15 ottobre, 2009

Ogni mattina una gazzella.

Eccetera. Non vado pazza per gli aforismi, le frasi da cioccolatino, quelle che dicono quelli che parlano bene. Ma è la mattina presto, quando la giornata è ancora tutta da inventare, che si sta lì, a mescolare il latte e a guardar fuori, ne ho parlato di già, è uno dei miei momenti più perfetti, non saprei dirlo meglio. Che belli che sono i pensieri del primissimo mattino, brillanti, trasparenti, lucidi come la targa d'ottone sulla porta d'ingresso, ancora impiastricciati di sogni e di coperte, e di caldo del letto, che sei ancora in camicia da notte, una specie di limbo, al confine, tra quel che eri un minuto fa e quel che sarai per le prossime, vediamo, quanto dura la mia giornata, la giornata di ognuno, tredici ore, forse, anche di più, se mi rimbambisco davanti alla tv, con una parte di famiglia, a finire finalmente la copertina a righe e a sentire come un belloccio fa a pezzi una canzone di David Bowie che adoro. Son pensieri bellissimi e crudeli, quelli del mattino prestopresto. Ti senti così potente, carica, sul pezzo, come dicono invece quelli che parlano male, ci stai dentro, come dicono i ggggiovani, e ti attardi e cincischi, e sei lì che pensi e pensi ma i numerini rossi sull'orologio del forno vanno così veloci e lo Sposo e i figlioli sono usciti da un bel dieci minuti e di cose e di idee e di pensieri ne hai avuti già un centinaio, e allora e perciò, come si dice, non importa che tu sia leone o gazzella eccetera, meglio sarà che ti dia una scossa e che barcolli fin sotto la doccia. Pensieri bagnati, pensieri fortunati. Come dicono quelli che parlano e basta.


13 ottobre, 2009

E fuori, l'azzurro.


Chi si aspettava il vento freddogelato dalla Siberia, ne ha avuto slo un pochino ieri sera. Già ci si immaginava in colbacco e pellicciona sulla slitta del dottor Zivago, e invece un bel niente del tutto. Domani sì ci sarà freddo ma per oggi ci si gusta in grazia di Dio ancora un pò di questo cielo. Anche nella casa in collina tutto procede con un'insperata beatitudine, almeno nelle ultimissime ore. Beninteso, la casa in collina certo non è una casa tutta zucchero e miele, amorecuorefiore, attenzione. Qui si urla e si strepita, si mettono musi qualche volta, si grida dalle scale E' Prontooooooo!!!!, si fanno discussioni e discussioni e si perorano cause e si litiga, com'è ovvio che sia, io con lo Sposo, lo Sposo con me, io coi figli, i figli con me, i figli con lo Sposo, lo Sposo coi figli, e tu avevi detto che, chi? Io? Ma mai nella vita, e allora vedi che sei bugiardo, no sei tu che non capisci, che non capisco cosa? son mica deficiente? insomma, così. Solo, oggi è una beata giornata, almeno fino ad ora. Qualche bella notizia che fa bene al cuore, un esperimento di torta, di quelle dei pacchetti che però vengono una delizia, e una teglia di mele al forno per le quali la Princi va pazza (ingredienti: mele, teglia e forno) la casa tirata a lucido, in ordine per le prossime due ore scarse, lo Sposo mansueto, ciarliero, felice. Il Giurisprudente che si è offerto volontario di ritirare i fratelli a scuola, cosa non da poco, ma da qualche tempo è uno zucchero di fanciullo, sarà la Biondina, sempre lei, che me lo sta addomesticando? In questi cinque beati minuti appena prima di pranzo, che è tutto pronto e si attende, meglio non c'è che sedersi un istante, bearsi di questo momento piuccheperfetto, i panni che asciugano fuori, un silenzio che è una carezza, una sottile, balsamica felicità. Magari, alle quattro e un quarto in questa casa si scatenerà il delirio, ma per adesso, lasciamo tutto così, la pace qui dentro e fuori l'azzurro.

12 ottobre, 2009

Vento dalla Siberia.




Meglio prepararsi con musica adeguata.

Ottobre, d'estate.

Che bell'aria che c'era. Forse non è proprio il modo giusto per dirlo, ma è stato proprio così, un'aria bella di sole caldo, inusuale, strano, forse nemmeno tanto giusto ma chissenefrega, noi col sole si sta già meglio a prescindere, e tutto sembra più lucido e luminoso, anche quello che non lo è. Invece, di un week end luminosissssssssimo si è trattato, sabato a conoscere un pò i cugini, i miei nipoti, suppongo, che anche io ce li ho, come tutti, e sono anche belli e quel che è magnifico hanno una casa tutta viola e due bambini così belli da farmi venir voglia di farne un altro, ma insomma. E poi ieri, la prima vera domenica tutti insieme, come noi si fa d'inverno, di solito, ma quale inverno se siamo in maglietta stravaccati sul prato, a far le foto con l'autoscatto, mentre il Regio Architetto, inforcati gli occhiali da architetto, ovvio, comincia ad immaginare quel progetto che diventerà una figata, sarà così, lo so che non si dice ma oggi vale tutto. Si attendono riunioni su riunioni, anche con l'Alter Ego, che mi sgrideranno, lo so, perchè io parto dai lampadari e loro pensano prima ai pavimenti, ma si sa, nasco barocca, me lo dicono da sempre, e allora, che farne di me? Un sole bello così da molto non si vedeva, o forse sì, ma che bei giorni di sole perfetto sono stati questi qui, perchè il sole va bene, è lassù, va bene che scalda e abbronza e secca i fiori se non li annaffi e ingiallisce il pratino e asciuga le lenzuola in un secondo, ma il sole, quello vero, lo fanno le persone che hai intorno, quelle che ami e che vorresti sempre con te, e che ci sono sempre in effetti, al pranzo della domenica con la tovaglia candida e i fiori, e alla merenda, quando la casa è tutta un tramestio di tazze e dolcetti e nutelle home made e chiacchiere. Mercoledì, si dice, perturbazione dalla Siberia. Che arrivi pure, se vuole, che di sole, noi qui, c'abbiamo il nostro privato. E scalda anche di più.

08 ottobre, 2009

Calma.

Un giorno quieto, di quelli che scivolano via piano piano, la mattina che erano le 8 e dopo un attimo già quasi mezzogiorno, ma come, non doveva essere lenta questa mattina qui? Si è rovesciato tutto così, come la bottiglia dello shampoo quando ti cade nella doccia, lento eppure veloce, quieto ma acceso, che bella frase questa qui, mi piace così tanto. Così, ho mischiato fusilli e penne, imbastito un pranzo veloce, riordinato magliette e pensieri, stirato camicie e progetti, idee e quelle dannate tende della cucina, che non ne voglion sapere. Ho la tastiera che non mi fa la o, devo premere forte e qualcuna la perdo, come l'orchidea sul tavolo che perde i fiori, un profumo di buono per tutta la casa, l'orecchino non l'ho trovato,e tre libri da leggere sul comodino. E' un giorno lento e meraviglioso, non si fa niente di speciale, che cosa avrà mai di speciale un giovedì qualunque, c'è un sole tiepido che scalda ancora e asciuga le lenzuola stese fuori, oggi si va in centro, si è trottato con grazia tutta la mattina per riuscire a ritagliare un pomeriggio così, in un bar del centro coi tavolini ancora fuori, più tardi forse, appena prima di cena, una passeggiata nelle clline rosse di foglie di vite e profumate di mosto e di umido, e che caldo strano che fa, nessuno lo dica che è già autunno o l'incantesimo svanirà.

07 ottobre, 2009

Pizzi e briciole.

Contro la malinconia. E' una giornata particolare questa qui, per me. I dolori, quelli grandi, quelli veri, non è che scompaiano col passare del tempo. Solo, ed è brutto a dirsi, un pò ti ci abitui, come una convivenza forzata, a dire, c'è, me lo tengo. A volte di più a volte di meno, ci sono giorni in cui nemmeno lo senti, altri invece che te lo trovi seduto lì, e fino a sera non và via, un ospite sgradito ma conosciuto, sai bene com'è fatto. E ogni anno è un anno in più, li conti, accidenti, ventinove, ventinove, è più di una vita, quanta ne è passata e passerà, ho avuto gli anni suoi quando è andato via, e spesso mi trovo ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se quel giorno non fosse arrivato mai, dove sarei, che farei, se le cose che ho sarebbero uguali, e se e se. Non posso dire di essere triste, oggi, non è la parola giusta. Un pò vuota, forse, come senza corrente, come se rivivessi un pò quel giorno, come se avessi ancora la gonna blù a pieghe e quel nastrino, e allora, per darmi forza, ho iniziato subito una sciarpa leggerissima, di un color malva che adoro, è un filo sottile e un punto difficile, bisogna stare concentrati, non ho neppure tolto la tovaglia della colazione, e il gomitolo si è riempito di briciole, ma ho voluto la mia mente impegnata per un pò a contare, prima di cominciare una giornata così, coi fiori freschi e il camposanto, nel pomeriggio. E' un giorno come tanti, ce ne son stati ventinove da allora, e quel dolore è seduto lì, in cucina, con le briciole e il thè che si è raffreddato nella tazza con le ortensie, e quel pizzo leggero che devi stare concentrata e contare, e lo so fare, l'ho fatto mille volte di già, eppure, stamattina non mi viene.

06 ottobre, 2009

Maleficio.


Si preannunciava una sera così tranquilla, di quelle come da molto tempo non, non so come dire, di cene così amene come stasera, tutti rilassati e ridanciani e anche allegri, và, che in questa casa si è allegri senza un motivo vero, che è l'allegria più bella se ci pensi bene. Già immaginavo quel bel divano un pò sfilacciato, in realtà, ma ha un'aria csì vissuta e pestata, e stropicciata e un pò trasandata che lo fa più bello di quello che è, a rifoderarlo ci sarà tempo. Immaginavo me e qualche abitante la casa in collina, forse la Princi se avesse finito in tempo di ripassare geografia, e forse il Giurisprudente, perchè no, sono giorni di grazia, sorride molto, non si imbizzarrisce come fa di solito, non massacra neppure tanto il Liceale, bah!, è così strano. Pensavo e immaginavo di iniziare qualcosa con la lana nuova di zecca arrivata da Stoccolma. Un bel niente. Ho guardato sul tavolo, ho perso una cosa, cioè, non che proprio l'ho persa, stamattina era lì e mi sono detta, ok, devo ritirarli, inutile che li lasci lì, e stasera, al loro posto, cioè al posto di due cose ce n'era una soltanto e l'altra, puff! sparita, polverizzata. Preziosa, certo, un pò. E mi piaceva anche tanto, accidenti. E adersso ne ho una sola, non che non la si possa portare anche così, certo che no, ma dove diavolo è finita l'altra, ho cercato sotto il tavolo, spostato tutto, non c'è mica Mago Merlino in questa casa e nemmeno il mago Silvan, Mistero Magia, Apparizioni e Sparizioni. Niente, perso, sparito, dissolto nel nulla. E adesso mi dico che ben mi sta, che non posso continuare ad essere così disordinata e dire, sì, le cose sono lì, le ritiro tra un momento, ma una punizione così mi sembra davvero troppo, insomma, vorrei ritrovare quel dannato coso che mi piaceva tanto, e allora e perciò, continuerò a cercare e cercare e rovinarmi questa bella sera che bella non è, stramaledettissimo orecchino ma dove diavolo sei accidenti a te.

05 ottobre, 2009

Thanks to.


Come si dice? Stanca ma felice? O forse, felice e basta. La maratona di Manualmente, anche quest'anno, ha tirato giù la serranda, si sono fatti scatoloni e scatolini, raccolto ferri, uncinetti, aghi, vezzose forbicine, presiosissimi ferri circolari di cristallo di Boemia, arrivati direttamente dagli States sotto forma di regalo di compleann per la scrivente. Si son radunati gomitoli e avanzi e ripiegato copertine e imbottito cappellini con la carta velina, pronti per l'operazione smistamento dei prossimi giorni: come al solito, il luogo deputato per tale delicatissima riunione è il nuziale talamo di Knitaly. Che dire, anche quest'anno è stato bello, forse più bello dello scorso anno, non so, perchè forse sapevamo tante cose in più e tante ne abbiamo ancora imparate. Divertente, anche, stimolante, emozionante. Cuore di Maglia piace, e tanto anche. E questo non può che renderci un pò più felici ogni volta. Perciò, ringrazio tutti quelli che sono passati da noi, a farci un saluto, a vedere un pò che faccia che avevamo, a toccare le cose che avevano visto solo in fotografia. Perciò, grazie. Alle fanciulle dei Gomitoli Rossi, perchè so che non le perderemo per strada. A Manuela che mi ha detto Sei proprio Tu, insieme a Simona, perchè sono certa che la conoscevo di già. A Tiziana che ha imparato i dishcloths, a Cristina, con gli occhi lucidi, Conoscete Una Certa Che Scrive? A Francesca, che ha lasciato un pò di figli a casa e un pò se li è portati, a Nadia, amica persa e spero ritrovata, a Lella lontana ma vicinissima, a Erre e Gemma, che mi hanno portato la torta e la loro allegria, a Cristina che ha imparato il "KillerLoop", alla delegazione di Albenga, nata lì e subito, ai curiosi, ai meravigliati, alle nonne con le nipoti, a chi c'era e anche a chi non c'era, grazie. E poi, di noi, grazie alle mie Amiche Galline che da qui sono venute fin a là a darci prezioso supporto, a Maya, Ewa, SilviaElisaTypesetter da Milano, Emma Stylist con deliziose bambine al seguito, Francesca e i treni di Matteo, insomma, a tutte proprio tutte. E alla fine, a lei, preziosa compagna d'avventure, Precisa Ingegnera, grazie mica lo dico,. Tanto sa già tutto.

02 ottobre, 2009

E grazie.

Quanti baci, quanti pacchettini, quanti abbracci, quanti tantiauguriateeee, quanti sms, quanti messaggi su Facebook, quante mail, quante telefonate. Rispondo a tutti, lo giuro, appena finito Manualmente.
Io vi aspetto lì, Stand F5, fino a domenica compresa...la festa, continua. E io, vi adoro.

01 ottobre, 2009

Che bello.

Come mi piace quando c'è la luna e ancora non è buio. E' una lampadina dimenticata accesa, non serve ad illuminare, solo, si fa guardare, vanitosa com'è. E che bella l'autostrada stasera, non c'era nessuno o quasi. E' stato così un bel pomeriggio, oggi a Manualmente, tante amiche ritrovate, tante nuove e curiose, che ci hanno dato del loro, insegnandoci a fare dei fermacapelli meravigliosi, con perline ed uncinetto, il loro personalissimo contributo a Cuore di Maglia. Che bello stasera, la Princi che suona con la finestra aperta, va bene, è ottobre, ma è un ottobre così bello che di castagne di polenta non ne parliamo ancora, tempo ci sarà, è ancora un pò estate, se la guardi bene, si è ancora leggerini, senza calze, coi golfini che portiamo appresso per pudore ma che non infiliamo mai. Che bello stasera, che bella sera, che bel buio che è arrivato in un momento, e che belle le rose sul tavolo, fioritissime, con qualche petalo caduto ma ancora così profumato che è quasi un peccato buttarlo via. Domani compio gli anni. Con un sera così, la festa è praticamente già iniziata.

30 settembre, 2009

Non si impara.


Non è che ci si può mettere lì e studiarli tutti, dal primo all'ultimo. O meglio, sì, si potrebbe anche fare, volendo e avendone il tempo e la voglia. Ma non si imparerebbe. Mai. E non c'entra che sia la cosa che più ti piace fare al mondo, perchè queste cose qua le hai volute così tanto, li disegnavi già a scuola, in fila, la bambina coi codini e il vestitino a pois e le manine larghe, impalata, statica, perchè no, non sono brava a disegnare. E i bambini coi calzoncini e la palla. Ho voluto questi figli con tutta l'anima, non si son nemmeno fatti aspettare, in realtà, deciso, voilà, eccoli in viaggio verso di me, verso di noi. Ma ancora non ho imparato. Ad avere la risposta giusta, a consolare, a dispensare consigli, a dire le cose che vorrebbero sentirsi dire per essere sollevati, leggeri. Non ho imparato. Per loro farei le cose più grandi, così grandi che non so nemmeno cosa, mi butterei nel fuoco, come si dice quando faresti di tutto, ma proprio di tutto. E quando li vedi così, impacciati, a disagio, che non sanno nemmeno da che parte cominciare a raccontare, che ti dicono Non So Quale è La Mia Strada, e tu che non vorresti essere lì ad ascoltare perchè non hai risposte da dare, nè parole adatte, nè ti vengono i verbi, lì per lì, e nemmeno sai che cosa dire, e ci provi, certo, e la prendi alla lontana, ma che cosa inventare, se non che li ami, li ami così tanto che non si può dire a voce, ma solo stringere e stringere, e fargli sentire il tuo cuore, vicino al loro, perchè son cuori che si conoscono bene, e per un pò hanno battuto insieme e allora, che dire e che fare, tu sei confuso e io con te, io che ti stringo e basta e sento il tuo respiro, io, tua mamma, che a fare la mamma ancora non ho imparato.

29 settembre, 2009

Il lusso.

Tornare a casa ha di certo i suoi bei vantaggi, se hai complice una stagione meravigliosa, come sa essere bello l'autunno quando non piove. Ci si è svegliati prestissimo, la finestra regalava un'immagine romantica, le colline avvolte da qualcosa di sofficissimo che sembra nebbia ma non è. Non ancora, almeno. Ci si tuffa con quiete accesa in un'altra giornata, le cose da fare sono almeno una quindicina, i pensieri sono morbidi e plasmabili, come di pongo, si può scegliere che forma dare loro, tutto è ancora lì, come in attesa. Ci si sente un pò privilegiati, a poter scegliere cosa fare per prima, se iniziare a riordinare, o godersi il prezioso tempo che va dall'uscita di casa dei ragazzi all'inizio vero della propria giornata. E in quei pochi minuti, una decina, non di più, si può decidere che piega avrà questo ventinove di settembre. Ci si risiede al tavolo della colazione, si leggono le notizie sorseggiando il thè che era rimasto ancora in fondo alla tazza, si guarda fuori senza un vero pensiero. Fra poco si inizia sul serio, ma questo impagabile silenzio, spezzato soltanto dal ronzio del frigo e dalle fusa del gatto, è un gioiello della corona, un momento di beatitudine pressochè perfetta, il vero lusso di questo autunno luminoso.

26 settembre, 2009

La leggenda dell'ippocastano.

Sono di una bellezza unica. A cominciare dall'albero, che ha l'aria così saggia, imponente, altissima, che a primavera si veste di fiorellini bianchi non troppo profumati, ma che sono un capolavoro di precisione architettonica, mai visti grappoli così perfetti. E' in autunno, però, che l'ippocastano dà il meglio di sè. Se cammini nel sentiero del bosco, lo senti?, ti accompagna questo suono di foglie calpestate, a metà fra un gracidìo e una risatina sommessa, e non ti fa sentire troppo sola, nè di sicuro ti perderai. E poi, quei frutti meravigliosi, che certo che non si mangiano, che scoperta, ma che servono a un'infinità di cose, mica solo per le vetrine d'autunno. Lucide e perfette, di quel marrone rasserenante che ti fa pensare a coperte e tazze di tisana fumante, alla nebbia, anche, e al fuoco del camino, il primo della stagione. Ma ora, ti svelo un segreto. Prendi uno di questi gioielli rotondi, uno che è appena caduto dall'albero con quel rumore sordo e che magari ha rotolato fino a te. Lo hai trovato lì, in mezzo ai resti di ricci schiacciati o ancora chiusi, scrigni inespugnabili a custodire un misterioso tesoro, e foglie e rametti. Ora, raccoglilo e portalo con te sempre. Ti salverà dal raffreddore, per cominciare. E dai ragni, dai funghi velenosi, dalla tosse e dalla malinconia. Ti racconterà storie fantastiche, ti svelerà i misteri del Bosco Incantato, degli elfi che vivono dentro ai tronchi degli alberi, le storie d'amore degli scoiattoli e mille e mille altre storie, che scoprirai da te. Conservalo, nella tasca del cappotto, in fondo alla borsa fra le monetine e le caramelle spiaccicate, dentro allo zaino, vicino al righello, le matite senza punta e le briciole di tante merende, sulla scrivania, accanto al piccolo cactus e alla foto delle vacanze. Il frutto dell'ippocastano è una miniera di mistero e di magia, un rito irrinunciabile di ogni autunno, un alleato prezioso, che tu ci creda o no. E guai a chiamarlo castagna amara.

25 settembre, 2009

Stessa spiaggia, stesso mare.

Con le castagne, il ritorno del grigio, della lana e dei minestroni fumanti, arriva anche lui, Manualmente. Che anche quest'anno, come si dice, ci verrà belli presenti, nei secoli fedeli, perchè è un modo straordinario per far conoscere tutti i nostri progetti. Noi avremo colà il nostro bello stand di Cuore di Maglia. Dico noi perchè anche quest'anno, fra la delegazione di Milano, Torino e Alessandria saremo, come l'anno scorso, al mare sul pattino, la metà di mille. Venite quindi senza indugio, cercateci tra gli stand di ricami e feltri e ceramiche e fiori di stoffa e perline, quante perline lo scorso anno, e palle di Natale e molto altro. Noi avremo cuori dappertutto, ci saremo, Knitaly ed io in alta uniforme, per passare qualche tempo insieme. Perciò, per quest'anno, non cambiare eccetera.
Manualmente
dal 1 al 4 ottobre 2009
Torino Lingotto
Colà, vi si aspetta, e che ve lo dico a fare.

24 settembre, 2009

Meraviglia.

Il mio regalo dura ancora qualche giorno. Alla fine, dopo anni, credo che sia la prima, unica vacanza da sola, e dove sola intendo sola sola, non sola con. A volte mi sono trovata sola col mio Sposo, con la Princi, e prima ancora sola con i maschi piccolissimi: qui, sono io e basta. E mi beo di queste passeggiate nel bosco, sù sù, fino a vedere il mare dall'alto, e il porticciolo e le case. E di tutte le coccole che ho, la colazione in camera, che è un lusso vero e il guardare l'orologio alle 6 e dire, massì, dormo ancora un pochino, tanto nessuna sveglia mi sveglierà, tra poco. E' un regalo speciale, questo qui. Staccata dalla mia vita di sempre, che è così piena di Sposo e figlioli e casa e cose, e, diciamolo, nei mesi scorsi scossoni e notti insonni ce ne sono stati un bel pò, e allora sì che se ne sono accorti, mi sa che stavolta è la volta buona, mandiamola a riposarsi un pò, prima che scleri del tutto. Così, ecco che ho accolto questo regalo anticipato come ambrosia, e mi godo ogni istante, e ancora qualche giorno qui. A casa è tutto perfetto, si dice, si sentono anche loro un pò in vacanza dai miei urli, cucinano insieme, sparecchiano a turno, e da qui mi fanno una tenerezza infinita. Mi ricarico di coccole e massaggi e corbellerie e yoga e niente fare, faccio la maglia sulla panchina che guarda il mare, leggo, chiacchiero e sto in silenzio e penso e penso, ma i pensieri che ho sono d'oro e d'argento, soffici come nuvole, bellissimi e semplici, colorati di rosa e d'arancio come il tramonto che si vede dal bosco, se arrivi fin là.

21 settembre, 2009

Un regalo.

In anticipo di un pò sulla data del mio compleanno. Lo volevo da un pò. E adesso eccolo qui. In valigia, 3 libri, un lavoro a maglia e pochissimo altro. Perchè nient'altro mi servirà. Peccato il tempo schifido, ma sarò troppo impegnata a farmi pasticciare per avere il tempo di guardare fuori dalla finestra. Tornerò bell'e riposata, liscissima, come nuova. La Direzione ringrazia il Regio Isoscele Sommo Altissimo Profeta per cotanta benevolenza. E che adesso, con tutto l'amore e l'ossequio e la deferenza, giri lui come una trottola. Illustrissima e Regia, s'intende.

Non è più tempo.


Senti? Piove. E' da stanotte, da ieri sera, che mi sono addormentata di schianto, è stata una settimana lunga e faticosa, chissà come la stanchezza viene fuori sempre alla fine, quando ti fermi un pò, la domenica. Senti? Piove. E poi è stato un fine settimana un pò insolito, io e lei da sole, ho sempre così voglia di fare la figlia ogni tanto e la faccio così poco, così mai, che quasi mi dimentico di esserlo ancora, una figlia. Ho riscoperto gesti antichi ai quali non sono più abituata, il suo modo di girare quel suo ragù meraviglioso, che a me non verrà mai come il suo, eppure è uguale. Il suo sedersi sulla punta della sedia, il suo modo di legarsi il grembiule. Io non sono come lei, e questa lontananza di anni e chilometri non fa che accrescere la diversità, l'arrabbiarmi così tanto per certe cose che non comprendo, il suo schierarsi sempre e comunque da una parte sola, il suo non voler sapere quasi niente della vita che ho. Certo, mi manca, e anche se ho imparato negli anni a farne a meno, qualche volta mi verrebbe così voglia di sedermi con lei, e affidarle il mio destino, raccontarle le mille cose che mi girano nella testa, se ho paura o sono felice, o angosciata o entusiasta. Non è più tempo. Delle confidenze in bagno, della complicità che c'era, di quando al telefono la scambiavano per me. E rimane solo il tempo che passa, la consapevolezza di aver perso dei giorni preziosi, le porte sbattute in faccia, sulla mia, l'amarmi, certo, ma nascondendolo così bene che quasi non me ne accorgo. Ha perso tanto di me, della mia vita, dei miei figli e della mia storia, che pure ha inventato lei, e io non so se è colpa mia o colpa sua, e vorrei rimediare e cambiare tutto e ricominciare da capo, e ancora raccontarle e confidarmi, ma sarebbe un altro peso sui pesi che ha già, certo che non mi dimentico quanto ha sofferto, ma lo abbiamo fatto insieme e sembra non ricordarlo più, che il suo dolore era anche il mio, e allora che non si preoccupi per me, che per me mi preoccupo da sola, che alla fine una strada la trovo come sempre, e che a lei racconterò solo le cose che la fanno ridere, e quel che vuol sentire, perchè sono una donna fatta, ormai e ho imparato a non piagnucolare e che di consolarmi e difendermi e starmi vicina, forse non è più tempo.

19 settembre, 2009

Facce da knit.

Eccoci, alla fine. Raggiunte dalla delegazione torinese, con figliolanza al seguito, in un bel pomeriggio di sole, che ci ha permesso di stare bell'e apparecchiate di fuori, bell'e rilassate, belle, non c'è che dire. Diciamo che è stato un pomeriggio movimentato, per la scrivente. Figlioli chiusi fuori di casa, gatti da ritirare dal veterinario, l'Amica Milanese alla quale ho fatto da TomTom per arrivare fino a noi, la coperta fedifraga che non mi veniva manco a piangerci cinese. Insomma, un bel momento. Nessuno si è fatto scalfire dalla mia agitazione, emmenomale, abbiamo fatto progetti, ammirato estasiate i lavori di tutte le altre Primissime della Classe. E io, io sono quella dell'ultimo banco, quella che non gli viene più il Magic Loop, quella che la Zimmerman la odia, quella che si imbelìna (si può dire?) con segnapunti e affini, quella che avrebbe bisgono di un minimo di ripasso prima di affrontare un lungo inverno di knittaggio, quelle che sono tutte più brave di me, quella che non ha ancora provato a fare la Baby Surprise Jacket e invece le altre galline, dall'Amica delle Perle, a quella delle Provette, a Biancaneve stessa, la fanno sbadigliando davanti alla tv dicendo pure Uff, che noia. Senza contare i veri pezzi unici di Clarissa in Fuga, che dice che dalle parti sue, negli USA, va di moda così, e noi lì, a mascella scesa, a chiederci, invidiosissime, ma come diavolo si farà. E' stato uno splendido pomeriggio, che si è concluso a notte fonda, ore 22,35, con la pizza al volo e chiacchiere aggiunte. Bello. Peccato per chi non c'era, ma intanto, le iscrizioni sono già aperte per il prossimo. Ho un piano: mi dimenticherò i ferri a casa e farò finta di nulla. Perchè io, quasi quasi, quelle brave brave non le faccio più amiche. Così imparano.

16 settembre, 2009

Ossì.

Fatevi un nodo da qualche parte, segnatelo sul Blackberry, un post it, dietro alla lista della spesa, appiccicatevelo allo specchio. Domani, stesso posto, stessa ora, come si può agevolmente leggere nel calendario a fianco appositamente stilato, per vostra comodità. Domani ci si trova, si racconterà, si mostrerà, si imparerà, si insegnerà, si scambierà, si chiacchiererà. Di trecce e questioni spinose, di aumenti e faccende torbide, di magic loop e affari importanti, di cose disfatte di punti sbagliati, di misure prese male. E' incredibile come la maglia abbia affinità con la vita di sempre. Noi là saremo, al solito. Cuore di Maglia cresce e cresce. E il nostro gruppo magico, quasi come il loop, cresce insieme a lui.

15 settembre, 2009

Non passa.

Ha un esame domani. Ha studiato poco e lo sa. Me lo dice, anche. Ma non è solo questo. E' triste, da due giorni in qua, inconcludente, insofferente, silenzioso. Non è da lui. Non chiedo, giro intorno, faccio tentativi. Abbiamo aggiunto una coperta al suo letto, mi ha aiutato. Si è fermato di scatto e mi ha abbracciato forte, quasi mi fa male, con quelle braccia robuste che ho fatto proprio io. Mi abbraccia così solo quando piange. E infatti. Non chiedo. Non chiedo ma so. Io Non so Come Fare, Mamma, Ho Dei Pensieri Assurdi. E io so. So di che pensieri si tratta, che fa questo mio figlio, so di che burrasca tremenda è pieno il suo cuore, a volte meno, a volte di più. Oggi, di più. So di quel suo dolore, so di quelle lacrime ricacciate giù tante volte, o lasciate scendere quando nessuno vede, quando sono tra loro, tra amici, alle panchine. So che ne parlano tanto, ancora e sempre. Piange. Piange le sue lacrime di diamante che non vorrei vedere mai, che strazio per una madre un figlio che piange, soprattutto se da dire non c'è nulla, proprio nulla. Provo, azzardo un discorso strampalato, il senso della vita , il ricordo in chi resta, e l'amore, l'amore che è l'unica strada, l'amore che consola e scaldae accarezza e fa sentire più forti anche quando senti di non farcela più. Mi arrabatto, cerco di uscirne, in qualche modo, ma com'è difficile, e faticoso, sento le parole pesanti e senza senso. Si asciuga goffo gli occhi con la manica, lo fa sempre, e in questo gesto ritrovo il mio bambino a tre anni, eccolo qua. Come sarebbe semplice se ancora avessi tre anni, figlio, come sarebbe liscio e senza ostacoli il mio consolarti, il mio soffiare sul ginocchio, il mio fazzoletto bagnato sulla testa, il mio massaggio alla pancia. Passerebbe subito. Così no. Io non sono brava a consolare e non trovo le parole giuste, mai. Questo, poi, è un nodo tanto grande e impossibile da disfare, che nessuno al mondo sa darti la strada, la soluzione, un fazzoletto bagnato per sollevarti, accudirti e stringerti, e scolorire un pò questo dolore che non passa.

..per le mille volte che l'ho visto.

Rosa d'autunno.

I miei figli direbbero La Mamma Si è Presa Bene. Nel senso che mi sono perfettamente calata nella parte della casalinga a tempo perso, nient'affatto disperata, efficiente, bravissima, che insiste sulla macchia, che arriva presto e và via presto e di solito vabbè, che stira cantando, che si è innamorata del Folletto della Vicina, che rammenda, cucina, e fa il bucato. Insomma, provetta Cenerentola del Terzo Millennio. Ma nulla vieta di essere housewife con un pizzico di glamour e un occhio alla ricerca. Al rogo casalinghe sciatte e ciabattanti, se proprio lavare i pavimenti non è il sogno della vostra lucente vita, almeno rendete più gradevole e colorata la questione e fate quel che vi dico. Recatevi tosto al supermercato più vicino, lo adocchierete subito, ce n'era una tale catasta, ieri, di sicuro non rimarrete senza. (Comunicazione di Servizio: invece di assumere promoter che in cambio di 14 sacchetti di biscotti ti regalano sei pastelli a cera, che idea fulgida sarebbe sistemare lì accanto una signorina che spieghi alle donne che fanno la spesa che è meglio per loro se investono 3euroEsessantacinque per questo splendido secchiellino, completo di MocioVileda?). Già, dimenticavo la parte più importante dell'intera vicenda. Una parte dei vostri 3 euro e fischia verrà devoluta a Susan Komen Italia per la lotta ai tumori al seno. Compratelo e regalatelo, è un bel pensiero, trovo. Io già ce l'ho e fa bella mostra di sè sul pavimento della mia cucina. Per adesso ci ho messo le rose e sta un amore. Poi, si vedrà.

P.S. A grande richiesta : io l'ho trovato al Bennet.
P.P.S. Ma quante siete stamattina????

14 settembre, 2009

Quando non dormi.

Lo senti? E' il vento. Un vento rabbioso e fuori posto, che strano un vento così, qui. Fischia e sibila attraverso le persiane chiuse, litiga con gli alberi, maltratta il caprifoglio. Mi ha svegliato un rumore, non so. Forse stavo sognando. Non dormo, non è chiaro perchè, io dormo sempre come un sasso, di quei sonni improvvisi, di quelli che non riesci proprio a tenere gli occhi aperti, e non è che ti giri e ti rigiri, no, tocchi il letto e sei già lì, bell'e stecchita. Così, bighellono per casa, e guardo fuori quella mezzaluna velata, queste nuvole sfilacciate, quasi blu, chissà se pioverà. Non è male non dormire, qualche volta. I pensieri che fai la notte, quasi a mattina, hanno un sapore diverso da quelli del resto della giornata. Dormono tutti, e tu sei lì, sveglissima, come a sorvegliare il loro sonno, come a dire, Dormite Pure, Sono Qua Io. Non si conosce il motivo di questa insonnia inconsueta, così diversa da quelle odiose e agitate, questa mi piace, invece. E, complice questo vento mascalzone, posso fare ciò che voglio: leggere i quotidiani di domattina, che un pò mattina è già adesso, innaffiare l'orchidea nel vaso, un libro, magari. Queste raffiche scomposte mi portano solo pensieri gradevoli, che venga pure il primo giorno di scuola domani, mi troverà organizzata ed efficiente, nonostante sia qui a scrivere, adesso. E che venga pure l'autunno e i suoi rossi e arancioni e le foglie secche, ne raccoglierò qualcuna da tenere fra le pagine dei libri, lo faccio, qualche volta, ho un rametto di bouganville che ancora porta quel fucsia meraviglioso che solo il sole dell'Isola può regalare. Ogni cosa, a guardarla bene, ha un aspetto migliore di come appaia in realtà. Basta trovare le lenti giuste, o solo il momento giusto per guardarla, sia esso un pomeriggio di sole, una domenica mattina, o una notte di vento disordinato e chiacchierone, che dormono tutti, che mi ha svegliato un rumore e che mi piace star qui a scrivere, adesso che è quasi mattina.

12 settembre, 2009

Non sono pronta.


E' vero, mica ci vado io. E poi, su quattro, solo gli ultimi due vanno a scuola, gli altri due stanno studiando per gli esami. Rettifico. Uno sta studiando per gli esami, l'altro fa finta di studiare per gli esami. Ma non è questo il punto. No, non sono pronta, non sono pronta affatto. Ad alzarmi all'alba, per esempio. A cominciare la sinfonia, la menata, lo sbattimento. Non sono pronta e non ne ho voglia. DI libri e lezioni e di orari, nooooooo, gli orari no, alle tre devo essere e per le cinque devo andare, e poi alle sei meno un quarto mi devo trovare, nooooooooo, vi prego no. Io ho ancora il fuso orario dell'estate, profumo ancora di cocco e di gelato sulla spiaggia, giro scalza, scollacciata, e abbronzatina, ho ancora i campanellini di Folegandròs alla caviglia, io non ce la posso fare a mettere l'orologio, a far la lista delle cose, a foderare i libri, i compiti, le udienze, la sola parola mi fa venire i puntini rossi. Sono giorni frenetici, sembra che tutto proprio tutto si sia concentrato qui e adesso, e non mi ha trovata pronta. Sarà che mi sento il cervello come risciacquato, messo in candeggina e scolorito, come si faceva coi jeans una volta. La verità è che non ne ho voglia e basta, che pagherei per avere ancora una decina di giorni di niente assoluto, di baloccamenti, di zero pensieri, di zero appuntamenti, di zero di tutto. E adesso, scusate tantissimo ma vado di fretta, la Princi è a una festa e và ripresa alle 21. Come, non è ancora lunedì 14!!! Certo che no, bellezza, ma Giostra ha già iniziato a girare. E pronta o non pronta, ben meglio sarà che che inizi girare anche tu.

11 settembre, 2009

Solinga.


Non càpita mai. Non ricordo a memoria di essere mai stata sola solissima di venerdì sera, nella casa sulla collina. Fa effetto, niente da dire. Questa in verità non è che sia una casa di quelle normali, c'è sempre un gran traffico di arrivi e partenze e stazionamenti e passavo di qua, e campanelli e telefonini e bip bip di messaggi e urla e risate e voci di sottofondo e pianoforti e chitarre e sedie spostate e rumori di doccia e spruzzi di deodoranti e ticchettii di tastiere e passi sulle scale e parolacce, esclamazioni, imprecazioni, risse, ogni tanto, litigi, canzoni, palline che rimbalzano, phon, rasoi, e cose così. Stasera, un bel niente. I figlioli sparsi, il Capitano salpato, persino la Princi ospite da un'amica per quel rito complice che è così in voga fra le ragazzine, StaseraPossoDormireDa. E' l'ultimo week end prima della buriana della scuola, e lasciamo che sia. Quassù, nel silenzio inusuale di queste pareti, mi organizzo. Avrei ben potuto uscire, un cinema magari, come suggerito dalla mia Amica con la Toga, perchè non esci? No che non esco. Mi impossesso di questa divano sterminato e ci sto io ed io soltanto. E posso permettermi di scegliere tutti i film in bianco e nero che voglio, senza sentirmi dire MaCosaGuardi? con aria schifata. E fare la maglia con tutte le luci accese, se mi va. E leggere fino alle due quel libro che ho comprato questo pomeriggio. E magari finirlo, come mi capita spesso. E che ne so, farmi un bagno di due ore, scioglierci ogni genere di corbelleria, le palle frizzanti coi brilli di Lush, per esempio, e lì scialacquarmi senza che nessuno bussi o chieda udienza o che mi racconti di aver preso una multa parlandomi da dietro la porta, è già successo. Potrei mettermi uno smalto fiammeggiante, farmi un impacco di hennè ai capelli, accendere gli incensi che non piacciono a nessuno, mettere la musica del Buddha Bar a palla, guardare vecchie fotografie, fare un dolce per domani, riordinare qualche cassetto. Deciderò man mano. E' una strana pace, quella di stasera, gradevole, certo, forse un pò malinconica, appena appena. Domani arriverà in fretta, e tutti i figli riederanno alla casa sulla collina, per l'ora di pranzo. Fino ad allora la casa è tutta per me. Qualcosa mi inventerò, ma, e lo dico sottovoce, a questo silenzio preferisco il caos. Son fatta male. Lo so.

08 settembre, 2009

Matrimonio di settembre.

Ripresa dai festeggiamenti per il millesimo post, ubriaca persa da tutti quelle parole così belle, e grazie grazie, mazzi di fiori, vassoi di tartine e flute di bollicine, e fette di torta, grazie, grazie, infinite come le Fragole, grazie altrettanto. Finita la festa, ora ci si smuove un pò, cose e cose da fare, manco a dirlo, anche se ancora si respira un'aria vacanziera che mette allegria, anche se ancora non si è a pieno regime, la PrinciMusicista riede domani da una mini vacanza dove si nutre di pane e spartiti e note e Bach. Settembre è un mese frizzante, gradevolissimo per certi aspetti, anche in una casa chiassosa e faticosa come Villa Villacolle. Ci si organizzerà per bene, come al solito, come sempre, come tutte quelle volte in cui una minuziosa e chirurgica organizzazione scongiura il pericolo incipiente di uscire definitivamente di senno. Già, perchè non è mica tutto un rosolio, tutto biscottini e centrini candidi, e ciccì e coccò. Si fa con calma, si ordinano i pensieri insieme alle camicie stirate, si individuano calzini spaiati e soluzioni a questioni che sembravano così complicate, si puliscono tonnellate di fagiolini, lo sguardo vacuo e intento mentre si allontanano, insieme agli scarti, anche le cose che non vuoi più sentire, le menate, si chiamano così, le cose da nulla. Settembre è foriero di grandi progetti e grandi, grandissime aspettative, di un clima di giorni intatti prima della Grandissima Buriana rappresentata dall'inizio delle scuole. C'è già un sole tiepido che ha sposato stamattina in giardino un'aria dolcissima e fresca, testimoni il basilico e l'ibisco, celebrante il ciliegio verdissimo, invitati la talpa e il Candido Gatto, grande assente il pettirosso ma ha mandato un telegramma. Noi qui di settembre ricacciamo i magoni in fondo alle scale, li nascondiamo sotto alla terra umida, compreremo dell'erica per quel vaso senza nulla, cucineremo un pochino, ascolteremo con grazia questa fine di un'estate che è ancora lì sulla porta e che non sa se restare o andare via, portiamo con noi un golfino leggero, ai matrimoni, ben lo si sa, non si va mai a braccia nude.

05 settembre, 2009

Mille mille mille mille mille mille........

Ti ho fatto una torta.
Come , per me?
Certo, per chi se no?
E per qual motivo?
Come, non lo sai? Dai, non far la furba, sono mille.
No, non sono mille, son quarantasei, fra un mese circa.
Ma và, che cosa hai capito. Mille. Mille. Mille i post di questo blog.
Ma dai...davvero?
Seeee, dimmi che non lo sapevi.
Sì, beh, certo che lo sapevo, lo vedo sempre quanti post faccio, son mica scema. Ho cominciato a contarli all'indietro, circa cento post, e dicevo ne mancano venti e poi dieci, e poi due, così...
Allora?
Allora che?
Come si sta dopo mille post?
Si sta così. Bene, direi. Benissimo, anzi. Sono quasi tre anni che scrivoscrivoscrivo e ancora non mi sono stancata. E mi piace, mi piace da morire scrivere di me, scrivo per me, anche se so che mi leggono tanti, ma tanti , ma così tanti che davvero non credevo.E le cose che scrivono loro a me, poi, da brivido, lo sai?
Beh, sì, ne ho letto qualcuno, di commenti intendo, qualcuno è davvero pesante.
Sì, è vero, ma non ci bado, in tre anni ne ho cancellato solo due davvero brutti, malvagi, non so come dire ma gli altri li lascio, fanno parte del gioco.
E che gioco è?
E' il gioco che mi piace fare di più. Scrivo da quando ho dieci anni, avevo un quadernino con Gatto SIlvestro, un quaderno a quadretti smesso da mio fratello, di quelli con poche pagine usate, che era un peccato buttare via, aveva la copertina di quelle a righine, di quelle figurine che se le muovi cambiano l'immagine, capito come?
No, ma fa niente.
Ecco, il quaderno di Gatto Silvestro era il mio rifugio segreto, lo tenevo nascosto dietro al mobile dell'ingresso, e quando ero triste o l'avevo combinata grossa, lo prendevo e scrivevo.
Cosa scrivevi?
Tutto quello che mi veniva in mente, così, non molto diverso da quallo che faccio ora.
Beh, ne è passato di tempo.
Sì, e non ho mai smesso. Credo di essere un pò dipendente, in fondo. Scrivere mi fa sentire bene, mi calma e mi esalta, mi tranquillizza e mi elettrizza, non so, è così difficile da spiegare. Metto in fila le parole, mi vengono così, di getto, non rileggo mai, così come non ho mai fatto le brutte dei temi a scuola. Inizio a scrivere che ho un peso sul cuore, che magari ho un nodo proprio qui che non scende giù, e allora mi siedo un attimo, faccio un respiro, e le mie mani scorrono veloci sui tasti, così veloci che non so se sono davvero io a muoverle, o se vanno da sole. E la mia mente vola con loro, in automatico, non importa che io parli di rossetti o di malinconia, di drittoerovescio o di lacrime disperate, quel che c'è è che rimagno solo io, con il rumore delizioso dei tasti, magari la lavatrice che centrifuga di sottofondo, ma per quei dieci minuti, e solo dieci, te lo giuro, non ci metto mai di più per scrivere le mie cose qui sopra, dieci minuti in cui io rimango sola, sola in questo mondo incantato che è mio e mio soltanto e mi sento in pace, sospesa, protetta, avvolta, e forte, anche, brava, che me lo dico da sola, e che ogni tanto ci vuole. E alla fine, mi sento leggera e trasparente e il peso sul cuore è andato via, volato lontano, così. Ho scritto di tutto qui, di quanto ami questa famiglia, e questa vita che ho, e questa casa e le mie più piccole cose, i cani, il basilico, il pettirosso, i miei gomitoli, le mie amiche, l'amore della mia vita, i miei figli, mio padre lassù, i giorni disperati, le sciocchezze, mia madre lontana, la paura, questo mio essere così come sono, l'ansia, la tristezza, la gioia vera, il gossip, il lucidalabbra, che odio stirare, i ragni, i topi, le tende nuove, il mio divano strappato, che non so stendere, del libro che voglio scrivere da un secolo, che non so far di conto, che so a memoria un milione di canzoni e di poesie, il disordine, la mia cucina, mio fratello, le rose, i libri,i giorni che gira e quelli che no, i tacchi, il pigiama, il mare, la collina, i biscotti. E le torte.
Eccone allora, una per te. E' del colore giusto, mi pare.
Sì, è bellissima,
Sì, mi è venuta bene.
E' bello ricevere regali, e davvero non so come dirti grazie...
Di niente.
Anzi, lo so, te lo scrivo. Dopotutto, è la cosa che so fare meglio.
Dai, scrivi.
Mille grazie per mille post.
Col cuore.
A tutti quelli che li hanno letti, che non si stancano di leggere, che un pò si riconoscono, che un pò mi vogliono bene, che un pò mi fanno felice, così felice che mille ne ho scritti e ancora mille ne scriverò.

02 settembre, 2009

New season.

Inizia qui. Che non è caldo e non è freddo ancora, e tanti progetti si possono fare, non necessariamente legati alla stagione in corso, è questa la magia, si può finire un bikini o una gonnina di cotone, mentre si sbircia con impazienza un pacco di lana nuovo di zecca, pronto per essere trasformato in whatever you want. Uno scialle, dice Emma dal suo blog, ci salverà dalla noia, dai ragni, dalla tristezza dell'autunno, dalla tosse e dalla monotonia. Ben perciò, oggi ci si rechi senza indugio, come al solito, come sempre al BioCafè, quello del vicolo, per il primo KnitCafè della stagione. E, di grazia, si consulti con solerzia il calendario a lato, ci si apppunti per bene giorno e ora, per non dire poi con la faccia contrita, gli occhi da cocker e i lucciconi, MaIoNonLoSapevo!! Fuori c'è un cielo senza colore, ci sono cose e cose da fare, ma due chiacchiere tranquille, un pò di gossip innocente e due giri di maglia sono il meglio che c'è.
Bio Cafè
Vicolo dell'Erba
Alessandria
dalle 15 alle 18

Colà vi si attende, e che ve lo dico a fare.


29 agosto, 2009

Sei a casa se.

Ti svegli la mattina con il vrsshhhh vrsshhhh dell'irrigazione.
Dormi finalmente nel tuo letto.
Hai dovuto fare una spesa che nemmeno Napoleone a Marengo.
Trovi ragnatele e ragni rattrappiti, stecchiti, sospesi, un pò dovunque.
Non funziona più nulla, dal decoder, alla stampante, al condizionatore.
Il gatto di casa non ti riconosce più.
C'è polvere anche sul tappo della bottiglia dell'olio.
L'aiuola delle rose è uno strazio vero di erbacce e di sterpi.
Il basilico è tutto mangiato dagli insetti.
La talpa ha costruito un resort nel pratino.
L'origano ci ha lasciati.
La quantità degli indumenti da lavare e ovviamente stirare, che lavare è un attimo ma stirare un secolo, ha raggiunto dimensioni tali che è difficile scorgere all'interno del locale uso lavanderia persino la lavatrice, obnubilata da teli mare rigidi come stoccafissi, tende, fodere di divani, asciugamani, viso e ospite, ovvio, varia biancheria, da maschio, da ragazzo, da bambina e da donna fatta, nero-peccato, bianco virginale, rosso-viale, calze spaiate, lenzuola che sanno ancora di doposole, strofinacci con scritto L'Amore è Una Conchiglia, deliziosi cuscini a coralli, cappellini di cotone, cinque o sei maglie da calcio, con relativo pantaloncino e calzettone, circa un migliaio fra polo e t-shirt, una ventina di camicie, una dozzina di jeans, capri pants, shorts, parei, canottiere e top. E allora forse è il caso che alzi il regio cul@ dal regio divano e invece di star qui a raccontare e scrivere e cincischiare e baloccarmi con le parole come mi piace tanto fare, ben meglio sarà che mi dia una smossa e mi cali per bene nella parte.
And welcome back home.




27 agosto, 2009

E l'ultimo....

...chiuda la porta.

L'arcobaleno.

Qui si vede appena, ma c'è, eccome se c'è. Arrivato all'improvviso, dopo l'acquazzone benedetto che ha fatto scappare tutti dalla spiaggia, alla spicciolata, in fretta, ma mica tanto, si è camminato lungo il mare, che bello il mare quando piove, non sai bene che cosa ti bagna di più, se le ondine timide sulla riva o le gocciolone che cadono giù e che ricamano la sabbia e ti appiccicano il vestituccio addosso e fradiciano i capelli un pò di sale e un pò di acqua dal cielo. Che odori scatena il temporale da queste parti, di erba bagnata, di arbusti, di muschio, di stalla, anche, passando di fianco al maneggio. Che bella sorpresa, dopo l'estate rovente, la prima pioggia. E poi, a casa, mentre si cercava di ritirare tutto, il bucato steso, i cuscini inzuppati, eccolo lì, l'arcobaleno, proprio dietro casa. Che bell'effetto ha avuto su di me, questa pioggia improvvisa. Come innaffiata, come se mi avessero spruzzato vitamine dal cielo, come se proprio dal cielo venisse una gioia sottile, una timida allegria. Stasera si parte, un pò dovunque sparse valigie e zaini e pile di libri, la chitarra, le cose. Fuori, un chiassoso disordine, ognuno si fa la valigia sua, ci mancherebbe ancora. Dentro, una voglia di tornare a casa, mista all'impercettibile malinconia di lasciare questa vista, questo mare, questo vento profumato, il muretto, il limone, le rocce, l'ulivo. Inizia un altro viaggio, un'altra stagione, un 'altra puntata, un altro capitolo, un'altra storia. E c'è chi ha il coraggio di chiamarla soltanto Fine delle Vacanze. Ma forse, quelli che la chiamano così, non hanno mai avuto un arcobaleno sopra la testa. E' così che funziona.

25 agosto, 2009

Status: arrived.

Alla fine, è arrivato. In leggerissimo ritardo, ma non era importante, suo padre ed io eravamo lì già da un pò, minuto più, minuto meno non faceva differenza. Abbiamo sbirciato dalla porta scorrevole dell'aeroporto, lato arrivi, un aeroporto rimesso a nuovissimo per quel G8 a Maddalena che non c'è stato. L'ho visto subito che aspettava i suoi bagagli, una maglia rossa con la scritta Phillies "per farmi riconoscere". Mi ha sorriso di un sorriso di luna, che belli sono i sorrisi che non vedi da un pò, mi sono venuti i lucciconi, ma agli arrivi è vietato, si piange solo alle partenze, questo si sa, e poi il mio Sposo Illustrerrimo mi ha fulminato "cosa piangi a fare". Già, che piango a fare. Non so, invero, ma se c'è da frignare certo non mi tiro indietro, e adesso sono qui, che abbraccio il mio pallido, spilungone, meraviglioso figliolo che riede dopo un tempo che sembra lunghissimo, lontano come nessuno di loro è stato mai, nemmeno i suoi fratelli più grandi. Che piango a fare, se finalmente ce l'ho qui, e non mi dannerò più di telefonate e messaggi e mail e Facebook, per vedere se ha messo qualche fotografia, per vedere cosa scrive, come sta. Racconta a raffica, non sa da dove cominciare, e io accoccolo i miei occhi su di lui, e sono così felice che sia qui, sembra più alto e ancora più bello, e mi ubriaco di queste mille cose che racconta e che sentirò ripetute tra non molto ai suoi fratelli. Poso i miei occhi su di lui, e lì ce li lascio, come sorpresa di averlo qui vicino, beata e felice, innamorata di questo sorriso, impertinente e dolcissimo, che non vedevo da un pò.

23 agosto, 2009

Presenze.

Nemmeno ho il coraggio di mettere una foto vera. Meglio un disegno. Ho visto un topo. Che detta così non è che sia una notiziona. la cosa sconvolgente per me è che l'ho visto, e mi vengono i brividi, nella mia cucina. Cioè, non proprio nella mia cucina, è complicato da spiegare, questa casa è complicata per come è fatta, forse perchè complicati son gli essere umani che la popolano, alla data. Una specie di ripostiglio, ma situato in alto e alle spalle di chi lava i piatti, per dire. E subito lì di fianco una finestra di vetro a lamelle, si aggiunga. Ecco. Lui usciva di lì e passava di là. Ieri sera, dopo la cena di tredicì, dove ognuno porta qualcosa e poi tutti ti aiutano a sparecchiare e se ne vanno coi Tupperware ancora caldi di lavastoviglie. Mezzanotte passata da un bel pezzo, dove vanno i topi a quell'ora, e soprattutto, che diavolo ci fa un topo in casa mia, nella mia cucina. La risposta è più che semplice, siamo in un bosco, fuori è tutto un fitto reticolo di lentischi e mirti e bacche e cespugli e rocce, e cinghiali, e poi ci sono le case vuote, se passi dai tetti puoi guardare dentro tutte, questo villaggio è fatto così, l'Architetto lo ha pensato così ed è per questo che ci piace tanto. Vabbè. Ma intanto il topo l'ho visto io, non che mi abbia guardato, questo no, non avrei sopportato quello sguardo falso e quegli occhietti piccoli, no, gli ho soltanto visto il sedere, e la coda, Gesummaria, la coda, che è quella che mi turba di più in assoluto. E tutti a dirmi, ma dai, non fare troppe scene, in fondo è uno scoiattolo senza coda, una specie di criceto, la coccinella, non è forse uno scarafaggio con un vestito a pois? Com'è, come non è, non ho mica dormito tranquilla. Psicotica? Disturbata? Fobica? E chi lo sa. Solo, a me gli scoiattoli non sono mai piaciuti e i criceti lo stesso. Studierò il modo per eliminarlo, che non sia crudele, certo che no, ma questa convivenza, mi aiuti a dire, proprio non la sopporto. E nel frattempo, per mettermi il cuore in pace, mi guarderò di nuovo Ratatouille. Ma non servirà, lo so.

19 agosto, 2009

Partenze.

Si parte a scaglioni, a plotoni, a piccoli gruppi, a due a due, in fila indiana, dalla Casa Nel Blù. Mai siamo stati così in pochi, lo Sposo ed io ce lo dicevamo stamattina a colazione, che strano, così pochi figli, e raramente tutti insieme. Chi va e chi viene, chi parte e chi arriva, chi trànsuma, staziona, fa un saluto e se ne va. Chi doveva stare mezz'ora e si ferma una settimana, chi ha il biglietto di andata e giammai per il ritorno, chi fa finta di non trovarlo, chi neppure lo cerca. E' una grande soddisfazione, questa, per questa casa, che è nata per questo, in fondo. Una vacanza così, dove non ci sono orari precisi ma dove tutto funziona con precisione chirurgica, meticolosa sicronia, pur essendo la metà di mille, tutto va avanti da sè. Le lavatrici, gli stendimenti, le lavastoviglie di soli bicchieri, le colazioni da collegio, la Nutella da Cinque Chili che fa la gioia della mia Vicina del 12. Sì, da non scordare i vicini, gli amici, i non residenti ma i viandanti, Che Fate?In Quale Spiaggia? La bellezza di questa estate che sta finendo più o meno, sta tutta qui. E' nel salutare con il magone la Biondina Riccioluta, l'unica che sa domare il mio Imbizzarrito Figliolo Giurisprudente. E anche l'Amico, biondo anch'esso, che ormai è parte integrante di questa chiassosa famigliola, che estate sarebbe se no. Ad ogni partenza c'è sempre una lacrima minuscola, che si vede appena, non amo i cambiamenti di stato, e mi immagonisco, sempre. E questa casa di vacanza, quella che sa di mirto e di menta e di limone, corbezzoli e candele, cuscini e orchidee, questa casa , isola nell'Isola, si svuota piano piano, saluta appena con uno svolazzare di tende, e fa finta di nulla, ma chi ci ha vissuto sa che un pò di magone viene anche a lei.

15 agosto, 2009

Ferragosto?

La bolgia non mi avrà. La confusione, la gggente, le code, il caldo, che nemmeno un pò di vento, ma non era l'isola del vento questa qua? Me ne sto ritirata, in disparte, sciallatissima, e guardo tutto da quassù. Ingredienti per un bel ferragosto alternativo, senza grigliata, senza pastalforno, senza cocomero, senza un bel niente: si prenda una stanza da rassettare, prevedendo arrivo di un numero imprecisato di amici che qui farà tappa per un numero imprecisato di giorni. Si osservi con mestizia il condominio di panni che proprio non si può fare a meno di stirare, ivi compresi quei lenzuolini ricamatissimi che nulla è più scialbo di un ricamo stropicciato, son ricami Ikea, mica della nonna, e basta una passata di appretto, un colpo di ferro e voilà, si danno arie da corredo della regina. Si prenda infine una voglia di tranquillità, di niente che non sia leggere o chiacchierare o telefonare a qualche amica selvatica come me, o fare a maglia, o fare schizzi di progetti, o coccolare questo o quello, anche via cavo, un figliolo dall'altra parte dell'oceano è una bella prova per una schizzata. Ecco qui. La giornata si dipanerà con la serenità e la lentezza che amo, si concluderà con la casa profumata, una tonnellata di stelle proprio sopra la mia testa, il fruscio delle foglie, gli schiamazzi lontani e per questo gradevoli, in fondo. La spiaggia oggi no, mi scopro addosso una sottile allegria, di quelle genuine come i biscotti fatti in casa, ho con me una tale scorta di affetti e di sicurezze e di cose belle che niente e nessuno può scalfirmi, nemmeno un pò. E se proprio Ferragosto dev'essere, massì, una fetta d'anguria ghiacciata, non facciamo troppo i sofistici. A sputare i semi lontano sono campionessa mondiale. Con grazia, si sa.

10 agosto, 2009

Stelle.

Ossì che le guarderò, anche stasera, come ogni anno, da una vita. Non che in altre sere non le guardi mai, questo no, ma quelle di stasera, chissà perchè, hanno un valore speciale. Sarà perchè difficilmente si è da soli, si rastrellano amici e amici di amici, i figli no, quelli vanno alla diga a guardarle, e quanti fidanzamenti e sfidanzamenti la notte di San Lorenzo. SI preparerà qualche dolcetto, un mirto ghiacciato, si disporranno cuscini e tappeti perchè le stelle le vedi meglio col naso per aria, certo, che scoperta, ma da coricato ne vedi molte di più. Ci vuol mestiere, anche a guardare le stelle, cosa credi. Serata di stelle, perciò. In questa estate farlocca, tarocca, che non è d'oro come le altre, e prova un pò a morderla, vedrai che è così. E non bagnarla che diventa brutta, come i braccialettini luccicanti delle bancarelle, che ti lasciano poi tutto il segno sul polso eppure, erano così luccicosi sotto le luci del mercatino. Un'estate un pò falsa, che non sai bene se sperare che finisca in fretta o aspettare che inizi. Strani pensieri affastellati senza ordine, accumulati come le cose da stirare che non ne hai voglia nemmeno se piangi, e passi per le magliette, ma le camicie un colpo di ferro ce l'han proprio bisogno. Seratona nel patio di casa, a guardare in sù, a sperare di vederne una dozzina e forse di più, a gridare VISTA! e a tenere il conto per sapere chi ne vede di più. Ne vedrò una sola mi sa, non ho mai grosse fortune in campo stellare, ma dovrà essere bella grossa, di quelle che fanno la scia. Non ho nessun desiderio da affidarle, ma almeno, che si faccia vedere, e che trasformi per me questa estate di latta in un'estate d'argento. D'oro no, pare troppo.

06 agosto, 2009

Eccheccavolo!

E basta che non se ne può più. SI è raggiunto il colmo, la misura, fine delle trasmissioni. Si è passati giorni, sprecati, ci si è seduti in giardino aspettando che passàssero, il mare mi guarisce di tutto, ho sempre detto, ma nemmeno del mare avevo voglia e lo vedevo lontano e ostile, perfino, non me lo spiego ancora, ci si è fatti anche pungere da un calabrone, una cosa da mezzo chilo o giù di lì, si E adesso basta. C'è un'aria frizzante che sa di cose belle, c'è una sporta di giunco nuova di zecca che mi accompagnerà alla spiaggia, ci sono grandi progetti, grandi cose che frullano e frullano, basta i magoni, basta le lagne e i poveramè, basta coi piagnistei e le frignate e gli sguardi vacui senza guardare niente, e i momenti che non stai bene nè qui nè là, c'è un blù che acceca se alzo appena lo sguardo, c'è un Buddha Bar sommesso che cerca di svegliare due delle casa che ancora dormono, e che spande tutt'intorno una pace mai vista. C'è molto da fare, fuori e dentro di me, c'è un vaso di fiori e una vita tranquilla, di quelle che hai sempre voluto, e allora, si alzano le chiappe, ci si dà un certo contegno, ci si soffia il naso per l'ultima volta, ci si apparecchia carine, si fa scorta di bello e di buono, che l'estate non è certo qui per restare per sempre, ci si liscia il vestito, un velo di gloss, e allora, coraggio, bellezza, si va.

02 agosto, 2009

Di cuori, ibisco, basilico e croissant.


E' iniziata la vera estate. I veri giorni. Il vero sole, il vero profumo. Nulla da togliere all'altra vacanza. Ma questa qui, quest'anno, qui, ha un gusto diverso. Che sa dei croissant della panetteria comprati al mattino presto, coi giornali, anche. un rito che si ripete quasi ogni mattina, ogniqualvolta a qualcuno di questa casa venga in mente di spingersi fino in paese e fare una sorpresa al resto degli inquilini. Finalmente iniziano i giorni che conosco bene e che amo. Questo è un luogo speciale, dove non si arriva, in realtà, ma si torna sempre. Si torna dopo l'inverno, si torna dopo altre vacanze, per altri meravigliosi luoghi, si torna dopo viaggi intercontinentali, dopo gli esami, dopo la maturità, dopo tutto. Anche dopo aver dato una sterzata alla propria vita, professionale, s'intende, non già sentimentale, che il Cielo mi ascolti e che mi ascolti benissimo, per carità. Qui di sentimento, lorsignori non ne abbiano a male, ce n'è a bizzeffe. E quando c'è quello, un pò come la salute, signora mia, ma mi vuole un pò dire che cosa si pretende di più? Qui c'è tutto quel che serve. Un ciotolone di basilico di un verde accecante e di un profumo, ma di un profumo, che la prossima insalata caprese sarà una meraviglia mai vista. E un'altra ciotolona di ibisco, di un rosso vivo, che ha trovato la sua collocazione lì, nè troppo all'ombra nè troppo al sole e che ascolta le chiacchiere della sera, quelle prima di andare a dormire, o quando si guardano le stelle o semplicemente si sta lì col naso all'aria, ad annusare il venticello della notte, in camiciola, che non fa freddo ma quasi. Si fanno dishcloth a forma di cuore, a tonnellate, con lune e stelle e cose così, si sospira a fondo, meravigliati di questa tranquillità ritrovata, di questa calma magnifica, di questo niente che c'è da fare, chiacchiere al muretto, adorabili lentezze che fanno stare bene. L'ibisco rosso mi guarda, giocherella un pò col vento, si dà arie da fiore impegnato e un pò snob e non sa che è un pò il simbolo dell'estate che è qui, questa qui, che inizia adesso. Almeno per me.

Non dirò.


Dei giorni cupi che ci sono stati. Delle ore che ho dormito e dormito, come non fossi capace di fare nient'altro. Dei pensieri tremendi che ho avuto. Di quel viaggio di ritorno dalle isole, della confusione su quell'autobus, della faccia di quel tipo delle valigie, e della signorina del check in. Non dirò di quel buco nello stomaco, di quell'inspiegabile senso di spossatezza e fallimento e tristezza, tristezza infinita, da non riuscire a contenere, ad arginare. Non dirò di me, seduta nella hall dell'aeroporto, a piangere dopo aver accompagnato il Liceale verso il viaggio dei suoi sogni. Di questo, di tutto questo non dirò. Anche perchè, a pensarci bene, non è nemmeno che me le ricordi così bene, tutte queste cose. Ben perciò, scusate tanto che vado di fretta, stasera ero al cinema con la mia Amica dell'Isola e domani la mia sveglia suonerà, sìccerto, anche qui in vacanza, dacchè il mio Sposo arriva finalmente ed io sarò lì, ritta e fiera ad aspettarlo al porto. Ci saranno bei giorni ancora su quest'Isola della Meraviglie, e le angosce cacciate via, scivolate giù come la schiuma dei piatti dal buco del lavandino. Ci saranno bei soli e belle stelle, silenzi sereni e calmi, luminosi sorrisi, fiori profumati e carinerie,e di questo, di questo soltanto, finalmente dirò.

29 luglio, 2009

Dal beige al blù.

Che ora è non si sa bene. E forse non se ne ha nemmeno voglia, di saperlo, intendo. Si sta coi gomiti ben poggiati sul tavolo, si vuole ritrovare un gusto antico, che calma un pò, ci si fuor fare una carezza, così, leggera. Gli occhi si muovono, dal beige al blù, dal blù al beige. Non si pensa mica, in momenti così, solo lo sguardo si muove, ed è l'unica cosa vitale, per il momento. La mente è sgombra, si respira piano, si è svegli da molto ma ci vuole tempo ancora, si è già fatto un giro in paese e ci si deve ripigliare un pò, di questi tempi ci si è un pò inselvatichiti, non si sopporta la gente, il rumore, le macchine, le cose. Così, mentre si pensa al pomeriggio che viene e alle cose da fare, si lascia che siano gli occhi, gli occhi soltanto a muoversi intermittenti e si resta così, a raggranellare energie, e si passa con un movimento perfetto di ciglia, palpebre e pupille, guardando dentro la tazza e al di sopra di essa, dal beige al blù, dal blù al beige. Dal caffelatte al mare. E viceversa, ovvio.

Mare stirato.

Senza nemmeno una piegolina. Senza un barlume di onda, un moto, un sussulto, una cosa così. Si vede da qui che non c'è un filo di aria, che le onde minuscole fanno lo stesso rumore della Fanta, quando apri la lattina, e nient'altro. C'è un sole opaco, giusto per dire che c'è il sole, e uno strato di nuvole pigre che ne occulta lo splendore. Non che faccia brutto, solo così, anestetizzato, lentissimo, immobile, direi. Qui nella casa fra le rocce nessuno è sveglio, e chi si è svegliato presto si è guardato in giro e si è riaddormentato secco, e chemmimportammè. La Bruna Fidanzata è partita questa mattina, lasciando un JuniorIng. malinconico e contrariato. Domani partirà il Liceale, verso un'avventura attesa e temuta, lascia più di un cuore infranto sull'Isola, come nelle migliori tradizioni. Queste sciocche, strane, non consuete vacanze scorrono così, con la consapevolezza di doversi in qualche modo calmare, rilassare, di dirsi che è tutto a posto e quel che non è ci andrà, che le cose stanno prendendo il giusto cammino. E quel buco nello stomaco non accenna a restringersi e quel peso sul petto non accenna a diminuire e come vorrei avere un ferro da stiro e stirare per bene le pieghe della mia anima stropicciata e confusa, un ferro gigante e potentissimo, a vapore, magari, di quelli neri da tintoria, lo stesso che stanotte ha stirato il mare.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...