14 novembre, 2006

Ode al pavesino.



Lo adoro. Lo amo. Mi fa tenerezza, anche. L’avulso Pavesino, il povero diavolo d’un Pavesino, un po’ sfigato, si può dire? Il Pavesino non piace a nessuno. E’ il compagno di scuola del terzo banco, quello che non noti quasi, perché non è il secchione del primo e non il furbastro dell’ultimo. Sta lì. Senza pretese, ti guarda dallo scaffale e ti dice, ma dai, ma perché non mi compri nemmeno oggi? Pavesino, ti scongiuro, non fare così, tu non puoi tendermi simili trappole, che sono di fretta e mi sono dimenticata la metà delle cose e non ho tempo di tornare indietro, ho un carrello che pesa quanto una Smart e sono qui ai biscotti per comprare….oh, Cielo, le Macine, i Pan di Stelle, per non parlare dei ruvidi Molinetti e dei sublimi Digestive e tutti quei biscottini che, non offenderti, sanno di qualche cosa. Sai, tengo famiglia, e devo accontentarli tutti, ma ho il cuore tenero e non sono mica sorda alle richieste dei biscotti bisognosi. Io sono super partes, mi nutro a colazione di due assurde fette biscottate, non faccio testo. Ma faccio affari. Così, io e il Pave, ( e sì, signora mia, siamo entrati in confidenza) abbiamo fatto un patto. Io continuerò a comprare burrosissimi e cioccolatosissimi biscotti per i maschi di casa, e serberò un pacchetto di Pavesini solo per la mia colazione e per gli attacchi di sbrano. Il Pavesino, lo sanno tutti, è un biscotto riconoscente. Considerato il suo insignificante contenuto di calorie, mi regalerà alla prossima estate un fisico da very top, cosce affusolate e un sedere, con licenza parlando, che avrà il suo bel perché. Bene, dove firmo? Siglato l’accordo, ma a firmare spostiamoci. Non vorrei che quel curioso Savoiardo, acerrimo nemico del Pave, vedesse la scena. E allora sì, che sarebbero guai seri!

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