30 gennaio, 2010
La lavagna della cucina.
From Ireland.
29 gennaio, 2010
Scialla.

28 gennaio, 2010
Il giovedì.

27 gennaio, 2010
L'Inutile Aggeggio.
25 gennaio, 2010
La neve non bagna.

24 gennaio, 2010
Viscidi...ma saporiti!
22 gennaio, 2010
Bell'e sversa.

 
21 gennaio, 2010
Le lucciole nel bicchiere.

19 gennaio, 2010
...frivolafrivolafrivola...

18 gennaio, 2010
La visita di Tiberio.

La luna è una ciglia.

Che strano viaggio, nebbia sì e nebbia no, l’autostrada e le sue luci incerte, e poi brillanti, e poi di nuovo nascoste e poi ancora lucide. Nebbia e sereno, diavolo e acquasanta, cotone e inchiostro. E quella luna lì, una ciglia nel cielo, una virgola, un apostrofo, mezzo bordo di un bicchiere, un anellino spezzato, così, di malavoglia. Che luna sarai mai se nemmeno ti si può guardare, ci sei o fai finta, ci sei o ci fai, che stupida sei se nemmeno sei tutta intera, e ti nascondi nella nebbia, e anche quando la nebbia non c’è più si fa fatica a trovarti, ma come, era lì un secondo fa, ma è così sottile, così incerta, così fine e appena nata. Che strani i viaggi così, passi dal niente alle cose, dal nebuloso al chiaro, dall’indefinito al sicuro, dal mistero alla certezza. E non sai quale condizione ti piace di più, cosa ti affascina e cosa ti fa paura, dove ti piace di più stare, cosa vorresti non finisse mai, se una bolla di nebbia e di niente o se il buio lucido e brillante, il sereno perfetto di una sera d’inverno, dove puoi vedere le stelle dal finestrino e quella stupida luna così sottile e assurda che nemmeno sembra una luna.
15 gennaio, 2010
Sciocco scialle.
Silenzio e cucchiaini.
 Le mattine come questa sono senza inizio e senza fine. E' tutto un gran silenzio, un grande ordine tutto intorno, epperforza, ci si è stremati ieri a sistemare, riordinare, impilare, riporre. Non c'è niente da fare, viene da dire, ma si sa benissimo che non è vero, che le cose sono mille più mille più mille, ma ci si balocca un pò, si prende tempo, ci si dà tempo. Le mattine come questa sono preziose, hanno lo straordinario vantaggio di mettere in fila i pensieri, di fare piccolissimi progetti, di affrontare con calma e raziocinio tutto una serie di piccole grane, questioni da poco, guai di nessun conto o quasi. Ci si ferma un pò. Pericolosissimo. Quando ci si incaponisce su questa o quella sciocchezza, quando si insiste su una macchia che è già andata via, quando si riordinano i cucchiaini nel cassetto delle posate, cha fanno così un bel rumore, io lo so, è solo per prendere tempo. Solo per darsi tempo. Perchè c'è uno scatolone là fuori, di pensieri pesanti e di questioni, di cose cui non si ha voglia e si fanno cose inutili per non affrontarle. Potrei far sù gomitoli tutta la mattina, colorare coi pastelli, sgranare piselli se fosse stagione, o pulire fagiolini, con l'Amica giusta al telefono, mentre. O attaccare decalcomanie alle finestre, ma questo mi costringerebbe a guardare fuori e di guardare fuori non ne ho voglia. Resto così. Ho uno stupido scialle sul divano accanto al camino spento, le tazze e le briciole, a far cose serie ci vuol ragione, genio e sentimento e stamattina non ce n'è. Così, lascio il mio scatolone là fuori, e mi concentro, chissà chi ha fatto questa macchia sul divano, è finito il latte, dovrei tagliarmi i capelli, ma guarda un pò che disordine questi cucchiaini.
 Le mattine come questa sono senza inizio e senza fine. E' tutto un gran silenzio, un grande ordine tutto intorno, epperforza, ci si è stremati ieri a sistemare, riordinare, impilare, riporre. Non c'è niente da fare, viene da dire, ma si sa benissimo che non è vero, che le cose sono mille più mille più mille, ma ci si balocca un pò, si prende tempo, ci si dà tempo. Le mattine come questa sono preziose, hanno lo straordinario vantaggio di mettere in fila i pensieri, di fare piccolissimi progetti, di affrontare con calma e raziocinio tutto una serie di piccole grane, questioni da poco, guai di nessun conto o quasi. Ci si ferma un pò. Pericolosissimo. Quando ci si incaponisce su questa o quella sciocchezza, quando si insiste su una macchia che è già andata via, quando si riordinano i cucchiaini nel cassetto delle posate, cha fanno così un bel rumore, io lo so, è solo per prendere tempo. Solo per darsi tempo. Perchè c'è uno scatolone là fuori, di pensieri pesanti e di questioni, di cose cui non si ha voglia e si fanno cose inutili per non affrontarle. Potrei far sù gomitoli tutta la mattina, colorare coi pastelli, sgranare piselli se fosse stagione, o pulire fagiolini, con l'Amica giusta al telefono, mentre. O attaccare decalcomanie alle finestre, ma questo mi costringerebbe a guardare fuori e di guardare fuori non ne ho voglia. Resto così. Ho uno stupido scialle sul divano accanto al camino spento, le tazze e le briciole, a far cose serie ci vuol ragione, genio e sentimento e stamattina non ce n'è. Così, lascio il mio scatolone là fuori, e mi concentro, chissà chi ha fatto questa macchia sul divano, è finito il latte, dovrei tagliarmi i capelli, ma guarda un pò che disordine questi cucchiaini.13 gennaio, 2010
Acqua e menta.
 Ci sono dei pomeriggi così. Hai fame, hai sete, hai qualunque cosa. Fuori piove stupido, l'ho imparata oggi, si cerca in ogni modo di essere, comunque, ben disposti verso il mondo, le questioni, le cose. Sempre più difficile. Qualcuno ti consiglia un bel giro di saldi, così, ma l'hai già fatto stamattina con l'Amica delle Lampadine, quella che senza Victoria's Secrets non esce nemmeno a buttare l'umido, non so se mi spiego. O una bella tisana, ma non sono mica malata, e poi non ho tempo nè voglia di aspettare l'acqua che bolla e poi le mie tisane sono orrende, mi lascio attirare quando le vedo al supermercato e da lì sembrano tutte buonissime, con quei nomi così romantici, Tarassaco, Ribes Nero,Passiflora, Melissa*, no, quella no, che in grazia di Dio ne abbiamo già anche troppe di Melisse, nella casa in collina. Ciò detto, abbandonato nel lato del frigorifero, quello delle bottiglie, quello che hai dovuto ripulire l'altro giorno da una colata di ketchup chiuso male, il frigo degli orrori, visto così, appunto lì , occhieggiava una bottiglia di sciroppo di menta, quella che usano i miei scellerati figlioli maggiorenni per quell'intruglio buonissimo, alcoolicissimo, che va giù che è un piacere e che ti fa ridereridereridere, e dire scemenze una dietro l'altra e camminare malferma, e insomma, quello lì. Ancora non sono diventata alcoolizzata, e nemmeno potrei, vista la mia scarsissima reggenza (!) all'alcool. Ciò detto, presto fatto. Tazzona Starbucks di Parigi, acqua gelatissima, sciroppo di menta, appena appena, e diamoci questa botta di vita, questo sorso d'estate, altro che tisana tristerrima, l'acqua e menta mi salverà dalla malinconia, dalla stupidità della pioggia, dalla mestizia di non essere andata all'AperoKnit in collina a Torino e da mille e mille altre cose. Certo, però, un gocciolino di rhum, che mal può fare? Mojito, si chiama, ecco come. Ma si aspetti l'estate, ubriacarsi in inverno pieno non sta bene.
 Ci sono dei pomeriggi così. Hai fame, hai sete, hai qualunque cosa. Fuori piove stupido, l'ho imparata oggi, si cerca in ogni modo di essere, comunque, ben disposti verso il mondo, le questioni, le cose. Sempre più difficile. Qualcuno ti consiglia un bel giro di saldi, così, ma l'hai già fatto stamattina con l'Amica delle Lampadine, quella che senza Victoria's Secrets non esce nemmeno a buttare l'umido, non so se mi spiego. O una bella tisana, ma non sono mica malata, e poi non ho tempo nè voglia di aspettare l'acqua che bolla e poi le mie tisane sono orrende, mi lascio attirare quando le vedo al supermercato e da lì sembrano tutte buonissime, con quei nomi così romantici, Tarassaco, Ribes Nero,Passiflora, Melissa*, no, quella no, che in grazia di Dio ne abbiamo già anche troppe di Melisse, nella casa in collina. Ciò detto, abbandonato nel lato del frigorifero, quello delle bottiglie, quello che hai dovuto ripulire l'altro giorno da una colata di ketchup chiuso male, il frigo degli orrori, visto così, appunto lì , occhieggiava una bottiglia di sciroppo di menta, quella che usano i miei scellerati figlioli maggiorenni per quell'intruglio buonissimo, alcoolicissimo, che va giù che è un piacere e che ti fa ridereridereridere, e dire scemenze una dietro l'altra e camminare malferma, e insomma, quello lì. Ancora non sono diventata alcoolizzata, e nemmeno potrei, vista la mia scarsissima reggenza (!) all'alcool. Ciò detto, presto fatto. Tazzona Starbucks di Parigi, acqua gelatissima, sciroppo di menta, appena appena, e diamoci questa botta di vita, questo sorso d'estate, altro che tisana tristerrima, l'acqua e menta mi salverà dalla malinconia, dalla stupidità della pioggia, dalla mestizia di non essere andata all'AperoKnit in collina a Torino e da mille e mille altre cose. Certo, però, un gocciolino di rhum, che mal può fare? Mojito, si chiama, ecco come. Ma si aspetti l'estate, ubriacarsi in inverno pieno non sta bene.12 gennaio, 2010
Male non sto.
 Nel senso più preciso del termine. E' strabiliante come il solo posporre la negazione faccia prendere alla frase già tutta un'altra piega. Sì, perche NonStoMale, non è proprio uguale a MaleNonSto. la sfumatura è lievissima, si avverte appena, è così, in equilibrio, come quelle cose che sai di sapere, ma che non riesci a spiegare, cioèadire, mi è chiaro il concetto ma non so esprimerlo. Ecco. Male non sto, in effetti, perchè oggi ho fatto tutto con una lentezza accesa, cercando di non inziare mille cose insieme, una per volta, con calma, mi sono un pò coccolata, ammansita, addomesticata, io selvatica che non sono altro, qualche volta. Male non sto, ed è uno stato che non mi dispiace, che non vuol dire necessariamente che mi piace, ma il fatto che non mi dispiaccia me lo fa piacere, mi rende tranquilla, con le cose che conosco a memoria, la mia casa in ordinissimo, una volta tanto, il caldo, le finestre, le cose. Mi mantengo in superfice, rimango nel piccolo microcosmo che mi fa sentire protetta e al sicuro, non mi avventuro in sentieri complicati e scoscesi, cerco, semplicemente, di non pensarci troppo sù, di non farmi le menate, si dice così, di essere un pò più leggera e svolazzare, senza andare sulla luna, canticchiare senza urlare, scivolare senza cadere. E' così trasparente il mio universo, così liquido e perfetto che è così bello da guardare, così rassicurante e avvolgente. Si galleggia, in questa bolla di cristallo, e tutto è fermo e un pò magico, un privilegio. Certo, a scuoterlo un pò succede il delirio, non ti ci ritrovi, tutto è confuso e si confonde, e i fiocchi girano e girano e si muovono scomposti come le anime del Paradiso, ma tu, aspetta un secondo, è così che funziona, scuoti pure se vuoi, per il solo gusto di vedere poi i fiocchi posarsi sul fondo e il tuo mondo tornato, in un attimo, limpido com'era.
 Nel senso più preciso del termine. E' strabiliante come il solo posporre la negazione faccia prendere alla frase già tutta un'altra piega. Sì, perche NonStoMale, non è proprio uguale a MaleNonSto. la sfumatura è lievissima, si avverte appena, è così, in equilibrio, come quelle cose che sai di sapere, ma che non riesci a spiegare, cioèadire, mi è chiaro il concetto ma non so esprimerlo. Ecco. Male non sto, in effetti, perchè oggi ho fatto tutto con una lentezza accesa, cercando di non inziare mille cose insieme, una per volta, con calma, mi sono un pò coccolata, ammansita, addomesticata, io selvatica che non sono altro, qualche volta. Male non sto, ed è uno stato che non mi dispiace, che non vuol dire necessariamente che mi piace, ma il fatto che non mi dispiaccia me lo fa piacere, mi rende tranquilla, con le cose che conosco a memoria, la mia casa in ordinissimo, una volta tanto, il caldo, le finestre, le cose. Mi mantengo in superfice, rimango nel piccolo microcosmo che mi fa sentire protetta e al sicuro, non mi avventuro in sentieri complicati e scoscesi, cerco, semplicemente, di non pensarci troppo sù, di non farmi le menate, si dice così, di essere un pò più leggera e svolazzare, senza andare sulla luna, canticchiare senza urlare, scivolare senza cadere. E' così trasparente il mio universo, così liquido e perfetto che è così bello da guardare, così rassicurante e avvolgente. Si galleggia, in questa bolla di cristallo, e tutto è fermo e un pò magico, un privilegio. Certo, a scuoterlo un pò succede il delirio, non ti ci ritrovi, tutto è confuso e si confonde, e i fiocchi girano e girano e si muovono scomposti come le anime del Paradiso, ma tu, aspetta un secondo, è così che funziona, scuoti pure se vuoi, per il solo gusto di vedere poi i fiocchi posarsi sul fondo e il tuo mondo tornato, in un attimo, limpido com'era. Tumbrl.LaDouleurExquise
11 gennaio, 2010
Corre.
 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.
 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.10 gennaio, 2010
Il Ridicolo Cappello.
09 gennaio, 2010
Ode all'Arancia di Ribera.

08 gennaio, 2010
In caso di neve.
 Non è tutta la neve che ci si aspettava. I figlioli scolari, gli ultimi due, si sono cimentati in una danza propiziatoria già dal pomeriggio di ieri, scrutando il cielo ogni dieci minuti, ma come, ne deve venire un metro e non nevica ancora. Il Nostro Illustrissimo Signor Sindaco, quello della Città, già da ieri aveva deciso di chiudere le scuole, in caso di neve. Avevo una tuta da sci, una volta, con la scritta In Caso DI Neve Colmar, avrò avuto sì e no 13 anni, i capelli lunghi fino al sedere, gli occhiali rotondi di tartaruga. Vabbè. Nevischia, o non si sa bene che cosa faccia, un altro giorno di vacanza vinto nella casa in collina. Ieri, primo KnitCafè del 2010, per me un pò in sordina, in reltà, ero distratta, non presente, un pò svanita come mi capita ogni tanto, non tranquilla, non concentrata, risciacquata e centrifugata, noiosa, bruttina, inconcludente e scema. RImedierò. Alla bisogna, si deve avere la forza di focalizzare il problema, così parlò il mio Venerato Sposo, e cercare in tutti i modi di porvi rimedio. Farò così. Mi dedicherò con grande enfasi a me stessa medesima, cercherò di darmi un bello scrollone, questo stato di stupida ansia e stupida sfiducia e stupidissima paura non è certo il modo più fulgido per iniziare questo anno rotondo, MMX, appunto, che detto così sembra più un vaccino o una marca di biciclette. Perciò, mi sono prescritta da sola una ricetta, ho un ricettario speciale che si compila solo in viola e con la stilografica, numerato a caso, proprio perchè è mio e coi numeri, si sa. La prescrizione consiste nel fare quest'oggi più o meno quello che mi va, in grazia di DIo e nei limiti della decenza, pur occupandomi anima e corpo della mia famigliola blindata da due insulsi fiocchi di neve. Che grande sorpresa i giorni di vacanza che non ti aspettavi, ti danno la brillante occasione per tirarti sù, che a cominciare proprio non eri ancora pronta e ci hai provato, ma mioddio che fatica. La neve aiuterà. Puoi sotterrarci non vista i pensieri che ti sfiancano e ti fanno avere gli occhi all'ingiù, e non stare bene da nessuna parte che non sia il letto e con la testa sotto il piumone, o a punirti in lavanderia a stirare fino alle convulsioni, o appollaiata sulla sedia della cucina a guardare fuori, ma non fuori le cose, fuori il niente, lontano, vicino, non ha importanza, guardi fuori e basta e stai così male ma così male che nemmeno ti accorgi del tempo che passa e stai lì, abbracciata alle tue gambe incrociate e potrebbero passare anche mille anni e tu sempre lì staresti. Ma oggi, niente di tutto ciò. Oggi ci si riprende, oggi ottogennaio si ottempera alla prescrizione FareQuelloCheTiFaStareBene. In caso di neve, si fa così.
 Non è tutta la neve che ci si aspettava. I figlioli scolari, gli ultimi due, si sono cimentati in una danza propiziatoria già dal pomeriggio di ieri, scrutando il cielo ogni dieci minuti, ma come, ne deve venire un metro e non nevica ancora. Il Nostro Illustrissimo Signor Sindaco, quello della Città, già da ieri aveva deciso di chiudere le scuole, in caso di neve. Avevo una tuta da sci, una volta, con la scritta In Caso DI Neve Colmar, avrò avuto sì e no 13 anni, i capelli lunghi fino al sedere, gli occhiali rotondi di tartaruga. Vabbè. Nevischia, o non si sa bene che cosa faccia, un altro giorno di vacanza vinto nella casa in collina. Ieri, primo KnitCafè del 2010, per me un pò in sordina, in reltà, ero distratta, non presente, un pò svanita come mi capita ogni tanto, non tranquilla, non concentrata, risciacquata e centrifugata, noiosa, bruttina, inconcludente e scema. RImedierò. Alla bisogna, si deve avere la forza di focalizzare il problema, così parlò il mio Venerato Sposo, e cercare in tutti i modi di porvi rimedio. Farò così. Mi dedicherò con grande enfasi a me stessa medesima, cercherò di darmi un bello scrollone, questo stato di stupida ansia e stupida sfiducia e stupidissima paura non è certo il modo più fulgido per iniziare questo anno rotondo, MMX, appunto, che detto così sembra più un vaccino o una marca di biciclette. Perciò, mi sono prescritta da sola una ricetta, ho un ricettario speciale che si compila solo in viola e con la stilografica, numerato a caso, proprio perchè è mio e coi numeri, si sa. La prescrizione consiste nel fare quest'oggi più o meno quello che mi va, in grazia di DIo e nei limiti della decenza, pur occupandomi anima e corpo della mia famigliola blindata da due insulsi fiocchi di neve. Che grande sorpresa i giorni di vacanza che non ti aspettavi, ti danno la brillante occasione per tirarti sù, che a cominciare proprio non eri ancora pronta e ci hai provato, ma mioddio che fatica. La neve aiuterà. Puoi sotterrarci non vista i pensieri che ti sfiancano e ti fanno avere gli occhi all'ingiù, e non stare bene da nessuna parte che non sia il letto e con la testa sotto il piumone, o a punirti in lavanderia a stirare fino alle convulsioni, o appollaiata sulla sedia della cucina a guardare fuori, ma non fuori le cose, fuori il niente, lontano, vicino, non ha importanza, guardi fuori e basta e stai così male ma così male che nemmeno ti accorgi del tempo che passa e stai lì, abbracciata alle tue gambe incrociate e potrebbero passare anche mille anni e tu sempre lì staresti. Ma oggi, niente di tutto ciò. Oggi ci si riprende, oggi ottogennaio si ottempera alla prescrizione FareQuelloCheTiFaStareBene. In caso di neve, si fa così.06 gennaio, 2010
Ogni cosa è illuminata.
 Così, illumina. Il sole che buca le nuvole, che fa brillare la neve ammucchiata sui prati e resa ghiaccia nella notte, diamanti purissimi sul bianco che c'è. Illumina i sentieri, le stradine i campi lisci, le orme lasciate, le aiuole, le foglie bagnate, quel che resta delle rose intirizzite, del cavolo viola piantato nel vaso. Illumina le case laggiù, la città che non si vede, d'inverno mai o quasi, con la nebbia e si ha come l'impressione di non averla più, se non per la guglia del duomo, se stringi gli occhi forse la vedi, eccola là. Illumina e regala un cielo azzurro che è una lavagna, ci puoi scrivere quello che vuoi in una giornata come questa. E' molto freddo ma forse un giro nel verde e nel bianco non potrà che farti bene, il freddo conserva e scuote, rende chiari anche i pensieri più torbidi, stira, gelandole, le situazioni più stropicciate, iberna i vuoti e le mancanze, trasforma le lacrime in piccolissime gemme preziose che non scendono più. Arrossa la faccia e fa tirar sù col naso, e c'è da coprirsi bene, le mani in tasca, una sciarpa calda da affondarcisi, lasciar fuori solo gli occhi per vedere dove vai. Già, ma dove. La strada della collina la conosci a memoria, ma ci si può perdere anche nel sentiero dietro casa, se non si ha la mente sgombra e il passo sicuro. Ma oggi, nel sole e nel limpido, questa luce nuova illuminerà. Il viottolo e le zolle, quel buco prima del campo dove più di una volta hai rischiato di finirci dentro, i filari spogli e l'alloro maestoso. illuminerà anche te, anima inquieta, Regina Dell'Ansia e della Neve, che studi la vita segreta dei pettirossi del pratino, che ti chiudi dentro un castello di zucchero e d'acciaio e non ti lasci illuminare da questo raggio di sole ghiacciato, da questo respiro che si vede dal freddo che fa, da questa neve che riflette, conforta, illumina e brilla.
 Così, illumina. Il sole che buca le nuvole, che fa brillare la neve ammucchiata sui prati e resa ghiaccia nella notte, diamanti purissimi sul bianco che c'è. Illumina i sentieri, le stradine i campi lisci, le orme lasciate, le aiuole, le foglie bagnate, quel che resta delle rose intirizzite, del cavolo viola piantato nel vaso. Illumina le case laggiù, la città che non si vede, d'inverno mai o quasi, con la nebbia e si ha come l'impressione di non averla più, se non per la guglia del duomo, se stringi gli occhi forse la vedi, eccola là. Illumina e regala un cielo azzurro che è una lavagna, ci puoi scrivere quello che vuoi in una giornata come questa. E' molto freddo ma forse un giro nel verde e nel bianco non potrà che farti bene, il freddo conserva e scuote, rende chiari anche i pensieri più torbidi, stira, gelandole, le situazioni più stropicciate, iberna i vuoti e le mancanze, trasforma le lacrime in piccolissime gemme preziose che non scendono più. Arrossa la faccia e fa tirar sù col naso, e c'è da coprirsi bene, le mani in tasca, una sciarpa calda da affondarcisi, lasciar fuori solo gli occhi per vedere dove vai. Già, ma dove. La strada della collina la conosci a memoria, ma ci si può perdere anche nel sentiero dietro casa, se non si ha la mente sgombra e il passo sicuro. Ma oggi, nel sole e nel limpido, questa luce nuova illuminerà. Il viottolo e le zolle, quel buco prima del campo dove più di una volta hai rischiato di finirci dentro, i filari spogli e l'alloro maestoso. illuminerà anche te, anima inquieta, Regina Dell'Ansia e della Neve, che studi la vita segreta dei pettirossi del pratino, che ti chiudi dentro un castello di zucchero e d'acciaio e non ti lasci illuminare da questo raggio di sole ghiacciato, da questo respiro che si vede dal freddo che fa, da questa neve che riflette, conforta, illumina e brilla.05 gennaio, 2010
A dormire c'è tempo.
 Non che sia diventata nottambula. O forse sì, in effetti ho fatto piuttosto tardi, in queste vacanze, e non per feste, baldorie o affini. Ho letto molto, scritto molto prima di dormire, di solito lo faccio al mattino presto, e adesso, invece, ho cambiato. Domani, purtroppo e per fortuna, ultimo, ulitimissimo giorno di queste vacanze natalizie, passate un pò così, come a togliere il vapore dallo specchio dopo la doccia. Si riapriranno le danze, si riprenderanno orari e incombenze, la scuola, le cose. Un pò mi dispiace, alla fine, ci si abitua in fretta a fare un pò quel che si vuole, con moderazione, certo, ma con quella scioltezza che è tipica di questi giorni. Si riprende. Non che sia un male, ma avrei aspettato ancora qualche giorno, non sono poi di umore d'oro e d'argento e di pietre preziose, non ho voglia del mondo e della gente, del traffico e del rumore. Starei qui. A leggere i miei libri, rileggerne altri, scrivere e scrivere che è una delle pochissime cose che mi fa stare bene davvero, scrivere banalità, perchè, mi dicono, tante ne scrivo, con una straordinaria abilità a metterne tante in fila e tutte insieme. Ringrazio ed ossequio. Starei qui. Ad abbracciarmi da sola, a guardare fuori dalla finestra, ad ascoltare questo vuoto e questo fermento, questa confusione e questo nulla, questo silenzio e questa musica di fiati e percussioni, ognuno per conto suo, senza spartito e senza melodia. Inizierò questo anno rotondo con un entusiasmo pacato, con la corrente staccata, andrò a pile, per un pò, si funziona lo stesso, ma sai che non è per sempre, e che dopo un pò le pile finiscono. Non ho tutta questa energia, la troverò da qualche parte, la cercherò, non posso certo permettermi l'extralusso di stare spenta, il mio meccanismo fa funzionare altri meccanismi e non posso incepparmi, per niente al mondo, no. Nè vorrei. Perciò, scrivo e scrivo, mi analizzo e mi curo, mi prescrivo rimedi e pozioni magiche, mi faccio da sola incantesimi e sortilegi. Succede la sera, perciò faccio tardi, che ancora per domani la sveglia non suonerà, e che posso stare qui, adesso a quasi mezzanotte, a pestare sui tasti e a dire sciocchezze e banalità, a leggere e leggere e a pensare e pensare che a dormire c'è tempo e poi domani, chissà.
 Non che sia diventata nottambula. O forse sì, in effetti ho fatto piuttosto tardi, in queste vacanze, e non per feste, baldorie o affini. Ho letto molto, scritto molto prima di dormire, di solito lo faccio al mattino presto, e adesso, invece, ho cambiato. Domani, purtroppo e per fortuna, ultimo, ulitimissimo giorno di queste vacanze natalizie, passate un pò così, come a togliere il vapore dallo specchio dopo la doccia. Si riapriranno le danze, si riprenderanno orari e incombenze, la scuola, le cose. Un pò mi dispiace, alla fine, ci si abitua in fretta a fare un pò quel che si vuole, con moderazione, certo, ma con quella scioltezza che è tipica di questi giorni. Si riprende. Non che sia un male, ma avrei aspettato ancora qualche giorno, non sono poi di umore d'oro e d'argento e di pietre preziose, non ho voglia del mondo e della gente, del traffico e del rumore. Starei qui. A leggere i miei libri, rileggerne altri, scrivere e scrivere che è una delle pochissime cose che mi fa stare bene davvero, scrivere banalità, perchè, mi dicono, tante ne scrivo, con una straordinaria abilità a metterne tante in fila e tutte insieme. Ringrazio ed ossequio. Starei qui. Ad abbracciarmi da sola, a guardare fuori dalla finestra, ad ascoltare questo vuoto e questo fermento, questa confusione e questo nulla, questo silenzio e questa musica di fiati e percussioni, ognuno per conto suo, senza spartito e senza melodia. Inizierò questo anno rotondo con un entusiasmo pacato, con la corrente staccata, andrò a pile, per un pò, si funziona lo stesso, ma sai che non è per sempre, e che dopo un pò le pile finiscono. Non ho tutta questa energia, la troverò da qualche parte, la cercherò, non posso certo permettermi l'extralusso di stare spenta, il mio meccanismo fa funzionare altri meccanismi e non posso incepparmi, per niente al mondo, no. Nè vorrei. Perciò, scrivo e scrivo, mi analizzo e mi curo, mi prescrivo rimedi e pozioni magiche, mi faccio da sola incantesimi e sortilegi. Succede la sera, perciò faccio tardi, che ancora per domani la sveglia non suonerà, e che posso stare qui, adesso a quasi mezzanotte, a pestare sui tasti e a dire sciocchezze e banalità, a leggere e leggere e a pensare e pensare che a dormire c'è tempo e poi domani, chissà. Tumblr.la douleur exquise.
 Tumblr.la douleur exquise.04 gennaio, 2010
Così bianco.
 Io lo sapevo già, l'avevo letto nei giornali di questa notte, domani nevicherà, l'avevo detto a tutti, in casa, ma sei sicura, maccerto, l'ho letto. Stamattina presto poi, ho aperto un occhio, uno soltanto, e ho guardato fuori con una smorfia, io non dormo al buio, non chiudo nulla, le persiane di fuori non le tocco mai, mi piace addormentarmi guardando fuori e svegliarmi con la luce, e quanti pensieri ho fatto guardando i rami degli alberi, le nuvole, il cielo, il fumo dei camini, le scie degli aerei. Così, nevica. Non c'è un umore stellare, stamattina, nella casa in collina, è una sorta di transizione, si è a cavallo tra le feste e le cose di sempre, si attraversa un fiumiciattolo e si è con una gamba di qui e l'altra di là, un pò sospesi, da un lato si vorrebbe che tutto questo luccichio e questi panettoni e questi tantiauguri restassero ancora un pò, dall'altro non si vede l'ora di disfarsene, riporre l'albero zen e le sue palline trasparenti, togliere le luci alle finestre, basta, non se ne può più. Indecisi sul da farsi. Come me, del resto. Indecisa se A) spalmarmi sul divano con due o tre libri da leggere random, così come viene, fino a confondere personaggi e situazioni, coperta fin sugli occhi con quella copertina a ghirigori comprata a Barcellona, che l'ho vista e sono rimasta folgorata mentre la guida mi perdeva dietro di sè proprio davanti alla casa di Picasso, va bene l'arte, ma questa copertina vittoriana sul mio divano ci sta un amore, non crede anche lei? B) Scendere di sotto, armarmi di santa, santissima pazienza, travare da qualche parte l'ispirazione che non ho, cercarla per bene, sotto il letto, dentro la lavatrice, persino dentro al baule con le tovaglie piccole e, orrore, stirare. Che stirare in sè e per sè non è tutta questa grande fatica. Ma è dividere, riordinare, mettere insieme calze e calzine e mutande e maglioncini, tutti i miei figli maschi hanno un maglione blu con scollo a V, che adoro, personalmente, ma mai, mai, mai che indovini la taglia e l'armadio giusto dove riporla e ho anche provato a fare dei segni, ma non funziona, è proprio il gesto in sè che mi dà il delirio, che mi disturba, che proprio non mi riesce di mandare giù. Ho anche provato a scrivere sulla lavagna di cucina, col gesso rosso delle comunicazioni urgenti, Oggi alle 15, Tutti in Lavanderia, ma so già che l'assemblea andrà deserta e mi troverò solinga e mesta, a compiere da sola lo svilente rito, a cantarmela e suonarmela, come si dice. Fuori è tutto di un candore disamante, nevica e nevica a fiocconi grossi come francobolli, di usare l'auto non se ne parla, abbiamo provviste per una settimana, mi ritroveranno così, stremata dopo una giornata di stiraggio e riordino, avvoltolata alla bell'e meglio in una coperta viola a disegnini, tutt'intorno libri, gomitoli e un biglietto con scritto Odiava Stirare. Che storia straziante. Nel frattempo, nevica.
 Io lo sapevo già, l'avevo letto nei giornali di questa notte, domani nevicherà, l'avevo detto a tutti, in casa, ma sei sicura, maccerto, l'ho letto. Stamattina presto poi, ho aperto un occhio, uno soltanto, e ho guardato fuori con una smorfia, io non dormo al buio, non chiudo nulla, le persiane di fuori non le tocco mai, mi piace addormentarmi guardando fuori e svegliarmi con la luce, e quanti pensieri ho fatto guardando i rami degli alberi, le nuvole, il cielo, il fumo dei camini, le scie degli aerei. Così, nevica. Non c'è un umore stellare, stamattina, nella casa in collina, è una sorta di transizione, si è a cavallo tra le feste e le cose di sempre, si attraversa un fiumiciattolo e si è con una gamba di qui e l'altra di là, un pò sospesi, da un lato si vorrebbe che tutto questo luccichio e questi panettoni e questi tantiauguri restassero ancora un pò, dall'altro non si vede l'ora di disfarsene, riporre l'albero zen e le sue palline trasparenti, togliere le luci alle finestre, basta, non se ne può più. Indecisi sul da farsi. Come me, del resto. Indecisa se A) spalmarmi sul divano con due o tre libri da leggere random, così come viene, fino a confondere personaggi e situazioni, coperta fin sugli occhi con quella copertina a ghirigori comprata a Barcellona, che l'ho vista e sono rimasta folgorata mentre la guida mi perdeva dietro di sè proprio davanti alla casa di Picasso, va bene l'arte, ma questa copertina vittoriana sul mio divano ci sta un amore, non crede anche lei? B) Scendere di sotto, armarmi di santa, santissima pazienza, travare da qualche parte l'ispirazione che non ho, cercarla per bene, sotto il letto, dentro la lavatrice, persino dentro al baule con le tovaglie piccole e, orrore, stirare. Che stirare in sè e per sè non è tutta questa grande fatica. Ma è dividere, riordinare, mettere insieme calze e calzine e mutande e maglioncini, tutti i miei figli maschi hanno un maglione blu con scollo a V, che adoro, personalmente, ma mai, mai, mai che indovini la taglia e l'armadio giusto dove riporla e ho anche provato a fare dei segni, ma non funziona, è proprio il gesto in sè che mi dà il delirio, che mi disturba, che proprio non mi riesce di mandare giù. Ho anche provato a scrivere sulla lavagna di cucina, col gesso rosso delle comunicazioni urgenti, Oggi alle 15, Tutti in Lavanderia, ma so già che l'assemblea andrà deserta e mi troverò solinga e mesta, a compiere da sola lo svilente rito, a cantarmela e suonarmela, come si dice. Fuori è tutto di un candore disamante, nevica e nevica a fiocconi grossi come francobolli, di usare l'auto non se ne parla, abbiamo provviste per una settimana, mi ritroveranno così, stremata dopo una giornata di stiraggio e riordino, avvoltolata alla bell'e meglio in una coperta viola a disegnini, tutt'intorno libri, gomitoli e un biglietto con scritto Odiava Stirare. Che storia straziante. Nel frattempo, nevica.03 gennaio, 2010
Simple Mormor.
02 gennaio, 2010
Ancora sveglia.
 
 01 gennaio, 2010
Mezzanotte spaccata.
 A quelli al cinema, a quelli a casa, in montagna, ai Caraibi, in collina. Ai soli, ai disperati, agli innamorati, ai barboni della stazione, ai cani randagi, agli stupidi e ai furbi, ai medici, ai ragazzi alle feste, a quelli coi botti, a quelli con cappellino e trombetta, ai tristi, ai lasciati, ai dimenticati, a quelli dei sonniferi, a quelli malati. Per tutti i baci che voleranno, per quelli che resteranno lì, per i pensieri che si incontreranno a metà strada, pensavo a te, pensavi a me, per gli abbracci che ci saranno, veri o finti, e chi lo sa, per le aragoste, le lenticchie, le pastealforno, il patè. Per gli auguribuonanno che si sprecheranno, ma cosa vuol dire davvero nessuno al mondo lo sa. Per i bicchieri rotti, lo champagne millesimato, i fuochi d'artificio, le stelle filanti, i tacchi 12, le calze velate, il trucco che cola e sono solo le 10, i brilli, i lustrini, le mutande rosse. A chi non gliene importa, a chi domani è uguale, a chi crede che invece cambierà tutto, a chi sorride e sorride, a chi sceglie, a chi sospira, a chi immagina e sogna, a chi cucina e a chi assaggia, a chi scommette e a chi è certo, a chi si annoia e a chi impreca. Sia per tutti una sera speciale, uno notte normale, un fuoco d'artificio colorato che finisce in un secondo, un lampo nel cielo, un battito d'ali. Sia per tutti un sussurro, un bacio mai dato, una promessa, una lettera ripiegata in quattro e conservata, un biglietto del treno, una foto sgualcita, un ricordo che scalda, una mano da stringere, un abbraccio che dondola, una coperta di lana. Sia una stella nel cielo, una luna rotonda, un augurio di cuore, dal mio cuore che balla, per un mondo che gira se di amore ce n'è.
A quelli al cinema, a quelli a casa, in montagna, ai Caraibi, in collina. Ai soli, ai disperati, agli innamorati, ai barboni della stazione, ai cani randagi, agli stupidi e ai furbi, ai medici, ai ragazzi alle feste, a quelli coi botti, a quelli con cappellino e trombetta, ai tristi, ai lasciati, ai dimenticati, a quelli dei sonniferi, a quelli malati. Per tutti i baci che voleranno, per quelli che resteranno lì, per i pensieri che si incontreranno a metà strada, pensavo a te, pensavi a me, per gli abbracci che ci saranno, veri o finti, e chi lo sa, per le aragoste, le lenticchie, le pastealforno, il patè. Per gli auguribuonanno che si sprecheranno, ma cosa vuol dire davvero nessuno al mondo lo sa. Per i bicchieri rotti, lo champagne millesimato, i fuochi d'artificio, le stelle filanti, i tacchi 12, le calze velate, il trucco che cola e sono solo le 10, i brilli, i lustrini, le mutande rosse. A chi non gliene importa, a chi domani è uguale, a chi crede che invece cambierà tutto, a chi sorride e sorride, a chi sceglie, a chi sospira, a chi immagina e sogna, a chi cucina e a chi assaggia, a chi scommette e a chi è certo, a chi si annoia e a chi impreca. Sia per tutti una sera speciale, uno notte normale, un fuoco d'artificio colorato che finisce in un secondo, un lampo nel cielo, un battito d'ali. Sia per tutti un sussurro, un bacio mai dato, una promessa, una lettera ripiegata in quattro e conservata, un biglietto del treno, una foto sgualcita, un ricordo che scalda, una mano da stringere, un abbraccio che dondola, una coperta di lana. Sia una stella nel cielo, una luna rotonda, un augurio di cuore, dal mio cuore che balla, per un mondo che gira se di amore ce n'è.Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
 
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Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
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Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...
 

