15 maggio, 2008

Ci siamo. Quasi.


Ci sono i piumini dei pioppi, il sole, i ragazzi a scuola coi bermuda, le foto di classe, i giochi della gioventù o cose del genere. Tutto lì a dirti che anche questo anno scolastico ce lo stiamo togliendo di torno. Passato in un soffio, direi. In questa casa, quest'anno, la fine della scuola ha un sapore diverso, più malinconico di sempre, non saprei, un pò più sofferto. La PrinciFanciulla che conclude la beatitudine delle scuole elementari, il Liceale che arriva arrancando e sbuffando e SonoStanco con la s sibilante alla fine della PrimaEffeLiceoScientificoStataleGalileoGalilei. E poi, Lui. Un pò sciupato, in questi ultimi giorni, Non Ho Fame. Ha i riccioli più riccioli del solito e uno sguardo liquido, sconfinato, che non so descrivere. Ride. Ride di una risata che non suona, fa lo scemo come sempre, ma per meno tempo, non so. E studia studia. Esce pochissimo, nessun allenamento, solo qualche partitella di calcetto nel campo del villaggio, Non Vado In Città, Mamma, Sto Qui Fuori. E a cena, parlaparlaparla. Non tace. Di qualsiasi argomento, calciomercato, Travaglio, cose, amici, persone. Non tace. Non Sono Agitato, Davvero. Non so se credergli. Prima dell'esame di maturità, è proprio normale avere paura, ce l'abbiamo avuta tutti, no? Nessun esame mai sarà più come questo, nella vita. Ma lui, non tace. Ed è più grave di qualsiasi silenzio, di qualsiasi muso, di qualsiasi mugugno o borbottio. Era così grande, stamattina prima di uscire, così smarrito, un pochino, di quegli smarrimenti che solo le mamme sanno sentire, di quelle vibrazioni sottilissime che ti trasmette quando si avvicina, sa di sapone e di buono, Ciao Mà, e sembra dire, Sapessi, Mà. Ma io non so. Cioè so, immagino, credo, penso, ma sto così zitta, io. No che non è la scuola, o forse anche, ma i suoi pensieri, le sue ore sui libri e questo parlare, parlare, tradiscono qualcosa che mi sfugge, una specie di segreto, lui sa che io so, e vorrei dirgli coraggio, si cresce anche attraverso queste cose, questi dolori freschi e questi nodi nello stomaco, è un regalo dei tuoi anni, che sono da vivere così come sono, ti faranno bene anche se ti sembrano così pesanti, adesso, una valigia piena di mattoni. Vorrei dirgli che capisco, che so così bene come si sente che lo potrei disegnare, perchè lui è la mia copia esatta, fuori e dentro, lui è la mia anima più maschia, lui è il mio cuore leggero, lui è come me. So i suoi respiri e la sua sfacciataggine che nasconde una dolcezza sconfinata, so i suoi sguardi spavaldi a celare una timidezza impalpabile, so il suo sentirsi perso e far finta che no. So. So e sto zitta mentre lui parla e parla.

14 maggio, 2008

Ode al Labello.

Caldo, fa caldo. Nel senso che ancora non ci siamo abituati, che si è fatta desiderare per un pò e non è detto che sia qui davvero, stavolta. Che la sera vien sù quel venticello impertinente, chiederci al Capitano che razza di vento sia e da dove viene, ci sono cose nella vita che mai e mai imparerò. Fa caldo. Sandalini e peep, e non stia lì come un cocomero, signora mia, lo sanno tutti che le peep sono le scarpe col buco davanti. Così come sanno tutti che col sole e il caldo, anche il make up giornaliero, ossissì che cambia. Ci siamo cosparse tutto l'inverno di brilli in ogni dove, di strati e strati di gloss scintillante e terre abbronzanti sberluccicanti. ora, la musica cambia. Tanto per cominciare, al rogo pennelli e ciprie compatti, che un bel viso palliduccio e assolutamente naturale, in salute, come dire, è quanto di meglio per la stagione estiva. Ci penserà il sole, un pò più avanti, e se proprio non resistiamo, resta sempre l'opzione lampada, alla quale sono fortemente refrattaria, ma insomma. Ma, la recente, personalissima scoperta ha dato una sferzata alle consuete abitudini. Ho scoperto il Labello. Colorato, perdipiù, il che ha del miracoloso. Cioè, non proprio colorato, ma un pò argentatino, non coi brilli ma luminosissimo, rosa madreperlaceo, una cosa un pò lunare, ecco. E che risolve. Si può applicare con scioltezza, senza specchio e senza matita, e dà subito tutta un'altra aria. Non occorre entrare nel tempio della bellezza, nelle profumerie specchiate, ma lo si può far scivolare nel carrello con beata noncuranza, anche più d'uno, proprio lì, tra la farina e il sacchetto delle nespole appena pesato, al supermercato. E poi, cura. Sia per mare che sulla terraferma, il Labello ha la sua bella importanza, liscia le boccucce di rosa che hanno preso troppo vento o troppo freddo, e in più, come dire, arreda. Apparecchia. Quel tocco in più, come la maionese. Al bando, per il momento, i gloss con l'applicatore, i rossettoni superbrillantinosi, i Juicy Tubes. Il Labello è il futuro. E' la semplicità. E' l'estate. Che sì che si è fatta desiderare, ma alla fine, arriverà pure, no?

13 maggio, 2008

Un assaggio.

Tutto quello che sono riuscita a registrare ieri sera.
Manca tutta la parte più importante, manco a dirlo, di Cuore di Maglia.
Comunque, eccomi qui.
Per quella completa, bisognerà aspettare un pò.
Per il momento, ma sì che ci accontentiamo.
Eccome.

The day after.

Ma certo che adesso non mi monterò la testa, certo che no. Che serata, signora mia, e che nottata, pure, chissà cosa hanno pensato i vicini, con tutto quel movimento, e a quell'ora della notte, poi, la mezza passata, da noi, poi, che alle 11 al massimo si dorme tutti o quasi. Che notte, signora cara, che notte, che poi quando sono andata a dormire non mi riusciva di prendere sonno, e mi giravo e rigiravo e stragiravo convulsa come un pollo sullo spiedo, che polla son veramente, tanto gas per una telefonata in radio...beh, sfido chiunque, dai. Direi che è andato tutto bene, non mi sono impappinata neanche un pò ed è scivolato tutto via veloce. Diciotto minuti di intervista, non è roba da tutti i giorni. Domande su di me, sulle mie Fragole e su Cuore di Maglia, soprattutto, questa creaturina che così piccina dà già tutte le sue belle soddisfazioni. E' stato emozionante e divertente. Ora, aspettiamo soltanto la registrazione. Sì, perchè l'unica sbavatura è stata che, ad un certo punto, la connessione a Villa Villacolle se ne è svanita, puff!, e quindi il file dell'intervista è rimasto a metà. Ma non è importante. Ce l'avrò e molto presto. Insomma, oggi si riprende, basta coi sogni di gloria, con l'agitazione come ad un esame, con gli sms incoraggianti delle mie Amiche. Sei contenta? Ti ha intervistato Costanzo? Hai finito di stremarci? Bene, adesso è finita. Riprendi con le tue Fragole, i tuoi progetti, le cose tue e non montarti la testa. Ma certo che no. Son forse una che se la tira? Son forse una che parla sempre di se stessa? Son forse una che, pur di non chiederti nulla a riguardo, si inventa un arresto, un maremoto in casa sua, un serpente a sonagli trovato nello sgabuzzino? Tutto rientra, da oggi. E per gli autografi, da quella parte.

09 maggio, 2008

... E va bene.

Sveliamo arcani e misteri, cose da nulla ed eventi cosmici, cose che sono talmente strane che non sembrano vere nemmeno a me, figuriamoci. Quelle cose che ti fanno dire, ma io? proprio io? siete sicuri che non vi siete sbagliati?
Va bene, lo abbiamo capito, andrai in radio e cosa c'è di strano, che radio sarebbe, ah, Rai Radio Uno. Bene. Beh, ma tanto non ti ascolterà un bel nessuno di nessuno, chi vuoi che resti alzato per te, di lunedì sera, alle 00,25, ad ascoltare una intervista telefonica, proprio a te, poi, sulle cose che scrivi sulle Fragole, ma dimmi un pò, bellina, ma a chi vuoi mai che gliene importi un qualche cosa di quel Cuore di Maglia e di quelle coperte con le quali ci stremi da giorni. E cosa sarà mai, due domandine e poi veloce tutti a nanna e nessuno saprà mai chi diavolo sei. E poi, sentiamo, ma chi sarebbe che ti intervista?
Ah. Ecco.

07 maggio, 2008

Curiosi come scimmie.

E dimmi cos'è, e dimmi cosa fai, sei mica incinta? hai un amante, giura! Dove vai? E' una cosa bella o una cosa brutta? Chi riguarda? Lo conosco? La conosco? Dai, dimmi cos'è, dimmi chi è, dimmi quand'è, e dimmi perchè? Dai, è uno scherzo, alla fine non è niente, dai, ma allora, aspetta, fai un viaggio, hai vinto che cosa? e dimmelo, dai.
Considerando che, se facessi un altro bambino non saprei più che macchina comprare, e che, il Cielo mi ascolti, un amante è faticoso e impegnativo e sinceramente ma dove lo trovo il tempo, il mistero che affligge e il grande segreto che presto svelerò non è nessuna di queste cose qui.


No. No. No. Non dirò un bel nientissimo niente proprio.
O forse sì, un qualcheccosa lo posso anche dire.
Che ci sarà da fare tardi, per una volta.
Curiosi, curiosi, curiosi.
Però, che bello.


CdM Day.

Che tradotto vuol dire Il Gran bel Giorno di Cuore di Maglia®. Domani, 8 maggio, dalle ore 15 e fin verso sera, ci troviamo tutte, ma proprio tutte, per fare il punto della situazia, gran bella situazia, come diceva la mai compianta abbastanza ancella Olga. Ordunque,domani si conteranno tutte le scarpine, tutte le cuffiette, e io l'ho fatta così e tu l'hai fatta cosà, si apporrà ad ogni copertina, che sono una quantità insperata, il suo bel cuoricione che dice che sì, anche questa coperta è stata fatta da Cuore di Maglia. Ai primi di giugno la consegna ufficiale all'Ospedaletto, ma per adesso ci beeremo di tutti quei fili, di tutto quel calore, di tutti quei punti, uno in fila all'altro, che hanno dato vita alle cose che abbiamo fatto in questi giorni. Lì, sul tavolo di Josephine, ci saranno le cose che si vedono. E anche quelle che non si vedono ma che si sentono, si sentono eccome: la grande collaborazione, l'entusiasmo, la precisione e la determinazione con cui tutte indistintamente hanno aderito a questo progetto, nato un pò in sordina un pomeriggio qualunque e poi scoppiato come un fuoco d'artificio, di quelli che fanno un botto da paura, la sera della festa del santo patrono, a fine spettacolo. Il più gigante, il più spettacolare, certamente il più luminoso.

Special Knit Cafè
Special Guest
Cuore di Maglia®
Giovedì 8 maggio
dalle 15 fino al tramonto
A Casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
Photo from: The Purl Bee

Sorrisi di maggio.


E magliette leggere, le maniche a tre quarti, le gonnine di voile, gli occhiali da sole. E le ceste di paglia, di già, per la spesa, mica ci prendiamo più le buste di plastica, così attente che siamo e un pochino snob, abbiamo solo deliziosi sacchettini di tela colorata e sporte provenzali e cestini da spiaggia di un viola accecante, da dove tra poco faranno capolino i grissini tiepidi del forno in città. E i boccioli delle rose, ce l'hanno fatta alla fine, qualche pidocchio qua e là, ma insomma, non andiamo tanto per il sottile, uno spruzzino di quell'intruglio e spariranno, per far esplodere tra qualche giorno un profumo di fresco e di buono, che se chiudi gli occhi sembra di annusare un flacone di essenza, ma come di cosa, di rosa, no? E i colori, dal crema al lilla, dal rosa rosa all'arancio melone, sarà un tripudio di petali già un pò sfioriti, come dire, le rose inglesi sono così, fioriscono di fiori già pieni, boccioli restano pochissimo, un giorno o due, e poi esplodono, appunto. Oggi una mattina dedicata un pò alle cose di casa, lenzuola nuove, magari, quando si ha voglia di qualcosa di nuovo si passa anche dalle lenzuola, non succede anche a lei? Arriva il sole, il caldino della primavera, il piumone alle ortiche e un delirio di lenzuolini a glicini e a papaveri, gli stessi che crescono nelle aiuole in mezzo al traffico, che belli i papaveri ai bordi della strada, mi fermerei a raccoglierli e li metterei in un vaso, insieme alle calle dell'Esselunga, con la polverina per farli durare più a lungo. I papaveri sono il segno della scuola che sta quasi per finire, si disegnavano sul quaderno di bella, col fiordaliso e una spiga di grano, copiati da Roselline, a mano libera, si diceva, mica i disegni spigolosi da fare coi quadretti. Orbene, una mattina di una banale e rassicurante semplicità, chè non disperino le sorelle del Corso, che tornata son e presto mi recherò, un caffè e una chiacchiera, che di notizie, signore care, ne ho una esplosiva, che non è gossip ma è molto di più. Ben venga maggio, con le polo e i sandali, con questa beatitudine immotivata, con questo raffinato benessere, con questa placida, sorridente quotidianità. I sorrisi, signora mia, sono come le rose dell'aiuola. Stanno chiusi per un pò e poi giocano a chi esce fuori per primo, a chi ha il colore più sgargiante, chi il profumo più intenso. E i sorrisi di maggio, ben lo si sa, sono a mazzi come le rose, a sorpresa, come i papaveri, a grappoli, come il glicine delle lenzuola.

05 maggio, 2008

Un calcio nel culo.

E no che non è una giostra, peccato. E poi, avevo promesso, nessuna parolaccia scritta qui, e invece eccomi, sboccacciata, a chiamare le cose col loro nome e il suo vero nome è questo qua. Di quello che ho preso oggi, una notizia magnifica, di quelle che dici, come? proprio io? e un calcio nel didietro, come al solito,come sempre. Non che volessi frizzi e lazzi e banda e cose, e cicciccì e coccoccò, non ci sono abituata, non mi hanno abituato mai, e anche se qualche volta anche un abbraccio mi farebbe piacere, un brava, che ne so, un modo per farmi sentire un calore che ho perso, se mai ce l'ho avuto qualche volta, che si è dissolto come i profumi dei campioncini che trovi in fondo al cassetto del bagno. Sono grande, ma insomma, ho le cose che ho, cosa frigno come una lattante, cosa mi fa stare così male, adesso, cosa mi fa sentire adesso così triste e amareggiata e così come sto. Un altro calcio e quanti sono non lo so, che a contarli mi si incrociano gli occhi, e il cervello pure, da dove comincio, allora, che le mani non bastano e un foglietto nemmeno, a tenere il conto, non sono brava con i numeri, lo sanno anche i sassi. Di quella volta che, e quell'altra che e quell'altra ancora, poi. Triste a dirsi, triste a riceversi. Io sono quella che tanto fa lo stesso, io sono quella che in fondo devo pensare che è fatta così, io sono quella che cosa voglio, in fondo. Vorrei che mi dispiace, vorrei che resta dell'amaro, dopo, vorrei che mi chiedo ma perchè, il mio urlo nel telefono, sai mamma, questo e quello,e invece, invece niente, come se avessi detto stasera faccio la frittata, ah ecco. Che scema che sono che ancora non ho imparato, che scema, scema, scema che sono a voler raccontare le cose mie, ma se non racconto una cosa così! E questo che cos'è, se non un gioco al massacro, che cos'è se non un nodo qui in fondo al cuore, che cos'è se non un altro, chiamando le cose col loro nome, un altro, inspiegabile e dolorosissimo, calcio nel culo.

Percossa e attonita.

E' una tradizione, oramai. Da quando hanno l'età della ragione, i miei figli il 5 maggio vengono svegliati in poesia. Così, alle ore sette e zero cinque, ho fatto irruzione nella loro linda (!) cameretta, declamando Ei fu, siccome immobile datto il mortal sospiro eccetera. No che non erano contenti. Il Liceale, poi, che ultimamente è piuttosto imbronciato e polemico e non proprio gradevolissimo nonostante l'adorazione della famiglia tutta, ha bofonchiato qualcosa di indistinto e si è rimesso con la testa sotto al cuscino. Il Maturando, vista la sua preparazione classica (ri-!) non ha proferito parola nè suono alcuno. Eppure respirava. Esperimento letterario non riuscito. Fatt'è che oggi, maggio cinque, mi sento poetica e napoleonica e già che ci siamo pure manzoniana. Il ponte lungo, questo crudelissimo assaggio di estate e di costumi e di creme abbronzanti al sapore di cocco, e di vento, e di fruscio di jennaker, che lo so bene signora cara che non ha la minima idea di che cosa sia, ma non sono proprio io la persona più adatta a cotale spiegazione, chiederci al Capitano Stubing che è tanto meglio, io so soltanto che lo volevo lilla, ma il signore che li vende ha guardato il Capitano con tanto d'occhi, che coooooosa? una vela lilla non si è mai vista, e allora me lo devo tenere di un bel turchese, che và con tutto, col blù del cielo e col blù del mare. E che ora che ci penso, non ho neppure un costumino che vi si intoni e allora, mi sa davvero che dovrò rimediare, per non farmi trovare impreparata, per non stonare a poppa e a prua, sù e giù per la spiagge più raminghe, dall'Alpi alla piramidi, dal Manzanarre al Reno. E via, stamattina và così.

04 maggio, 2008

Yawnnnn!


Quasi il giro dell'orologio, più o meno. Niente tv, niente di niente, una cena improvvisata, qualcuno in giro, facciamo che stasera ognuno apre il frigo e prende un pò quello che vuole, un'insalatina, una pesca succosa da circa 3 euro, e fate un desiderio, sono le prime della stagione, qualcuno vuole una pasta? Una stanchezza cosmica, come se avessi passato il sabato pomeriggio a scaricare casse di angurie ai mercati generali. E invece, una festa a sorpresa ieri mattina, riuscitissima e stupefacente, e poi il nulla, qualche lavatrice estemporanea, che quella non manca proprio mai e lavoretti senza senso, da sabato pomeriggio. Alle 10 più o meno sono crollata, come si crolla quando proprio non ce la si fa più, quando fai fatica a tenere gli occhi aperti, quando ti infili la camicia da notte in uno stato di semi-incoscienza e ti schianti e resti immobile e formuli un pensiero e mezzo, di quelli che si fanno prima di dormire e poi, poi la nebbia, la schiuma, prati di cotone e di silenzio e di zzzzzz. Insomma, avevo sonno. E anche stamattina, in realtà. Va bene, sarà la primavera, ma dormire e dormire come nonna Cesira non mi pare nemmeno tanto normale. Con la quantità di cose domenicali che ho da fare. Sissignore. Un regio ragù per la regia famiglia. Lo stendimento di due lavatrici, accuratissime, essendovi insita la arbitrale divisa federale del federale arbitro Holden Paparesta LoBello, che più bello lo è per ben sul serio in questi giorni, che un pò gli brillano gli occhi castagna, vai tu a capire perchè. Una domenica di sole pallido pallido, coi gladioli già cresciuti al bordo del pratino, le rose in boccioli verdini, le violette esplose. Tutto normale e tranquillissimo. Però, un sonnellino...

02 maggio, 2008

Point à la ligne.

E che punto e a capo sia. Riedo. Mestamente ma un pò contenta, anche, chè di lasciare una parte della regia famiglia a casa non è che proprio mi sia così lieto. Solo a me, mi pare di capire. In effetti, la scuola, chi faceva ponte e chi no, e poi boccoli e biondine, giocoforza, trattengono in città. A nulla sono valse le nostre più dettagliate e mirabolanti descrizioni, andremo di qui e andremo di là, e loro a sbuffare impercettibilmente, ma come, non lo so ancora che la vacanza più desiata da queste parti è la casa libera e noi lontani, non troppo ma il giusto? Ben perciò, vacanza è stata, pure per loro. Plotoni di fanciulli e fanciulle hanno bivaccato in maniera composta e ordinatissima nei saloni della regia residenza, ala est e ala ovest. Hanno scongelato pizze, improvvisato pastasciutte per una quindicina, fatto spese tutti insieme, in questa specie di colonia elioterapica che era diventata la mia casa in questi ultimi giorni. Ho trovato tutto perfetto. Troppo perfetto. Non una piegolina sui divani, non un granellino di polvere, non una briciola, non una forchetta fuori posto. E tutto ciò mi insospettisce. Come nelle scene dei delitti più perfetti, non un'impronta, non un segno. Se l'orda è passata, deve aver anche rimesso tutto al posto suo, con precisione. Beh, intanto noi si riede dalla Cote d'Azur, abbronzatini, rilassati e pronti. Intanto, domani è ancora vacanza e dopodomani pure. Il punto l'abbiamo fatto. Per l'a capo c'è ancora tempo.

23 aprile, 2008

Closed for bridge.

Oh, yes, si è fatto di tutto in questi giorni, spaccato un computer, registrato un marchio, fatto scarpine, ripassato inglese, ritirato copertine, ricevuto complimenti e abbracci, comprato un profumo, preparato valigie. Già perchè sì, noi si và, non tutti ma quasi, qui transumanze di amici e fidanzate, biondine si dice, eggià, qui oltre alla Biondina di sempre, dicono che si aggiri un'altra Biondina dall'Occhio Languido, Ingegnera, dicono, o almeno così pare e allora che ghiotta occasione di portarla testè, com'è che si dice quando il gatto non c'è, o era il topo, ma che cosa importa in fondo. Biondine o non Biondine, noi si và. E allora, mi si scusi tantissimo, immensamente, si chiuda la porta, si cazzi la randa, per la Costa Azzurra? Si và per di là.

21 aprile, 2008

Fari e lampioni.


Ma sì che è bello guidare di sera. Che si è usciti al volo, vestiti da casa, la maglia persino un pò scucita, come si conviene alle cose per casa, che possono concedersi il lusso di non essere perfette, stropicciate, un pochino, larghe, comode, da casa, appunto. Mi piace guidare di sera perchè ci si sente come dentro una bottiglia di inchiostro, non è proprio buio buio, non ancora almeno, e l'asfalto è lucido e brillante, con tutta quella pioggia e i fari spuntano dal nero e i lampioni illuminano il viale e la strada fino in fondo e anche più in là. Che belli i pensieri della sera, quelli che lasci andare, come le colombe davanti alla chiesa, come i palloncini. Escono fuori e vanno via, semplici, senza filtri. Che liquidi sono i pensieri che pensi la sera, guidando per un pò, non molto in realtà, con una musica appena appena, di sottofondo, che non canto perchè non so. Sono pensieri che non sai bene nemmeno tu, che passi da un pensiero all'altro, senza un senso, sono pensieri distratti o attentissimi, importanti o un pò scemi, morbidi in un certo senso, diversi da quelli del mattino, che devo fare questo e questo e questo e questo. Di sera no, da fare si ha così poco, oramai. Si guida piano, a pensare il niente della sera, una leggera, beata stanchezza che ascolti con sollievo, quasi, e i pensieri, quelli che scivolano via, quelli che non schizzano ma fluttuano, quelli che tieni lì e non sai bene se i fari delle macchine e i lampioni del viale, li riescano ad illuminare così bene da farti credere di averli già pensati. Una volta almeno.

Pagina Cinquantaquattro.


Ma no che non lo sapevo, giuro, beh, sì, certo che avevo scritto, ma scrivo talmente tante cose che insomma proprio perdo il conto. E poi, ieri pomeriggio, in una domenica uggiosa, l'sms della mia Amica dei Tessuti, ma come, si parla di te e nemmeno me lo dici? Ma se non lo so. E invece, eccomi qui. La mia mail pubblicata su Elle, signora cara, non proprio sul giornalino della parrocchia. E poi, l'indirizzo delle Fragole, ossì, pure quello, e la cosa più importante e più bella è che parlano di lui, del mio Cuore di Maglia. E tutto questo, tutte queste righe mi hanno fatto saltare come un grillo salterino, perchè si sa che è una bella cosa, le prime cento pagine di un mensile sono quelle più importanti, ma lo sanno anche i bambini, come fa a non saperlo lei? Tutto questo mi fa sentire così felice e orgogliosissima e soddisfatta e se non fosse che mi vergogno mi darei una bella pacca sulla spalla, ebbrava, e mi stringerei la mano e mi direi ma guarda un pò tu che cosa che hai combinato. E ringrazierei, una ad una, tutte le persone straordinarie che hanno reso possibile questo progetto, la Filatura di Crosa in primis, tutte le mie Amiche del Knit Cafè che si sono tuffate con me in questa avventura bellissima. E a tutte quelle che non conosco, che mi hanno scritto con la voglia di esserci anche loro. Grazie, grazie, grazie. Per i ringraziamenti dei diretti interessati, si sa, bisognerà aspettare qualche anno. Ma in fondo è bello così. Sarà una festa che non finisce mai, di quelle che se ne parla per mesi e mesi, e sapere che i piccini sono lì, nei loro lettini speciali e trasparenti, con le cuffiette glamour, le scarpine corte mezze pavesino e le coperte, sono il regalo più bello. Grazie, Elle. Anche da chi non parla ancora.

18 aprile, 2008

Tenerezze.

L'unità di misura è il pavesino. Queste scarpottine morbidissime, con un pon pon che è la misura più piccola possibile in assoluto, ma che applicato du di esse appare gigaenorme, misurano appunto mezzo pavesino. Suppergiù. La suola di queste calzature per elfi del bosco e del sottobosco, è corta cm 5. E non è che me lo sono inventato, sa? Ho il mio bel documento. La dottoressa mi ha fornito un bello schema, l'impronta, presa direttamente dall'incubatrice, la misura giga e la misura mini, molto più frequente. Queste qui vanno a pennello. Per lei e per lui, con tacchetti regolamentari e vezzoso fiorellino. E sono chiccosissime. Mezzo pavesino di amore e di calduccio per dei piedini che, lo so, diventeranno da ballerina. O da calciatore. Con tutto il Cuore.

A catinelle.

Fuori è proprio meglio non guardare. Ci si alza già con una smorfia di disgusto, inversa, non so, ma accidenti piove di nuovo? No, non di nuovo. E' che non ha mai smesso, è questa la sottile differenza. La pioggia in questi giorni dell'anno ti fa odiare l'armadio e tutti i vestiti in esso contenuti, compreso quelli sparsi alla rinfusa sulla poltrona, che tanto li metto spesso e allora meglio lasciarli lì. La pioggia di aprile ti fa essere in uno stato confusionale, in un mix di assurdità, una sequela di controsensi, come, senza calze e col maglioncino? E lì, sandali di corda e stivali? E stamattina che avrei voglia di quel twin set fucsia, cosa faccio, lo sacrifico sotto l'imper e vada come vada? Son cose da non sottovalutare, lo sforzo mentale richiesto in un venerdì mattina piovosissimo, uggiosissimo e noiosissimo, che pensi con grande pena a quei sandalini che ti aspettano dalle Sister Berry, a quei capri pants della vetrina, che sembrano rosa, ma, imperdonabile errore, essi sono a righine, una bianca e una rossa, impercettibili e finissime, ed evocano pomeriggi assolati di primavera inoltrata o già un anticipo d'estate, passi sul legno del pontile, o tolti al volo per un giro sulla spiaggia e infilati con noncuranza, suola contro suola, in una cesta di paglia dai manici di corda. E mi si perdoni l'assurda, incontenibile voglia di frivolezze e amenità, questo bisogno di leggero, di futilissimo, di vagamente snob e assolutamente chic. Ci vuole, in un giorno di simil novembre che è già week end ma che razza di, a contare le gocciolone dai vetri, a tenere a bada la malinconia, ad inventarsi stupidaggini per non andare a fondo. Urge una scorsa alle tendenze per l'estate, mi sa che quest'anno và il quadretto vichy, uno stile semplice e rigoroso e tanto tricot. Perchè va bene che piove e piove, ma, benedetto il Cielo, smetterà pure prima o poi.

16 aprile, 2008

Che giorno è.

E' un sole che acceca, quest'oggi, che spruzza sulle colline una luce quasi metallica, che spara, in un certo senso, come il flash del fotografo alla Prima Comunione, sorridi, così. E' un sole rabbioso, non caldo, che ossimoro, il sole freddo, questa poi. E' un sole che non mi piace, sembra appiccicato con la colla, sembra come di fretta, lo vedi, sono qui, ma tra un poco me ne andrò, a giocare con le nuvole cariche di pioggerellina fina fina, quella che ti rende nevrastenica, quella che non serve il tergicristallo, quella che non fa rumore e che viene giù per giorni e giorni e giorni. Che giorno è oggi. Da lavorare, o da santificare al niente del tutto, da leggere tutto il tempo, da guardare in sù, da fare un giro nei prati, che è ancora bagnaticcio, e l'erba è così verde e alta, nel pratino di casa, ma come, non l'abbiamo tagliata da poco? Che giorno è, a controllare i gladioli che nessuno pianta più, il lillà che si sforza di fiorire, e fiorirà già un pò sfiorito, secondo i mille misteri del pratino, nascono le fragole, le margherite, c'è una talpa che fa i buchi, un serpente, una volta, due topolini catturati dal gatto, un microcosmo. Sarebbe un giorno da spendere nel sole, e invece, che razza di giorno è, se fra poco ci si troverà tutti, o quasi, a guardarsi come marziani, a pregare a bassa voce, a baciarsi leggero senza dire niente, in una chiesa sconosciuta, ci sarà odore di incenso e di legno e di marmo, credo, e di muffa e di fiori. Saremo là, a salutare, a dirgli buon viaggio verso il sole, oltre le scie degli aereoplani, oltre le nuvole, al di là. Saremo là, a guardare da lontano sua moglie e i suoi figli, a non sapere cosa dire, dove stare, a mormorare cose, a tossire piano, a piangere anche. E il sole, lì dove saremo, di sicuro non ci sarà.

14 aprile, 2008

Cielo di malva.

Che dire, tira un'aria strana stamattina da queste parti. Primo fra tutti, il cielo. Violetto, tendente al nero, quel bel color malva che mi piace tanto, certo, almeno fino a quando non si sentono i tuoni in lontananza e allora pensi che sì, forse è proprio il caso di ritirare i piumoni messi fuori a prendere aria, come fanno le bravissime massaie, quelle che sbattono i tappeti dalle finestre col battipanni, le maniche rimboccate e i bigodini in testa. Ben lungi da questa immagine, riedo testè da una mattinata tranquilla e normale, come lo sono spesso i miei lunedì mattina: spesa per le Regie Truppe di Sua Maestà, dacchè pure l'Universitario stamattina prima di raggiungere in calesse il luogo dove forma la cultura ingegneristica, ha fatto razzia nel patrio frigorifero, manco fossero previsti nel Regno Sabaudo giorni di peste e carestia. Tranquilla e normale un paio di cavoli. Sono stata minacciata. Sì, insomma, non proprio, ma ho passato un cinque minuti non proprio gradevoli. Una donna, sconosciuta, mai vista prima, di quelle facce comuni e comunque, non nel mio database, mi ha sibilato, che sì, io non mi ricordavo di lei ma lei di me sì, e che non si era dimenticata, perchè lei non dimentica niente, soprattutto le cose che riguardano i bambini. Panico. Io non ho nemici, o almeno così credo e sì, qualche volta mi sarà pure capitato, avendo figlioli da anni in scuole di ogni ordine e grado, di avere qualche piccola discussione con altri genitori, che ne so, la recita, la gita, e il tuo ha detto al mio, o quella volta che Emma ha dato un calcio nel sedere a quel Ruben, un bimbetto così pacifico, ma che le aveva sputato addosso e morsicato una manina in prima asilo, e la Ruben-nonna, terrorrizzata, aveva detto che sì, la perdonava, in fondo una bambina con tutti quei fratelli non poteva che comportarsi in quel modo (sic!), mentre io mi sperticavo in scuse e controscuse, e Non Lo Farà Più, Glielo Prometto, ma la PrinciFurbetta, trecce biondine e occhi di bosco, Sì, Va Bene Ma Se Non Mi Sputa Più E' Meglio. Insomma, cose da poco. Ma fatto sta ed è che è tutta la mattina che penso a questa qui, che non credo di aver mai fatto torti a nessuno, o almeno non così gravi e terribili da essere ricordati nei secoli dei secoli, onte da lavare col sangue e disonori da cancellare. Si è dissolta in un secondo, e dopo il primo attimo di smarrimento sono uscita dal negozio e ho cercato di rincorrerla, ma niente, come nelle migliori sceneggiature, la creatura sibillina era sparita, puff!, volatilizzata. Voglio darle l'attenuante di essersi sbagliata, ma in ogni caso, certo non son cose così rosee da vivere, un lunedì mattina di aprile verso la metà, che il cielo di malva, manco a farlo apposta, sta rovesciando sulla città e sulle colline goccioloni grossi come biscotti, che fanno rumore sui vetri e le bolle sul terrazzo e che se sto bene attenta, tra un attimo, al lampo seguirà un tuono e via così. Film dell'orrore? Ussignur, tra minacce e temporale stamattina sto proprio messa bene.

13 aprile, 2008

Prima di tutte.

E' la primissima. La prima di tutte, in assoluto. Certo, la mia Amica delle Perle non è una da farsi cogliere impreparate, perciò ha lavorato indefessa per portarsi avanti. Le coperte di Cuore di Maglia stanno diventando sempre di più, anzi, l'approvvigionamento santamente offerto dalla Filatura di Crosa è già terminato, contro ogni previsione. Complice, il gruppo torinese delle knitters, che ha in Cristiana il suo angelo custode. Sono loro, infatti che hanno accolto questo progetto con grandissimo entusiasmo e collaborazione, e che si sono date da fare, sabato mattina al loro Knit Cafè, a cercare modelli, a discutere di colori più adatti a di tipologie di filato. I bambini nati prematuri e ricoverati presso l'Ospedale Infantile di Alessandria avranno perciò le copertine più calde e glamour di tutto il pianeta. E questo, ne siamo sicure, li farà guarire e crescere molto in fretta e darà una mano anche alle loro mamme a non farsi prendere dallo sconforto. Noi ci proviamo. Di solito, i progetti, grandi o piccoli che siano, danno più calore se fatti con un entusiasmo così. Figuriamoci questo, che è pure di lana!
Un grazie speciale a tutte le donne che ho incontrato sabato mattina al Lingotto, a chi mi ha chiamato e scritto, a chi, sconosciuta, mi ha raccontato un pò della sua vita, Sai, Non Ne Posso Avere di Bambini, Mi piacerebbe Aiutare Chi Ha Bisogno.
A loro, a tutte loro, alle mie amiche che mi supportano in questi progetti in cui mi lancio, alla mia Amica delle Provette, delle Perle e della Pastiera, e anche a Biancaneve, voglio dire che sono speciali, nel frivolo e nel serio, a spasso e a far qualcosa di importante, a chiacchierar di gossip e a fare una cosa che, lo so, sentono molto, molto vicina.
Non capita tutti i giorni di scoprire di avere amiche così. E io, come dico spesso, modestia a parte, la capitai.

11 aprile, 2008

I vetri.


Eppure non c'è stato nessun temporale a far sbattere la finestra socchiusa, sbamm!, così da ridurre in frantumi i vetri della finestra, con quel rumore che senti nei film , quando saltano giù dai palazzi. Non c'è stato nessun vento e nessun bicchiere spaccato, scivolato dalle mani, mentre l'asciughi, che poi succede che esplode, quasi e vetri e schegge li raccogli per giorni, ma guarda un pò dove c'è un vetro, nonostante ci abbia passato per bene, scopa e paletta, mica l'aspirapolvere. I vetri appaiono, improvvisi e appuntiti, in una giornata normale all'apparenza e terribile nel profondo. Non cammini, scivoli, non sorridi, fai smorfie, ti sforzi un pochino, anche, ma è tutto inutile, se ne accorgono in mille, lo sai, appena hai qualcosa. Già, e che cosa non si sa. Sono i vetri che trovi all'altezza del cuore più o meno, che graffiano e fanno male, eppure da dove arrivino nessuno lo sa. Sono i vetri, pesanti, difficili, un fardello trasparente, pericoloso e insopportabile. Dormiresti, o faresti cinquecento cose insieme pur di non sentirli. Ma i vetri, beffardi ed inutili, pungono anche quando respiri, quando parli, quando ti guardi e ti dici, no, per piacere, no. E' una malinconia pungente, che non si sa da che arrivi, una tristezza sconfinata e nebulosa, un'inspiegabile apatia. I vetri, si sa, si scopano via, con quel rumore di campanelli, scopa e paletta, o si frantumano coi sassi, coi baci, magari, con forza, per ridurli in polvere e guardarla poi, magica poltiglia dai mille riflessi, perchè almeno così non fanno più male.

09 aprile, 2008

"...e c'è una parte della vita mia

che assomiglia a te

quella che supera la logica

quella che aspetta un'onda anomala."

Fiori e meringhe.

Ti dico un segreto, son fiori e meringhe. Ti faccio un regalo, ti guardo da qui. Son petali lunghi, e steli sottili e nuvole bianche di zucchero e niente. Ti porto lontano, ti aspetto da un'ora, ti faccio un disegno, mi piace così. E fuori che piove, c'è aria d'autunno, ma in fondo che importa, non piove che lì. Si appannano i vetri, si spezzano i cuori, si strappano i fogli, lo vedi? così! Cammino sul filo, sorrido, se posso, un pò mi nascondo, è un gioco, lo sai. Così, in equilibrio, mi faccio un giretto, racconto due storie, chissà che ora è. Lo sanno anche i sassi, è il cuore che parla, così, a raccontarla, che storia sarà. Son cose da donne, perfette e solinghe, son fiori e meringhe, si vede da qui.

Stop.

E basta, che non se ne può proprio più di tutti questi giri in giro, e di qua e di là, e di sù e di giù, per diletto e per lavoro, ebbasta. Da oggi e per un bel pò, niente più transumanze e valige, e preparativi e organizzazione della metà dei figlioli rimasti a casa, e le ospitate della Princi dalla sua amica del cuore, che in effetti era un pò delusa, ieri, davanti a scuola, Come, il Congresso è Già Finito? Yes, baby, e scusa tantissimo se stasera dormi a casa tua. Voglia di fermarsi, per un pò, mica per sempre, solo, desiderio di ritmi normali, come possono essere normali e noiosi e lenti i tempi miei, di questa casa, di questa falange armata, di questo convitto, di questo collegio, di questa comunità collinare, di questo adorabile plotone. Per cominciare, si riprendano con tranquilla, provincialissima e benedetta abitudine i riti consueti. Le amiche, signora cara, quelle che con cui scambi le ricette, i libri, e le chiacchiere e le confessioni, di quei peccatucci da niente, s'intenda. E poi la casa, silenziosa o confusionaria niente ci fa, la casa purchessia. Giorni, morbidissimi e normali, senza dover dire o fare nulla che non si abbia voglia di dire o fare. la quiete, mi pare. Il lusso, mi sembra. La felicità, ne sono certa.

07 aprile, 2008

La furesta.



E no che non è un errore di battitura. Furesta, intesa come forestiera, straniera, di passaggio. In stretto dialetto lombardo, con quella cadenza, che hanno solo qui. Vado poco al camposanto, o meglio, vado quando sono ispirata, preferibilmente sola. Ho voluto portare dei fiori nuovi, più colorati e più belli. Ci venivo da bambina, distratta, per passatempo, quasi, ad accompagnare mia nonna in visita. Si faceva spesso, allora, e lei si fermava a chiacchierare nei vialetti, l'innaffiatoio in mano, i fiori dall'altra, con le amiche che incontrava lì. Qualche giorno fa ci sono andata, sola come sempre. A sorprendermi di come i passi sulla ghiaia facciano sempre troppo rumore in un posto così intatto, come sotto una bolla. Di un un rumore sfacciato, che rimbomba troppo, che ti vine voglia di andar più leggera, non so, nei corridoi con gli archi e le volte, e sulle scale. Arrivavo, camminando quasi in punta di piedi, e due donne che chiacchieravano, ora come allora, si sono accorte di me. Chi è? Chiede una all'altra. Nessuno, risponde, Una Furesta. Io. Io sono una furesta. Io, che conosco questo paese palmo a palmo, che manco da molto ma che ci torno sempre così volentieri e lo amo, sì, lo amo come si ama il posto da dove vieni, dove tutti sanno chi sei e chi erano tuo padre e tua madre e i tuoi nonni, pure, perchè sembra così strano ma anche io ho una storia e un percorso e un passato, e ce l'ho qui. Vengo da qui, dove ho passato i miei anni più lucidi e disperati, dove ho conosciuto le cose più belle e le più tragiche, dove ho riso da morire e pianto come si piange poche volte nella vita, dove ho cantato, ballato, e giocato a bandiera scalza sulla piazza, dove mi sono innamorata tremila volte o giù di lì, come ci si innamora a quindici anni, io, ribelle e un pò fuori dagli schemi, io, che ho cantato nel coro della chiesa, che ho girato questo posto in motorino, in vespa, in bicicletta e a piedi, io che ho preso due schiaffi da mio padre una sera di maggio, proprio lì, accanto alla fontana, io che torno in questo posto come si torna a casa, io, per queste donne del camposanto, sono e resto, la furesta.

06 aprile, 2008

Fregata dalla regata.

Vento non tantissimo, mare quasi piatto per un pò. Undicesimi. Su undici. Un equipaggio di tutto rispetto, gli altri agguerriti, noi tranquillissimi, a sgranocchiare taralli e a prendere tutto il sole possibile, e poi, Pronti a Virare? Ah, sì, già che siamo in regata. I prodieri, la Princi ed io. Non proprio da Coppa America. il Capitano rilassato e divertito, tutto contento per quella sua velona sottile e frusciante di un bel turchese. Sette metri di velo color del cielo, chiedeva la fata Smemorina per il vestito di Cenerentola, e lì, diciamo che un bel vestitino drappeggiato per la Princi e per me ci verrebbe di sicuro. E ne avanzavamo ancora. Ma di gennaker si parla, signora cara, mica di tailleurini Chanel. Ultimi con grande onore, che di tattica di regata e di altre corbellerie il Capitano le sapeva sì, ma con due femmine a bordo, più attente al look che alla direzione del vento, ma si poteva fare davvero i Paul Cayard del Monferrato?

03 aprile, 2008

E via!


Non che una debba stare lì, a spiegare con tanti particolari perchè mai questa sia una giornata speciale. In realtà nessuno lo sa ancora, si deve prima uscire fuori, annusare l'aria con il naso all'insù, provare a distinguere. Il profumo, per esempio. Che è quello dei primi fiorellini del ciliegio o del tappeto di violette che si stende là, sotto ai pini? O ancora, saranno forse i bocciolini delle rose inglesi, mannò, è impossibile, sono ancora così piccini che quasi non si vedono, eppure hanno foglioline verdissime e già robuste, dopo il trattamento che amorevolmente ha risevato loro il mio Sposo, corteccia di pino, sissignori e una specie di intruglio contro i pidocchi. Il profumo c'è. E quindi? E' profumo di cose. Di cose di ogni giorno, di figlioli spediti a scuola, arruffati, belli come il sole quando il sole è appena spuntato là dietro, arruffati, come il gomitolo caduto nelle grinfie di un gattino dispettoso. Di baci scomposti e spiaccicati e di sfuggita, che hanno così sonno che non capiscono mica ancora tanto bene, sa? E' profumo di torta per la colazione, di semini e briciole messi sul ramo per la famiglia Pettirossi, di pensieri tranquilli, si và la mare, quello vicino, per questo week end. E poi, accidenti, oggi è profumo di progetti, di Knit Cafè, alle 3 al solito posto, che quest'oggi siamo tutte così gasate per questo evento, per questa cosa inventata che ci piace già, prima ancora che cominci. Profumo di cose belle, semplici eppure così lucide, quotidiane, normalissime, ma che basta così poco a rendere così speciali, la mimosa del mio vicino esplosa di un giallo soffice, un'aria frizzante e avvolgente e quel profumo, misterioso e affascinante, che ancora non si è capito bene da che parte arrivi, che cosa è di preciso, se fiori, mare o tutt'e due, ma che è bello sentire che c'è.

02 aprile, 2008

Ode alla camicia bianca.

Bella scoperta. Certo, non la scopro io questa mattina, ma la vera essenza di un simile capo di abbigliamento non la si esalta in inverno e neppure in estate piena. E' in queste stagioni di transizione, non troppo calde e non troppo gelide, che la camicia candida dà il meglio di sè. Non sacrificata sotto un maglioncino accollato, ma portata con disinvoltura senza niente, magari un golfino morbido coi bottoncini ma da tenere così, impertinente e sbottonato. Molto bon ton. La camicia bianca illumina e risolve. Profumatissima di appretto, impeccabile in una stiratura piuccheperfetta, vi fornirà un'immagine di voi medesime così lucida, dallo specchio, da farvi sentire magnifiche, nonostante l'umore grigiolino, la tosse o la nessunavoglia. Versatile, trasformista, può essere all'occorenza maliarda e innocente, vacanziera e professionale. Chicchissima con una gonnina nera al ginocchio e tacchi importanti o pronte per un traghetto o una passeggiata sul pontile, con sandali ultraflat e pantaloni Vichy. La candida camicia è un jolly da giocare, un terno secco sulla ruota di Napoli, una tombola. Unico accorgimento. I bottoni. Essi vanno abbottonati con cura nella parte centrale, lasciati sbottonati l'ultimo e i primi...vediamo, tre, quattro? A seconda di quanto maliarde si vuole essere, un balconcino che occhieggia con elegante innocenza farà con grande dignità la sua bella figura, sia esso rosso bordello, nero misterioso o lilla ammiccante. Perchè camicia candida sì, ma perdiana, le educande, signora mia carissima, hanno fatto il loro tempo.

01 aprile, 2008

Slow Fish.


Non sono così brava a fare scherzi, nè sorprese, mi faccio subito scoprire, mi viene da ridere, per un pò reggo e poi crollo, miserabilmente crollo, insomma, non mi riesce. Perciò nessuno scherzo per me, forse ne sarò vittima, chi lo sa. Nel frattempo, mi trastullo bellamente con le questioni quotidiane, i figli, per cominciare, tutti, di ogni ordine e grado, che il mio Sposo è in Riviera e non riederà che questa sera. In verità sono un pò scollegata, avrei bisogno di un reset, non so. Questa vicenda dell'ora legale fa sì che mi senta sempre un pò galleggiante, penso che sia un'ora e invece è un'altra, ed è sempre troppo presto o troppo tardi e alla fine non mi riesce di combinare un granchè, a pensarci bene. E poi mi dico che sono stordita, un pò appannata, come dire, eppure non ho mai sofferto di jet lag o robe del genere nemmeno dopo viaggi dall'altra parte del globo terracqueo. Sarà la primavera. Sarà che è così bello lasciarsi un pò cullare, ove si possa, lo faccio ora o lo faccio dopo? ma sì, che anche dopo va bene. Alla fine, le cose da fare, le questioni da gestire, le vicende da dipanare sono in realtà piuttosto numerose, ma che fa, le si mette tutte in fila e una per volta, alè, si troverà il modo di redimerle, aggiustarle e catalogarle come fatte. Buon aprile, mese della lentezza e della calma, del tranquillo svolgersi delle cose, della beata semplicità, dei primi assaggi di vacanze e week end al mare e pic nic sui prati, con la frittata e le uova sode e il termos con il caffè, e se si è un pò risciacquati, squinternati e sciaborditi, e un pò improvvisati e leggeri, un palloncino che vola, un pò così, trasognati, prendendo quello che viene, in fondo, ma dimmi un pò che male fa.

30 marzo, 2008

Fiocco Rosso.





Alla fine, è nato. E' nata. O come si dice. Non saprei bene dire se sia maschio o se sia femmina, se progetto o iniziativa, quello che so è che mi scalda il cuore, mi rende fiera, proud, molto proud, mi rende felice e un pò gasata, e infularmata, anche, che solo dalle parti mie si capisce. Ho inventato Cuore di Maglia. Che di per sè non è che dica moltissimo, ma per me che è un pò che mi frulla e che ho coinvolto anche un fior fiore di pubblicitario per farlo, beh, dice proprio tanto. Allora, la dicitura bella distesa, tutta intera, recita così.

Cuore di Maglia


Mani di Mamma


per i Bimbi di Alessandria



E vado testè a eseguire lo spiegòmetro.




Dacchè ci si trova , circa da due anni in qua, a scialarsi con ferri e gomitoli, a inventare bikini e borse e parei traforati da perderci gli occhi, durante, e la testa, alla fine, a fare maglioncini e scialli, calze e sciarpe di ogni foggia e colore, beh, ho pensato, rendiamola utile, questa giornata di scialo.







Così, le fanciulle del Knit Cafè, che ancora qualcuno di loro non lo sa, ma lo saprà ora, o al prossimo Knit Cafè del 3 Aprile, confezioneranno con le loro Santissime Manine delle copertine da culla. E non culle qualsiasi, si badi bene, e nemmeno copertine qualsiasi, ma da regalare, la prima settimana di maggio, nientemeno che all'Ospedale Infantile Cesare Arrigo di Alessandria, al Reparto di Neonatologia. Queste copertine, confezionate dalle mamme vanesie che passano un pomeriggio al mese a tricottare e a chiacchierare, accoglieranno con affetto e calore i piccoli nati prematuri, li abbracceranno e coccoleranno, li scalderanno e difenderanno. Le mani delle mamme sanno fare grandi cose, carezzano e consolano, sorreggono e infondono coraggio. E fra un diritto e un rovescio, in queste copertine minuscole, si potrà trovare un pò dell'affetto che serve a un piccino per diventare grande. Beh, a pensarci bene, tanto vanesie queste donnine del Knit Cafè non lo sono affatto.

I bambini dell'Ospedaletto di Alessandria, quelli presenti e quelli che arriveranno, ringraziano fin da ora:
.....la Filatura di Crosa, che ha offerto tutta la lana per questo ambizioso progetto.
.....lo Studio Pubblicitario masgas di Alessandria che ha inventato per loro il Cuore di Maglia più bello e più caldo che c'è.





A mother's hands for the newborns of Alessandria

Finally, it's born. whether male or female, project or idea, I don't know. I only know that this project melts my heart, it warms it up, and it makes me proud, very proud of myself. I've created "Cuore di maglia" or "knitted heart." I had the idea in my mind for long time, mulling it over and over until I finally decided "it's THAT time" and did it, with the help of a friend who works in advertising. The aim of the project is to knit and donate afghans to the premature babies born in the Ospedale Infantile Cesare Arrigo in Alessandria.



E vai di brunch!

Noi si festeggia. A modo nostro, è per dare il benvenuto all'ora legale, che lo sanno tutti che è una specie di anticipo dell'estate, del sole e del mare, e del fuori e del giardino e dei fiori e delle passeggiate e dei pantaloni sottili e delle borse colorate e delle cose più belle e che ci piacciono di più. Noi, si fa il brunch. Che è un modo elegante per dire che sì, mescoliamo allegramente colazione e pranzo, ma non per vezzo, lo ben s'intenda, solo che i figlioli hanno fatto tardi, in realtà sono rientrati presto ma poi sono stati svegli fino all'ora beata e compariranno arruffati soltanto verso l'ora di pranzo e da sempre, la domenica, noi mescoliamo con grazie lasagne e nesquik, insalatina e pavesini. Oggi, abbiamo amici in visita pastorale, ben perciò la scrivente si è alzata all'albissima e giù di torte salate e plumcake e poi un'insalata di basmati che potete vedere qui, insomma, tutto e ancora di più. Ed è bello pensare che la domenica scorrerà via, pigra e tiepidina, che forse qualche amico passerà, inatteso, per un caffè estemporaneo e una fetta di torta, non si sparecchierà che stasera, le briciole ai pettirossi scuotendo la tovaglia nel pratino, ma senza correre dentro, che si sta già bene, senti un pò che frescolino che c'è.

27 marzo, 2008

Ode all'Amica delle Perle (caduta da cavallo).


Il minimo che potessi fare, scomodare Ugo Foscolo, e con un minimo di licenza poetica, dacchè la mia fulgida amica non è caduta da cavallo, ma ahinoi, da un più banale marciapiede. Ella soffre. Trovate nell'uovo di Pasqua due orride stampelle e un'arrabbiatura con venticinque zeta. Lei, così solare e frizzante, Lei sempre in giro a curiosare, chiacchierare, comprare, già, a quello non ci ci sottrae mai, signora cara, la vita è così breve e che cosa sarà mai un cappottino smilzo che ci sta un amore di fronte all'Eternità? Ella soffre. Sprofondata in cuscini di trine e merletti, con quel sorrisetto da ragazza impertinente trasformato in una smorfia di noia e disgusto, che impreca verso il fato avverso e la malasorte e a quel malefico marciapiede che La costringe, temporaneamente ad una immobilità forzata. Deh, mia Preziosa Amica, non si butti giù in cotale modo, non è da Lei. Le Amiche, quelle che accorrono alla bisogna, son qui per aiutarLa. E poichè Ella ancora non riceve, che ancora la servitù è lì che sbatte i tappeti ed Ella non si sente in forze per affrontare lo scalone del '600 che la separa dalla sua cittadina, beh, detto fatto, si procuri un Pc. E si porti non già la cittadina, ma il mondo intero nel Suo letto di dolore. Tanto per cominciare dia una scorsa ai quotidiani e a un pò di gossip, del quale Ella, mia Lucida Amica è Dea incontrastata e superba. Guardi un pò per bene come la Carla Bruni ha scimmiottato Jackie nel look per il suo viaggio londinese. E poi, una spolverata di politica, niente figlioli all'Alitalia, per par condicio lui che non porta la fede e poi fine. Direi che con la cultura può bastare. Da qui, si svaghi. Cerchi schemi di maglia per tenere occupate le Sue illustri, operose manine, confezioni per le sue Mirabili Figliole un gonnellino traforatissimo per le serate al mare, previa, ça va sans dire, approvazione dai rispettivi Fidanzati. E compri, compri, compri, Dama Venerabile dello Shopping Estremo, chè le fanciulle di Zara, vagano meste sul Corso in cerca del suo viso tra la folla, che son giorni tre che non si presenta alle loro casse. Per non parlare delle Sister Berry, orsù, non le faccia stare in pena, un pantalone estivo ben nasconderà l'odioso ematoma, a patto, come non pensarci, che non sia Capri. Lei ordini al telefono. Io le farò una panoranica della vetrina, gliela invio col Blackberry in tempo reale, ed Ella riemergerà dal noioso staro malaticcio e imprecante e rifiorendo a nuova, beata vita. Quando poi anche la pratica dello shopping on demand L' avrà annoiata, beh, può sempre impiegare il Suo tempo a lucidare le perle. Fino a dopodomani, stiamo a posto.

26 marzo, 2008

Senza panna.

Oh no che non è mica una casa di zucchero filato, certo che non è tutto zucchero e miele, qualche volta ci sono dei bei bicchieroni di acido alla spina, così, che si cacciano giù tutti d'un fiato. Oh, certo che non è il Mulino Bianco, con la mamma sempre bellissima e mai sbattuta, mai arrabbiata, mai un bufalo, mai fraintesa. No che non è tutta panna montata, la stessa da tuffarci le fragole, quella che si fa nel Kitchen Aid e poi si passa per bene col dito tutt'intorno e si lecca pure il cucchiaio per non sprecarne nemmeno un pò. No che non è tutta una melodia, tutto un violino e campanellini e cosine e bacini e ciccì e coccò. No che non è tutto una passeggiata fra i fiori, gli uccellini a cinguettare, le stelle e la luna. Qualche volta uno si arrabbia pure, qui dentro. Qualche volta la mamma certo che rimane bellissima, non sono tutte belle le mamme del mondo? ma qualche volta, ecco che la mamma, che è un tantino sbattuta, si arrabbia un pochino, ma solo un pochino piccino picciò, e diventa un bufalo, ma un piccolo bufalo piccino picciò, e se è fraintesa la mamma si incazza, ossì che si incazza, eccome che si incazza e va bene che non si dice, ma insomma non c'è un sinonimo a s'incazza. E allora,eccolo lì, leggiadro e dolcissimo, arriva un vaffanculo, sibilato, sussurrato ma nemmeno tanto, così che si possa sentire per bene. Non c'è modo di trattenerlo, lui esce e vola via. E nemmeno serve la panna montata.

Love Boat.



L'unica cosa davvero degna di nota era che la nave era tutta viola. Viola i divanetti, le poltroncine e la moquette. Per il resto, un vero, inimitabile, incommensurabile de-li-rio! Partiti con non ricordo quante ore di ritardo, un mare da Tempesta Perfetta, un mal di testa feroce, di quelli che ti vengono una volta ogni due anni, forse tre, io non sto mai male, fisicamente, intendo, sono, quel che si dice, un tipo tosto, non ho quasi mai il raffreddore, men che meno il mal di gola, non sono intollerante a niente e se lo fossi non lo so, sono allergica all'Aspirina, soltanto, quella con Vitamina C, che ho preso per vent'anni, credo e poi, all'improvviso, voilà. Ma, a parte questo quadro clinico improvvisato, direi che è stato un viaggio da dimenticare. Onde e onde, nausea nessuna e a nessuno, per fortuna, i miei figlioli e il mio Sposo uomini di mare, sono, pure la Princi che, in mezzo al mare ha pure trovato il tempo di guardarsi una puntata di Amici e di rifare un balletto nel corridoio con una bambina trovata lì per lì, Aspetta Che Passi l'Onda, diceva aggrappata al corrimano del corridoio, sotto lo sguardo nauseato (per forza) e un pò invidioso delle comari che si recavano caracollanti verso il bagno a...a....beh,non proprio ad incipriarsi il naso. Io lì, raggomitolata alla bell'e meglio sul viola divano, non proprio in formissima, perciò, mi dico, quasi quasi mi faccio un giro in infermeria. Sono stata una fanatica di Love Boat, e chi non lo era, all'epoca?Il Medico di Bordo, ussignur, beh non era proprio un figaccione, diciamocelo, ma assomigliava vagamente a Mago Merlino, sulla settantina, un forte accento genovese e l'aria più scocciata che porfessionale. ma come, e il Capitano Stubing? Morale: una stupida tachipirina che mi ha fatto come un bel bicchiere di latte e menta. Ho sofferto in silenzio. E adesso, bella fresca e pimpantissima, l'emicrania dimenticata per i prossimi 3 anni, il viaggio verso l'isola in diurna pure, bell'e pronta per una bella settimana che è quasi a metà. Giri in giro stamattina, e giri in giro nel pomeriggio. Un ritorno alla vita normale, insomma, dopo Il Grande Fratello con la mia famigliola sull'isola. Non che mi dispiaccia, certo. Però, questo viaggio caracollante in fondo, non è stato nemmeno male. Sarà perchè la canticchiavo fra me e me...





Però e nonostante, sob, del Capitano Stubing nemmeno l'ombra.

24 marzo, 2008

Baci da qui.



Che io, così, a memoria, non è che proprio mi ricordassi un tempaccio del genere. Beh, sì, forse a pensarci quella volta che avevo soltanto due bambini, due deliziosi maschietti di tre anni e uno, che venivamo già qui ma eravamo in un'altra casa e un freddo ma un freddo, e mi ricordo che i due avevano le tute uguali rosse e blù e le Superga verdoline ed erano così carini, ma così carini. Ecco, sì, ora mi ricordo bene, che dal freddo che faceva avevamo acceso il forno tutto il giorno, ma che bella vacanza è stata, anche quella, anche se i grandi non c'erano e la princi nemmeno, non ancora, ma insomma, che bello che è stato. Non ci samo fatti mancare proprio niente, vento e pioggia, e nemmeno una manciatina di grandine, dai, già che c'eravamo. Ma bello lo stesso, questo si sa. Abbiamo avuto tempo per tante cose, di studiare, persino, di leggere e di fare altri progetti, spostare un muro, una lampada, sta meglio così, no, meglio cosà. E persino adesso, che Maddalena è illuminata come un presepe, che le nuvole questo vento le sta portando via, e il mare è ancora rabbioso e leggermente alterato, adesso abbiamo avuto anche il tempo di cercare nella scatola delle fotografie e trovare, ma guarda un pò, quei due bambini là.

22 marzo, 2008

Alta gioieilleria.

Una delle meraviglie del mondo è costituita dall'avere un sacco di tempo a disposizione e nessun impegno, di nessun genere, che non sia salutare qualche amico infreddolito come noi, comprare i giornali, fare niente o quasi. Piove e piove e ancora piove, un pò smette e un pò diluvia, e pensare che molti si sono preoccupati di farci sapere, con un pizzico di cattiveria, che lassù a casa c'è un sole da spaccare le pietre. Non fa niente. Noi qui si sta e bene anche. Nonostante il freddo e la pioggia, si riesce anche a realizzare delle cose semplici e carine, una collana, per la precisione, adocchiata tempo fa su Ravelry, grazie a Clarissa, che la annoverava tra i suoi preferiti. Così, un giro in ferramenta per munirsi dei famosi cerchiolini di plastica e via, la prima collana della Princi , interamente fatta dalla sua mamma, sta prendendo vita via via. Certo, la tecnica è da affinare, per esempio come assemblare nel modo più omogeneo possibile i cerchiolini debitamente rivestiti all'uncinetto. Ma il risultato è grazioso. Già pronto un progetto Total Black, da indossare con un tubino discreto o una scollatura generosa. Che piova pure, se vuole.

21 marzo, 2008

Brrrrr.....


Un gelo polare. Vento che fischia e che sbatte. Il mare un pò imbufalito, in realtà, e di un colore rabbioso e insolito. Ma che bello, però. Che verde che c'è, e che nessuno che c'è in giro, e che belli i negozi quasi deserti e i pochi turisti, intabarrati come a Natale, andiamo a comprare delle coperte, a casa geliamo. Noi si sta benissimo, invece. Certo, fa freddo eccome, ma insomma, è così bassa la Santa Pasqua quest'anno, lo dicono anche qui, e poi che bella vacanza questa, che siamo tutti tutti, che certo, ci vuole una seduta di yoga ogni volta, e incrociare le gambe e fare gli occhielli con pollice e indice e dire ooohmmmmm ooohmmmmm, e contare fino a duemila, e sentire il Buddha Bar a stra-palla, ma che bello però. Che non abbiamo un orario nè per pranzo nè per cena, che leggiamo e chiacchieriamo e siamo avvoltolati nelle coperte di pile, e nei sacchi a pelo, è attrezzata, questa casa, anche per l'invasione degli ultracorpi. Ci sono provviste, un pane che sta lì, a lievitare beato, e tu guardi fuori e pensi, ma com'è possibile che ci si possa rosolare al sole a picco, qua fuori, e che adesso faccia un freddo così. Quest'oggi, tra un pò, temerari fino alla spiaggia, ci vorrebbero le tonnellate di cuffie di lana che ho prodotto quest'inverno, ma è un attimo, signora mia, mi dia un gomitolo e due ferri, gliene faccio una dozzina, con tutto il tempo che ho, ma mi dica un pò bene, e che problema c'è?

18 marzo, 2008

Da curare.

Belli da morire. Così, a manciate, tutti insieme, assolutamente inutili perchè troppo grossi o troppo piccini, ma lucidi, nuovi, mescolati, spaiati, trasparenti e viola, viola, viola. Li ho comprati per pochi euro e adesso eccoli qui, arrivati puntuali dentro una busta con le bolle, ben divisi nei loro sacchettini un pò polverosi, forse arrivano da un cassetto che sa di stantio, di una merceria che sa di stantio anche quella, ne abbiamo una in città, ancora con il metro di legno, la proprietaria che ha l'età degli scaffali, lenta come la Quaresima, che vende le calze alle dame che a nominar loro Calzedonia fanno una smorfia di disgusto. La merceria che vende la qualunque cosa.Le scatole degli spilli. E i giochi di ferri per fare le calze. E l'elastico per le mutande, c'è ancora qualcuno che cambia gli elastici, o meglio, che usa mutande cui si cambiano gli elastici, non è mica da tutti, sa? I miei bottoni sono qui, dentro al vasone della marmellata debitamente ripulita, faranno compagnia a quegli altri che ho comprato tempo fa. Bottoni, che grandissima magia infilarci la mano, fanno un rumore che non si descrive, non sai se sia come di monete, o di sassi o di tutti e due insieme. Una gioia per gli occhi. So già che qualcuno lo userò, inventerò delle cose carine, impreziosirò i miei famosi portafazzoletti che vanno a ruba fra le mie amiche, uno per colore, regalati, per forza, mica venduti, non si vendono le cose alle amiche, si regalano eccome. Anzi no, mi faccio dare 50 centesimi, i fazzoletti, si sa, portano sgarro, anche quelli di carta a quadrettini, con le farfalle, le caramelle o i disegni di Klimt. Adesso, resi più cool da con questi bottoncini meravigliosi, saranno ancora più preziosi. Benebenebene, meditò ella lisciandosi il mento e socchiudendo furbescamente gli occhi, posso aumentare l'importo dell'offerta. Idea geniale. Perciò, spiacentissima, Amiche Carissime Vicine e Lontane. La prossima volta che avrete in regalo dalla Medesima un simile oggetto confezionato con raria maestria, ricercatezza e mestiere, bene, allungate a piacer vostro una bella banconota. Meglio se viola. Sapete bene, è il mio colore preferito!

17 marzo, 2008

L'insalata era nell'orto.


Certamente non nel mio, dacchè io non ho mai posseduto un orticello, per i motivi che sappiamo. Però, ieri, ho ricevuto in dono una gerla di insalatina freschissima, di quella che ha un'aria di salute soltanto a guardarla, non già come quella tristissima delle buste al supermercato, che in effetti sto cominciando a patire un pochino. Solo, che scoperta, questa qui buonissima ci vuole tempo a pulirla, e qualche volta, una busta raminga di cicoria nel frigorifero costituisce una salvezza se arrivo trafelata e mi risolve con brillantitudine la vicenda alla voce Contorno. Semprechè, nella suddetta busta raminga, non si siano nel frattempo insediate colonie di bacilli, microbi, batteri e scolopendre, grillitalpa e vermiciattoli, che le foglioline non abbiano subito una misteriosa metamorfosi e appaiano come mollicci composti nero verdastri, o giallognoli, nel migliore dei casi. Così, stamattina, nel silenzio della mia linda cucina, mi apprestavo con solerzia a pulire la tonnellata di insalatina, armata dei miei bei guantini violacei a proteggere le manine laboriose. Pulire l'insalata è terapeutico. Mi sa che la mia Amica del Gossip, donde proviene questa fornitura di vegetali, e, adesso che ci penso, pure i guanti violacei, lo ben sa che tale pratica rilassa e distende, e perciò l'omaggio aveva ben il suo preciso scopo. Ma, riflettendo un istante, proprio io che ricamo e lavoro a maglia, e questo, rilassa. Proprio io che trovo rigenerante una passeggiata in collina, innaffiare le violette, cucinare per plotoni, inventare cose e cose, e di queste pratiche non me ne faccio mancare nessuna....Proprio io che faccio ognuna di queste cose rilassanti, possibile che sia sempre schizzata uguale?

16 marzo, 2008

La festa.

E' stato divertente. Gradevole. Da quelle parti, quando si organizza una festa, è tutto un dispiego di forze culinarie mica da ridere. Siamo in 40? E che problema c'è. Mi piacciono le feste dove si arriva coi vassoi, la carta stagnola, i contenitori di casa, dove ognuno porta qualcosa. Mi piacciono le feste dove si chiacchiera, un pò di qua e un pò di là, e anche se non sei proprio così in forma, così ciarliera e così brillante, dai, che non fa niente. Io sto bene lì, anche quando non sto bene da nessun'altra parte del globo terracqueo. Così, a chiacchierare delle feste fatte in quello stesso posto ma una trentina di anni prima, che il mio Sposo sorride e mi dice, sembrate reduci dalle Crociate, ma ancora, non fa niente. Sono strani legami che mi legano a questi posti e a queste persone, così leggere, così belle da vedere, così lucide, non so come dire. La Festeggiata, strepitosa col suo defilè di biancheria intima avuta in regalo, da sopra i vestiti, per carità! la Doc, che secondo me, non vista, ha preso nota di tutto, la musica, le chiacchiere, le cose semplici che mi fanno così bene quando sono qui. E prima di venire via Qualcuno mi ha detto Sei Stanca, Vero? Il brutto di questi qui, è che proprio non puoi nascondere niente. Ed è per questo che li adoro.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...