18 febbraio, 2007

Stesa.


Ah, domenica. La giornata in cui si può decidere in assoluto se fare qualcosa di esaltante, se fare qualcosa e basta, se non fare proprio niente e tanti saluti. Oggi avevo optato per la terza soluzione. Mi sarei alzata piuttosto tardi, avrei impostato un pane per la colazione, mi sarei ciondolata in camicia da notte di qui e di là per casa, avrei letto le notizie sbadigliando e guardando di fuori di tanto in tanto, avrei fatto un bagno di un'ora e un quarto avvolta in una nuvola di schiuma, avrei letto, ricamato e fatto solo le cose che piacevano a me. Bene, niente di tutto ciò. La mia domenica si è dipanata, ahimè troppo velocemente, fra bucati e stiraggi, fra trasporti, apparecchiamenti, sparecchiamenti e cose così. Non certo il massimo della vita. Solo adesso a pomeriggio inoltrato, che finalmente Ulisse riederà dalla sua domenica barcarola, che i figlioli son tutti sparsi, chi in città chi a studiacchiare, mi sono buttata e nemmeno tanto figuratamente, sul divano, crollata, per così dire, a ripetermi che nemmeno l'ultima delle Cenerentole, la terz'ultima delle Penelopi e la quart'ultima delle Signore Marie, quelle che arrivano presto e vanno via presto, ha mai passato una domenica così. Da ora e fino alla mezzanotte non muoverò una paglia. E allora sì, via al bagno, ai libri, a tutto il niente che voglio che io. Fino alla mezzanotte, ho detto. E se mi addormento prima? Già, non ci avevo pensato.

16 febbraio, 2007

L'inversamento.

Non c'è modo di scoprirlo. Neppure con un'interrogazione parlamentare o richiedendo l'intervento dell'ONU. Inutile. Il motivo per cui, in una sera come tante, che non è successo niente di male e niente di bene, che non è stata una giornata nè esaltante nè tremenda, nè opaca nè brillante, nè noiosa nè elettrizzante, una persona come tante si senta inversa. Al contrario. A testa in giù. Leggermente alterata. Nervosetta. Irascibile. Intrattabile. Insomma, inversa. Ed è chiaro al mondo che, se non si riesce a determinare la causa, men che meno ci si potrà porre rimedio. L'inversamento, sono un'esperta, và assecondato. Ascoltato. Bisogna gestirlo. Così, si potranno indirizzare un paio di urla ai figlioli, terapeutico e assolutamente liberatorio, quando li chiami per cena 7 volte e loro fanno finta di non sentire: perchè mai usare l'interfono di cui la tua casa ipertecnologica è testè dotata. Basterà mettersi al fondo delle scale, prendere un bel respiro e urlare un nome a caso, avete una bella rosa di scelta, e se proprio non si vuol far del torto a nessuno, basterà urlare un E' Prontoooooooo!!!!! che vi farà sentire subito meglio. E se sentono anche i vicini, pazienza, avete avuto fortuna e sono in odore di santità. Essere inversa non è una gran bella sensazione. Non si ha la concentrazione necessaria per leggere, nè per guardare un film. Si vede tutto cupo, tutto contro, tutto al contrario. Non bello. Mi sa che stasera è una di quelle che sere inverse. Eppure, ho già gridato e non mi è passato. Avrei dovuto saperlo. Le sere così arrivano come da manuale, dopo una giornata che non è successo niente di bene nè niente di male. Sì, però così non funziona. E se provassi a spaccare i piatti? Magari aiuta.

15 febbraio, 2007

Le nuvole.


Ha i capelli bagnati. Glielo dico da sempre, che non deve uscire col freddo e i capelli bagnati, in una cantilena che dà i nervi anche a me, mentre la dico, ma che si deve fare in questi casi, se non ascolta, le si deve provare proprio tutte, no? L'ho visto da lontano, riconosciuto, com'è ovvio, per quel suo passo ciondolante, un pò dandy, non saprei. Scarmigliato, arruffato, i pantaloni scesi, le scarpe con le stringhe diverse. Molto chic. Parla, parla, parla. Non ha mezze misure. Ha la straordinaria capacità di compiere il tragitto casa scuola senza dare un segno di vita, che non sai se dorme o cosa fa, eppure ha gli occhi aperti e sembra guardar dritto davanti a sè. O, al contrario, è in grado di rincoglionirti, con licenza parlando, con discussioni, richieste, descrizioni, e i secondo te e i ma spiegami una cosa, infarciti ovviamente da una sequela di esclamazioni non proprio eleganti. Sa farsi adorare, ha una collezione di sguardi che vanno dal tenero all'ombroso, dall'innocente al maledetto che mandano in confusione anche me, ogni tanto. E una risata che conquista. Lo ben sanno le figliole che gli si avvinghiano addosso fuori dalla scuola, e lo chiamano squittendo, occhi svenevoli e sorrisi di candida malizia. Ieri sera, voleva dirmi. Cioè, non proprio. Voleva e non voleva, non so. Svelarmi senza dire, raccontare senza fare nè nomi nè allusioni, di una storia con una fanciulla, biondina, pare, che gli ha rubato il cuore in questi giorni. E tornando a casa, che parlava e parlava, ad un tratto mi dice Guarda Mamma, l'America Latina! E io mi sono scoperta a sorridere, felice, fortunata e privilegiata, di avere un figlio così, grande così, bello così, un figlio innamorato che guarda le nuvole.

14 febbraio, 2007

Se deve essere...


...che sia! Non facciamo troppo i sofistici, a far finta di niente proprio non si può, se si deve ballare, che si balli. Ognuno potrà fare quel che vuole. Modello classico, cena e pacchettino, meglio se piccolo e di gioielleria. Oppure rose e cioccolatini, o un bel libro dal titolo accattivante, che sia una storia d'amore, echevvelodicoaffare. O magari andate sul vestiario, quello di sotto, la mutanda scientifica per lui, un balconcino finto virginale per lei. E poi, l'immancabile Swatch di San Valentino, anche se proprio non si è geni dell'idea regalo, potrà togliere dall'impaccio in tutta serenità. Come si sa, nulla regalerò e nulla riceverò. Anche se, questa mattina, il mio bel regalo ce l'ho avuto. I baci del buongiorno, tanto per cominciare, e già lì potevo considerarmi soddisfatta. Poi, lo spettacolo del cielo. Qualcuno si è preso la briga di fare un disegno astratto in rosa e viola proprio lì, nella parte che si vede dal mio letto, appena apro gli occhi. Certo, non ho avuto pacchetti, non ho appallottolato carta e arrotolato spaghini, niente cuori e niente bigliettino, ma insomma, non ero io che dicevo che San Valentino mi dava la nausea? However, a tutti gli amori, veri, finti, brillanti o nascosti, ufficiali e segreti, di Pacs e di Dico, da bosco e da riviera, a vela e a motore, frizzanti e annoiati, work in progress o just married, lisci o gassati, a tutti, indistintamente, buonissimo san Valentino. Con pacchettino o senza, ma, dico, avete dato uno sguardo fuori?

13 febbraio, 2007

Tombola!


Un bel momento. Più che altro, un bel risveglio. Tosse e febbrone del Fanciullo Mediano, nausea e vomito del Liceale, ancora tosse e febbre della Princi. Un bel quadretto, non c'è che dire. E la scrivente, già alle 6 o poco più, lì ad azionare termometri (non a sbatterli, anche se era un gesto che mi piaceva tanto, sbattere il termometro per fare andare giù il mercurio, signora mia, quelli li usavano gli Egizi, adesso ci sono quelli ad ultrasuoni e che fanno biiiiip, si adegui, suvvia), a somministrare tachipirine e sciroppini, a consolare, accarezzare, rimboccare coperte e a dare baci e coccole in offerta tre per due. Mi inteneriscono i miei figli malati. Sono lì, tutt'occhi sotto il piumone, un pò smarriti e un pò contenti di stare al caldo, a casa, tranquilli, anche con la febbre, che tanto passa tra un pò. Di rara bellezza, questo mese ancora non lo avevo detto, si sa, mi concedo una volta al mese di celebrare la lor beltade, e allora, va bene. Bella prospettiva si presenta al mio sposo, che riede quest'oggi al familiare desco e al nuziale talamo. Proprio io che volevo farmi trovare in negligè ti-vedo-e-non-ti-vedo, in versione sexissima con piume e lustrini! Dovrà accontentarsi di una maglia con Minnie e degli avulsi fuseaux, che adesso si chiamano leggins. Però, le calze sì, quelle son a cuoricini. Magari, un qualche effetto lo producono lo stesso, come si dice, più che l'amor potè il digiuno. Beh, San Valentino è soltanto domani, e io mi son già portata avanti. Febbre d'amore? Non propriamente. Per il momento, due a 38 e uno a 37,3. Altro che piume e lustrini!

12 febbraio, 2007

Tanti baci.


Vuol dire buon giorno. O buonanotte, a piacere. O che voglia di rivederti, o che bello che sei qua. O mi sei mancato da morire, o torna presto, o fai attenzione e non fare stupidaggini. Vedrai che passa, che non è niente, e non preoccuparti che ci sono qua io. Vuol dire pensami, e scusami, e mi dispiace e non succederà più. Vuol dire svegliati, o dormi bene, al sicuro, vuol dire aspettami, che torno subito, o tanto lo sai che non andrò mai via. Vuol dire tanto, o quasi niente, le cose che non sai e quelle che sai a memoria, le cose che immaginavi e che sognavi spesso, vuol dire i pensieri, vuol dire i sogni, le carezze, i progetti e i ricordi. Baci. Baci a manciate, a sacchi e a tonnellate. Baci veri, baci da film, baci innocenti e baci che no, invece. E oggi, prima di tutti gli altri, veri o virtuali, scritti o a parole, letti o messaggiati, gridati o sussurrati, davanti a tutti o di nascosto, scritti sul muro o in fondo a una lettera, facciamo in modo di averne, darne, mandarne e conservarne. Di baci, per l'appunto.

10 febbraio, 2007

Stendere?!?


Lo sa il mondo. A far la casalinga, proprio non ci sono portata. La faccio, certo, soprattutto dopo che le ancelle che si sono avvicendate nella gestione della mia non semplice casa, si sono, per un motivo o per l'altro, rese latitanti, o sposate, o colte in flagrante a rubacchiare, occultare maglie di cachemere diventate stracci per la polvere, o a dire, Grazie Ma c'è Troppo da Fare, spendere quei soli 230 euro in telefonate dall'altra parte del globo terracqueo e in soli 2 giorni. Ma tant'è. Il mio modo di occuparmi di casa mia, me ne rendo conto, è...è....creativo!, ecco, non mi veniva la parola. Certo, la spiegazione di come si possa essere creativi che so, a lavare un pavimento, piuttosto che (uso proprio dell'espressione piuttosto che) a dividere i bianchi dai colorati, è faccenda complicata. La creatività, signora mia, mica la vendono insieme ai carciofi, badi bene. Semplicemente, cerco di fare le cose divertendomi un pochino, ecco, dato che è così noioso fare le faccende domestiche, che in fondo non faccio mica male a nessuno a cantare lavando le tazze delle colazione, no? O ad apparecchiare sempre come se il fotografo di Elle Decor arrivasse dopo un quarto d'ora? Certo, ho i miei limiti. Uno di questi è lo stendaggio. Anzi, lo stendimento. Cioè, lo stendere. Non mi piace. E già lì non puoi certo fare bene una cosa che non ti piace. Non sono una precisa, conosco le tecniche, e cioè che le camicie si stendono così, le magliette cosà, ma non c'è niente da fare. Io, considerando che i miei chilometrici stendini sono non già quelli orrendi pieghevoli bianchi e rossi, ma quelli di design, echevvelodicoaffare, comprati non si sa dove, per la posa dei quali è servito un'intera giornata di studio tra architetti e ingegneri e arredatori, signora mia, e non sono al pavimento, ma piazzati tra il soffitto e la parete, insomma in alto, io, butto. Lancio. Accumulo. Sovrappongo. Mischio. Appallottolo. Lego, qualche volta. E perdo, perdo, perdo. Comincio a credere che in casa mia ci sia un buco nero dove finiscano, solinghe e tristi le legittime compagne delle calze dei figlioli, e nessun Pacs potrà mai riportarle insieme. Le hanno tutte a righe e a rombi, ma mai, mai, mai, che le righe siano uguali, così, rassegnati, hanno cominciato a metterle diverse un giorno, creando così una vera tendenza in città. Certo, col mio sposo mi và di lusso, le ha tutte blu e tutte uguali. Certo, qualcuna è più blù, qualcuna è indaco, qualcuna è blu elettrico, perchè mica i lavaggi sono tutti uguali, sa? Insomma, un disastro. Cerco qualcuno che mi dia lezioni di stendaggio. Mi applicherò, lo giuro. Quanto alla mia cratività, beh, come diceva quel tale, che non è Zucchero? "Bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante"? Beh, io mi sono portata avanti. Di stelle, per cominciare, ne ho generate ben tre. E di caos, modestia a parte, ne possiedo. E a tonnellate, signora mia, ton-nel-la-te.

09 febbraio, 2007

No, San Valentino, no.

A me gira già la testa. Menù di San Valentino, lingerie da battaglia per San Valentino, regali low cost per San Valentino, week end per San Valentino, trasmissioni tv su San Valentino, paginate di messaggi da paura sui quotidiani locali (del tipo: alla mia armadilla dal suo armadillo), insomma, la fiera di San Valentino. Devo averlo già detto, è una festa che non ho mai amato, anche se, confesso, possiedo pure la padella per fare le uova al tegamino a forma di cuore, e pure la teglia per la torta ma che non lo si dica in giro. Non credo di aver mai ricevuto alcun regalo per la festa che ci toccherà tra qualche giorno, in un tripudio di amorecuorefiore che darà la nausea. Ed è in questo esagerato show che ho scovato, saltellando qua e là, una cosa mai vista. Carina sarebbe la colazione con queste belle tazzze, acquistabili in tutta scioltezza qui magari in montagna mentre fuori nevica. Sono belle, aiuterebbero a iniziare la giornata con una discreta dose di romanticismo pronto all'uso, da intingere nel caffelatte insieme ai biscotti. Non regalerò nulla e nulla riceverò. Ma queste tazze le comprerei al volo. Fine delle trasmissioni. Ma poi, a ripensarci: l'armadillo, ma che razza di animale è?

08 febbraio, 2007

Eppure, sentire.

C'è una bella musica in giro in questi giorni. C'è come un buon odore, una bella aria, che freddo non fa ma caldo nemmeno ed è così strano e sfacciato e impertinente e bugiardo, questo febbraio. Mi arrivano freschissime notizie dall''Isola, racconti ed immagini, come questa, l'alba di stamattina, sul mare. Si sente. Energia e colore. Calma ed entusiasmo. Si sente, una specie di allegria, sottile e discreta, si sente che si sta bene e si è pronti a berla piano, come l'acqua quando è gelata, così non fa male, questa inaspettata felicità. Per farla durare a lungo, come il ghiacciolo all'amarena, come il Cornetto Algida. Non c'è un motivo vero, ci si sorprende a cantare molto, a parlare molto, a sorridere, molto. E ci si sente un 'pò sopra le cose, si passa a volo radente sui pensieri che ci inquietano e si pensa di averli cancellati, allontanati, almeno per un pò. Si farà una conserva, di questi giorni intatti e pieni di cose, si stiperanno per bene i barattoli con le etichette in belle scrittura FELICITA', e si apriranno con garbo, quando ce ne sarà bisogno. Ma anche preparandoli, come nelle migliori tradizioni, nulla ci vieterà di prenderne ancora, tuffando il dito, appena prima di sigillare per bene il tappo. La felicità, è cosa nota, vola via in un attimo. Meglio farne grandi provviste.

07 febbraio, 2007

Grand soirée.


Si era capito da stamattina presto che non sarebbe stata una giornata come le altre. E infatti. Il mio sposo si preparava alla partenza, che ancora di andar per mare si parla, e sarà fuori qualche giorno. E io, novella Penelope, qui ad attenderlo. Che di filare, signora mia, non ne ho mica il tempo, sa? L'ufficio, la casa e i figlioli poi, che quelli di daffare ne danno in quantità. Sono stata di corsa tutto il giorno, gestito una serie di trasporti qua e là, una spesa con la princi, e pregustavo di già una serata niente affatto male. Ha uno strano sapore, la sera, se sono sola coi miei figli. Tutti vogliono fare qualcosa per aiutarmi un pochino, sia sfamare il cane o svuotare la lavapiatti. E io, lascio fare. Ho due bodyguard e una principessa, mica noccioline. e per loro, una sera un pò trasgressiva, che questa formazione scombinata la reggiamo solo per qualche giorno. Grande cena e tutti a nanna? Nemmeno per sogno. Il regale menù comprendeva un succulento pollo arrosto Esselunga e patatine del sacchetto, che una volta all'anno si può fare, eccheddiàmine, non è mica veleno per topi! Cenato velocemente e poi, proiezione di un film non troppo impegnato, il libro l'avevo mollato a pagina 15, cosa che non faccio mai, ma mi incuriosiva di vedere la sfilza di scarpe Manolo Blahnik tanto decantate nei trailers. Seratona in casa mia, perciò. E il mio sposo stia ben sereno. Domani riso in bianco e a letto presto. Anche se sono tentata da bowling e kebab. Ma anche luna park e cinese sarebbe da valutare. Come recitava quel proverbio? Quando il topo non c'è la gatta fa per tre. Mi sa che ho sbagliato qualcosa.

05 febbraio, 2007

Meravigliosa creatura.


Che io l'adori, non è mistero. Ne avevo già parlato qui, e anche qui. Mi è simpatico. Ha un'aria dandy e finto trasandata che mette allegria, ha fatto i suoi ruzzoloni, ma che male c'è, in fondo? Se si fosse chiamato Brambilla, nessuno ci avrebbe fatto caso. Lapo ci riprova, riparte, questa volta, come dice, con un progetto tutto suo. Certo, di idee ne deve avere avute tante, che ne so, un bell'allevamento di procioni, oppure curare le pubbliche relazioni della Premiata Merceria Mariuccia di San Colombano al Lambro. O ancora, una fiorente industria di tappi per le orecchie. Mannò, signora, il Lapo è un tipo intelligente, sa che cosa fa tendenza e che cosa no. Carbonio, signora mia, car-bo-nio, e che non si confonda con quelle pastiglie nere che prende lei quando ha mal di pancia, quello è il carbone ed è un'altra questione. Il Lapo è una specie di Re Mida, non lo sapeva? Tutto quel che tocca diventa prezioso e glamour. Così come le felpe, gli occhiali di carbonio disegnati da lui stesso medesimo, con la sua bella matitina, sono destinati a diventare un vero must. E che cosa importa se costano 1007 euro, che numero bizzarro, suvvia, forse la classe ha un prezzo? Forse il suo nonno, quando ha fatto costruire lo Stealth, ha badato a spese? Certochennò. Insomma, diamo una possibilità al piccolo Lapo. Io, da parte mia, gli auguro tutto il bene possibile. Di vendere tonnellate di occhiali e di fare un successo coi controfiocchi. In barba alle malelingue che lo volevano finito, nipote di tanto nonno e figlio di tanto padre, incapace di camminare per conto suo. Vai, Lapo, sono dalla tua parte. promettimi però di fare attenzione, questa volta. Nonostante il tuo scivolone e tutto il resto, la Fiat, italica e precipua risorsa del nostro Paese, sta volando in alto. Ma se sbagli un'altra volta, ciccio, mi sa che non basteranno Vasco Rossi e la Nannini, a fare degli spot della Fiat Auto, delle vere opere d'arte. Dovresti provare con Pavarotti. Ma che consegni le chiavi direttamente, in concessionaria, e già che c'è, improvvisi un Nessun Dorma all'acquirente. Non sarebbe mica male.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...