29 marzo, 2010

Se prego a che serve.

Ci ho anche provato. Ci avevo, anzi, stamattina, e anche ieri, a pensarci bene. Ho cominciato e smesso almeno dieci volte, così non va bene. Che qui, nessuno dimentica e allora magari non ne parla per un pò, ma poi tutto diventa così prepotente e vivo e il ricordo così ruvido e ingombrante che si fa fatica ad evitare, non si può, nè si vuole. Il giorno, è lo stesso di un anno fa, persino il tempo, fiori un pò dovunque e aria bassa, ma limpida, come sciacquata, pulita. C'è una messa, dicono, da qualche parte, in paese, forse, o al camposanto, forse ce ne sono addirittura due, perchè due erano loro e allora due sono le messe. Ma io prego da me. Prego sommessa, a mente, senza nemmeno bisbigliare, è così che mi hanno insegnato. Ma prego perchè. Prego a chi. Prego cosa. Prego per cosa. Prego e ringrazio? Di non essere io la mamma di uno dei due? Che non so cosa dal Cielo ha voluto così, che non fosse lui, che non fosse il mio, che non fosse lì? Prego chi? Un Dio in cui credo e che non trovo? Un Dio che punisce e dispera? Un Dio che è troppo lassù e distante e che forse nemmeno mi sente, adesso? No, invece, adesso ascoltami. Io non so se le mie parole arrivano fin lì dove sei tu e non so nemmeno dove sono loro adesso, se nella luce che dicono sia Tua o sopra le nuvole, o a quella Festa Eterna a guardar giù, a guardare dall'alto quelli che hanno lasciato qui, sgomenti e straziati, occhi asciutti, fiori freschi e passi stanchi sui ciottoli del camposanto. Ascoltami, se pregare non so, se dire non so quel che sento davvero, ascoltami le parole che non escono da me, ma che penso e immagino e restano lì, come attaccate, ascoltami i pensieri, ascoltami i singhiozzi di mio figlio che sento ogni tanto dalla porta chiusa, ascoltami le fotografie e i cd che tiene sul tavolo da quel giorno, ascoltami i silenzi, ascoltami la rabbia e la tristezza, ascoltami il parlare fitto sulle panchine, fino a sera tardi. Ascolta, Dio del Cielo, ascolta se vuoi, ascolta se vedi e sai, ascolta e consola, e tu solo che puoi, abbràcciali, abbràcciali per me.

3 commenti:

Alessia Spalma ha detto...

Laura, le tue parole sempre mi toccano nel profondo.
Consolare è difficle, rassicurare, sostenere... posso solo esserti vicina, con affetto vero, stringerti in un abbraccio, offrirti la mia spalla lontana, la mia mano lontana, la mia voce.
Alessia

Anonimo ha detto...

Come al solito hai toccato corde così profonde che sono scossa, e commossa.
E non dico altro, hai già detto tutto tu...

Marina

Claudia ha detto...

E' bello leggere di qualcuno che si fa delle domande su di Lui, ma che poi si da anche una risposta.. la sola che c'è.
Quanto è difficile restare a guardare..
..nonostante tutto io credo in Lui.

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