Non voglio che ci sia nessuno con me, esattamente come nessuno ha voluto me. E' da qualche giorno che lo dico, ci vado domani, no, dopodomani, e non ho mai trovato il momento giusto, se un momento c'è, per queste cose. Così, ci vado stamattina. Vado ma non mi piace. E' qualcosa che mi schiaccia, ancora, nonostante tutto il tempo che è passato. E' un dolore che non passa, si attutisce, forse, e a volte nemmeno ci pensi, è lì, in un angolo e ogni tanto si sente. E andare al cimitero, come si deve in questi giorni, non è che farlo uscire, saltar fuori, premere la matita sul foglio fino a quando il segno che ne esce è più spesso e più nero. Piove. Piove di un dolore antico eppure così vivace, piove di magoni ingoiati, di lacrime cacciate giù, ma dove vanno davvero a finire le lacrime che non si piangono? Piove di un ricordo che strugge, di un buco nel cuore, di fiori troppo profumati, di passi su quelle scale, i gradini ad uno ad uno, fatti piano, leggeri e ogni volta è come quella volta, ogni giorno come quel giorno. Ho amato e odiato questo posto, a tempi alterni. Mi piaceva col sole, venivo qui e chiacchieravo, un pò più di un bisbiglio. Qualcuno deve avermi preso per scema. Adesso, invece, mi fa male. Che strano, però, sono grande, adesso, è passato così tanto, avrei dovuto farci l'abitudine. Si può fare l'abitudine ad un amore che và via? Così, resto qui, come mille altre volte e prego, forse, se i pensieri che mi escono possono dirsi preghiere, e ho un senso di rigidità e insofferenza e infinita nostalgia. E di abbandono, anche. Ci vengo sola, senza i miei figli, adesso. Perchè, anche se nessuno mi ci fa sentire e me lo ricorda, io, qui davanti e solo qui , sono figlia. Ancora, figlia. 31 ottobre, 2007
Figlia.
Non voglio che ci sia nessuno con me, esattamente come nessuno ha voluto me. E' da qualche giorno che lo dico, ci vado domani, no, dopodomani, e non ho mai trovato il momento giusto, se un momento c'è, per queste cose. Così, ci vado stamattina. Vado ma non mi piace. E' qualcosa che mi schiaccia, ancora, nonostante tutto il tempo che è passato. E' un dolore che non passa, si attutisce, forse, e a volte nemmeno ci pensi, è lì, in un angolo e ogni tanto si sente. E andare al cimitero, come si deve in questi giorni, non è che farlo uscire, saltar fuori, premere la matita sul foglio fino a quando il segno che ne esce è più spesso e più nero. Piove. Piove di un dolore antico eppure così vivace, piove di magoni ingoiati, di lacrime cacciate giù, ma dove vanno davvero a finire le lacrime che non si piangono? Piove di un ricordo che strugge, di un buco nel cuore, di fiori troppo profumati, di passi su quelle scale, i gradini ad uno ad uno, fatti piano, leggeri e ogni volta è come quella volta, ogni giorno come quel giorno. Ho amato e odiato questo posto, a tempi alterni. Mi piaceva col sole, venivo qui e chiacchieravo, un pò più di un bisbiglio. Qualcuno deve avermi preso per scema. Adesso, invece, mi fa male. Che strano, però, sono grande, adesso, è passato così tanto, avrei dovuto farci l'abitudine. Si può fare l'abitudine ad un amore che và via? Così, resto qui, come mille altre volte e prego, forse, se i pensieri che mi escono possono dirsi preghiere, e ho un senso di rigidità e insofferenza e infinita nostalgia. E di abbandono, anche. Ci vengo sola, senza i miei figli, adesso. Perchè, anche se nessuno mi ci fa sentire e me lo ricorda, io, qui davanti e solo qui , sono figlia. Ancora, figlia. 30 ottobre, 2007
Son domande.
Perchè quando piove la gente rincitrullisce?
Perchè sulle strisce pedonali attraversano uno per volta e tu stai lì delle mezz'ore ad aspettare che passino tutti?
Perchè i carrelli del supermercato sono sempre pieni di porcherie?
Perchè se digiti su Google "Seppie coi piselli" salta fuori la pubblicità di capsule atte ad aumentare il volume dell'attributo maschile?
Perchè se chiedi a qualcuno Come Stai? ti risponde di sicuro "Sempre di Corsa"?
Perchè il 31 di ottobre sono già lì ad allestire luminarie e qualcuno mi ha chiesto anche che cosa faccio a Capodanno?
Imbambolata.

25 ottobre, 2007
Lesson number one.
Un'autoreggente ci salverà.

24 ottobre, 2007
Lezioni di volo.

Il ferro da stiro.

22 ottobre, 2007
Che ne sarà di voi.
21 ottobre, 2007
Se è domenica.

19 ottobre, 2007
Josephine.
Quanto alla location, beh, le immagini parlano da sole. E' un ambiente che è anche bello da guardare, seguendo con gli occhi la moquette dorata fin sotto i mobili, i divani da sprofondarcisi sopra, le candele dentro al camino, le lampade retrò. E' un salotto, certamente, ma anche un fine ristorante, dove si possono trovare vini piemontesi e piatti del territorio semplici ed eleganti, agnolotti divini e pollo alla cacciatora, per cominciare, e golosi dolcetti, per finire. Sta diventando un cult, in una città dove ogni novità viene accolta storcendo il naso, questa isola di buon gusto e raffinatezza fa parlare molto di sè. Un grazie speciale a Daniela, attenta padrona di casa, che ha aperto le porte del suo salotto soltanto per noi. Ma, promette, lo riaprirà ogni mese. E ogni martedì, a partire dal 23 ottobre con serate di musica e arte. Eravamo qui per lavorare a maglia e quante cose abbiamo scoperto. Ma guarda un pò.
Il Salotto di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
Tel. 0131 253971
18 ottobre, 2007
Purple meme a sorpesa!
Potevo sottrarmi?
17 ottobre, 2007
Ode al Cannolo.
Si fa presto a dire cannolo. Tutte le pasticcerie dello stivale producono due cose: i baci e i cannoli. Di baci so poco: due parti perfette che custodiscono un dolcissimo ripieno, baciandosi, appunto. Ma questo cannolo qua è una vera istituzione. Reperito con facilità nella pasticceria cittadina più famosa, possibilmente la domenica mattina, che entri e prendi il numero e aspetti e lanci occhiate oblique a chi ti sta davanti e preghi in cuor tuo che non si portino via tutti quelli alla nutella, che a casa aspettano soltanto quelli. La clientela della Antica Pasticceria è variegata: donnine appena uscite dalla Messa in Duomo, mamme con fanciulli, futuri generi invitati al desco della famiglia della futura sposa. E per la prima volta. Religiosamente, si porterà il pacchettino avvolto in carta candida e nastro giallino fino all'automobile, per riporlo con grande cura sul sedile anteriore, accanto ai giornali. Il cannolo si consuma come un rito, la domenica dopo pranzo. E’ l’unico dolce al mondo che non ha bisogno di tanta coreografia: anche il vassoio di cartone ondulato della pasticceria medesima andrà benissimo, tanto, nessuno osserverebbe il piatto d’argento o di design. Gli occhi, infatti sono tutti per lui. Il cannolo viene generalmente consumato in multipli di 3. Uno non basta. Coi suoi innumerevoli i gusti, dalla crema al cioccolato, dal moscato alla nocciola, il cannolo si afferra con due dita e si gusta in due bocconi: uno per dividerlo a metà, e l’altro per finirlo, masticando con grazia, per gustarlo fino in fondo, un attimo prima di servirvi del successivo. So per certo che alcuni luminari lo prescrivono ai loro pazienti come terapia antidepressiva, gusti a scelta, ma è la nutella il gusto più richiesto. Utile anche per sedare incazzature di vario genere, magoni latenti e neutralizzare giornate un po’ così. Consumatelo con serenità, esportatelo alle cene fra amici fuori dalla provincia e perchè no, dalla regione. Certo, le calorie sono notevoli, ma suvvia, domenica è sempre domenica. E poi, ve lo dico sottovoce, se farete un pò di attenzione e vi muoverete con circospezione, nessuno potrà mai cogliervi in castagna. Né trovare indizi. Un vero cannolo che si rispetti non fa briciole. Che grande invenzione.
Pasticceria Zoccola
Il collezionista di sciarpe.
Non l’avessero mai fatto. I miei figli hanno scoperto le sciarpe fatte a mano. Che mi piaccia dilettarmi con lane, aghi, ferri da maglia, tele da ricamo e uncinettame vario, è cosa ben nota, oramai. Trovo l’intera vicenda molto rilassante, creativa, e anche terapeutica. I pensieri che saltano fuori da una mezz’ora di diritto e rovescio, signora, lei proprio non se li immagina. Ad ogni buon conto i miei figlioli avevano, anni addietro, issato la bandiera della protesta: non vogliamo più le maglie fatte da te, chè a scuola ce le abbiamo soltanto noi, perciò giuriamo e spergiuriamo di indossarle soltanto per sciare e/o per le visite al ghiacciaio. Fine del comunicato. Così, avevo temporaneamente sospeso le mie produzioni. Ho detto temporaneamente. Già perché adesso ho ripreso alla grande. E’ stata la Princi Gomitolo a dare il via. Vedendo la sciarpina violacea che mi stavo confezionando da me sola e per me sola, ha arricciato il naso: carina! Ne fai una anche a me? Beh, dico, una sciarpa per una bimba mi porterà via non più di un paio d’ore, considerando il numero dei ferri, diciamo un bel 6,5. Confezionata che l’ebbi anche per la princi, ecco il medio e poi il grande e poi il grande grande, anche a me, anche a me, manco fosse l’assalto al forno di Milano. Devo dire che brava son brava, e che chi si loda s’imbroda e che tanto và la gatta al lardo e ccetera eccetera. In fondo, la sciarpa è decisamente l’articolo che dà più soddisfazione: si và veloce, ci vuole poca lana, e, per me che voglio tutto e subito, è finita in fretta. Ma ne vogliono davvero una per colore, tanto che sospetto fortemente che abbiano impiantato una sorta di mercato parallelo nel cortile del liceo. Ma che importa, in fondo. Io sferruzzo, penso e mi rilasso. E loro, belli come il sole, si portano a spasso un costante abbraccio della mamma. Forse, lo sanno anche loro.
15 ottobre, 2007
Knitting Club.

13 ottobre, 2007
Attenta, mamma.
Non so se chiamarlo strano meccanismo. O intercambiabilità dei ruoli. O eccesso di zelo. E di amore, anche. Ma il saluto che mi ha fatto il Piccolo Liceale l'altro giorno e per due volte di fila, mi ha fatto pensare. In una delle mie dozzine di uscite dalla porta di ingresso, per prendere questo/a, riportare quello/a, al mio urlo dal basso IO VADO!!! ho sentito rispondermi dal loggione, OK MAMMA, STAI ATTENTA. Attenta. Attenta. Me lo sono ripetuto per un pò lungo la strada. Che suono speciale, che significato celeste, in senso di del cielo, che strano, infinito calore ho sentito tutto addosso e dentro. Attenta. Lo dici sempre a noi, a me in particolare, che la scuola nuova e i compagni e le mille insidie che, è noto, ha un liceo nei primi quindici giorni. Lo dici anche se non c'è motivo, lo dici come un mantra, forse più a te che a me, a noi, e lo declini, stai attento, non fare cretinate, mi raccomando. Stavolta, mamma, mi raccomando io a te. Attenta a cosa. Alla strada, per esempio. Anche se la sai a memoria. E attenta agli altri. Attenta a non scivolare se piove, non inciampare nel marciapiede, attenta ai buchi delle strade, ai colpi di freddo, alla tosse e ai gerani che cascano dai balconi. Attenta, ai ragni, a non pungerti con l'ago, a non bruciarti col forno, attenta e basta. Ci starò, piccolo principe, ci starò eccome. Anche ai furbi e agli ignoranti e ai merdosi, a quelli che non sorridono mai, che non cantano mai, che non fanno mai un regalo. Come questo che hai fatto a me. Mi hai ricordato che sono io sulla porta, con la merenda in mano e tu con la felpa di traverso e i libri e il diario e lo zaino e di corsa, e tuo padre che aspetta. Mi hai ricordato che sono io la sera, noiosa fino alla nausea che vi vengo a dire, spegnete che è tardi e voi, ancora un secondo il film non è ancora finito e poi domani entro alla seconda ora. Io, che raccolgo le confessioni appena prima di dormire, seduta al bordo del vostro letto, e vi guardo, e mi dico ma che belli questi due. Mi hai ricordato chi sono, custode di questo impero, a capo di questo esercito di soldatini che troppo presto diventeranno ufficiali, regina incontrastata di questo regno. Sono io. E se qualche volta mi viene da pensare a cosa succederebbe se, e come ve la cavereste se, e mi viene un magone che mi fa male e che mi sforzo di mandare via, tu abbracciami stretta, se sei vicino, e se non ci sei e mi rispondi dal loggione, urlami ancora una volta ATTENTA MAMMA. Ci starò, principe. Ci starò eccome.11 ottobre, 2007
Welcome back.

Quiero volar.

10 ottobre, 2007
Riedo.

06 ottobre, 2007
...nun fà la stupida.
Il tesoretto.

05 ottobre, 2007
Cercasi Silvia disperatamente.

04 ottobre, 2007
La legge.
Va bene. Va bene così. Va bene che dormirei sempre. Avrei bisogno di vitamine. per capirci qualcosa. Ho un miraggio di vita semplice. Amish style. Vorrei poche, semplici cose. Vorrei imparare. Che le persone riservano sorprese e conigli nei cilindri e mantelli che rendono invisibili. O meglio, che li fanno sparire, puff! sparire da dentro, che è il posto più difficile da raggiungere e il più semplice da lasciare. Dura lex. Vorrei giorni scorrevoli, e pieni di quiete accesa e fantasia. Di campanelli, di violini, di rock e di gazzosa. E' l'autunno che mi fa essere così, sdolcinata e un pò melassa, e un pò mou sciolta dentro una tasca, o appiccicata ai denti, o un boero a luglio, quelli con la carta rossa da strappare dalla bacchetta nei bar. E un pò BigBubble sotto le scarpe, meglio se coi gommini, così ti fa un disastro nelle Car Shoes doratine, molto milanesi, molto cool, molto un cavolo, con la BigBubble sotto sono solo molto da buttare. Sono queste goccine che trovi di sorpresa sul terrazzo, lentiggini, quasi, ma come, sono uscita un attimo fa e c'era il sole, ho guardato per bene le foglie rosse della collina e mi sembrava che facesse così caldo, mi sono detta, che bello, ancora senza calze e anche un pò mi dispiace per quel cappottino bon ton che ho comprato e che ancora non metterò, ma insomma, va bene. Sono da odore di naftalina, sono da coperta, sono da divano e cioccolata, in questi giorni, sono di libro e thè zuccherato, con uno zucchero speciale, che lo Zefiro non basta più, ci vuole l'eccellenza anche nelle cose più semplici. Voglio gomitoli e confidenze, voglio nuovi pensieri con gli amici di sempre, e anche amici nuovi nuovi,ancora da scartare. Voglio sentirmi in pace, raccontarmi una storia, pensare che tutto quello che desidero è qui. E ho la smodata, assoluta presunzione di volere essere felice, felice, felice ad ogni costo, felice nonostante, felice e basta. Scomoda, troppo sorridente, troppo entusiasta, troppo atteggiata, troppo agghindata, troppo di tutto. Ma che m'importa, in fondo. La mia legge non permette scivoloni. Molto dò e molto pretendo. E a chi molto sorride, molti sorridono, ci avete mai fatto caso? Lo so, non sono di facile interpretazione. Sed lex.03 ottobre, 2007
CIN-QUE-CEN-TO!!!!!!

02 ottobre, 2007
E buon.

01 ottobre, 2007
Ottobre.
Ho da sempre la mania del primo del mese. Non so, è come se iniziasse qualcosa di nuovo ogni volta, che settembre ci aveva già così stufato, se non altro per le chiacchiere del niente, Non so Più Come Vestirmi, con la Maglia Ho Caldo e Senza Ho Freddo, alla gente, bisognerebbe avere il coraggio di dire, Ok, Ma Chi Te Lo Ha Chiesto? Il primo del mese, di qualsiasi, schiude per me un pacchettino di cose nuove, buoni propositi, magari, tornare in palestra, bleah, riordinare i cassetti, doppio bleah, finire finalmente il maglioncino celeste della Princi, che già ho una lista di richieste di sciarpe e golfini che nemmeno Missoni. Già, a Villa Villacolle, sono iniziate in questi giorni le Grandi Manovre, facciamo così, qui mettiamo un divano, lì un tavolino, qui spostiamo. Io mi limito al software: acquisto poltroncine ai mercati e magari qualche vaso. L'Ingegneristico Consorte, invece, passa all'hardware. Sì, ma se sfondiamo questa parete qua, e poi cartongessiamo di là, e poi buttiamo giù questa e la facciamo più bassa....Forse abbiamo voglia di cambiamenti, un pochino, mica tanto, e magari basta una passata di colore alle pareti, delle fodere nuove per le centinaia di cuscini, un candelabro di design, una vecchia foto color seppia sul camino. Ottobre porta grandi novità, questo non è mistero per nessuno. Porta funghi e cstagne e maglioni che pizzicano. E odore di naftalina, un pò. Non è triste come novembre e non è caotico e ingordo come dicembre. Ottobre è il mese mio. Sì, perchè insieme alla polenta e alle foglie che scricchiolano e alla nebbia e alla pioggerellina e ai piumoni, porta in dono una candelina sulla mia torta. Domani, però. Oggi mi godo in santa pace questa vigilia, che è il giorno di San Remigio, che una volta era il primo di scuola. E mi guardo, un pò soddisfatta e un pò preoccupata, questa casa che un pò si trasforma. Chi è che diceva La felicità è fatta di piccole cose ? Ecco, uguale.Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
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Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...

