29 marzo, 2006

Col naso all'insù.


Inizierà alle 11,36 e avrà il suo culmine dopo circa un'ora. Almeno, così dicono. L'eclissi di sole di oggi avrà un che di spettacolare vista, che so, dal deserto. Ma anche qui, direi che ha il suo bel misterioso fascino. Come tutte le cose avvolte di leggenda, di sentito dire e di strani poteri, l'eclissi resta tra i fenomeni più affascinanti, almeno per me. Ho conservato gli occhialini di carta del 1999. Era giugno, mi sembra. Forse non serviranno, forse non si vedrà nemmeno così bene, forse sarà talmente breve e circoscritta che non ne avrò il tempo, ma io mi sono portata avanti.
Sono, quel che si dice, una vera donna organizzata.
Anche per l'eclissi, lì per lì.

Meraviglie della tecnica


Prendete un liceale. Belloccio anzichenò, con la testa riccioluta fra le nuvole quanto basta. Prendete un telefonino di ultimissima anzi, futuribile generazione. Da futuro anteriore, ecco. Un aggeggio che manda mail, fa le foto. registra conversazioni e, alla bisogna, ti fa pure una dozzina di tortellini, in un attimo. Il Nostro si trova in trasferta scolastica in una affascinante capitale europea. Unico mezzo di comunicazione,per la mamma, Ansia di secondo nome, appunto, il telefonino summenzionato. Stamattina, un sms da numero sconosciuto. "Ciao mà, il tel non si carica più, è rotto.Ti chiamo io. Baci". Molto bene benissimo. Forse, una lezione da imparare, nel senso, lascialo in pace in gita scolastica 5 giorni, in terza liceo. con orde di amici e fanciulline al seguito a guardar musei e monumenti e far tardi la sera. Un pò lo invidio. E sono contenta che, forse a causa dei suoi studi classici, mi risparmia i ke e i xk', che aborro.
Avrà anche rotto il telefono quando più gli serviva, anzi MI serviva, ma è mio figlio. E lo adoro, assolutamente. Che fare in questi casi?


27 marzo, 2006

Che donnino.

Di facilità estrema. Inventata lì per lì, dando uno sguardo al frigo e considerando che il chilo e mezzo di ricotta scadeva tra pochi giorni. Dosi a occhio, carciofi qualcuno, una grattatina di parmigiano, 1 solo uovo. Ho sbattuto il solo uovo con la ricotta, in un contenitore di una ciotola di un bel fucsia acceso. Anche l'occhio, come si dice? Ci ho aggiunto i carciofi saltati. Avevo un bel rotolo di pasta sfoglia, di quella pronta. Lo ben so, i guru della cucina impallidiranno e invocheranno i sali, ma la pasta sfoglia già pronta, quella da bucherellare, quella già con la carta da forno, resta, con il motore a scoppio, Internet e la Nutella, una delle grandi invenzioni che hanno arrecato giubilo all'umanità intera. Si pone il tutto con grazia internamente alla tortiera, meglio se di un bel colore che si intoni alla presina e ai magneti del forno. 180 gradi per, vediamo, una mezz'ora? Dopodichè, lasciarla raffreddare e servire con insalatina fresca. Ottima per il prossimo pic nic. Da trasportare in un cestino di vimini, la tovaglia a quadrettoni e i tovaglioli veri. Di carta? Giammai!

I compiti della domenica mattina.

Io sono, tu sei, egli è. Modo indicativo, tempo presente. La domenica mattina inizia così, in pigiama, in cucina, con le calzine un pò scese, i capelli arruffati e la scodella del latte lì vicino. Felice perchè ha sentito gli uccellini stamattina, perchè Federico il pettirosso ha mangiato il suo cibo, perchè ha pochi compiti e stasera andremo insieme al cinema. Tutti gli altri dormono ancora e la casa è silenziosa. Il cane le si accoccola sotto la sedia, quasi a scortarla, a proteggerla, a vegliarla. La domenica mattina, in una casa qualsiasi, in qualsiasi posto del mondo, non potrebbe essere più bella, più semplice, più chiara di così. Io sono felice, tu sei felice, egli è felice. Tempo presente. E futuro, bambina mia, per tutta la vita, per sempre.

25 marzo, 2006

Ci siamo, dottore.


Prima ci sono i pensieri. Di quelli fatti sottovoce, un pò per gioco, un pò sul serio. E poi i sogni, detti piano, perchè, lo sanno tutti ormai, se si sogna ad alta voce non è detto che poi tutto vada per il verso giusto. E, in letteratura, molti sono i sogni svaniti perchè troppo urlati. I sogni van coccolati. Scaldati, anche. In qualche caso, coperti bene e accarezzati. Come gattini. Improvvisamente, il sogno prende forma, si alza e vola, e bisogna stare attenti a non farlo scappare di mano, sarebbe un attimo.
I sogni veri stanno lì, a metà strada, così importanti che tolgono il sonno, così leggeri che si toccano appena. Si deve aspettare, farsi coraggio, superare le ansie e andare avanti. E quando tutto sembra impervio e difficile e assurdo e faticosissimo, ecco che un omino semplice ci dice che sì, il nostro sogno è lì, che non è volato via e che siamo stati bravi, così bravi che sarà nostro per sempre.
Ci siamo, dottore.
Stavolta, sì.

Sa d'estate.


E' il profumo dell'estate. Sa di mare, anche. Freschissimo, misterioso il giusto, persistente e leggero. Da usare quando si ha voglia di vacanza e di niente e di sole e di sabbia. E di mare, appunto.
Lo so, lo so. Se uno guarda fuori si deprime eccome, certo, estate non è.
Ma i tre spruzzi di Pamplelune di questa mattina sono stati il mio modo di celebrare che sì, in fondo farà freddo e il cielo è color pentola, ma da stasera c'è l'ora legale, alla fine Ulisse tornerà (!!!), e il sole, prima o poi, arriverà.
Troppi futuri, ma rende l'idea.

24 marzo, 2006

A letto dopo Carosello.


Senza parole.

C'era.


Era splendido. Su una strada che faccio raramente, in realtà. Ma a maggio, ogni scusa era buona per inventarmi un piccolo viaggio che mi facesse passare di lì.
Enorme, se ne stava lì, lungo la cancellata di un vecchio edificio completamente abbandonato, come a dire, sì lo so, non ci viene nessuno da anni, ma nessuno mi vieta di continuare a fiorire e fiorire, ogni anno, ogni primavera, per nascondere l'orrendo che c'è qua dietro e per farmi guardare, un minuto scarso, dai curiosi come te. Fioriva e fioriva, con quei suoi fiori profumati di fresco, di lenzuola pulite, di tiepido. Il glicine è uno strano fiore. Si guarda e basta. Non si compra da nessun fioraio, non si può tenere in casa dentro un vaso, e neppure si può cogliere, se non sfidando plotoni di calabroni. Chissà perchè, il calabrone adora il glicine.
Mi piaceva. Lo trovavo affascinante, inquietante, anche, una simile meraviglia che incorniciava un enorme, vecchio stabilimento fatiscente.
Beh, non c'è più.
Stamattina, passando di là, ho visto i suoi tronchi tagliati, i rami, già con le gemme, ci posso scommettere, affastellati nel cortile, lungo la cancellata.
Mi ha rattristato. Ho pensato che forse, alla nuova destinazione dello zuccherificio, un glicine non sarebbe servito a nulla. E' un fiore di tempi passati, di ville decadenti, di campagna. E' troppo semplice, inusuale, antico. Ma a me resta nel cuore. Dove nessuno lo taglierà mai, dove potrò guardarlo ogni volta che voglio, sentire il ronzare dei calabroni che ci abitano, e dove potrà continuare, lucido, a fiorire e fiorire.

La pioggia agli irti colli.


Non è proprio che piovigginando salga. Piuttosto pioviggina e basta. Cionondimeno, diluvia. Quel che vedo dalla mia finestra è quel che si potrebbe definire una sorta di condanna: pozzangherine di un bel colore fanghiglia pestata, cielo color schifido, e se non esiste non importa, alberi inzuppati, più del savoiardo nel tiramisù. Ci si ostina però a non rimettere il piumino, a girare senza calze, a dare un'occhiata alle magliettine colorate, a fare incetta di canottiere e di jeans con tutto un ramage di orchidee ricamatovi sopra, testè. L'esperimento riuscirà. Se non fuori dalla finestra, avremo la primavera dentro un cassetto, e la vedremo, splendente, socchiudendo appena appena la porta dell'armadio.
Coraggio, spioverà.

23 marzo, 2006

Torta ai Baci


Ah, beh, so benissimo che non è un blog di ricette, ma stavolta và così.
Ancora non l'ho sperimentata, giammai, mi consumo di aquagym e finocchi sconditi, sarebbe veramente un sacrilegio.
Ma questa torta non mi sembra niente male.
Da consumare a piccole fettine, in una serata di stanchezza cosmica, quando niente o quasi è andato per il giusto verso, quando il mondo sembra aver organizzato una rivoluzione contro voi medesimi.
Mancando quelli veri, un Bacio Perugina, lo si sa bene, è quanto di più terapeutico ci sia.
Figuriamoci una torta.
Cheescake di Baci
ingredienti:per la base:
150 gr biscotti tipo gentilini
75 gr burro.per la crema:
180 gr cioccolata fondente
100 gr ricotta
7 baci perugina
2 uova
80 gr zucchero
caffè freddo
per la base: Unisci i biscotti sbriciolati al burro ammorbidito, compatta l'impasto sul fondo di una tortiera e metti il tutto in frigo a raffreddare. Intanto prepara la crema. Monta i tuorli con lo zucchero, aggiungi la ricotta. Una volta amalgamata aggiungi la cioccolata fusa e il caffè freddo, le chiare a neve e i baci triturati grossolanamente.Versa la crema sopra alla base di biscotto e metti in frigorifero fino al momento di servire.
La delizia, pura e assoluta, non tarderà ad arrivare.
Consigliate 3 ore e 15 minuti di AVH ( Aquagym Very Hard) per polverizzare il tutto, o almeno, avere l'impressione di.

Quelle come me.


Hanno quarant'anni, più o meno. Sono cresciute a panini al prosciutto e cubetti Zuegg. E Ovomaltina. Hanno cantato con enfasi Lugano Addio e ballato i Santa Esmeralda alla festa del liceo. Avevano il Ciao.
Quelle come me si riconoscono, da lontano, per quella camminata veloce e plastica, mai ciondolante. Di tempo non ne hanno molto, mai o quasi. Sorridono, di quei sorrisi luminosi e chiari, di chi ha sposato un grande amore e vorrebbe un altro bambino, non importa se ne hanno già una dozzina. Si assomigliano. Hanno gioielli importanti e vicino un braccialetto di perline. nessun tatuaggio, se non quello delle gomme da masticare. Leggono, molto, un fiore a seccare tra le pagine. Trucco leggero, burrocacao e un pò di colore. Per poi essere da corsa una sera, da amici, e cosa importa se arrivano con la torta ancora calda avvolta nella stagnola. O con patate e farina per fare gli gnocchi. Hanno chiacchiere da raccontare, lavatrici da stendere, cene per 10 da preparare e guai da risolvere. Cerotti da appiccicare, rate da pagare, poesie da provare. Magari mescolando il riso. Non sono ancora cresciute del tutto, se crescere significa non credere più a nulla e non sognare più e non scoppiare a ridere, o raccontarsi delle storie per stare sveglie o per dormire, a scelta. Niente o quasi le ferma. Hanno cassetti pieni di cose, conservano i nastri dei regali e i biglietti di auguri. E le carte d'imbarco. Possono guidare per ore, preparare 30 panini in 15 minuti, montare un armadio di Ikea e fare un orlo ai pantaloni. Si confidano, si aiutano e un pò si criticano, e un pò si sgridano, tra loro. Per poi scoprirsi, in fondo, più unite di prima. Capaci di grandi amori e grandi collere, grandi litigi e grandi pianti. Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o scontato,non le amiche, non i figli, non la famiglia. Che hanno voluto, che hanno cercato, e difeso e sopportato. E che amano, sopra ogni cosa.
Perchè è la cosa più bella, più grande e più vera per quelle come me.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...