08 febbraio, 2007
Eppure, sentire.
07 febbraio, 2007
Grand soirée.
05 febbraio, 2007
Meravigliosa creatura.
Flower power.
01 febbraio, 2007
Occhiali da luna.
No che non sono da sole. O forse anche. Ma questi occhiali, che vanno a impinguare la mia già ben nutrita collezione, sono occhiali speciali. Ricordano Stenmark e Thoeni, la Valanga Azzurra e quella Rosa. Bellissimi. Hanno quest'aria semplice e dimessa, eppure li trovo così esclusivi, sportivissimi eppure così eleganti, da ghiacciaio, forse, da neve, assolutamente. Da luna, ho deciso. Non importa se piena o a metà, se velata o limpidissima. Da luna, e basta. Per guardarla e sentirla più vicina. Per guardarla e dirsi ma che bella è. Per guardarla come si fa sempre, da sempre, che sia inverno e che sia estate. Per guardarla e pensare, anche qui, non importa a che cosa. Lei, intanto, guarda giù. Alberi e case, amori inventati e amori mai finiti, macchine e cose, musiche e poesie, risate e sospiri, fughe e sogni, sorrisi e promesse, baci e sguardi. Occhiali da luna. Assolutamente perfetti per stasera, che è luna piena. Il must, mi sembra ovvio.
E vissero felici e contenti.
Caro Silvio.
Mi sembra davvero che ti sia un pochino lasciato andare. Lo so, lo so, stè due sventolone ti avevano fatto perdere la testa, e tu ci hai dato giù di limoncello alla festa dei Telegatti, però, dai, un po’ di contegno. Io non mi sono mica arrabbiata, sai, solo, avrei preferito che ieri sera, rientrato a casa, mi avessi mandato un messaggino, con scritto Buonanotte o una carineria del genere. Io, ci sarei passata sopra. Dai, adesso non facciamola tanto lunga, tu hai un sacco da lavorare e io devo badare ai figli che guarda, mi mandano fuori dai gangheri. E quando torni, ricordati di passare all’Esselunga a comprare le uova, che ieri sera PierSilvio ha voluto la frittata e se le è spazzolate tutte.
Baci.
Tua Veronica.
Cara Veronica,
In effetti mi hai fatto una bella sorpresa. Stamattina quando sono andato dal giornalaio e ho comprato Repubblica, miseria, ancora un attimo e mi veniva un infarto. Non mi sono nemmeno fermato a parlare del Milan come faccio sempre. Forse hai ragione, ho un pochino esagerato, ma non te la devi mica prendere così ogni volta. Io avrei dovuto stare buonino con quelle ragazze, ma sai, sono così scosciate e scollate, che l’occhio casca sempre proprio lì, sono un uomo, cribbio. Vero, non facciamola tanto lunga. L’amore non è bello se non è litigarello. Ci farò una canzone con l’Apicella. O l’hanno già fatta? Dai, non tenermi il muso, però. Vuoi un'altra collana come quella che ti ho portato a Marrakech? Dimmi come ti piace. Stasera però lasciami qualcosa nel microonde, che arrivo tardi. E ricordati di stirarmi la camicia celeste. Domani mi serve.
Baci.
Tuo Silvio.
31 gennaio, 2007
Oro, argento e bronzo.
Va bene, Natale è passato da un pezzo, siamo ai giorni della Merla, cara signora, non se ne era nemmeno accorta. E col Natale, via le luminarie, i lustrini e i lamè. Mica tanto, però. In questa giornata più grigia del grigio e più fredda del freddo, un giro per il centro, di sfuggita che siamo di corsa e che devo stirare, ohibò, che snob dire non che vado in palestra, vado a farmi un massaggio o dal parrucchiere, e invece no, signora mia, vado proprio a stirare, sìssì, con le acque profumate da cambiare a seconda dell'umore, oggi, per esempio, stiro alla Felce Azzurra, ogni pieghina un bacino d'amor. Beh, vabbè, mi lasci pure cantare una canzoncina alla sua portata, signora cara, che se mi metto a cantarle Bersani o Ligabue lei mi và in confusione. Insomma, un giro in centro. Un caffè alla nocciola con la mia Amica, qualche spesuccia innocente, e la baguette del Corso, che almeno si fa finta di essere a Parigi, Gliela Taglio? Mappercarità, sacrilegio tagliare in due una baguette. Il guaio è che la profumeria la piazzano proprio lì. E mica si può cambiare strada. Il richiamo di una sirena. E tu dici, massì, un giretto da niente, mi spruzzo un pò di profumi a caso, mi provo un rossetto, che male faccio, in fondo. E invece il male lo faccio eccome, adocchio una Limited Edition Chanel che ha turbato i miei sonni nelle ultime settimane da desperate housewife o presunta tale. Oro, argento e bronzo, nossignora, non sono medaglie, ma puro lusso dove tuffarcisi-vi-ci, una magica polverina, misteriosa quanto basta, lucente e perfetta per occhi fataturchinosi, per sguardi da cinema. E' mia. Da qualche ora, la Chanel Polverina fa bella mostra di sè sul ripiano del mio bagno. Usare con parsimonia. Un brillo qui, un altro là. Che stiriate o spazzate, di Pronto o di Vetril, almeno, che lo facciate con classe. Da medaglia.
30 gennaio, 2007
...com'esuli pensieri.
Guidare mi piace. E guido da maschio. Lo so, non è un'affermazione felice, ma è così. Guido meglio di tanti uomini, soprattutto di quelli col cappello. E di quelli con la Duna. Parcheggio con scioltezza e precisione. Di muso e di...retromarcia, và. Posso guidare per ore senza stancarmi, con tutti che dormono a fianco e dietro di me. E dietro dietro, dato che da un pò ho un macchinone a 7 posti. Non avrò altri figlioli, mi sa, anche per il futile motivo che non saprei più che automobile comprare. Ciò detto, stasera ho guidato con la nebbia. Così come mi affascina a guardarla dalla finestra, ben accoccolata sul divano e col camino di sottofondo, così mi indispone a guardarla dalla macchina. Soprattutto se guido io. A nulla serve cantare, come faccio spesso se sono sola e anche quando no, a nulla serve allargare bene gli occhi e andare piano piano, senza sorpassare. I fari sono puntini evanescenti e polverosi, la strada la indovini, quasi, e non vedi l'ora di arrivare a casa, di vedere il campanile allo svincolo dell'uscita che è la tua. Con la nebbia, a pensare non si riesce molto. Si rimane così, un pò imbambolati col volante in mano, a passare il tergicristallo non serve a nulla, quel cotone che c'è fuori, così affascinante eppure così infido, è sempre lì. E se d'improvviso, così come la trovi, svanisce appena sali un pochino per la collina, ti sembra così strano che il mondo che attraversi sia lo stesso di un secondo fa.Ma come, è tutto così lucido, qui, e le luci delle case si distinguono così bene, e i giardini e le cose, e solo un attimo fa ero immersa in un mare opaco e lattiginoso. Ma non importa più. Sarà anche una questione di altitudine e di temperature, a far sembrare la strada verso casa, la più bella che c'è.
29 gennaio, 2007
Felicità.
Ma sì che lo sapevo. Lo sentivo, ancora prima di svegliarmi, nell'istante immediatamente prima che suoni la sveglia, sono sempre stata convinta di svegliarmi un secondo prima del biiiip biiiiip, altrimenti, come farei a sentirlo sempre così bene. E poi, qualche volta ci tirerei sopra un cuscino, qualche volta il mio sposo glielo tira per me, oppure, insomma, ma non era questo che volevo dire, non certo raccontarvi nel dettaglio una mattina qualsiasi in una casa qualsiasi, alle ore 6 e 30. C'è roba più interessante in giro. Dicevo, sapevo che sarebbe stato un giorno un pò speciale, di quelli che non filano via normali. Già a colazione, quella striscia rosa laggiù, dietro la collina, e quella luce così limpida che si vede che fa freddo. E' stata una mail con una notizia, una specie di invito, una cosa nuova. E' stata lei, la mail, appunto, che ho letto, riletto e riletto. Lei che mi ha fatto scapicollare giù dalle scale per andare ad aprire la porta al mio sposo e al liceale che tosto riedevano al desco famigliare per consumare un frugale pasto. E' stata lei che mi ha fatto saltare e ballare in cucina, rendendo noto ai miei famigliari il contenuto. Della mail, e di che cosa se no. Nulla svelerò, per ora. Curiosi come il mal di pancia, diceva mia nonna. Massì, si saprà presto il motivo di tanta beata euforia. Vi dò qualche indizio: non ho vinto al Superenalotto e non mi ha scritto Guido Barilla. Fuoco fuochino.
Ode all'Atene.
27 gennaio, 2007
A sei mani.
Lo avevamo deciso da settimane. Solo, non avevamo ancora individuato la sera giusta, con tutti presenti e non via per lavoro, per diletto o dove diavolo. Una cena a sei mani è quanto di più stimolante e divertente possa esserci per movimentare di un pochino le sere d'inverno, il venerdì, per la precisione, che a mio parere ha il titolo di essere il più bel giorno del week end. E' la vigilia della vigilia, si possono fare una serie di progetti e congetture e programmi che nel novanta per cento dei casi vengono disattesi, ma che fa, in fondo il divertente è pensarli, mica farli per davvero. Che poi il sabato ci sono varie commissioni da fare, magari, e la domenica si ozia con classe, si guarda un film, si gestiscono senza troppo impegno compiti e lezioni, si firmano cose, ma poi già col pensiero si è al giorno dopo e tanta della magia è già andata via. Ma il venerdì è qui, intatto e lucido, pronto da vivere. Ognuna di noi ha fatto qualcosa. E vedere arrivare le mie Amiche coi cestini e le patate per i gnocchi, e la pentola del coniglio appena tolta dal fuoco, mi dà un piacere sottile. E' come dire sì, guarda, ho cucinato a casa mia e ti ho portato questa meraviglia, questo trionfo di profumi e stiamo insieme, questa sera, i figlioli grandi in settimana bianca arriveranno domani, qui ci sono i piccoli e i grandi-grandi. Possiamo chiacchierare fino a tardi, spettegolare un pochino, appena appena, programmare un giro in barca a vela tutti insieme la prossima estate, raccontarci qualche segreto e qualche spavento, passato, per fortuna, e qualche sogno, perchè ne abbiamo tanti e metterli in fila sono come perle, tonde e perfette, ed è così bello tirarli fuori, stasera. Abbiamo preparato gnocchi per un reggimento, ma in fondo un reggimento eravamo, siamo sempre e allora va bene. E torte e pane e ragù da rivista e il coniglio che ha mandato tutti in visibilio. Semplice e grandioso. La cena a sei mani necessita per forza di cose un menù non troppo elaborato, una tavola apparecchiata con mazzi e contromazzi, e degli amici. Veri, vicini, di sempre. Niente di più si aggiunga.
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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C'era un libro, una volta, così intitolato. Mi pare fosse di Luca Goldoni, indagherò. Colgo l'occasione per spiegare. In realtà da s...
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La Casa in Collina, con tutti i suoi abitanti, era da sempre teatro di storie e leggende, di piccole e grandi tradizioni, qualcuna impara...