04 aprile, 2011

Dieci son poche.

Lei mi aveva invitato da molto, a fare questo elenco.
E prima di Lei, mi era venuta voglia, dopo aver letto l'elenco di Roberto Saviano, di fare anche il mio personalissimo elenco delle 10 cose per cui vale la pena vivere.
Non è difficile, ma non è neppure facilissimo.
Dieci possono sembrare tante o pochissime, a seconda dei casi.
Qui, le mie.

Aspetto le vostre, qui, nei commenti.
Magari, ci scappa anche un regalo, chissà.
(Si chiama giveaway, è molto in voga fra i bloggerssssss seri)






Le 10 Cose Per Cui Vale La Pena Vivere.
Svolgimento


1)      L’isola di Santo Stefano in Sardegna.
2)      Guardare la neve che viene giù, ma da sotto.
3)      La Kelly di Hermés
4)      Cantare con mia figlia in macchina,  scoprire che le piacciono le stesse canzoni che piacevano a me e avere quattordici anni fino a casa.
5)      Svegliarsi a notte fonda, passare a mente ogni stanza, sapere chi dorme in quei letti e vicino a te, e sentirsi invincibile, al sicuro e felice.
6)      La pizza stracchino e rucola ma senza pomodoro
7)      Gli occhi di mio marito
8)      La spiaggia di sera
9)  Le mie amiche quelle vere
10) I libri di Andrea de Carlo


1)    

Sorge.

E' la bellezza, la regalità, l'infinita meraviglia. Un pò di inquietudine, anche, un soffio appena, Ci Sarà Anche Stamattina? Ma sì. A partire dal mese di aprile, lassù, nella Casa in Collina, la colazione si fa in tre. La scrivente, l'Illustrissimo Sposo e il il Sole. Si fa precedere da uno spruzzo di luce, che diventa via via sempre più forte, sempre più esteso nel pezzo di cielo, inonda la collina che prima lo nascondeva, si fa linea, e poi ciglia, e poi fettina, e poi spicchio e poi arancia, così. Lento e veloce, un miracolo di ipnotica beatitudine. Qualcosa si deve pur trovare in questo bel lunedì di aprile, l'illusione che l'inverno se ne sia andato del tutto si fa certezza via via che i giorni passano, i golfini e i sandali, le borse colorate, l'abiura di calze e stivali e sciarpe di lana, se proprio si deve un cashmere sottilissimo, coi ferri del 3, per dire, e cotone, cotone a manciate. E qualcosa si troverà infatti, è una mattina chiara di fiori  di cose pulite, i figlioli sorridenti, un miracolo anche questo, ma ho insegnato alla PrinciIndecifrabile, che ogni mattina deve trovare almeno un motivo, tre sembravano troppi,  per aprire la porta di casa ed essere contenta, solo uno. La lezione successiva è due, a tre ci sarà il diploma di Figliola Cresciuta. Ora, frequenta con brillanti risultanti la terza classe dell'Adolescente Scontenta del Mondo. Ma ci si lavora. I maschi, certo, sono stati meno impegnativi. Così, con prosa e poesia, alternando riflessioni cosmiche e appuntandomi a margine Comprare il Latte, inizio con leggiadria e concentrazione la mia bella settimana, cose da fare un sacco ma con calma e gesso che sono non solo le regole del biliardo, ma anche le mie, da adesso, da questo istante preciso. Il sole, nel frattempo, è alto, molto più in alto del ciliegio in punta in collina, e illumina e scalda, asciuga e rincuora. Chissà se anche domani farà uguale.

01 aprile, 2011

Sai che c'è.

In realtà è una domanda, Sai Che C'è? E che c'è. C'è che è una bella mattina lucidata di fresco, non fa caldissimo ma si sta così bene anche scalzi, di fuori sul terrazzo a stendere, da brava donna di casa, che così le cose asciugano col sole di tutto il giorno. C'è che l'ansia stamattina ha fatto un giro per di qua, ha suonato il campanello, detto Sono Io, ero tentata di non aprirle nemmeno, ma poi alla fine è entrata lo stesso, maleducata com'è, dalla finestra aperta, facendo il giro dal pratino, scavalcando la siepe delle ortensie e le sue  foglioline nuove, i vasi delle rose bianche che hanno resistito all'inverno così come la salvia e il rosmarino, che forse lo ha scaldato il gatto andandoci a dormire dentro per un pò. Non si è fermata molto, aveva fretta, giusto il tempo di farmi restare un pò così, come imbambolata, come mi succede sempre meno ultimamente, ma succede, solo ogni tanto. C'è che è un bell'inizio di fine settimana, che è anche l'inizio di un nuovo mese, aprile è mese di grandi fioriture e di pioggerelline timide, di quelle che non bagnano nemmeno, speriamo sia davvero così. Si ha davanti un grande foglio bianco, di quelli da agenda, con le righe e le ore, e ci si può scrivere di tutto fino a domenica sera, cosa fare, cosa non fare, alle 11 questo, alle 4 quell'altro,  si potrà fare merenda sul terrazzo, bere un caffè riflettendo sulle nuove erbe aromatiche da piantare, aprire l'ombrellone color crema che fa così estate, e guardarlo solo, stando al sole. C'è che devo inventare uno scialle per il nuovo Summer Book, c'è che voglio leggere un libro nuovo che nemmeno ho ancora comprato e che ancora non so, c'è che voglio stare così, gli abitanti di questa casa tutt'intorno, nel delirante vai e vieni del week end, tutti operativi ed io lievemente oziosa, lievemente indolente, lievemente fannullona, a pensarci bene non si fa nemmeno fatica, se si è come un pò in pace, se si riesce a scacciare l'ansia a calci nel culo, mi si permetta, se questo stare è quel che desidero, quel che più amo al mondo, quello che voglio, ecco che c'è.

31 marzo, 2011

Gomitoli e mani.

Di strada ce n'è tanta. Tanta fatta, tanta ancora da fare. Tantissima, da non credersi, quanta ce n'è. Non è difficile, no, è solo qualche volta un pò in salita, qualche volta a curve strette, ma sono poche, pochissime. Il resto, è la meraviglia. Ci sono i viaggi verso le filature, ci sono i pomeriggi passati a sistemare montagne di gomitoli nuovi ma spaiati e disfatti e ingarbugliati come solo i pensieri delle donne sanno essere. A sgarbugliare però, i pensieri vanno veloci e alla fine sono tanti gomitoli messi in fila, messi in ordine nei sacchetti trasparenti, quelli per congelare. Ci sono i knit cafè, dove si parla e parla, e qualche volta un pò si litiga, anche, ma non è mica un litigare se poi alla fine si fa come facciamo noi. Ci sono le riunioni, quelle serie, quelle da prendere appunti, quelle da fare progetti, quelle dove ognuno mette del suo. Ci sono i pacchi che arrivano, ci sono donne che lavorano un pò dovunque, ogni donna ha una storia tutta sua che racconta con le sue mani e coi suoi gomitoli, e che vuole regalare a chi ne ha bisogno, a chi non ha proprio niente, forse nemmeno un affetto, nemmeno un pò di bene, un pò di caldo, un tetto sulla testa, a volte, nemmeno una mamma e un papà. E forse, nemmeno ancora tanti giorni da vivere.  Ci sono le volte che entriamo negli ospedali come si entra nelle chiese, un pò in punta di piedi, come a non fare rumore, lasciamo un pò di tutto questo e andiamo via, lasciamo un pò di noi, intrecciato coi punti e coi fili, lasciamo un pò di questo affetto, di questo incantesimo che ci unisce, da Savona a Catania, da Firenze a Trento, da Belluno a Roma. E poi Torino, Varese, Milano, Alessandria, Pavia...Siamo tante sì, intrecciamo da tre anni fili e mani e sentimenti, gomitoli ed emozioni, cerotti invisibili su cuori piccolissimi, storie tristi e piccole speranze, occhi chiusi e tubicini, e grandi forze e grandi lotte. 
Buon Terzo Compleanno, nostro Cuore di Maglia.

29 marzo, 2011

Ventisei Viole.

Io lo so che forse un po’ si arrabbierà. Lui non è tanto per queste cose,  lo dice sempre, Sanno Tutto di  Questa Casa, Appena Succede Qualcosa Lo Metti sulle Fragole. Infatti. Ma non proprio tutto tutto. Solo quello che posso e che mi sembra carino, e che mi piace. Come te. Anche tu mi sembri carino e mi piaci, e allora metterti sulle Fragole è un tutt’uno, ci sta, come dite sempre voi.
Stasera ci sarà una piccola festa, piccola perché non ci siamo mica tutti, e forse la festa vera è stata domenica sera tutti insieme in cucina che abbiamo riso così tanto che sembravamo tutti un po’ brilli, io di sicuro, che ridevoridevoridevo,  e se mi avessi chiesto Perché Ridi? Ti avrei detto che non lo sapevo e questa è la prova provata che uno o è scemo o è brillo o fors’anche tutt’e due.
Volevo un centrotavola da festa, che sapesse di primavera, le rose non ci sono, i fiorini gialli cadono appena li tocchi e poi sono gialli e non mi piacciono. Allora. Allora sono uscita nel pratino, il gatto mi ha seguito sospettoso, per essere certo che non tentassi di salvare qualche altro coniglietto,  che avrebbe saputo ben lui, il gatto, che cosa farne di un coniglietto. Ho colto delle violette, selvatiche, profumate e bellissime. Le ho legate con un filo, e le ho messe in un bicchierino di mia nonna, di quelli piccolissimi, che razza di vasi ci vogliono per le violette, solo i bicchierini delle nonne vanno bene, nessun altro. Ci ho messo anche un nastrino. E’ un centrotavola così ridicolo. Ventisei viole per te.
Ventisei viole per dirti buon compleanno, figlio grande di questa famiglia, Quasi Ingegnere di questa casa, che non ti sono madre ma quasi, così testardo e preciso, così adorabile, così uguale a tuo padre, figlio arrivato già grande, figlio anche un po’ mio, Figlio del Cuore.

Il miracolo dell'Ora Legale.

Non c'è via di mezzo, o si ama o si odia. Nella fattispecie, io l'adoro. L'ora legale è il bello, la vacanza, la luce, il sole, la meraviglia, i tavolini sul Corso, il tempo ritrovato, i picnic, il fare tardi a tavola a chiacchierare, il terrazzo, i fiori, le erbe aromatiche nel vaso, i panni stesi che sanno di pulito, i gelati, la bici. Certo, i primi giorni non è il massimo, e non credo di essere l'unica ad essere un pò storneggiata, un pò sballata, come se dovessi smaltire un jet-lag, come a dovermi riprendere da un volo di 24 ore, non so. Certo, dura pochissimo. L'ora legale permette di fare una serie di cose, compreso una passeggiata nel dopo cena, qualora se ne avesse la voglia, che fuori è tutto un profumo di erba e fiorellini, che non ci sono ancora del tutto ma che sai che arriveranno fra pochissimo. E' guardare le luci della città lontane ma nitidissime, che di solito le vedi poco  o non le vedi affatto, confezionate come sono spesso in un bel foglio di nebbia lattiginosa. Inoltre, cenare con la luce è bello davvero, significa che la giornata non è ancora del tutto finita e che ci sono ancora cose lente da fare, stare un pò sul muretto, esaminare i boccioli delle ortensie, per le rose, ancora c'è tempo, mi sa. Stamattina è un mattina legale, nel senso che è già lenta e luminosa di suo, ci sono cose da fare in città in tarda mattinata, piccoli lussi e piccoli doveri, la posta centrale, il pane del vicolo, intercettare l'Amica delle Perle in Via San Lorenzo, che se no quella mi parte di nuovo e allora. La luce guadagnata in questo fine settimana passato è un piccolo, piccolissimo passo verso l'estate, l'inverno è affascinante con le sue nevi, i suoi maglioni e i suoi camini, ma ci vuol ben altro, per stare bene. Ci si convince che le cose siano un pò diverse e in fondo lo sono,  ci si veste di un nuovo ottimismo, un bel foulard di leggerezza e di beatitudine, si esaminano le questioni con più filosofia, non so. Si scelgono con cura vestitini leggeri e colorati, si sorride per un nonnulla, si ha più voglia delle cose.  A volte, ma guarda, un pò di luce in più, che grandi grandissimi miracoli riesce a fare.

27 marzo, 2011

Poteva sembrare strano. Ha organizzato tutto Lei. Trent'anni non sono mica sassolini, sono un sacco, tanti che non sai se li metti in fila, trenta, lo senti che suono che hanno, trenta è una vita fatta, è un'eternità, un sacco davvero. Ritrovarsi dopo trent'anni dalla fine scuola è stata un'idea che mi è piaciuta subito, i miei compagni di scuola, qualcuno l'avevo incontrata per caso, ogni tanto, ma sono la furesta, sono quella che se n'è andata via, che ha cambiato città e che non ha nemmeno fatto la quinta insieme a loro. Non c'entra. E' stata una sera esattamente come pensavo fosse, di abbracci e di racconti e di risate ma di quelle che ti fanno tenere il respiro per un pò, che ti fanno lacrimare gli occhi e tossire, dopo, di quelle che proprio ti capitano così di rado che le tieni lì, come le tazzine belle nella vetrinetta della nonna, da usare ogni tanto, se no si sciupano. Ci avran presi per matti in quella piazza, in una sera che più limpida non poteva essere, siamo arrivati un pò per volta, riconosciuti quasi subito, divertiti a guardare che strani giochi aveva fatto il tempo sulle nostre facce, le persone alla fine non cambiano poi così tanto, e ritrovi lo stesso modo di ridere, la stessa gestualità, lo stesso modo di fare che ricordavi nei corridoi della scuola, all'intervallo, in gita. Che bello è stato, ieri sera, essere ancora lì, a chiamarsi per cognome, a raccontare, ad ascoltare, a ricordare cose che magari avevi dimenticato e a mettere insieme un pezzo di cammino che è stato il mio, il nostro. Ci sono diventata grande con alcuni di loro, sono stata ragazza impertinente da sette in condotta, smarrita in lacrime per mesi, quando non sapevano più cosa inventarsi per farmi ridere un pò. Non ho dimenticato loro, non hanno dimenticato me. L'ho capito dai loro abbracci, dai loro sguardi di affetto vero, come di chi sa bene come sei, anche se è passato così tanto tempo e cose e  vicende, non è vero che il tempo che passa è così un male, le persone non cambiano mica così tanto, no, anche dopo trent'anni, no, sono sempre le stesse, quelle che ami, non cambiano mai.

25 marzo, 2011

Non Piace a Nessuno 2, il Ritorno.

La foto è orrenda, e va bene. Non so se si riesce a comprendere e a capire fino in fondo la bellezza, la meraviglia, il vero prodigio. L'anello. Fa parte anch'esso della mia privatissima collezione SeNonLoCompraviTu, nel senso che credo che ne abbiano venduti pochissimi esemplari. Un pò come la gabbietta, tristemente nota. Che però, molti ancora mi chiedono Ma Dove L'Hai Presa? forse per girare al largo dal luogo ove, o forse, chissà, perchè non han cuore di dirmi che piace un sacco anche a loro e in gran segreto se ne comprano una. Ma veniamo a Lui. E' un anellazzo di dimensioni inusuali, praticamente occupa tutto il mio dito medio e io che mondina son, non ho propriamente manine piccine, laboriose sì, ma piccine no. E' stato amore a prima vista, cercavo su TopShop un dono per la Princi, tutta presa da teschi e cose, e mi sono fermata a Lui. Elegante non è, fine nemmeno, anzi, sembra un pezzo di un'armatura medievale, ma mi piace così tanto che l'ho messo subito per andare a fare la spesa. Comodo? Beh, anche, dato che è semovibile nel suo movimento, è snodato, non è come una specie di ingessatura di metallo, esso si muove con le falangi sante della mia graziosa manina. Nel pomeriggio, poi, sono stata invitata a conoscere le CdM Valenzane, e subito dopo ad una palestra di arrampicata. Sì, esatto. Una di quelle palestre che alle pareti hanno tutte le montagnole e i mucchiettini colorati di forme strane, dove tu ci devi andare con una corda girata intorno alla pancia e in mezzo alle gambe, e tutt'intorno al sedere, mi pare, e un tipo di sotto che ti tiene, e deve essere un tipo cui stai veramente un sacco simpatica, se no, quello la corda la lascia andare e tu ti sfracelli al suolo, bambina, e poi ,che meraviglia, un sacco di quei ganci tutti viola metallizzati, quelli che usavo per metterci le chiavi, ma guarda tu a cosa servono veramente. Tranquillizzo gli astanti, non mi sono arrampicata, ovvio, anche se mi ero preparata e come sempre  avevo le calzature adattissime, un bel sandalino leopardato che ad arrampicare, mi aiuti a dire, ci stava secco. Rita, la fautrice di questo bel pomeriggio, mi guardava attonita e ha fatto tutto un bel reportage non a me, ma al Liceale che andava su e giù e ripeteva Che Figata, e saltellava per scendere, perchè a salire si sale a gattoni, ma a scendere devi saltellare, e mi sa che è divertente fare boink boink sulla parete, almeno questo ho capito dalla lezione. Ma non è roba per me. Io ero lì bella tranquilla, a rigirarmi il mio bell'anello che non piace a nessuno e mi beavo di ciò. Che poi per andare lì sopra bisogna mettersi tutta una specie di polverina di Trilli nelle mani, e la polverina poteva depositarsi  sul mio preziosissimo anello da pochissime sterline, un anello impolverato, non c'è limite al peggio. 

Come si fa.

A far finta di niente, ad avere sempre pronte una risposta e una lezione, ad essere sicuri delle cose, a farsele scivolare addosso, beccarsi un ceffone in piena faccia, di quelli che lasciano il segno e dire Non è Niente, Non Fa Niente. Come si fa, a non far cadere la fetta biscottata dalla parte della marmellata, a non far entrare il freddo e la polvere e le foglie secche che sono ancora sul terrazzo, c'è stato il vento e non ne ho nessuna voglia di tirarle via, si dice tirarle via in italiano corretto? Come si fa, a tenere sempre tutto in ordine perfetto, ad aver voglia di stirare, a non avere fretta, a farsi capire, a spiegare esattamente le cose come stanno, come si fa a non vomitare quando ti si parla per frasi fatte e stereotipi, e modi di dire che non dicono una beata, tante teste tante idee, al cuor non si comanda, i negri hanno la musica nel sangue, si stava meglio quando si stava peggio, le stagioni quelle no. Come si fa a far fiorire i tulipani, a far volare un aquilone, a fare la crema catalana che sia una vera crema catalana e non un budino bruciacchiato. Come si fa ad avere sempre una risposta, a dire sempre io, io, io, anche quando si parla del tempo e delle viole, come si fa ad essere un pò egoisti ogni tanto, a dire No, Questo No, o Sì, Questo Sì, senza aver paura di ferire qualcuno, senza pensare prima agli altri e poi a te, e giammai il contrario, non l'ho studiato, non l'abbiamo fatto, non ci siamo arrivati, era finito il capitolo. Come si fa a far le barchette di carta, quelle che facevi navigare nella bacinella azzurra di Moplén, me lo ricordo bene perchè quel nome mi piaceva tanto, Moplen, ci avevo chiamato anche un gatto, così, un gatto che ha fatto poi una brutta fine sotto a un camion, sullo stradone e tutti a raccontarmi che era scappato e invece no, io l'avevo visto che era sulla strada, povero Moplén, e ho fatto finta di crederci che era scappato, ma io sapevo. Come si fa a non essere felici per questa giornata, anche solo e soltanto per questo sole bianchiccio ma che tra poco esploderà in tutta la sua straordinaria, lucente bellezza. Un sole da regalare, ecco, oggi incarto del sole e lo regalo a chi ne vuole, a chi non sa come si fa un bel niente, come si fa non lo si impara, si inventa lì per lì, o forse si trasforma e si filtra, che a guardare attraverso un vetro colorato tutto sembra già diverso. Anche il sole cambia il mondo e prospettiva, col sole è tutto bello e lucido, e saprai di sicuro come si fa, perchè il sole fa sembrare oro il piombo fuso, cristallo vero un vetro rotto, velieri magici le barchette di carta, e oceano immenso la bacinella di Moplén.

24 marzo, 2011

Una gita.

La calma, la tranquillità, il non orario, la lentezza. Oggi mi ci voleva. Ho bisogno di calmarmi, di fermare la giostra che sembrava rotta, a un certo punto, la calcinculo che dà strattoni e poi prende a girare sempre più forte, sempre più velocemente, così tanto da star male. Non è stata una gran giornata ieri, nella stessa ugual misura in cui quest'oggi sarà tutt'un altro suonare, un'altra musica, un'altra melodia. Oggi, giovedì, si marca visita, ci si segna assenti, si porta il foglio, si alza la mano e ci si giustifica, No, Mi Dispiace, Non Sono Preparata, si prende ferie, permesso retribuito, o anche non, si fa assemblea sindacale, insomma, ci si toglie di torno, si prende e si va. Gli uomini di casa, dacchè solo uomini son fino a stasera inoltrata, faranno a mano di me per una giornata. C'ho un bel progetto con la mia Amica delle Provette, di salire al Colle, o meglio lassù nelle Alpi Biellesi, a Grignasco, per la precisione, e da lì muoverem in carovana con altre Scelleratissime che colà troveremo, forse il Biscottificio, forse una filatura, forse a zonzo senza meta. Quaggiù se la caveranno, sono abbastanza grandi per, e io mi beerò per la giornata tutta di gomitoli e cose, di chiacchiere e cose semplici, con un'occhiata a tutti i progetti di Cuore di Maglia che abbiamo in essere e che sono così tanti. La meraviglia di una giornata vinta inizia così, una doccia e via, la giostra riprende lenta, beata e perfetta, dalla calcinculo ai cavalli, dal cocktail shakerato al caffelatte tiepido. Mi ci voleva, eccome se.

23 marzo, 2011

La iena.


Oggi sono io. La iena, incazzata come raramente mi capita, due o tre volte l'anno, non di più. Le ragioni, a farle valere, si fa una fatica, ma una fatica che non immagini, se poi vai avanti a mail e non ti puoi parlare e chiarire e spiegare e sentire il tono di quelle parole, ma come, sono di sicuro dalla parte della ragione, ho ragione, ho ragionissima, e devo pure sentirmi le morali e le lezioni di buona educazione? Giornatina niente male, lassù nella Casa in Collina, che tutti mi girano al largo, non si sa mai, non vorrei che se la prendesse pure con me, sai com'è. Incazzata, sì, e delusa, anche e amareggiata, che tutto insieme fa una mistura esplosiva che fa spavento, mi arrabbio, sì, da morire sì, e devo trovare un modo per calmarmi, proverò a stirare, una di quelle malefiche tende di lino, che le prendi da un verso e scivolano dall'altro, e stiri e stiri ed è sempre stropicciata, magari no, quella no, se no mi àltero, meglio i fazzoletti, che sono tanti e quadrati e bianchi e tutti uguali, che non devo star lì tanto a ravanarci, che i fazzoletti sono la prima cosa che impari a stirare e se non sai stirare nemmeno un fazzoletto allora ma che donna sarai mai, incazzata, incazzatissima, ma quante parolacce, accidenti ma non c'è mica il sinonimo per questa parola, no  che non c'è, mi farò un caffelatte d'orzo se no, dormo dopodomani, andrò a fare un giro in collina, che ne so, mi devo calmare, davvero, se no urlo con qualcuno di questa casa che, creatura, non c'entra un bel niente, e allora e perciò, vada per lo stiro, o lavare i vetri, qualunque cosa mi faccia sbollire l'ira che ho, due o tre volte l'anno, non di più, e meno male, di più non lo sopporterei.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...