27 settembre, 2006

Ode al Molinetto.


Non è quel si dice un bel biscotto. Non ha una forma definita, in realtà non saprei proprio definire che razza di forma sghemba sia. Quel che so è che ha 2 buchi. Ovali, insignificanti. Un 8 scritto male, con troppe curve. Capita di comprarlo quando al supermercato è in superoffertissima speciale, oppure quando il suo acquisto implica un’impennata non da poco dei punti Fragola dell’Esselunga. Allora lì, ci siamo. Ma una volta tornati a casa e consumato al desco della colazione mattutina, il Molinetto vi ripagherà di averlo comprato, svelandovi le meraviglie cosmiche che il suo gusto impareggiabile sa creare. E vado, nella disamina della vicenda. Che il Molinetto non sia a forma di mulino, già lo abbiamo capito. Corbellerie del marketing gli hanno affibbiato questo nome campagnolo che dovrebbe evocare ampie cucine, tavoloni di legno e scodelle di latte appena munto. Ma non stiamo lì a sottilizzare. Il suo gusto un po’ ruvido, lo zucchero di canna la fa da padrone, lo rende un must per la prima colazione. Definirei il Molinetto l’unico lampante esempio di biscotto bipolare. Che coooooosa? Ebbene, le sue dimensioni , (un telefonino, suppergiù), sono tali da poter lasciar spazio alle più scellerate fantasie. Unico esemplare al mondo che si consuma in due bocconi dall’effetto ben distinto: prima una parte intinta nel latte, la seconda a secco, croccantissima. Ampia possibilità di scelta, signora mia, mica siam qui a sgranar piselli! Domani, fate volare nel vostro carrello un sacchetto di Molinetti. Piselli o non piselli, mi darete ragione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Li ho scoperti a casa di mamma e papà quando avevo la gamba ingessata. Sono deliziosi e trovo che abbiano una forma simpatica. Non ho ancora avuto il coraggio di farne precipitare un pacco nel carrello per la dispensa di casa mia, ma non tarderà ad arrivare anche quello.

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