03 gennaio, 2007

Buttare via.


E solo da calcio. E qualcuna da calcetto. E parastinchi. Che non vanno più bene a nessuno. Tre figlioli calciatori hanno il loro perchè, cara la mia signora. E questa distesa di scarpe inutilizzate e ahimè, ormai inutilizzabili perchè, come si dice, piccoli piedi crescono, la dice lunghissima. Oggi, col mio sposo, mi sono dedicata ad una emozionante pratica, che si fa raramente, invero, perchè comporta un notevole dispendio di energia e molto tempo a disposizione. Non già un nuovo capitolo dell'Ars Amatoria, signora, non mi faccia arrossire, bensì, ecco, non so come dirglielo...il riordino del garage. Lo so che non è propriamente una poesia, ma va fatto e allora si fa. E si fa di sci, di ogni misura, ne ho contate 13 paia, e scarponi e bob, e tute da sci, e pantaloni da sci e occhiali da sci e guanti da sci e caschi da sci e biciclettine e biciclettone e mountain bike e monopattini e cap da cavallo e pattini in linea e zainini da asilo e cartelle con scritto Classe I, e scarpette da ballo e tutù minuscoli e zaini da liceo e cerate da vela e cuffie da piscina e cose, cose, cose dovunque, non buttate mai, tenute lì, conservate. Questa pratica non mi entusiasma. Mi costringe a buttare cose che davvero non userei mai e vorrei tenere solo per ricordo, di quella volta che e allora io e allora lui e poi alla fine. Fosse per me non butterei niente. Ho ancora il mio Ciao blù classe 1978, non venderei le macchine, ho ancora i biberon e i ciucci appiccicosi dei miei figli, i lenzuolini con i ricci ricamati e tutte le bavaglie coi loro nomi, sono una novantina, ne farò una coperta, mi sa. Ma buttare serve. Serve a capire. Serve un pò a crescere, a staccarsi, a guardare in là, ad aspettarsi le cose più belle, ancora più belle di quelle che sono qui. E allora, chiudo gli occhi e butto via, non cancello, ma butto via, e riordino, fuori e dentro, e faccio spazio, e invento una nuova stanza, un salotto anni 60, coi mobili di recupero e la specchiera sulla credenza, dove leggere e stare con gli amici e accendere il camino, e uno studio tutto mio, dove ricamo e scrivo e progetto e penso, e faccio di un garage disordinato e pieno di cose un magazzino ordinato e con un senso, e una dispensa che nemmeno Palazzo Reale. E fra mille anni, quando di nuovo riordinerò, che di nuovo avrò accumulato e mai buttato, ritroverò cose e penserò ancora a quella volta che e allora lui e allora io, e ricomincerò da capo, e rifarò tutto. Sorriderò. Perchè forse, ritroverò parecchie delle cose che ho qui ora. C'è da giurarci.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io da alcune cose proprio non riesco a separarmi.
Altre , invece, le guardo , le riguardo, le sposto da un luogo all'altro ad ogni cambio di stagione, fino a quando, finalmente, ho davvero maturato l'idea che non sono così importanti, che davvero non le utilizzerò proprio più, e che, infine, non sono regalate ad un ricordo imprescindibile.
Ed ecco che allora, improvvisamente, riprendono senso nel regalarle a qualcuno per il quale sono nuove, davvero utili, quasi una gioia.
Inoltre vorrei, appena avrò tempo, approfondire l'arte ed il gioco del baratto, così da valorizzare di nuovo i fondi di magazzino di ogni casa.
Buon anno, anche per il 2007 ti leggerò sempre con piacere :-)

Anonimo ha detto...

Errata corr:
non "non sono regalate ad un ricordo ......." bens' "non sono legate".
Lapsus da indagare? Direi di si :-)

Anonimo ha detto...

Delle volte sembriamo gemelle separate alla nascita!! Quando hai detto che delle bavette farai una coperta ho pensato: "naaaaaaaaaaa, mi legge nel pensiero!"; anche io fatico a separarmi dalle cose, perchè ognuna mi riporta di colpo lì, quando io ho detto così, e lui ha risposto così, e io poi.... conservo ciucci, bavette e anche i vestitini, dei quali, è già deciso da tempo, farò una coperta patchwork, non appena avrò fatto un corso per imparare a "quiltare".
Un abbraccio solidale (anch'io sono al cambio dei vestitini della figlia grande: una lunga sequela di "questo si tiene per la piccola", "questo lo portiamo in parrocchia", "questo, ti ricordi come sorrideva quando l'ha messo su per la sua festa?"... di questo passo mi ci vorrà una settimana!!)
Raffa :-))

dom ha detto...

Ciao Diamanterosa, abbiamo in comune alcune cose. Anche a me piacciono i brani dei Buddha Bar, anch’io ho letto con piacere Il cacciatore di aquiloni e penso quindi per affinità di gusti di consigliarti la lettura del libro L’Atzeco di Gary Jennings, e un po’ lungo sono 1004 pagine ma non spaventarti, sono convinto che anche a te piacerà molto, come ad altri amici a cui l’ho consigliato. E’ la storia romanzata della conquista dell’America con le vicissitudini del popolo Atzeco prima e dopo la conquista di Hernan Cortes.Una storia struggente che lascia l’amaro in bocca.Per la musica ti consiglio, Tarkan un cantante turco, molto bravo e l’algerino Khaled . Alcuni brani potrai ascoltarli nel mio blog.
Un saluto Dom

Sandra ha detto...

anno nuovo..vita nuova anche per le scarpette da calcioooooo!!!
auguri mamma... la notte delle streghe è già cominciata!!;-D

Anonimo ha detto...

Quiltare non è difficile. Lanciatevi prima o poi, ma fate almeno il primo corso. Se foste qui a Udine.... mannaggia... vi insegnerei io.
L'idea della coperta ve la approvo in pieno, magari, per Diamanterosa, con delle cornici viola!
Baci baci.

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