre, 2006

Friday.


Ci si è vestiti un pò a caso. Non cosparsi di vinavil e rotolati nell'armadio, ma quasi. E' una piccola libertà che ci si concede, a fine settimana, un gesto di grande menefreghismo e che dà un senso di libertà, come a dire, ok, sono qui ma da domani non ci sono per nessuno. Il bello delle settimane frenetiche è che si inizia il fine settimana già dal venerdì mattina, scegliendo un jeans sobrio e un maglioncino, e niente tacchi e tailleur. Già in relax. Stasera, Grand Soirée con la picci, che è agitata da una settimana e che mi ha chiesto venti volte se sapevo la strada, non fidandosi del mio esiguo senso dell'orientamento. Ha ragione, creatura, ma mi sono preparata. L'aspetto positivo dell'aver avuto 7 giorni da miniera è rappresentato dal fatto che si diventa un pò bradipi, si ha voglia di nessuno o di pochissimi, di mangiare quando capita, cucinare forse, un film, perchè no. Niente vetrine e niente centro. Nulla o quasi. E niente potrà il tempo, che piova pure, che geli, che nevichi, se vuole, nulla ci smuoverà. Il fine settimana è tutto lì da disegnare, un gessetto e una lavagna, di quelle enormi e girevoli, quelle dei castighi, che dietro avevano scritto le cose più turpi, a quadretti da una parte e senza niente dall'altra, dotate di cancellino di feltro, rotondo a forma di frittella, che ci si tirava all'intervallo. Oh, yes, grande invenzione il venerdì. Peccato non conoscere Leopardi di persona. Gli avrei detto due paroline.

04 febbraio, 2009

No che non dormo.

Non mi succede quasi mai. Di solito dormo di schianto, così e chissà che succede stasera, che è già quasi notte, ma chi lo decide dove finisce la sera e inizia la notte e come e a che ora. Non dormo, e indovino, scalpiccii e movimenti, scricchiolini e rumore di libri sul tavolo, qualcuno che ha dimenticato di fare lo zaino, lo so. Non dormo perchè c'è un cane che abbaia e abbaia così lontano che non saprei dire, non dormo perchè guardo fuori, c'è ancora un pò di neve sui pini, nessuna luce e nessuna luna. Non dormo e non so, e stringo troppo gli occhi e li riapro, intermittenti, non dormo perchè mi batte il cuore forte e non saprei dire quando ha incominciato, non me ne sono mica accorta, solo, ora cerco di calmarlo e di schiacciarlo forte contro il materasso, così almeno smetterà. Non dormo perchè non so se è presto o se è tardi, e affondo la faccia nel cuscino e prendo il respiro da lontano, e cerco di stirarmi addosso un sonno che non ho, cerco di stare immobile il più possibile e non pensare e non ascoltare e non dire e fare proprio un bel niente, e guardo i numerini rossi della sveglia, le pieghe della tenda, l'angolo del soffitto, e penso, che strano che ancora non abbia sonno ma solo pensieri e pensieri, di quelli che vengono poco ma quando vengono ti schiantano e ti fanno pizzicare gli occhi, un pò chiusi un pò aperti, che non so come è meglio. E' notte, più o meno, ho deciso così, e scrivo e scrivo per capire o per confondermi, per trovarmi o per smarrirmi, per addormentarmi o per svegliarmi del tutto, in una notte qualunque, senza sonno, senza luce e senza luna.

29 giugno, 2015

A Mali Estremi.

La decisione era stata presa nottetempo.
Le lumache del Regio Giardino andavano sterminate.

E sì, era stata una decisione più che sofferta, e sì che ci si era a lungo rigirate nel letto, ancorchè coi cuscini profumatissimi di Lavanda e Camomilla, dacchè l'AmicaDellePerle aveva avuto un pensiero delizioso.
E sì che ci si era a lungo lambiccati il cervello sul come e sul dove.
Ma alla fine, si era deciso.

Da qualche tempo infatti, sul terrazzo di casa, accanto ai vasi rigogliosissimi di basilico sia verde che viola, si notava che qualcosa non andava.
Rigogliosissimo era ancora, ma le foglioline alla base, quelle più tenere e delicate, erano praticamente sparite, rosicchiate da entità sconosciute.

In Giardino, tutti sapevano ma nessuno parlava.
Si sapeva molto bene infatti che la colpa di tale scempio era sua, della Lumaca Lia e di quella buontempona della cugina Gisella, quest'ultima così amante delle mondanità  e del tirar tardi, che organizzava veri e propri party con gli amici suoi, invitandoli anche dai giardini vicini, Stasera, Basilico Party al Giardino dei Bert.

Non c'era quindi un solo minuto da perdere.

Qualche giorno prima, la Scrivente, aveva avuto un moto di stizza presso la casa dell' Amica della Pastiera, nel constatare che quel ciotolone di basilico, fra le piante grasse e le ortensie, non solo era profumatissimo, rigogliosissimo e verdissimo, ma non aveva neppure una fogliolina  rosicchiata.

Mostrandosi indifferente, Ella chiese lumi, e la sua Amica le regalò con fare circospetto due graziose pagodine, di un bel verde smeraldo, Non Hai Che Da Riempirle Della Pozione, le disse, E In Un Baleno Ti Sarei Liberata delle Lumache.

Col cuore stretto, ma decisa nel suo intento, si recò ad acquistare la Pozione.
Non fu un percorso facile, si pentì, si ripentì, poi si pentì di essersi pentita.
Dopotutto le Lumache erano amiche sue, fino ad allora non avevano fatto male a nessuno, se non quella volta dello sterminio dei cavoli nel Regio Orto.
Insomma, erano adorabili bestiole, financo simpatiche, a modo loro.

Ma stavolta, Lia e Gisella l'avevano fatta grossa, banchettando senza ritegno sul Regio Terrazzo.La Scrivente era diventata malvagia e insofferente.
 Le lumache meritavano una punizione esemplare.

Il Basilico ne avrebbe guadagnato in bellezza, 
Le viscide bestiole, con appartamento al seguito,  avrebbero traslocato in altri giardini e i loro Happy Hour si sarebbero svolti in altre ciotole, in altri vasi, insomma lontano.

Ben presto la notizia si sparse per tutto il Giardino, arrivando anche a Lia e Gisella.

Toh Guarda, disse Lia, col suo fare indolente, Per la Festa di Domani Sera Ci hanno Messo Pure l'Ombrellone.

Nessuno al mondo sa quanto stolte siano le lumache.





05 aprile, 2006

Blook che cosa???


Ecco, certamente mi addormenterò più acculturata, stasera. Quello che leggete è un blook. Una di quelle parole orrende coniate per fondere 2 cose insieme, cioè blog e book. Un ibrido, insomma. A metà tra il romanzo che voglio scrivere da sempre e il blog che da un mese più o meno mi diverto a tenere. Le Fragole, insomma. In realtà, qualcuno mi ha chiesto "machecos'èunblog?". Ecco, mi sono sentita, per così dire, interrogata. Di matematica, peraltro. Dunque, vediamo. Un blog nessuno sa bene che cosa sia. E' uno spazio, un sito, una vetrina, una specie di quaderno dove scrivi quello che ti va, dove metti le ricette e le foto del tuo gatto, dove parli di fisica e di pizzo al tombolo, di letteratura e di infradito, di alta finanza e crema per le mani. Un caos, insomma. Affascinante, perlopiù. Uno racconta e si racconta, e ho fatto una torta e ho comprato una borsa, ma so di moltissimi che leggono ogni mattina, dopo i quotidiani e l'oroscopo, e questa, lasciatemelo dire, è una gran bella soddisfazione, che mi esalta, mi inorgoglisce e un pò mi gasa, a dirla bene, e tutti, a un certo punto sapranno i fatti miei, ma cosa importa.
Uno scrittore, vero o finto che sia, deve avere la sua bella dose di narcisismo. Che scrittore sarebbe, se no?

26 luglio, 2009

Regina.

Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina.

06 ottobre, 2009

Maleficio.


Si preannunciava una sera così tranquilla, di quelle come da molto tempo non, non so come dire, di cene così amene come stasera, tutti rilassati e ridanciani e anche allegri, và, che in questa casa si è allegri senza un motivo vero, che è l'allegria più bella se ci pensi bene. Già immaginavo quel bel divano un pò sfilacciato, in realtà, ma ha un'aria csì vissuta e pestata, e stropicciata e un pò trasandata che lo fa più bello di quello che è, a rifoderarlo ci sarà tempo. Immaginavo me e qualche abitante la casa in collina, forse la Princi se avesse finito in tempo di ripassare geografia, e forse il Giurisprudente, perchè no, sono giorni di grazia, sorride molto, non si imbizzarrisce come fa di solito, non massacra neppure tanto il Liceale, bah!, è così strano. Pensavo e immaginavo di iniziare qualcosa con la lana nuova di zecca arrivata da Stoccolma. Un bel niente. Ho guardato sul tavolo, ho perso una cosa, cioè, non che proprio l'ho persa, stamattina era lì e mi sono detta, ok, devo ritirarli, inutile che li lasci lì, e stasera, al loro posto, cioè al posto di due cose ce n'era una soltanto e l'altra, puff! sparita, polverizzata. Preziosa, certo, un pò. E mi piaceva anche tanto, accidenti. E adersso ne ho una sola, non che non la si possa portare anche così, certo che no, ma dove diavolo è finita l'altra, ho cercato sotto il tavolo, spostato tutto, non c'è mica Mago Merlino in questa casa e nemmeno il mago Silvan, Mistero Magia, Apparizioni e Sparizioni. Niente, perso, sparito, dissolto nel nulla. E adesso mi dico che ben mi sta, che non posso continuare ad essere così disordinata e dire, sì, le cose sono lì, le ritiro tra un momento, ma una punizione così mi sembra davvero troppo, insomma, vorrei ritrovare quel dannato coso che mi piaceva tanto, e allora e perciò, continuerò a cercare e cercare e rovinarmi questa bella sera che bella non è, stramaledettissimo orecchino ma dove diavolo sei accidenti a te.

26 febbraio, 2011

Figlio.



E' da ieri che lo scruto. Quel poco che ho potuto, nel senso che la febbre e il mio andare a letto presto e tutto questo tossire e tossire non mi hanno dato granchè modo. Ma ho riconosciuto come smarriti quei suoi occhi di bosco, nel buio dietro la porta della mia stanza, ieri sera, Stai Bene? E ho riconosciuto quel suo indugiare in un abbraccio troppo stretto, come chi ha da dire molto ma non dice, e dice Chiedimi, Non Ti Risponderò, ma tu fàllo, mamma o non farlo, non so. Non ho capito, figlio, non ho compreso subito, mi sono data qualche risposta confusa, gli esami, la nuova vita a Torino, nuovi amici e nuove cose, sarà questo, ho pensato. Ma non  che fossi convinta, no, qualcosa mi sfuggiva, di solito è così ciarliero al venerdì, con tutti i fratelli a tavola, la sera, ma stasera invece no, stasera è silente e distante e ha gli occhi lontani, non so dove, non so. Io conosco le tue mappe, figlio, più di ogni altra persona al mondo ho la pianta del tuo cuore dentro al mio, ho i tuoi modi e i tuoi sentimenti, e ti sento, figlio, ti sento come un albero la foglia, come un tasto la sua nota, come il mare la sua onda. No che non ti chiedo, perchè so che non avrei risposta a questo tuo stare, so che non è una cosa da niente e allora sto zitta, ti penso e sto zitta, se avrai voglia e sentimento me lo dirai, sei uomo fatto e io, madre, ho solo modo di sedermi ed aspettare. Poi oggi. 
Devo andare, E' il Compleanno di. Ci Troviamo Tutti al Camposanto.
Amore grande mio, figlio del mattino e della luce, dimmi piano come posso alleviare questo tuo dolore, dimmi bene come fare anche a spiegarti che dolori come questo non vanno via mai, sono squarci che non rimarginano, sono tagli che non smettono di fare male, mai, la tua età ti può aiutare a far diventar tutto un pò più lieve ma il dolore è un brutto affare e se ne sta lì, in agguato, e ti rincorre e ti raggiunge. Figlio del Cielo, mia espressione più perfetta, mia vittoria, mia pienezza, cura questo dolore e impara a viverci, a riconoscerlo, a sentirlo, tasto e nota, onda e mare, nell'ineluttabile e spietato gioco della vita e della morte. Da lassù, nel giorno del suo compleanno,  c'è chi ti guarda e sa.

28 marzo, 2012

Guido io.

Ha deciso così. Non perde occasione per guidare, non vede l'ora di dare questo esame, lo capisco. E' sceso di corsa dalle scale, preso le chiavi, detto Non Cucinare, Siamo Solo in Due e Fa Tristezza, Andiamo Fuori. Siamo usciti vestiti così come eravamo, per fare un McDrive non serve mica un abito Versace, per dire. Guida bene. Parla poco, è concentrato, ma mi racconta di un tema che ha fatto sulla ricerca della felicità, o meglio, non fatto, iniziato soltanto. Poi, dice, Era Un Giorno Tappo e Avrei Scritto Cose Strane e Ho Cambiato Tema. Parla in slang, parla strano, dice Il Gatto è Preso Male, e io ci si mette un pò  un pò a capire il significato ma poi ti ritrovi ad usarle anche tu e ridi da sola, come una scema. Guida piano, senza strattoni, ha deciso che stasera aveva voglia di fare un giro in macchina, e non voleva che stessi lì a spignattare.E' un ragazzo ma gesti da uomo fatto, di una dolcezza e di una carineria è tipica sua, un pò di altri tempi, non so come dire. Forse, ha imparato da suo padre, e dai suoi fratelli grandi.  La sera è calma e bellissima, sembra giugno ma non lo è, c'è odore di fiori e di rami nuovi, l'albero rosa è una nuvola così bella che viene voglia di fermarsi a guardarla. Ci saranno delle stelle, fra poco, e una luna crescente che serve per piantare il basilico, l'ho letto dietro alle bustine dei semi all'Esselunga. E' una bella sera, semplice nel modo giusto, c'è una partita alla tv e qualcosa da finire sui ferri, la cena sul divano, a gambe incrociate e un pò da zingari, è quanto ti possa far sentire più libero e in pace. No, ce n'è un'altra. Ed è quando tuo figlio ti dice, Mamma, Andiamo, Guido Io.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...