19 aprile, 2009

Fiori dentro.

Perchè di fuori piove. Fiori, di un profumo sottile e discreto, il lillà del pratino, le rose, una viola strappata e rinata nel bicchierino da rosolio di mia nonna. Fresie candide e qualche tulipano. Fiori dentro. Perchè è domenica, la prigra, magnifica domenica di noi qui, qualcuno dorme ancora, c'è chi studia e chi suona, chi niente fa, imbambolato sul divano, che bello è l'imbambolamento della domenica mattina, non sai se fare molto o fare niente, ma hai davanti a te una giornata dove tutto può accadere se lo vuoi, puoi cucinare per ore o fare un uovo sodo, leggere un libro tutto d'un fiato o sfogliare annoiata una rivista, che potrebbe essere di due settimane fa. E' una domenica di pigrizia assoluta, si voleva il sole, ci si deve accontentare di quel che c'è, di questa pioggia di traverso sui vetri, del niente. Coraggio, una spinta, via le tazze della colazione, via i biscotti e le briciole e le cartacce e i cucchiaini appiccicosi e il bicchiere vuoto della spremuta e il tubetto delle vitamine. E tùffaci il viso in questo mazzo delicato, e vai col pensiero mille miglia lontano, al sole, alle cicale e ai pic nic, e a sederti nell'erba verdissima, e a passeggiare di buon passo fino alla chiesa. Tu, sparecchia le tazze e ogni tanto, annusa, e ruba questo profumo di fresco e questi colori teneri e la bellezza. Fuori la pioggia, dentro questi fiori e se ti guardano storto, che male c'è.

17 aprile, 2009

Tema.

Oggi vi darò da fare un tema, disse la maestra. Parlate delle vostre amiche. Prendete il foglio a righe, e mi raccomando, in bella scrittura. Le mie amiche. Svolgimento. Le mie amiche sono tante. O meglio, sì, sono qualcuna. Perchè si dividono in quelle che vedo sempre, quelle che vedo poco e quelle che invece non vedo mai e sento soltanto. O ci scriviamo. Le mie AmicheDiQui sono quelle che ho da quando vivo qui, appunto. Mentre le mie AmicheDiLà, sono quelle che ho ancora da quando vivevo là. E per là si intenda Casteggio, Torino, Agliè, Ivrea. Ma adesso che ci penso ad Ivrea non ne ho nessuna. A Rivarolo sì e anche a Forno, ma a Ivrea no. Le mie amiche sono belle. E lo sono anche quando piangono, quando hanno il nervoso, quando non sono in forma, quando fanno la spesa di corsa, quando bisticciano col loro sposo, o appena uscite dalle udienze. Belle, anche se non sono neppure riuscite a lavarsi i capelli e sono un pò in disordine, e si sono vestite al volo e sono in ritardo ma hanno gli occhi che brillano e allora sono belle uguali. Le mie AmicheDiLà quando le vedo è una festa vera e sembra che ci siamo lasciate il giorno prima e ci mettiamo tre ore a raccontarci le puntate precedenti e ridiamo come sceme, come in treno andando a scuola, come in due sul motorino, come me con la seconda pancia, una sera d'estate, che abbiamo riso e riso e poi è andata a casa e dopo due ore ho detto, beh, mi sa che devo andare in ospedale e alla fine è nato quel che adesso è il Liceale. Le mie Amiche sono quelle che ridono con me sulla foto del matrimonio, ma solo perchè il fotografo era così carino, ma così carino e loro mi dicevano Ma Insomma, Sei Sposata da Mezz'Ora. Le mie AmicheDiQua sono quelle che vedo ogni giorno o quasi e se non le vedo ci scrivo (erroraccio da segnare in blù) o ci telefono o che ne so. Sono quelle che sanno quando ho bisogno di stare con loro e quando invece di stare da sola, quano sono inversa e quando il mondo mi sorride, quando sono giù di tono o quando invece spaccherei il culo ai pàsseri che non si dice nei temi, ma non trovo un'altra espressione più adatta Le mie AmicheDiQua sono quelle che mi hanno accolto nella loro città, con la terza pancia e una sfilza di figlioli, che mi hanno consigliato dove comprare il pane più buono e il gelato e le torte e i cannoli più speciali del mondo. E che mi hanno portato una piantina viola quando ero in ospedale, ma non per la pancia, per qualcos'altro, e che se hanno uno di miei figli a pranzo non fanno una piega e aggiungono un piatto, perchè mi dicono Se Si Ferma A Dormire E' Un Grande Piacere. e che hanno per me pensieri così delicati che forse, nemmeno loro lo sanno. Mi tranquillizzano, guarda non c'hai niente, un pò mi sgridano, qualche volta mi proteggono, mi dicono Ma Smettila. Sono quelle delle risate e dei singhiozzi, del caffè del mattino e del gossip, della festa e della tragedia, delle frivolezze e dei guai. Le mie Amiche non sono gelose delle loro ricette, mi consigliano libri improbabili, mi insegnano per la quindicesima volta il MagicLoop, passano da casa e mi portano una torta ancora calda di forno, ci invitano anche se siamo in 7, si divertono a leggere le mie Fragole, non sanno cosa significa farmi uno sgarbo, mi seguono nella rutilante avventura di CuoreDiMaglia, vengono al giapponese con me anche se gli fa schifo (un altro errore, accidenti), sopportano stoicamente il fatto che non so fare di conto e mi vogliono un bene che sento e che so. Lo stesso, probabilmente, che io voglio a loro, io, pasticciona e vanesia, che sa di avere un bene prezioso da custodire, che ieri sera siamo state così bene e abbiamo fatto ben le 22,15, io, fiera e felice di essere loro amica, la loro amica foresta che non sa fare di conto.

16 aprile, 2009

Spring Affair.

Bello non è. Piove e piove. Sulla salvia e sull'avulso basilico, sul lillà in fondo al pratino, sulle violette e sul ciliegio fiorito. No che non sono Ermione, ma ieri era tutto un altro vedere, il giardino col sole, sembra un altro posto nel mondo. Non se ne può più. Mattinata di casalinghitudine, e di cucina forsennata, dacchè, occerto, oggi è un giorno un pò speciale. Un knit cafè, per cominciare e una sera di ciàccole, per finire. Ancora non è chiara la meta, di sicuro non il jap come l'altra volta, non vorrei che la mia Amica delle Provette avesse un'overdose di grissini, sai com'è. Si deciderà all'ultimo. Che grande forza è un gruppo come questo, che bella cosa che abbiamo fatto mai, le ho chiamate anche dalla vacanza, così, per farmi passare un pò il magone. Và meglio, un pochino. Deve essere così, se non c'è scelta, non è come una scatola di cioccolatini o una vetrina di scarpe, che fai, latte o fondente, flat o tacco 12? No, non si sceglie. Si prende quel che arriva, fine della storia. Magari un piccolo aiuto, quello sì, un pomeriggio regalato a chiacchierare, a fare il punto sulla situazione di Cuore di Maglia, qualche gossip appena appena, una bella risata, di quelle che poi ti lacrimano gli occhi, se non è terapia questa. Intanto fuori piove, sulle tamerici salmastre, sulla favola bella che ieri t'illuse e che oggi m'illude, massì, un pò di poesia, sarà un giorno luminoso, salvia bagnata salvia fortunata, l'unico inghippo è che non si possono mettere i sandali, però, se smette, forse sì.

12 aprile, 2009

E siccome si vede Giannutri.


Si è lasciata la città un pò alla spicciolata, non se ne aveva voglia nemmeno un pò, ma ci si è detti che sì, in fondo andava bene così, si era già organizzato tutto, nonostante l'Amico Dei Gioielli si fosse infortunatissimo sugli sci, che peccato, però. Alla fine si è partiti davvero, un pò elettrici, come capita qualche volta, e l'A10 è stata teatro della litigata più litigiosa degli ultimi 10 anni, di quelle che fanno vibrare i vetri della macchina, come si litiga bene in macchina, però, le parole escono fuori come sibili, attutiti dall'abitacolo, e poi, vuoi mettere la scena, dici una cosa e guardi fuori, il guard rail, le erbacce, gli alberi, la campagna, le fabbriche, dica pure quel che vuole, io guardo fuori, la Princi ha l'iPod e non sente quasi,che parli pure, lui, e chissenefrega. Poi ci si rende conto che basta, ok, volevamo litigare, ok, abbiamo litigato secco, fine delle trasmissioni, va bene così. Ogni tanto, ci vuole. E' uno strano week end pasquale, che di pasquale ha proprio pochino, in realtà. Neppure l'uovo di cioccolata, ci mancava solo lui. Mare e mare, e ansia e ansia e tanta anche, possibile che non si riesca a staccarsi nemmeno qui, dai pensieri più tristi, dagli spaventi, dalle tragedie, dalle malinconie. Possibile? Sì, possibile. Ci si concentra sul mare, sulle previsioni del tempo, un pò di pioggerellina, ma a noi che c'importa, ce ne staremo rintanati da qualche parte, abbiamo libri e film da guardare e compiti da fare e cappellini da finire, adesso che abbiamo imparato il Magic Loop, ma chi ci ferma più? Così, si rientrerà tra qualche giorno, sperando di lasciare questa tristezza e questo male al petto e questa peso sul cuore, ormeggiato da qualche parte, dove prima eravamo noi, zavorrato e che scenda giù giù, fino accanto al relitto di quella nave romana che si è vista in fotografia, non fa freddo per fortuna, c'è un sole timido e sornione che un pò va e un pò viene, ma siccome si vede Giannutri, vuole dire che piove.

08 aprile, 2009

E' il caso di dirlo?

Buona Pasqua, intendo. Ma buona di che? Ho comprato delle uova giorni fa, così, per una specie di tradizione, per vedere la sorpresa, perchè si fa così. Zero voglia di zero, di niente, di niente, di niente e di zero. Rende l'idea? Ci si recherà da qualche parte, le previsioni son così così, ma siamo incollati ai tg e alle notizie e i pensieri hanno un colore grigio che sa di magone ricacciato giù, per molte cose. Che giorni di tristezza assoluta, di inadeguatezza, di incapacità, di impotenza. Si fan chiacchiere con le amiche, ci si sforza un pò di dire scemenze per non perdere il giro, perchè altro non si può fare, perchè non trovi nemmeno una parola che serva e che sia utile e che ci stia bene. Per nessuno. Nè per qui vicino nè per là, lontano. Che Pasqua è mai questa, ma quali colombe e quali uova, e le campane e l'ulivo, e la Resurrezione, poi, ma andate a spiegarglielo voi.
Thanks to Little Cotton Rabbits.

06 aprile, 2009

Il pigiama disegual.

Che non sia un momento di fulgida serenità e chiassosa allegria, lassù, nella casa sulla collina, non è mistero. Son giorni pesanti, normali, sì, ma come trascinati, ci si sforza un pochino, si osserva ogni mossa del figliolo, non si dorme finchè la chiave non gira nella serratura, lo si abbraccia con forza, lo si guarda tanto, lo si trova di una bellezza, un pò più alto, un pò più magro, dovrà tagliarsi un pò quei riccioli, ha dei meravigliosi denti un pò storti, e gli occhi opachi certe volte, brillanti certe altre. E tutto và avanti, prosegue la sarabanda di eventi e chiacchiere e fatti e misfatti, si pensa molto, si è data una nuova collocazione a molte cose e la sezione Cazzate, mi si passi il termine colorito, è aumentata a dismisura. Orsù, si va. E stamattina, in ritardo classico, uno sguardo allo specchio appena appena alzata, ha dato vita ad una riflessione che frivola sembra, ma che sembra soltanto. Ho il pigiama diverso. Cioè, non uguale. Cioè, non in sincro. Cioè, spaiato. Il sopra a oche, il sotto a righe. Non che il sotto a oche o il sopra a righe non esistano. No, ci sono, ben piegati nell'armadio. Solo, ieri sera è andata così. Nell'apparecchiarmi per la notte, nella penombra dell'armadio, che era l'una passata ma che non avevo ancora sonno, ma che forse era proprio ora di andare a dormire, ho preso a caso ed ecco qui, arruffata, scomposta, palliderrima, non proprio una bellezza e col pigiama non conforme. Ognuno di noi ha una specie di spia per capire se si sta bene o no, se si è stanchi o straniti o solo tristi e amareggiati o malinconici o depressi, arrabbiati o addolorati. Io ho questa. Un pigiama preso a caso dall'armadio, senza fare attenzione, le rose con le rose, il grigio con il grigio, che può far sorridere o dire Ma Che Scema, eppure ci ho pensato, stamattina a colazione, righe con oche, sembra sia frivolo e invece non lo è.

04 aprile, 2009

Beata innocenza.

Villa Villacolle, cucina, verso sera.
Suo Fratello Liceale: "Sai, domani alla partita di beneficenza, ci sarà anche Versace"
La Sua Mamma: "Sì, ma Santo Versace. Gianni Versace è morto anni fa."
Lei: "E lo hanno fatto santo?"
Abbiamo riso tutti, finalmente.

03 aprile, 2009

Venerdì.

Ore strane, nelle case della collina. E' un venerdì di cielo vuoto, di pioggia che è lì lì per cadere, ma che non si sa bene se lo farà oppure no. Certo, è brutto. Più brutto, stavolta. Ci si concentrerà sulle cose da fare, che van fatte eccome, mica si può stare tappati in casa a cucinare l'impossibile come ieri mattina, quella torta profumata che ha riempito la cucina di un aroma di cannella e di zucchero, ma che profumo ha lo zucchero, sa di torta, ecco di cosa sa. Oggi è un oggi diverso, di un silenzio masticato, di una specie di convalescenza, da cosa poi, di un sonno ristoratore di mio figlio grande, che dorme e dorme dalle 9 di ieri sera, sul quale sonno ho vegliato, mille volte dalla porta socchiusa, si è addormentato di schianto, vestito, e sua sorella lo ha coperto, silenziosa e compunta, con la trapuntina di Bambi. Ho indovinato i suoi pensieri che uscivano dal respiro schiacciato sul cuscino, ho amato con una forza nuova quei suoi ricci scomposti, ho raccolto e piegato con cura il suo dolore, l'ho messo lì, accanto alle fotografie, ai bigliettini, alle cose. Ci penserà lui. E così come la mia mente rifiuta di elaborare un pensiero che ho fisso da giorni ma che non riesco a formulare, penso a quanto sia tutto così fatale e leggero ed evanescente, e strano e ridicolo, se ci pensi bene, e il destino e il caso e e il disegno che Qualcuno ha già tracciato per te e per i cari che hai, e allora ti chiedi a che serve, e alterni pensieri filosofici a DevoFareLaSpesa, e a quel pensiero, quel pensiero che non riesci a scacciare perchè non ha forma nè colore, ma che è lì, quel pensiero che ti segue come un'ombra me che ti giri di scatto e non vedi più, quel pensiero straziante che non hai il coraggio di dire a voce alta a nessuno nemmeno a te, figuriamoci a lui, ma che sai che sa e allora dormi, figlio, dormi qui, con la coperta di Bambi e i pantaloni da casa, veglio sul tuo sonno e sulla tua vita, con l'amore più grande che so e che posso perchè di piangere basta, ma di amarti, figlio, è tutto quello che posso fare.



31 marzo, 2009

La cura.

Perchè non si può continuare. Senza sosta. Perchè dopo un pò ti fanno male anche gli occhi e il petto, e la testa ti rimbomba e dici che basta, che bisogna fare altro, che non serve a nulla. E anche il tuo cervello vuole altri pensieri, che non siano gli stessi degli ultimi giorni. Così, si cerca di scappare un pò, è difficile ma ci si impegna, questa cosa ha scosso così tanto tutte le famiglie di qui, che è meno di un paese, una borgata, un piccolissimo quartiere, un cortile. Si è fatto il giro del villaggio, due volte, a vedere i fiori nuovi degli altri giardini, gli alberi fioriti. Poi, ci si è accoccolate nell'angolo più angolo del divano, quello più ambito, quello dove si può stare accartocciati o coricati o sghimbesci o dritti, senza muoversi di molto. E poi, si è cercato di impegnare la mente in qualcosa, si è messo duecento punti, forse di più, senza neppure contarli, con la lana viola e grigia regalo di Azzuka per il mio compleanno. Diventerà qualcosa, ancora non so cosa. I pensieri scivolano, si incastrano, si sovrappongono, un magone fisso che non se ne va. E mio figlio grande , questo nuovo figlio che incontro ora, dacchè mai l'ho visto così, e che spero di non trovare mai più nella vita, che mi dice cose che non immaginavo, cose da uomo, da saggio, da disperato, cose che mi fanno essere fiera e onorata di averlo fatto così com'è, io, che ringrazio il Cielo e prego Dio e che vorrei rubare un pò della sua angoscia per alleggerirgli il fardello che sta portando, e proteggerlo dal dolore che sente, lui e i suoi amici, sempre insieme, uniti. Intanto, faccio la maglia, trasformo questo gomitolo in qualcosa che non so, rintanata nell'angolo del divano, e penso ai fiori nuovi dei giardini del villaggio e al vento che ha scosso i rami dei ciliegi e ha fatto un tappeto di petali rosa e bianchi, così Alessandro e Andrea avranno una strada colorata dove passare.

30 marzo, 2009

Piangi.

Piangi. Sono qui, di fronte a te, è un'immagine strana, tu seduto alla tua sedia che abbracci me, in piedi e statica, di marmo e di gesso, tu con la faccia affondata nel mio maglione, dentro alla mia pancia, abbandonato, che singhiozzi e piangi e mi stringi e piangi. Lacrime che si mescolano, le tue e le mie. Che cosa sono le tue lacrime figlio, che cosa sono per me se non punte di spillo conficcate nelle mani, schegge di vetro a trapassarmi il cuore, da parte a parte, lame affilate. Che lacrime sono, disperate e impossibili da asciugare, da cancellare, a dirti, dai, passa, non è niente. Non si può. E’ un grande dolore, per te, sterminato, figlio, e lo è per me, ma il mio fa fatica a contenere il tuo, dolore su dolore, lacrime su lacrime. Che dolore è il tuo, il vostro, di questo gruppo che è nato insieme, nelle case sulla collina, tutte in fila, i giardini ordinati, i ciliegi fioriti, i cespugli gialli, i lampioni. Insieme, a parlare fino a tardi sulle panchine, a far gridare i vicini, le moto, il pallone sul piazzale, gli schiamazzi dei vostri anni intatti e meravigliosi. Tu ora piangi, figlio, e io madre sono di gesso e d’argilla, e ti stringo a me a raccoglierti, potessi farti volare in alto e riprenderti come da piccolo, potessi cullarti cantando piano e toglierti via dagli occhi questa disperazione, scavare come nella sabbia, ripulirti il viso e l’anima da questo strazio e da questo struggimento che mi confonde. E’ un dolore più grande, il tuo, alla tua età ancora non si è abituati a farci i conti, è un dolore più impossibile, più grande del mondo, un dolore rabbioso e ingiusto al quale niente e nessuno può dare sollievo. Ma io ci sono, sono qui figlio, stretta a te, tu stretto a me, lacrime su lacrime, dolore su dolore.

29 marzo, 2009

Senza titolo.

Questo blog rimane zitto e incredulo. Le parole che scriverei qui fanno male ad uscire. E i pensieri che fai fanno male anche se restano lì, se non li trasformi in parole.
Resta poco.
Due ragazzi morti stanotte, gli amici più cari di mio figlio grande, che ha passato la serata con loro e che all'andata era proprio su quell'auto.
La stessa che è finita fuori strada e li ha portati via.
E pensi e pensi, e non ti viene in mente niente e vedi tuo figlio disperato e non sai, non sai mai. Non sai.
Perchè si muore a vent'anni, nessuno lo sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...