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15 aprile, 2012

Glicine bianco.


Quasi ci dimentica che esista, il glicine bianco. Si è troppo abituati a quel suo parente, quello lilla, quello che cresceva e cresceva davanti allo zuccherificio e che poi qualche scellerato ha tirato via, inutilmente. La strada non l'han fatta e lo zuccherificio è ancora lì che cade a pezzi. Il glicine bianco è per me la purezza, più di ogni altra cosa al mondo. Ne ho visto una siepe, nel tardo pomeriggio di oggi, tornando a casa. Tre macchine in fila, a portare a casa scatoloni e gomitoli avanzati, una quantità di corredini da far girare la testa e molto altro. Sono stati due giorni di grande bellezza. Non saprei come altro definirli. Quando metti insieme un'ottantina di donne in un posto sulla collina, dove nemmeno si può uscire perchè piove a scrosci che ti tengono sveglia, quando arrivano da ogni parte d'Italia, quando qualcuna si conosce da una vita e qualcuna invece si vede per la prima volta, assisti a scene che non sapresti raccontare. Ho visto occhi. A squadrarmi e studiarmi, ma come, Mi Avevano Detto Che Eri Così e Lo Sei Davvero. Così come. Occhi a voler capire, occhi felici e umidi, occhi sorpresi, occhi commossi, occhi a brillare di una luce che solo chi c'era può capire. E ho visto mani. Mani a fare e disfare, mani a inventare cose, mani ad insegnare, mani ad eseguire. E ho visto anime. Semplici. Bellissime. E ho visto abbracci, abbracci Che Nemmeno Un Parente, come ha detto Anna. E colori, tanti colori. E sentimenti, diversissimi, come spruzzati nel salone mentre scorrevano le immagini della nostra storia. Ho visto sorrisi così grandi da illuminare la pioggia, sentito risate come in gita scolastica e chiacchiere e racconti e quanta bellezza, quanta armonia, quanta incomparabile generosità, quella del cuore, la più difficile da mettere in pratica. Mi sono sentita così felice e meravigliata e così ripagata e sostenuta da farmi temere che non potesse essere tutto proprio vero. Glicine bianco son le cose del mondo da assaporare piano, che passano in fretta e ti lasciano cose di cui parlerai per mesi, glicine bianco sono le cose rare, le cose belle e profumate che durano poco, abbarbicate a muri scrostati di case abbandonate lungo la strada che scende dalla collina, in una domenica che è piovuto tutto quello che poteva piovere. Glicine bianco sono grappoli di emozioni purissime, l'insieme di tutto quello che ciascuno ha dato a questi due giorni, le cose ciascuno ha dato a me, che è tanto, è molto di più. Per ringraziare come si conviene, avrei strappato cento grappoli da quel pergolato selvatico che ricadeva su un tetto sfondato. Ma il glicine bianco non si fa cogliere da nessuno, rimane lì, intatto e meraviglioso a farsi guardare, a farsi ammirare da lontano, a dire, Son Raro e Prezioso, fiorisco ad aprile e nemmeno la pioggia sfiorisce i miei fiori. A chi come me, stasera, ha nel cuore la purezza, il profumo, la bellezza del glicine bianco.

10 aprile, 2012

Le sere che piove.

Non saprei dire se la pioggia mi piace oppure no, ci sono volte che sì e altre invece che la detesto. Così come detesto gli ombrelli, che perdo, lascio in giro, compro all'ultimo momento per non infradiciarmi e poi lascio lì, nell'armadio dell'ingresso, senza nemmeno ricordarmi di che colore sono.Le sere che piove sono sere un pò speciali, se proprio deve piovere, che almeno lo faccia di sera, che così nessuno va da  nessuna parte e si sta tutti qui, a fare delle cose diverse ma almeno tutti qui. Sono giorni frenetici questi qua, lo è stato oggi, si è lavorato sodo per l'evento dell'anno, esagerata, ma un evento lo è sul serio, siamo così tante che mi manca il respiro se ci penso, e mi fa sentire bene e preoccupata, serena ma agitata, tranquilla ma in ansia, non so come dire. Oggi eravamo tutte lì, a impacchettare, dividere, stampare, preparare, decidere, fare. Gli ultimi dettagli di un evento sono sempre i più belli, è un pò come decorare una torta, nessuno pensa pùi allo sbatti che hai avuto a comprare la farina e le uova, adesso devi solo decidere di che colore fare la glassa. Diciamo che è la parte più divertente. Le sere che piove ti fanno pensare alla strada lucida, ai lampioni che la riflettono e la fanno brillare, che belli i lampioni della salita quando piove forte, non sai se piove acqua o piove luce o tutt'e due. Che bello quando piove di sera, è come se lavasse via tutto quello che è stato durante il giorno, come a dire, Ok, Pulisco Tutto Per Bene e Domani Andrà Meglio, sarà tutto più lucido e perfetto, lavo via le delusioni e le cattiverie, anche i magoni che ti prendono all'improvviso, anche gli scatti di stizza, anche lo sconforto che ti prende quando scopri che per la terza volta hai dimenticato stese le lenzuola, ma noooo, di nuovo. La pioggia lava tutto, domani dicono pioverà ancora, ma i pensieri pesanti sono di domani, e proprio per questo non si pensano ora, si lasciano lì, in un angolo, magari domani, ora di pensarli, saranno un pò meno pesanti e un pò più bellini, domani è domani, mica stasera, magari una bella sorpresa, un coniglio dal cilindro, dici di no? io ci provo, e che mi costa, può succedere di tutto, nelle sere che piove.

28 marzo, 2012

Guido io.

Ha deciso così. Non perde occasione per guidare, non vede l'ora di dare questo esame, lo capisco. E' sceso di corsa dalle scale, preso le chiavi, detto Non Cucinare, Siamo Solo in Due e Fa Tristezza, Andiamo Fuori. Siamo usciti vestiti così come eravamo, per fare un McDrive non serve mica un abito Versace, per dire. Guida bene. Parla poco, è concentrato, ma mi racconta di un tema che ha fatto sulla ricerca della felicità, o meglio, non fatto, iniziato soltanto. Poi, dice, Era Un Giorno Tappo e Avrei Scritto Cose Strane e Ho Cambiato Tema. Parla in slang, parla strano, dice Il Gatto è Preso Male, e io ci si mette un pò  un pò a capire il significato ma poi ti ritrovi ad usarle anche tu e ridi da sola, come una scema. Guida piano, senza strattoni, ha deciso che stasera aveva voglia di fare un giro in macchina, e non voleva che stessi lì a spignattare.E' un ragazzo ma gesti da uomo fatto, di una dolcezza e di una carineria è tipica sua, un pò di altri tempi, non so come dire. Forse, ha imparato da suo padre, e dai suoi fratelli grandi.  La sera è calma e bellissima, sembra giugno ma non lo è, c'è odore di fiori e di rami nuovi, l'albero rosa è una nuvola così bella che viene voglia di fermarsi a guardarla. Ci saranno delle stelle, fra poco, e una luna crescente che serve per piantare il basilico, l'ho letto dietro alle bustine dei semi all'Esselunga. E' una bella sera, semplice nel modo giusto, c'è una partita alla tv e qualcosa da finire sui ferri, la cena sul divano, a gambe incrociate e un pò da zingari, è quanto ti possa far sentire più libero e in pace. No, ce n'è un'altra. Ed è quando tuo figlio ti dice, Mamma, Andiamo, Guido Io.

31 dicembre, 2011

Mutande rosse.

Manca poco, alla fine. Di certo, non lo tratterrò questo anno 2011. Non mi è piaciuto come è iniziato, come è continuato, o meglio non so se ricordo adesso solo i momenti che mi hanno fatto fare una smorfia di disgusto, e se ho rimosso quelli che invece mi hanno fatto ridere e sorridere e gridare di gioia e ballare intorno al tavolo come faccio spesso quando sono contenta. Non saprei che augurio farmi. Ne ricevo un sacco, a qualcuno rispondo a qualcuno no, che senso ha farmi gli auguri di buon anno se per tutto l'anno nemmeno mi hai detto ba? Rimane il mistero, E' una bella sera, sembra proprio Capodanno, c'è la stessa atmosfera ogni anno. Ieri,  un gruppo ristretto di fidanzate ha presenziato al desco di famiglia, non che sian cose ufficiali, ovvio, lo dico sempre, è sempre un piacere conoscere le fidanzate dei miei figlioli e lo dico anche a loro e loro, belle fra le belle, mi guardano con un sorrisino di circostanza, vorrei proprio indovinare quel che pensano ogni volta, se mi mandano all'inferno o cosa diavolo. La luce del bagno si è accesa e spenta un migliaio di volte, è stato tutto un fiorire di piastre e trucchi e smalti e cose, e non c'era nemmeno la Princi, impegnata in una festa in una collina poco distante, c'è stata anche una seduta di parrucchiere, dacchè il Liceale ha voluto festeggiare il Capodanno tagliandosi quasi a zero i boccoli biondastri, coadiuvato in tale scempio dalla sua scellerata fidanzata. Alla fine, in una nuvola di lustrini anche l'Ingegnera, fasciata in un abitino da sirena, capello liscio e tacco mille ha cinguettato Sono Pronta all'Amato, in attesa da un pò in ingresso. Docciati, profumati, luminosissimi  sono usciti tutti verso il 2012, verso la sera bella che sarà, verso il bel profumo di aspettativa, di speranza, di quel velo di malinconia leggera che assale sempre un pochino ogni fine d'anno, appena appena, se non ti sentissi così sarebbe una festa come un'altra. Così, mi accingo anche io a festeggiare. Bollicine in frigo e calici rossi, acquistati per pochissimi euro e che fanno un figurone, dacchè i miei calici di cristallo han proprio fatto una brutta fine. Si starà a casa, forse amici in visita pastorale più tardi, magari un giro nel buio, a vedere i fuochi dei paesi vicini, ma forse nemmeno li faranno, chi lo sa.

E adesso gli auguri.

Non auguro pace e prosperità e serenità, perchè quello lo fanno tutti.

Auguro invece mutande rosse. 
Perchè se stasera si ha avuto voglia di indossarne un paio, vuol dire che si ha l'anima leggera e che si ha ancora voglia di giocare un pochino, nonostante tutto, nonostante il mondo, la vita, i magoni e le grane che ce ne sono a tonnellate in ogni casa, in ciascuna famiglia, e non ce n'è nessuna che si salvi.
Mutande rosse, a tutte, e magari un rossetto feroce, un pò di lustrini sparsi, come quelli coi quali mi ha cosparso l'Ingegnera appena prima di uscire, sempre cinguettando, con l'Amato e un Fratello.

Auguro un cesto di arance sul tavolo della cucina, delle lenzuola fresche di bucato, un piumone caldo e un bel libro sul comodino, anche già letto, da riprendere ogni tanto, da sapere un pò a memoria. Fa sentire meno soli.
Auguro un bicchiere di acqua fresca, buona come quella che si beve di notte, quando dormono tutti.
Auguro delle cose belle, dei bei film, auguro di trovare nei saldi il vestito che vi piaceva tanto e che costava una barbarità. E che sia della vostra taglia.
Auguro delle belle mattine, con la colazione già pronta, e magari i croissant nel forno, che se una non ha sbatti di prepararli con tutti i crismi,  li vendono nei tubi al supermercato e sono buonissimi. E fanno la casa di un bel profumo caldo che fa famiglia.

Gli auguri che faccio a me sono segreti e silenziosi, sono così fragili che ho paura a dirli e allora sto zitta.

Solo, mi auguro di non aver sempre meno giorni in cui l'unica cosa che mi riesce bene e che ho voglia di fare è sistemare il cassetto dei cucchiaini o quello della biancheria.
Già, a  proposito di biancheria...


E buonissima sera.

13 dicembre, 2011

Non è che mi son persa.


Ero solo concentrata. Ero in fissa, si dice. In fissa. Facevo cose. E ne ho fatte tante. Non importanti, in verità, non tutte, tranne una. Ho spostato dei mobili in casa, dando un diverso assetto, un pò più da vacanza invernale, un pò più da starci e non come nella casa del vento, mia nonna lo diceva sempre, Questa è La Casa del Vento, nel senso che non aveva mai chiaro chi stesse e chi andasse. Ho fatto cose, sistemato cassetti, che è la mia specialità, eliminato orpelli e cose dai ripiani, fiori secchi ormai troppo secchi, cose appoggiate lì un attimo e ivi rimaste sei mesi circa, buttato copie di Elle del marzo 2010, ma erano così belle tutte, sembrava un tavolino alla fine, ma l'Adorato e Glorificato Sposo rivolgeva loro occhiatacce da paura, tanto che mi son stupita che non si fossero eliminate da esse stesse, in  autocombustione, per dire. Ho capito cose. E non solo che se piangi da coricata le lacrime ti vanno nelle orecchie, quella è una mia  vecchia scoperta, avevo non so più quanti anni, meno di dieci, non so. E nemmeno ho perfezionato il teorema della fetta biscottata, anche quella, roba già vista. Ho capito che mi piace fare delle cose che piacciono a me e che piacciono anche agli altri. Ho capito che se fai una cosa che ti piace, tante persone la fanno insieme a te e allora viene fuori un bel progetto, grande, grandissimo, e c'è un sacco di gente che ti dice Ma Che Bello, non pensavo, e tu sei lì che ti senti la padrona del cielo, e delle nuvole, anche, e ti dici, ma come, questa cosa qui che sembrava una cosa da niente ora è diventata così? E chi sarà stato mai? Sono stata io e mi dico brava. Non voglio essere modesta e fare quella timida, non la sono, non sono timida, non la sono mai stata, ho la faccia come il, no, questo non si può dire che siamo in avvento, però è vero. Stasera è una sera bella, di quelle sere che staresti ore a guardare le lucine dell'albero e a non fare nulla, ci sono lucine sparse ovunque, anche dentro ai vasi di vetro e sembrano di più, perchè si riflettono e sono mille volte più belle. Ecco, sono una lucina di queste, e le persone vicine a me, sia in casa che fuori, sono loro a farmi brillare di più, a centuplicare la luce di un'insignificante minuscola lampadina, cristalli trasparenti, giochi luminosi, riflessi brillanti, intermittenze ipnotiche, bagliori silenziosi nel buio che c'è, persa? nemmeno per sogno. 



05 dicembre, 2011

Le cinque.


Mai svegliarsi prima della sveglia. Succedono cose lassù, nella Casa in Collina, che proprio non vanno bene. Vorresti ridormire, e ci provi pure, manca un'ora, è buio pesto di fuori, ti ha svegliato un rumore sordo, forse un libro caduto da un letto, chissà. Non è bello esser svegli la mattina prestissimo, o almeno, non lo è per me. Ho pensieri che mi passano sopra come rulli e mi schiacciano contro il materasso, e per una strana legge fisica è come se il materasso avesse un buco e io ci precipitassi dentro, non so dire, o stessi sempre per. Non mi piace star sveglia se sono così, e allora provi a riordinare tutto, a dire, ma dai, è un bel dicembre freddo il giusto, e oggi anzi stasera sarà on line quel librino delle Fragole, e poi scatterà l'operazione Addobbo Natalizio per tutta casa, e poi ancora mille cose belle e forse altre meno, non è che si può scegliere, bambina, di fare solo e soltanto che piacciono a te, non è un banco del mercato, non è che dici al fruttivendolo questo sì e quello no, non si sceglie, si compra tutto in blocco, fa parte del gioco e nel gioco son compresi i sassi e i macaron di Ladurée, l'acqua di pozzanghere e champagne, carta vetrata e cashmere. Questo succede la mattina prestissimo se sei sveglia da un pò, e allora è meglio tirarsi fuori, puntare le braccia per non precipitare giù, farsi più forte del rullo che passa a schiacciarti e lo farebbe sul serio, come, non hai ancora imparato? non serve respirare profondo e girarsi e rigirarsi e schiacciare la faccia nel cuscino, lo vedi, sta arrivando, non dargliela vinta, non stavolta, non adesso, non oggi e non qui, precipitare nel buco del materasso non è mai una bella sensazione, fuori forse è già arrivato il pettirosso, prepara una bella colazione, non farà così freddo, lo vedi che non ci sei cascata stavolta, sarà un bel 5 dicembre, promesso.

27 novembre, 2011

Chi legge le Fragole, regala le Fragole.





Tutti infularmàti. Di già. Con i regali, intendo. Qui, ancora no, grazie. Nel senso che è ancora novembre, e che diamine, anzi ancora non è finito, e allora, a pensare ai regali di Natale, ancora c'è tempo. Ma in realtà, ci ho pensato anche io, oggi. Nel senso che ne sto preparando. Che farò io, certo, ma che potrà fare o farsi ognuno dei lettori di Fragole Infinite, che, per esempio venerdì scorso sono stati 549, mica pizza al prosciutto. Cioè chi legge le Fragole, regala le Fragole, appunto. Sto infatti raccogliendo tutte le Odi e le Leggende di Fragole Infinite in un grazioso volumetto illustrato, di quelli che si compreranno on line, di quelli che nemmeno devi andare in centro per comprare, perchè ti arriva in tutta scioltezza sul pc, e poi tu potrai stampare a piacer tuo, sulla carta del colore che ti piace, e rilegarlo poi come più di aggrada, a spirale, a volumetto, o semplicemente con tre punti di pinzatrice, per dire. E ne comprerai a manciate, per chi dice che non ha tempo di guardare il computer oppure nemmeno sa come si accende, oppure che lo considera più o meno come la succursale dell'inferno o cose così. Si regalerà alla mamma, alla sorella, al fidanzato, o alla fidanzata, sarà bello averle tutte lì in fila, le Odi e le Leggende, ma che bella idea, davvero. 

Save the date. Il 5 dicembre, ore 21, sui migliori pc, Odi e Leggende di Fragole Infinite. 
Bella storia.


Stasera vi aspetto qui. 
11 euro per avere tutte le storie, 5 minuti per stamparlo e sarà vostro per sempre.
Un bel regalo di Natale.

23 ottobre, 2011

Sarà l'autunno.



Ma sì che scrivo. Scrivo ma non qui. Chissà dove poi. Scrivo anche con la penna, certo, ho comprato un'altra stilografica usa e getta, che scrive blù ma profumato, ma non profumato di qualcosa, profumato di inchiostro, eccerto, di cosa se no, e mi piace così tanto scrivere a mano, ogni tanto. Mah, sarà l'autunno. Che fa essere così, a tratti frivole a tratti pensierose, a tratti con la voglia di un bel libro, a tratti di sfogliare i fashion blog, di aver voglia di tacchi scintillanti e un attimo dopo di una sneaker leopardata, per dire. La domenica è trascorsa con grande sciallo, con la tranquillità che è solita della domenica, appunto, ci sono non uno ma due scialli già iniziati, uno con un filato così prezioso che quasi mi vien male a lavorarla, se sbaglio è un casino, sto concentratissima, non chiacchiero, butto ogni tanto uno sguardo alla tv ma non seguo il film, seguo il pattern con un'attenzione che non mi riconosco, ma questo filato mi piace così tanto che non posso, semplicemente non posso disfare e sciuparlo, per niente al mondo. Sarà che sono letargica, non ho voglia di andare in giro la domenica, siamo tutti qui, è così bella la domenica in questa casa, che perfino sistemare la lavanderia con la Ginnasiale diventa un bel momento di chiacchiere, e di vicinanza, con lei che sembra ogni giorno sempre più me, perfino ieri mi hanno detto Si Vede Proprio Che è Sua Figlia e lei sorride di quel sorriso che scioglie, me, suo padre, e anche qualcun altro, mi sa. L'autunno porta con sè una serie di piccolissimi riti, di voglie che vengono solo d'autunno, ma certo, mica ti viene voglia delle coperta sul divano in piena estate. O magari del camino, che è ancora presto, non fa ancora così freddo. Domenica d'autunno, c'era un pò di sole, l'ho sentito sul terrazzo quando ho controllato che lenzuola si fossero asciugate, avevo voglia anche di castagne, non sono buone quest'anno, mi ha detto il contadino, se non piove nemmeno i funghi ci saranno. A me non importa granchè. Mi bastano le persone che ho qui adesso, i miei gomitoli, le mie cose più piccole, del fatto che piova o no non me ne importa un bel niente, ho un libro nuovo da iniziare, lo farò stasera, magari, andrò a letto presto perchè mi piace leggere prima di dormire, ci sono anche le stelle, nessuna nuvola, ma non mi dispiacerebbe mica, in fondo,  se piovesse anche le castagne diventerebbero buone, e spostando un mucchietto di foglie secche si potrebbero trovare centinaia di funghi profumati, così anche il contadino sarebbe contento.

13 agosto, 2011

Luna profumata.

Non saprei dire che profumo sia. E' una sera tranquilla, di quelle con la luna che guarda giù, è luna piena, stasera ed è così bello guardarla da qui. C'è profumo di bello, stasera, i figlioli sono più allegri del solito, più belli del solito, più abbronzati, più biondi, non so. Si dividono i compiti in grande, grandissima democrazia, come avrei fatto se no, a gestire una tale manica di Compagni di Merende. La PrincipessaOmioddio è al cinema con gli amici, mi ha strappato anche il permesso di un gelato in piazzetta, dopo, qui non è' che esista tanto un orologio e l'ora di tornare, è la beatitudine di questo posto, mezzanotte, un pò di più, non è che cambi molto. La luna sorride, profumata di silenzio e di foglie immobili, stasera, nemmeno un pò di vento, niente. I pensieri si lasciano pensare con calma, uno dopo l'altro, morbidi. Tutto è di una semplicità che fa bene all'anima, di un benessere diffuso, come dico raramente, solo quando lo è davvero, solo quando mi sento così in pace, solo quando nessuno dei pensieri che ho mi punge, mi graffia  o mi taglia a pezzi, come succede qualche volta, nessuno dei pensieri che ho mi fa respirare a scatti e mi fa male al cuore, facendomi  sentire i battiti  risuonare nel cervello, che sensazione assurda, eppure, qualche volta mi succede. Non stasera. Non da qualche giorno. Sarà che dormo e dormo di un bel sonno normale, non a nascondermi o a proteggermi, dormo e basta, a rigenerarmi, a farmi bene, a cullarmi quasi. Sarà che evito le chiacchiere da battigia e chiacchiero solo con chi va a me e che, ma guarda, sa fin troppo bene che non è misantropia, ma che qualche volta fa fatica parlare con chi non ne hai voglia e allora fai finta di niente, che pensino quello che vogliono, l'estate duemilaundici sarà ricordata, oltre che per lo smalto turchese come il mare, i vasetti all'uncinetto e lo ZeroSbatti, anche e soprattutto per la rivendicazione del sacrosanto diritto di fare quello che ti va, in silenzio ad ascoltare i grilli e a guardarla questa luna, così bella e vicina che se stai attenta, senti, senti che profumo che ha.

15 giugno, 2011

Fosse per me.

Che sera è mai questa. Si è passati indenni o quasi dalla cena di classe del Liceale, quale location migliore della sua umile casupola, presa d'assalto da un'orda di manigoldi, ier sera verso le ore 20, cena in girdino per quanti non so, per farmi star tranquilla mi ha detto Saremo Una Decina, me io ho contato dodici motocicli dodici parcheggiati alla rinfusa nel piazzale con l'aiuola, vabbè che non so far di conto ma un minimo. Si è passati indenni o quasi dal primo giorno di esame della Figliola Già Princi, dal viaggio verso Milano, da altre cose sparse della vita, piccole, comunissime questioni di poco conto. Ora. Sera che non è sera, nemmeno le 9. Fosse per me, mi prenderei un libro e andrei a leggerlo nel Prato di Fuori, quello che i ragazzi di qui chiamano l'Antenna, l'erba è tagliata di freschissimo, sembrano tappeti di un verde che ti acceca, srotolati all'improvviso per la visita degli zii e sistemati nel salotto buono, dove si offriranno rosolio e biscottini nei bicchierini del servizio bello, quello che si usa poco e che se si rompe guai. Fosse per me, mi farei una doccia frescolina, con un bagnoschiuma alla menta che quando esci da lì sembri una pastiglia Valda e che non piace a nessuno, Mamma Ma Non Ho Mica Il Raffreddore, però è buonissimo e piace solo a me, e allora, ok, lo uso io, e quando esco so di eucalipto che potrei profumare tutta la casa e sembro davvero un ghiacciolo o una caramella per la tosse, o uno di quei deodoranti scadenti che ti regala il benzinaio a Natale, l'Arbre Magic? magari! Fosse per me, sceglierei un filmone in bianco e nero, di quelli che non guarda nessuno, Riso Amaro, magari, perchè io nasco nipote di mondina e quel film mi è piaciuto sempre, e poi, la bellezza di Silvana Mangano con gli shorts e la faccia da LasciaFare è rimasta nell'immaginario collettivo come una delle icone sexy più sexy del mondo, altro che Belen. Fosse per me, adesso, rimarrei qui, stravaccata alla meglio sul divano che stasera è mio soltanto, tutti in giro, tutti sparsi, la FigliolaOrmaiGrande  cinguetta al telefono con chissà chi, calcetti, feste, cose da fare, sparpagliati un pò dovunque sulla crosta terrestre. Rimmarrei qui e lascerei che i miei pensieri che fatico tanto a riordinare e a tenere a bada, uscissero in disordine e si lasciassero pensare senza una logica precisa, così, in disordine sì, come i miei cassetti e il mio armadio, di quel disordine che quando lo rimetti a posto non trovi niente per un pò, e poi quando finalmente le cose le trovi, ecco che è di nuovo in disordine come prima e allora non vale. Fosse per me, lascerei che stasera scivolasse via, dormirei vestita da qualche parte a caso, aspetterei l'eclisse che forse nemmeno si vedrà, ho qui un libro intonso e nessuna ispirazione, guarderei in cielo finchè è buio, mi nasconderei da qualche parte e mi farei trovare domattina, fosse per me.

22 maggio, 2011

Il Sogno Potentissimo.

I giorni caldi, quanto mi piace l'odore del cloro, non senti che è già estate? si chiacchierava così, nel gazebo a ridosso della piscina, un venticello leggero, le bottiglie d'acqua nel ghiaccio già sciolto da un pezzo, risate che non pensavi, persone nuove eppure vicinissime, storie che si intrecciano e si legano insieme, che cominciano trascinando una valigia per una stradina di ghiaia piccola, nel sole. Concentratissime, a fare e disfare, a insegnare, imparare e a vedere che strada abbiamo fatto fin qua, e quanta ne faremo, ancora, insieme. La bellezza è cosa leggera, la si coglie ovunque, dove vuoi, come vuoi. Si sta così, a spiegare situazioni, a dire cose, a chiacchierare fittissimo fino alla 1 passata, ma come, non hai ancora sonno tu che dormi con le galline? Ma no, questa potrebbe essere la stanza di un collegio, di una colonia al mare, di una gita scolastica dell'ultimo anno. C'è un disordine che spaventa, i sandali con le camelie sono stati al centro del pavimento per due giorni,li abbiamo scavalcati sempre. Spostati, mai. I sogni portano lontano, ti trascinano su un carro fantastico dorato e lucente, con altri compagni di viaggio che non scegli, perchè sono loro a scegliere te, secondo il complicato e celeste meccanismo che fa di un sogno la forma più chiara della felicità, che non è Itaca ma il viaggio, che non è la luna ma la strada che hai fatto per arrivarci. Il sogno potentissimo che ti fa donna felice e in pace, perfetta, che ricordi ogni nome e ogni volto, e ogni voce, anche, e ogni accento e ogni risata, e ogni sguardo e ogni magone e ogni abbraccio, a salutarsi sul cancello, nessuno ha voglia di andare via e si vede, e si sente, questo filo morbidissimo di acciaio pesante, questo mohair in carbonio che ci lega, noi al sogno e il sogno a noi. 
Alle mie compagne di viaggio, potenti donne dal cuore di tulle, di fiori preziosi e di mani sapienti, il mio pensiero stasera, che bei giorni insieme, che bel cammino, che bella strada, di ghiaia piccola e croccante, profumo di cloro e  gelsomino, un sogno potentissimo, che bello sarà.

19 maggio, 2011

Ode al Mojito.

Oh, beh, certo che non sto diventando alcolizzata, certo che no. Io non bevo, di solito. Ecco, di solito. Stasera, una festa così, tra capo e collo, alla frescura di un bel posto qui vicino, dove noi si va di solito con la famiglia la domenica sera, e con le amiche il giovedì. In realtà, le mie amiche ed io eravamo reduci da un pomeriggio di preparativi e cose, ma per niente al mondo mai ci saremmo perse questa serata, semplice in fondo, ma così divertente, che noi si ride anche quando non si deve, quando si ha da stare serie, la vita è così breve dico sempre io. Stasera ero pure accompagnata dal Regio Illustre Isoscele Sposo, la festa era all'aperto, la musica dla vivo, il profumo dell'estate che arrivava prepotente, è gelsomino o che cosa? buono, in ogni caso. Così, io e l'Amica delle Provette ci siamo dette, Perchè non Festeggiare, in fondo, che oggi comincia uno di quei week end lunghi non tanto per la durata, che tutti i week end durano uguale, quanto invece per le cose belle che succederanno. Così, festeggiamo. Tracanniamoci in grazia di Dio uno di quegli intrugli così belli, con la cannuccina nera e tutto un fogliame di menta e un sacco di ghiaccio e il lime e il rhum, perchè no, in fondo, abitiamo qui vicino mica dobbiamo far chilometri in autostrada. Detto fatto. Solo che. Solo che io non è che ci sono tanto abituata a questi intrugli qui, io già fatico a bere la birra, che mi piace il sapore e tutte quelle bolle e non saprei proprio cos'altro bere con la pizza, per dire,  ma che dopo ho un sonno ma un sonno. Il mojito in sè e per sè è mistura infingarda come e più delle rucola, nel senso che và giù che è un piacere, ha un bel gusto esotico, ci senti il profumo della menta e questo lime che costa una sassata al supermercato, ma che è buono e profumato, una volta avevo uno shampoo al lime dei Caraibi, e mi sono sempre chiesta se mai i Caraibi davvero coltivassero lime ma poi alla fine non lo hanno venduto più e mi sono dimenticata di questa questione. Però, devo dire che a me il mojito piace e un sacco anche, che dopo 5 minuti netti ho cominciato a ridere, ma a ridere, che non la smettevo proprio più e mi dicevo, però, che buono questo mojito e anche la mia Amica delle Perle mi diceva che forse ero già bell'e andata, ma stavo così bene, un pò incosciente, l'ansia per il Camp? ma và là, ma quale Camp, io sto benissimo e rido come una scema e il mio Sposo Illustre mi dice, Beh, meno male che Guido Io, e qualcuno dei miei amici del Villaggio mi diceva che sì, adesso riuscivano a capire come faccio a scrivere sulle Fragole tutte le cose che ci scrivo, la mattina presto, perchè io a colazione nessun caffelatte, ma puccio direttamente le Macine nel mojito, ecco cosa. Sono qui a testimoniare che non è vero, che sono lucidissima e presente a me stessa e che sono contenta e bella serena e che ho sonno, beh questo sì, ma che di solito io vado a letto con le galline, anzi, anche prima qualche volta, io le galline le batto, soprattutto se un'ora prima mi sono tracannata un mojito e adesso scusate tanto ma non trovo nemmeno il pigiama sotto il cuscino, ah che meraviglia questo mojito, e che bella sera, e che bella gente, e presentatemi quello che l'ha inventata questa roba di menta e lime, che gli stringo la mano, complimentoni vivissimi, i più cari a formularsi, e adesso, buonissima notte, la menta ce l'ho, dovrò piantare i lime nel pratino, ma non siamo mica ai Caraibi, per dire.

24 marzo, 2011

Una gita.

La calma, la tranquillità, il non orario, la lentezza. Oggi mi ci voleva. Ho bisogno di calmarmi, di fermare la giostra che sembrava rotta, a un certo punto, la calcinculo che dà strattoni e poi prende a girare sempre più forte, sempre più velocemente, così tanto da star male. Non è stata una gran giornata ieri, nella stessa ugual misura in cui quest'oggi sarà tutt'un altro suonare, un'altra musica, un'altra melodia. Oggi, giovedì, si marca visita, ci si segna assenti, si porta il foglio, si alza la mano e ci si giustifica, No, Mi Dispiace, Non Sono Preparata, si prende ferie, permesso retribuito, o anche non, si fa assemblea sindacale, insomma, ci si toglie di torno, si prende e si va. Gli uomini di casa, dacchè solo uomini son fino a stasera inoltrata, faranno a mano di me per una giornata. C'ho un bel progetto con la mia Amica delle Provette, di salire al Colle, o meglio lassù nelle Alpi Biellesi, a Grignasco, per la precisione, e da lì muoverem in carovana con altre Scelleratissime che colà troveremo, forse il Biscottificio, forse una filatura, forse a zonzo senza meta. Quaggiù se la caveranno, sono abbastanza grandi per, e io mi beerò per la giornata tutta di gomitoli e cose, di chiacchiere e cose semplici, con un'occhiata a tutti i progetti di Cuore di Maglia che abbiamo in essere e che sono così tanti. La meraviglia di una giornata vinta inizia così, una doccia e via, la giostra riprende lenta, beata e perfetta, dalla calcinculo ai cavalli, dal cocktail shakerato al caffelatte tiepido. Mi ci voleva, eccome se.

19 marzo, 2011

Diversamente Birch.

Il colore è proprio quello adorato, la meraviglia delle meraviglia, il 505. La lana è un'alpaca prezioserrima, morbiderrima e bellerrima. Lo schema è il Birch. Le mie compagne di scuola, di viaggio e di avventura ne hanno già fatti una dozzina. E se la bulleggiano, come dicono i miei figli, soprattutto l'Amica delle Perle che dice di averne già fatti due da giovedì scorso, e pure Afef, che sostiene di averne un armadio pieno. E io? Già, e io? Io sono al primo. E anche all'ultimo, missà. Non che sia difficile, no, ci vuole solo tanta attenzione, tanto sentimento, tanta precisa precisione che in questo momento io non ho. Ma lo faccio uguale e come pare a me. Perchè voglio fortissimamente voglio qualcosa di questo colore, che starà un amore coi miei sandali. Oca Che Non Sei Altro, disse la voce fuori campo, Lo Sai Che Dovresti Elevarti, Parlare di Cose più Serie e non di immani Ca@@ate Come Fai di Solito, lo Sai , Sì? No che non lo so. Oggi va così. Oggi non faccio nulla di quello che invece dovrei fare, ivi compreso eseguire in maniera precisa lo schema del Birch che tanto non mi verrà mai e poi mai, perchè ho la testa altrove, e fuori si è alzato il vento, e mi piace questa cosa perchè porterà via le nuvole e potrà vedersi la bella luna di stasera. Io il Birch lo faccio come mi pare, ci faccio una fila di buchi dove mi va, poi vado diritta, e poi ci faccio una altro ricamino, poi altri buchi e poi di nuovo diritta. Il mio non è un Birch di pura razza, è un Birch meticcio, diciamo che è un incrocio, Diversamente Birch, il nome gli va benissimo. 

Aspetto la luna.

Aspetto la luna di stasera, quella grande, quella che dicono sarà uno spettacolo meraviglioso, col naso per aria, io la luna la amo davvero, da sempre, come tanti, mi sa. Aspetto la luna. A cancellare i gionri che vivo e che non mi piacciono, a colorare quelli belli che ho, e che sono di più, che sono tanti e che mi fanno sentire così in pace, migliore, anche più alta e più bella, e più perfetta, che il Cielo solo sa quanto perfetta io non sia, ma chi lo è, alla fine, ma è bello sentircisi qualche volta. Come stamattina, il mio Amico dei Mattoni mi ha promesso che mi darà una mano per un progetto e io, mentre gli raccontavo di come e di cosa, davvero mi sentivo perfetta e un pò felice, e tranquilla, non so, una specie di insieme di sensazioni che non distingui, ma sono vive e reali solo se tutte insieme, come a dire, ecco, stai così, ferma così che non ti può succedere niente. Aspetto la luna, ad ascoltare le cose che ho da dire, serie e stupidissime, quelle che ho da scrivere, da fare, da cucire insieme a farne un mantello prezioso. Aspetto la luna, la luna di stasera e il suo faccione di luce, la guarderò dalla collina, uscirò al buio che buio non sarà, e poi il buio non è così brutto, è fascino e mistero, mi piace, ogni tanto. Io aspetto. Affiderò a questa luna una scatola d'argento, dentro i miei sogni, la ricetta dei biscotti, un nastrino, un bottone e la mia allegria di oggi, allegra tanto da sembrare un pò scema, il sole non c'è, ma chi se ne importa, c'è del bello da queste parti, c'è del buono e del semplice, sottile euforia, una torta nel forno e stasera la luna.

11 marzo, 2011

La latteria.

Stamattina ho voglia di mare. E di sole. Bella scoperta, e chi non ce l'ha? E poi di pizzi e di trine, di gonnine trasparenti, di tacchi e ballerine a giorni alterni, di rossetti sfacciati e smalti assurdi, di camouflage, che ieri c'è stato un attimo di panico vero nel negozio di Cristina, quello che è diventato l'appuntamento dopo il pomeriggio al knit, che facciamo una vera e propria invasione ogni giovedì e ne usciamo sempre con un piccolo regalo a noi stesse, ma io avevo voglia di pizzo mixato al mimetico, mixato alle perle e tutte a dirmi Ma Sei Fuori, persino la Princi scuoteva la testa, quei pantaloni militari proprio non le piacevano, occhiataccia di disappunto, Ma Mamma. All'insegna della frivolezza più assurda, dell'effimero e del piùchesuperfluo, ci si accinge in grazia di Dio a iniziare questo bel venerdì, il cielo laggiù promette bene, promette bene il fatto che stasera finalmente saremo di nuovo tutti, e la mia casa diventa la casa di sempre, non siamo sempre a contare chi c'è e chi non c'è, l'Universitario, da non confondersi col Laureando, riederà in serata dalle sudate carte, oggi è per me un giorno di semplice beatitudine, niente o quasi da fare, letio brevis, come si ama dire in questa casa, e un altro week end, giorni infilati come perline, qualcuna di plastica, qualcuna di vetro, qualche sasso sporco, qualche brillante, a fare  una collana lunghissssssssima. Ieri ho avuto la precisa sensazione che questo posto, le Fragole, siano una specie di latteria, non un salotto, non un bar, proprio la latteria, con le sedie di plastica e i tavolini di alluminio leggero, quelle con le tende di gomma a strisce alla porta di ingresso, quelle che vendono le caramelle nei vasi di vetro col coperchio che si svita, da prendere con la paletta e da pesare guardando fisso la bilancia, sono 2 etti di ginevrine, lascio? E' una latteria dove si passa ogni giorno, per pochi minuti ritagliati alla giornata, dove si trova quel che si vuole trovare, un sorriso piccolo, magari, un'idea che fa pensare, una cretinata che fa ridere e dire Ma Che Scema E' Questa Qua. Ieri, ho avuto la precisa sensazione di cosa sono le cose che scrivo, di cosa significano, di come arrivano. E questa cosa mi ha scaldato. Felice, molto felice di ciò, io che scrivo la mattina presto prima d tuffarmi nelle cose mie, prima di iniziare questo venerdì di sole e tranquillità, a chi sa che ci sono, e sa che parlo a lei,  mando un pensiero speciale, un invito a passare ogni giorno da questa latteria,  a chiacchierare con me e con tutte quelle delle Fragole, che sono tante ma così tante che non si immagina, e che magari una piccolissima mano la riescono a dare, nel delirio della vita di ciascuno, che già è complicata così e qualche volta un giro per di qua di certo non fa male. Buonissimo venerdì di cose belle, di pensieri delicati, di pantaloni militari con pizzi e perle, di piccole soddisfazioni, di un giro in latteria per vedere chi c'è.

09 marzo, 2011

Il Chiosco.



Si va per tentativi. Si cerca di scuotersi. Di tirarsi fuori. Di dire, eccheccavolo. Di darsi una mossa, un contegno, una scossa qualsiasi. Non si sta male, nemmeno bene. Non si sta bene, nemmeno male. Una sorta di marmellata mal riuscita, troppo densa o troppo liquida, troppo dolce o troppo aspra. Troppo, in ogni caso.
Il sole di fuori aiuta, certo che aiuta, eccome se aiuta. Ma anche ieri, hanno tanto insistito a casa, fatti un giro, vedrai, ti fa bene. C'è un micro centro commerciale a pochi minuti da casa mia, non c'è granchè, ma almeno guardi le vetrine e fai la spesa tutto insieme, c'è pure la lavanderia che mi salva da dozzine di camicie ammonticchiate sul letto, le porti e te le restituiscono profumatissime e stiratissime, che grande meravigliosa invenzione è questa qua. Ieri ciondolavo, provavo smalti e gloss, e avrei voluto con me la vicina del 12, perchè il caffè del mattino p con l'Amica delle Perle, ma quello del pomeriggio, verso le 5, non è il caffè cittadino, è quello del mare, al chiosco laggiù, quello di Annalisa, nel bicchierino di plastica e con la palettina trasparente, quello che bevi guardando lontano, Facciamo Tardi Stasera, che tradotto vuol dire aspettiamo che se ne siano andati tutti e che la spiaggia rimanga deserta e che le ombre si allunghino sulla sabbia, e stiamo qui a chiacchierare ancora, i migliori progetti sono usciti nelle sere passate in spiaggia, conclusi, nessuno, ma così seri, come quella volta che si volevano importare cipressi o il vino argentino o cosa diavolo, ma che precisione a fare i conti, coi bastoncini sulla sabbia, finanza spicciola alle 8 di sera, davanti a un mare immobile e meraviglioso. Oggi, la vicina del 12 era forse un pò più vicina, l'alta finanza non ci sfiora, ma mescoliamo cose tremende a smalti e cazzate, e facciamo un riassunto veloce, calendario alla mano, transumanze di figli e cose e faccende e così il chiosco di Annalisa e quel caffè impagabile nel bicchierino con la paletta, non sembra poi così lontano.
Ah, lo smalto poi, era questo qua.

Le mimose stanno a zero.

Non ho trovato immagine peggiore. Io non reggo le mimose, almeno non oggi, non mi sono mai piaciute e non mi piaceranno mai, ma questo lo dico oggi. Oggi che  faccio i fatica a farmi piacere qualsiasi cosa, qualsivoglia, qualunque. E' un giorno che non gira per il giusto verso, si incanta, si inceppa, si ingrippa, non so come dire, stride, fa fatica, ecco. Faccio fatica io, sono io la fatica, l'impersonificazione dell'indolenza, del non fare, del vorrei ma non ce la faccio. Questa la mia festa della donna, ma festa de che, di che cosa poi, di chi? Le mimose stanno a zero in casa mia, ne ho ricevuto una fascina due settimane fa, e nessun fiore mai mi è parso più bello, e l'anno scorso dai miei figlioli maschi. Quest'anno un bel niente, non ne avrei voglia. Festeggio l'8 marzo come se fosse il 10, per dire, o il 25, non me importa un bel niente di niente, anche se c'è il sole, anche se, anche se, stasera non andrò a vedere alcun maschio che si spoglia ne ho già anche troppi in casa mia, che giornata delle balle, direbbero giù al porto, ma io che signora son, dico Che Strana Giornata, salvo poi accorgermi che non rende abbastanza l'idea, e allora, forse, Giornata delle Balle va anche meglio, e faccio finta di essere giù al porto. 

02 marzo, 2011

Bellasera.

Questa casa sa di arancia sbucciata, non me ne ero mai accorta. O forse sì, me ne accorgo quando arrivo da fuori, o quando scendo da sopra, di sotto fa sempre un pò più freddo che di sopra, e anche di sopra-sopra, e quando arrivi in cucina si sente profumo di arancia, ma anche di buccia e di schizzi di arancia, per dire, che se tu sei alla frutta e qualcuno è ancora lì che si mangia un pezzettino di pane, alla fine si mangia anche la tua arancia, perchè per forza, se mangi il pane accanto a uno che mangia un'arancia, il tuo pane sa di arancia. Le riflessioni di questa sera sono volutamente leggere e per niente profonde, potrei fare una trattato del nulla, avevo fatto anche un tema una volta, ci avevano detto di parlare di niente, che non è tanto facile, anzi, non lo è per niente, avevamo letto Joyce in classe, ed ero in quella classe dove sono sempre stata l'ultima arrivata, la provinciale, la pavesina, dove criticavano il mio accento padano, e dove nessuno il primo giorno di scuola mi ha rivolto la parola, e dove nessuno mi ha detto Siediti Qui e io sono rimasta in piedi come uno spaventapasseri, ridicola, con la gonna a pieghe e le ballerine di vernice e mai mai mai più nella mia vita ho indossato quella maledetta gonna a pieghe grigia, io non sopporto le gonne a pieghe, e a pensarci bene nemmeno le ballerine di vernice, da tanto le adori le ballerine ma di vernice no. Non ricordo il voto, ma so che era altissimo perchè ho sempre avuto voti altissimi di italiano e di storia e il mio sogno era fare il liceo classico e quando ci si è iscritto uno dei miei figli sono stata contenta, e avrei voluto studiare con lui e per un pò l'ho fatto, ma poi la quarta ginnasio non è scuola da fare a tempo perso, e allora ho smesso ma mi sarebbe piaciuto, ecco. La bellasera è quella sera che ti verrebbe da chiacchierare con qualcuno, così, magari ai giardini o al mercato, e già stamattina ci ho chiacchierato con quei due ragazzi francesi che mi hanno chiesto la strada in inglese e poi alla fine parlavamo in inglese e in francese mescolato e avranno detto, ma che Fuori Sono Le Donne Di Qui, ma cercavano l'Esselunga, e devo dire che la strada per l'Esselunga la so anche in arabo e in sanscrito, per dire. La bellasera è quella che non speravi, che si è così in pochi, e che strana è questa casa che si passa dall'essere in 9 ad essere in 3 o 4 che è proprio poco e che si contano i piatti e si dice Ma Come, Così Pochi? I miei giorni di adesso sono più belli di quando prendevo 9 di italiano e proprio non li rimpiango quei giorni là, anche se avevo diciotto anni, graziosa, sì, graziosa come lo sono tutte a diciotto anni, che fino a Natale nessuno mi ha parlato o quasi in quella classe di stronzi a Torino. La bellasera è quando ti puoi lasciare andare e dire quello che ti passa per la testa, una volta lo scrivevo a penna e adesso lo scrivo invece qua, che la cena è già pronta nel forno e si aspetta che l'Eccelso torni dal suo lavoro nei campi. Bellasera sarebbe un bel saluto, al posto di buonasera, perchè bella è molto, molto più bella di buona e ha in sè una serie di auguri speciali, che sia una sera calda e serena e che scivoli piano fin verso la notte, che sarà buona di sicuro, se anche il giorno lo è stato, non è un brutto ragionamento, in fondo. C'è stato un vento freddo, non il massimo per chi ha avuto la febbre come me, ma ho camminato lo stesso in quel vento e mi ci sono fatta trasportare, anche, così come da questa bellasera mi lascio accarezzare e che sia bella per tutti, il vento ha smesso ma che freddo farà, siamo solo in 4, stasera, ho parlato di niente, che voto avrò preso, mi sa che sto meglio.

26 febbraio, 2011

Figlio.



E' da ieri che lo scruto. Quel poco che ho potuto, nel senso che la febbre e il mio andare a letto presto e tutto questo tossire e tossire non mi hanno dato granchè modo. Ma ho riconosciuto come smarriti quei suoi occhi di bosco, nel buio dietro la porta della mia stanza, ieri sera, Stai Bene? E ho riconosciuto quel suo indugiare in un abbraccio troppo stretto, come chi ha da dire molto ma non dice, e dice Chiedimi, Non Ti Risponderò, ma tu fàllo, mamma o non farlo, non so. Non ho capito, figlio, non ho compreso subito, mi sono data qualche risposta confusa, gli esami, la nuova vita a Torino, nuovi amici e nuove cose, sarà questo, ho pensato. Ma non  che fossi convinta, no, qualcosa mi sfuggiva, di solito è così ciarliero al venerdì, con tutti i fratelli a tavola, la sera, ma stasera invece no, stasera è silente e distante e ha gli occhi lontani, non so dove, non so. Io conosco le tue mappe, figlio, più di ogni altra persona al mondo ho la pianta del tuo cuore dentro al mio, ho i tuoi modi e i tuoi sentimenti, e ti sento, figlio, ti sento come un albero la foglia, come un tasto la sua nota, come il mare la sua onda. No che non ti chiedo, perchè so che non avrei risposta a questo tuo stare, so che non è una cosa da niente e allora sto zitta, ti penso e sto zitta, se avrai voglia e sentimento me lo dirai, sei uomo fatto e io, madre, ho solo modo di sedermi ed aspettare. Poi oggi. 
Devo andare, E' il Compleanno di. Ci Troviamo Tutti al Camposanto.
Amore grande mio, figlio del mattino e della luce, dimmi piano come posso alleviare questo tuo dolore, dimmi bene come fare anche a spiegarti che dolori come questo non vanno via mai, sono squarci che non rimarginano, sono tagli che non smettono di fare male, mai, la tua età ti può aiutare a far diventar tutto un pò più lieve ma il dolore è un brutto affare e se ne sta lì, in agguato, e ti rincorre e ti raggiunge. Figlio del Cielo, mia espressione più perfetta, mia vittoria, mia pienezza, cura questo dolore e impara a viverci, a riconoscerlo, a sentirlo, tasto e nota, onda e mare, nell'ineluttabile e spietato gioco della vita e della morte. Da lassù, nel giorno del suo compleanno,  c'è chi ti guarda e sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...