Ora. Càpita che in ogni famiglia normale si abbiano una serie di servizi di bicchieri, come minimo due, uno da tutti i giorni e l'altro per le occasioni. Càpita, lassù nella casa in collina, che i servizi di bicchieri siano più di due: quello per il pranzo, quelli della cena, quelli con Bambi e Cenerentola dei bambini quando erano piccoli e che non vuoi buttare, quelli della CocaCola che per ovvi motivi ne hai una serie illimitata, quelli con i cuori che non vanno in lavastoviglie, quelli che invece qualcuno in lavastoviglie ce li ha messi e i cuori sono sbiaditi, quelli blù, quelli viola, quelli comprati dal rigattiere e quelli di cristallo. Appunto. Quelli di cristallo. Scelti con cura nel maggio del 1994, in un negozio storico di Pavia, mia cognata ed io, lei che ne sapeva e allora mi consigliava, li guardava in controluce, Prendi Questi. Era un regalo per il mio matrimonio, ben perciò era obbligatorio non badare a spese. Quei bicchieri usati ai battesimi, a Santa Lucia, a Natale. E nelle occasioni speciali. Come quella di ieri, quando amici ci han portato in dono un magnum di champagne, epperforza che lo champagne, a berlo nei bicchieri spaiati della CocaCola è davvero troppo da snob. Che calice sia. Anzi, flute, mi aiuti a dire. Gli stessi flute lavati a mano, e senza guanti, con cura fatata, troppo delicati per andare in lavastoviglie, scherziamo davvero, lavati e accuditi amorevolmente uno ad uno, con l'acqua tiepidina, qualcuno giura di avermi visto lanciar loro baci leggeri, nella fase del risciacquo, appena prima di posarli a testa in giù sul ripiano del lavandino, in paziente attesa che si asciugassero da soli, così delicati che perfino il lino dello strofinacci avrebbe potuto esser loro fatale.
Sono a dirvi, con la morte nel cuore, che un fatto tragico è accaduto ai miei adorati bicchieri.
Il mio Sposo, esattamente Lui, l'Infallibile Uno e Trino, il Profeta, ha inavvertitamente urtato uno dei calici messi ad asciugare con religiosa precisione. E ha giocato a domino. Disintegrandoli in mille invisibili particelle lucenti, che hanno prodotto nello spazio una musica come un concerto di arpa e campanelli, e sul pavimento una coltre di neve brillantissima, dai mille riflessi cangianti e meravigliosi.
Mi ha guardato con occhi pieni di costernazione e richiesta di perdono.
Non ho fatto una piega.
Può succedere.
Può succedere.
Come si dice, Chi Rompe, Paga.
E poi, sabato è il mio compleanno.
E poi, sabato è il mio compleanno.
E secondo un antico documento, i bicchieri brillanti e trasparenti vanno risarciti con altri oggetti, brillanti e trasparenti, da portare al dito, alle orecchie, al collo.
Emmidispiace, bellezza. Stavolta, c'ho ragione.
Eccome, se ce l'ho.
Eccome, se ce l'ho.