E alla fine sono a casa, due giorni di piccola vacanza, di una Roma calda e primaverile e lenta e caotica, rumorosa e silente come solo Roma sa essere, e così bella, sempre. Torno a casa, che tanto c'è da fare, altro che stare in giro a fare la scema, ma quale scema, ho incontrato persone così speciali, donne così belle, che siamo state a parlare delle ore, a prenderci sottobraccio e a ridere come fossimo cognate ad una festa, hanno attraversato per me il traffico e la città, mi hanno accompagnato nei deliri delle strade, fatto piantine su fogli giallini a righe, per paura che mi perdessi, chiamato poi, per sincerarsi che non fossi finita chissaddove. Torno a casa, dopo la Rai e dopo il sole, torno qui, se la sono cavata così bene ma hanno una specie di muso verso di me, sei tornata? ah, bene, ma nessuno di loro ha voglia che me ne vada ancora, eppure forse succederà, non subito certo, ma succederà, per poco, certo, ma succederà. Non sono convinti, non la sono nemmeno io, e mentre mi giro nella testa la lista delle cose da fare e realizzo che nessuna di queste mi piace almeno un pochino, che avrei da scrivere e da leggere e da organizzare quel Camp di cui si parla da un pò, e forse, da organizzare per bene e daccapo c'è soltanto il mio frigorifero, la mensola del bagno, il cassetto dei rossetti e tutta la mia vita, penso a come mi sento, opaca dopo aver brillato, ferma dopo aver corso, impantanata dopo aver volato.
1 commento:
Ciao, scriverai anche solo ciò che ti succede, come m'hai detto, ma io non so' scrivere così.
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