22 gennaio, 2010

Bell'e sversa.

Con licenza parlando. Il termine sversa puà avere una serie di interpretazioni, può essere usato per descrivere uno stato d'animo o una posizione. Si è sversi quando non si è di buonissimo umore, Oggi Sono Sversa, che poi altro non è che la forma dialettale in inversa, Inversa come Po, ma quello si dice solo nella Bassa Padana, da dove io provengo, e perciò qui, nel Basso Monferrato è usato poco. Ma la frase Sono Sversa Sul Letto barra (brrrr) Divano, merita un'attenta analisi. Non necessariamente un tipo sverso sul divano in senso di stato in luogo deve essere per forza di cose sverso anche di stato d'animo. Anzi, mi sentirei proprio di affermare il contrario, che un individuo sverso sul divano è, nella stragrande maggioranza dei casi, tutt'altro che sverso, ma beato, godereccio, in pace col l'umanità tutta. Ciò detto, tutt'altro che sversa, nel senso che oggi, nonostante il color totano di fuori, il mondo mi sorride, mi accingo ad iniziare questo congelato week end, che prima inzia e meglio è. Purtuttavia sbrigando una serie di faccende telematiche, scrivere cose e tradurne altre, organizzare cose e metterne insieme altre. E tutto ciò, meraviglia delle meraviglie, ben sversa sul divano, abbigliata come si conviene in situazioni come questa, comoda ma non sciatta, quel trasandato chic, quel finto disordinato, quell'attentissimo stile Vengo Così Come Mi Trovo. Pura bellezza. Un pantalone di felpa, un golf con qualche brillo sparso, una sciarpa leggerissima, giusto così, per vezzo. A essere bell'e sversi ci va stile. A portare i figlioli a scuola, invece, si và in pigiama, Adidas e cappottone. Che chic, signora mia, che chic.

21 gennaio, 2010

Le lucciole nel bicchiere.


Non è stagione, certo. Le lucciole arrivano d'estate, e non dappertutto, solo in certi boschi, in certe colline, in certi prati. Da sempre mi affascinano, e come tutti, da bambina ho sempre provato a rincorrerle, a prenderle anche solo per un pò, con il vasetto vuoto della marmellata, tenerle lì e guardarle, qualche minuto, non di più, e poi liberarle, farle volare via, vederle splendere nel buio, lampadine meravigliose, inspiegabili alla me di allora e alla me di adesso, quante volte i miei figli mi hanno chiesto, Ma Come Fanno, Mamma, già, e come fanno che non lo so, a brillare così come le luci di Natale, un pò sì, un pò no, ma senza filo e senza spina, come faranno mai. Non è stagione, certo, ma stamattina mi piace pensare che ognuno di noi, in fondo, ha le sue lucciole da guardare. Si tengono da parte, si guardano nel buio, quando non si ha niente di più efficace per farsi una carezza, per regalarsi un minuscolo momento di gioia semplice, di semplicissima serenità, di calma, apparente e fugace, purchessia. Le mie lucciole bucano la nebbia, non temono il freddo, luccicano e luccicano anche nell'inverno più rigido. Sono i bei pensieri, le parole più dolci, i regali inaspettati, le sorprese e gli abbracci che non credevi che. Il buio non è mai per sempre, succede, certo, che non sai da che parte cominciare, in che cartina guardare per trovare la strada, e guardi, di qui e di là come prima di attraversare e non sai in che direzione andare ed è tutto confusione e malinconia. Bene, è il momento. Gira il coperchio e falle volare, sono un piccolo sciame di esserini un pò magici, loro ti guideranno fuori di qui, conoscono i segreti del bosco e ti illumineranno il sentiero, e poco importa se non ti spieghi come funzionano, loro, le lucciole, vogliono solo riportarti a casa e nemmeno si arrabbiano se per un pò le hai tenute chiuse dentro al bicchiere.

19 gennaio, 2010

...frivolafrivolafrivola...

Direi che ci vuole, anzi ci vorrà. Come ho ripetuto fino alla nausea, non è stato un inizio d'anno così luminoso e meraviglioso, direi ombroso e noioso e direi anche merdoso, chi viene, l'Accademia della Crusca a farmi sciacquar la bocca col sapone? Devo avere anche letto da qualche parte che ieri , credo il secondo lunedì di ogni gennaio, è il giorno in cui per forza di cose l'umanità tutta si sente depressa, triste, angosciata e malinconica. Una mera questione di bioritmi, le feste passate, il clima, la primavera lontana, malanni e cose così. Insomma, un giorno da cancellare dal calendario, potendo. Ma c'è altro di molto più semplice, che si può fare, voilà, con uno schiocco di dita. In realtà, un 'Anima Pia m'è venuta in soccorso e mi ha testè proposto, Deh, Che sei Tristanzuola, perchemmai Non Ti Rechi Meco a Saccheggiar Leggiadra Qualche Negozio Della Mia Città Natia? E che, me lo faccio ripetere due volte? Stufa, stufa, arcistufa di magoni, lacrimucce e affini, ne ho fin qui di pensieri pesanti e bui, di tachicardie e di zero sonno. Domani, eccheccavolo, mi regalo una giornata di libertà non ci sono per nessuno, porto i figlioli a scuola e via, non mi troverete mai, o almeno non prima di sera, m’incontro con la mia Amica della Moda, che lei di queste cose ne capisce, spengo tutto, anche il cervello, laddove necessita, e mi beo di questo giorno di frivolitudine maxima, di beato niente, di superfluo, effimero e assolutamente irresistibile. Prometto di essere più che morigerata. Un gonnino smilzo, un abitino bon ton, un tailleurino bcbg, un maglioncino a collo alto. Il Sommo Sposo, ignaro di tutto, sarà messo al corrente solo a fatto compiuto, anche se temo per la mia incolumità. “ E tutta questa roba, da dove arriva?” La sventurata non rispose.

millecentoundici cioè 1111 post. M'è presa secca la mania dei numeri?
.tumblr.la douleur exquise.

18 gennaio, 2010

La visita di Tiberio.

A dire il vero, già stamattina l'ho incrociato, all'alba o quasi, nel viaggio verso la scuola, quando la macchina è ancora così ghiacciata che fai fatica persino a parlare e i ragazzi sono lì, imbaccuccati, addormentati e immobili, che non sai se è il caso di parlare , per non svegliarli. Lui, TIberio, ha attraversato baldanzoso la discesa di casa, quella che da VillaVillacolle porta a quel che si chiama Anello, il quale Anello poi porta allo Stradone e lo Stradone in Città. o ovunque si voglia. Quasi ovunque. Lui, Tiberio, mi ha zigzagato davanti come fa di solito, confuso anche lui su quale direzione prendere, se quella del Prato o quella del Bosco. Poi, è sparito. Se non poi, riapparire al fondo del pratino, quello che si vede dalla finestra della cucina, e mettere il muso dentro il cancello, per assicurarsi che nessuna belva, cane o gatto che fosse, si trovasse nelle vicinanze. E' un coniglietto socievole, ma a certe bestie non dà confidenza. E' entrato in giardino, ha camminato un pò sull'erba molliccia, stremata da tanto gelo, poi ha proseguito sui resti della neve, ce n'è ancora un pò, ghiacciata, che non si scioglie tanto facilmente. Camminava a piccoli balzi, portando a spasso quel suo codino tondo, bianco e morbido, anche a guardarlo da qui. Vorrei imparare anche io. A camminare sulla neve gelata senza sentire freddo, e non sprofondare mai, fosse neve o fango o tutt'e due. Vorrei sapere come ci si destreggia quando il terreno è sconnesso e nemico, se devi andare veloce per non affondare, o se devi muoverti con studiata lentezza, senza perdere di vista il cancello per scappare, arricciando il muso per sentire meglio che aria tira, guardarsi intorno a scatti precisi ed eleganti e far finta che la neve sia panna, morbida e dolce, far finta che il pratino non sia ghiacciato ma comodo e ospitale, far finta che tutto intorno sia luminoso e sorridente, e che tutto gira esattamente come vuoi tu. Sono uscita per prendere accordi, Tiberio, Insegnami Come Fai, ma niente da fare, il rumore della finestra lo ha intimorito. Bel coniglio che sei, le orecchie ti fan così, come cantano i miei figli, scappi via subito e non ti lasci avvicinare da nessuno, nemmeno da me, che ti metto le carote vicino al ciliegio. So per esperienza che i conigli non hanno un buon carattere. Men che meno Tiberio. E a camminare scalza sulla neve, nessuno mi insegnerà mai.

La luna è una ciglia.

Che strano viaggio, nebbia sì e nebbia no, l’autostrada e le sue luci incerte, e poi brillanti, e poi di nuovo nascoste e poi ancora lucide. Nebbia e sereno, diavolo e acquasanta, cotone e inchiostro. E quella luna lì, una ciglia nel cielo, una virgola, un apostrofo, mezzo bordo di un bicchiere, un anellino spezzato, così, di malavoglia. Che luna sarai mai se nemmeno ti si può guardare, ci sei o fai finta, ci sei o ci fai, che stupida sei se nemmeno sei tutta intera, e ti nascondi nella nebbia, e anche quando la nebbia non c’è più si fa fatica a trovarti, ma come, era lì un secondo fa, ma è così sottile, così incerta, così fine e appena nata. Che strani i viaggi così, passi dal niente alle cose, dal nebuloso al chiaro, dall’indefinito al sicuro, dal mistero alla certezza. E non sai quale condizione ti piace di più, cosa ti affascina e cosa ti fa paura, dove ti piace di più stare, cosa vorresti non finisse mai, se una bolla di nebbia e di niente o se il buio lucido e brillante, il sereno perfetto di una sera d’inverno, dove puoi vedere le stelle dal finestrino e quella stupida luna così sottile e assurda che nemmeno sembra una luna.


15 gennaio, 2010

Sciocco scialle.

In realtà si chiama Garden Stripes, ed è tutt'altro che sciocco, anzi, lo schema è proprio bello, invece. Ma se di cazzate si ferisce di cazzate si perisce, lo so che non sta bene parlare così ma una volta ogni tanto male non fa. Sciocco scialle che fa il paio con Ridicolo Cappello, ovvio, da non portare insieme mai, in effetti proprio ieri le mie Amiche disquisivano, perchemmai fai tutti questi scialli? tutti che cosa che questo è il terzo, anzi, forse loro contano le volte che ho disfatto il Malefico Mormor, e allora beh, sì, il totale fa ottomila. Sciocco perchè fa parte di quei progetti che si mettono sù tanto per fare, per misurarsi, a dire, vediamo se ce la faccio a farcela, e poi, miracolo, ce la fai, e vai avanti, avanti, avanti e non hai cuore di disfarlo, ma non è che sia proprio una meraviglia. Cioè sì, è discreto, ma ha un effetto un pò volgarotto, paesanotto, come dire, come paesanotta è la lana che ci ho usato, che non ha etichetta e non so nemmeno da che parte arrivi, ma che è anche un pò acrilica, secondo me e qui le Vestali del Ferro Circolare hanno avuto una smorfia di disgusto, Acrilico? Che Volgarità. In effetti, ho da me stessa medesima compreso che gli scialli vanno fatti con lane blasonatissime, meglio se giapponesi o inglesi, che hanno tutte quelle sfumature da farti uscire di senno, che non sono in gomitoli ma in trecciotte morbidissime. Questa lana è italianissima, è da mercato, per intenderci, ed è una di quelle cose che ho comprato solo perchè è viola. Qualcosa ci uscirà. E stamattina, che è la Giornata Mondiale della Cazzata, vale tutto e va bene anche questo, perchè no. E comunque, spiace per le mie Amiche, ma ci ho messo un secondo netto a imparare questo schema, e che per me il ssk non ha più alcun segreto. Ma, a ben pensarci, loro che mi fan tanto le spieghe, e perchè qui e perchè là, non è che per purissimo caso saranno invidiose di cotanta destrezza, mestiere e bravura? Mi sa ben.

Silenzio e cucchiaini.

Le mattine come questa sono senza inizio e senza fine. E' tutto un gran silenzio, un grande ordine tutto intorno, epperforza, ci si è stremati ieri a sistemare, riordinare, impilare, riporre. Non c'è niente da fare, viene da dire, ma si sa benissimo che non è vero, che le cose sono mille più mille più mille, ma ci si balocca un pò, si prende tempo, ci si dà tempo. Le mattine come questa sono preziose, hanno lo straordinario vantaggio di mettere in fila i pensieri, di fare piccolissimi progetti, di affrontare con calma e raziocinio tutto una serie di piccole grane, questioni da poco, guai di nessun conto o quasi. Ci si ferma un pò. Pericolosissimo. Quando ci si incaponisce su questa o quella sciocchezza, quando si insiste su una macchia che è già andata via, quando si riordinano i cucchiaini nel cassetto delle posate, cha fanno così un bel rumore, io lo so, è solo per prendere tempo. Solo per darsi tempo. Perchè c'è uno scatolone là fuori, di pensieri pesanti e di questioni, di cose cui non si ha voglia e si fanno cose inutili per non affrontarle. Potrei far sù gomitoli tutta la mattina, colorare coi pastelli, sgranare piselli se fosse stagione, o pulire fagiolini, con l'Amica giusta al telefono, mentre. O attaccare decalcomanie alle finestre, ma questo mi costringerebbe a guardare fuori e di guardare fuori non ne ho voglia. Resto così. Ho uno stupido scialle sul divano accanto al camino spento, le tazze e le briciole, a far cose serie ci vuol ragione, genio e sentimento e stamattina non ce n'è. Così, lascio il mio scatolone là fuori, e mi concentro, chissà chi ha fatto questa macchia sul divano, è finito il latte, dovrei tagliarmi i capelli, ma guarda un pò che disordine questi cucchiaini.


13 gennaio, 2010

Acqua e menta.

Ci sono dei pomeriggi così. Hai fame, hai sete, hai qualunque cosa. Fuori piove stupido, l'ho imparata oggi, si cerca in ogni modo di essere, comunque, ben disposti verso il mondo, le questioni, le cose. Sempre più difficile. Qualcuno ti consiglia un bel giro di saldi, così, ma l'hai già fatto stamattina con l'Amica delle Lampadine, quella che senza Victoria's Secrets non esce nemmeno a buttare l'umido, non so se mi spiego. O una bella tisana, ma non sono mica malata, e poi non ho tempo nè voglia di aspettare l'acqua che bolla e poi le mie tisane sono orrende, mi lascio attirare quando le vedo al supermercato e da lì sembrano tutte buonissime, con quei nomi così romantici, Tarassaco, Ribes Nero,Passiflora, Melissa*, no, quella no, che in grazia di Dio ne abbiamo già anche troppe di Melisse, nella casa in collina. Ciò detto, abbandonato nel lato del frigorifero, quello delle bottiglie, quello che hai dovuto ripulire l'altro giorno da una colata di ketchup chiuso male, il frigo degli orrori, visto così, appunto lì , occhieggiava una bottiglia di sciroppo di menta, quella che usano i miei scellerati figlioli maggiorenni per quell'intruglio buonissimo, alcoolicissimo, che va giù che è un piacere e che ti fa ridereridereridere, e dire scemenze una dietro l'altra e camminare malferma, e insomma, quello lì. Ancora non sono diventata alcoolizzata, e nemmeno potrei, vista la mia scarsissima reggenza (!) all'alcool. Ciò detto, presto fatto. Tazzona Starbucks di Parigi, acqua gelatissima, sciroppo di menta, appena appena, e diamoci questa botta di vita, questo sorso d'estate, altro che tisana tristerrima, l'acqua e menta mi salverà dalla malinconia, dalla stupidità della pioggia, dalla mestizia di non essere andata all'AperoKnit in collina a Torino e da mille e mille altre cose. Certo, però, un gocciolino di rhum, che mal può fare? Mojito, si chiama, ecco come. Ma si aspetti l'estate, ubriacarsi in inverno pieno non sta bene.
*nome proprio di ingegnera, femminile, singolare, fidanzata al JunioIng., adorata da noi tutti nella casa in collina, cani, gatti e pettirosso compresi.

12 gennaio, 2010

Male non sto.

Nel senso più preciso del termine. E' strabiliante come il solo posporre la negazione faccia prendere alla frase già tutta un'altra piega. Sì, perche NonStoMale, non è proprio uguale a MaleNonSto. la sfumatura è lievissima, si avverte appena, è così, in equilibrio, come quelle cose che sai di sapere, ma che non riesci a spiegare, cioèadire, mi è chiaro il concetto ma non so esprimerlo. Ecco. Male non sto, in effetti, perchè oggi ho fatto tutto con una lentezza accesa, cercando di non inziare mille cose insieme, una per volta, con calma, mi sono un pò coccolata, ammansita, addomesticata, io selvatica che non sono altro, qualche volta. Male non sto, ed è uno stato che non mi dispiace, che non vuol dire necessariamente che mi piace, ma il fatto che non mi dispiaccia me lo fa piacere, mi rende tranquilla, con le cose che conosco a memoria, la mia casa in ordinissimo, una volta tanto, il caldo, le finestre, le cose. Mi mantengo in superfice, rimango nel piccolo microcosmo che mi fa sentire protetta e al sicuro, non mi avventuro in sentieri complicati e scoscesi, cerco, semplicemente, di non pensarci troppo sù, di non farmi le menate, si dice così, di essere un pò più leggera e svolazzare, senza andare sulla luna, canticchiare senza urlare, scivolare senza cadere. E' così trasparente il mio universo, così liquido e perfetto che è così bello da guardare, così rassicurante e avvolgente. Si galleggia, in questa bolla di cristallo, e tutto è fermo e un pò magico, un privilegio. Certo, a scuoterlo un pò succede il delirio, non ti ci ritrovi, tutto è confuso e si confonde, e i fiocchi girano e girano e si muovono scomposti come le anime del Paradiso, ma tu, aspetta un secondo, è così che funziona, scuoti pure se vuoi, per il solo gusto di vedere poi i fiocchi posarsi sul fondo e il tuo mondo tornato, in un attimo, limpido com'era.
Tumbrl.LaDouleurExquise

11 gennaio, 2010

Corre.

Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.

10 gennaio, 2010

Il Ridicolo Cappello.

Tutt'altro che ridicolo, in realtà, buffo sì, è un cappelluccio che mi ha stregato, trovato a zonzo per il web, dove ho trovato Natalie Larson e con lei il suo pattern. Esso, il cappelluccio, ha un nome altisonante, Star Crossed Slouchy Beret e l'ho fatto in uno dei miei momenti di scazzo, si può dire? tra spremute e medicine e termometri e scrutamenti vari al figliolo malaticcio, situazione che mi dà ansia, ma forse mi sono già scordata quando, più piccoli, erano malati tutti e tutti insieme, tutti la varicella, tutti la bronchite, evvai, appassionatamente, settimane barricata in casa sorprendendomi poi a parlare con le piante o annusare il Panacef per tirarmi sù. Ora che i virgulti sono in età semi adulta, con le piante non ci parlo più, e l'ansia, che quella c'è sempre, me la faccio passare concentrandomi su uno schema non proprio facilissimo, qui si parla di magic loop, signora cara, cable needle, increasing e decreasing, insomma, una roba per fate del knitting, mica da Nonne Papere, mi aiuti a dire. Così, nel tranquillo , ansiogeno delirio del fine settimana ecco nato il mio Star Crossed, di un fantastico merino grigio perla, sul quale la Princi Faina ha già posato i suoi occhioni di smeraldo. E che problema c'è, ne faccio un altro. Beh, considerando che tuo fratello ha meno febbre ma mal di testa, è palliderrimo, inappetente e insofferente, ok, fra un'ora è pronto. Di che colore, bambina?






Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...