10 novembre, 2011

Oggi.



E' un pò come volare. Non sai mai bene quando inizia, non sapresti dire, ecco, comincia qui. Sarà la stagione, un pò tutti sono malinconici a novembre, un pò tutti si sentono un giorno potentissimi e il giorno dopo fragilissimi, leggeri, carta velina da stropicciare, o peggio, carta da forno bruciacchiata, che si disintegra se la sfiori, c'hai fatto caso? Complicata che sono, tortuosa, dai ragionamenti contorti, oppure cristallina, trasparente, un vetro appena pulito, il cielo dopo il vento. Succede, mi dicono, è la stagione, sono le donne, in fondo, non sono così, è difficile spiegare? Non so. Non so se è la nebbia di oggi e le foglie gialle, che messe insieme fanno un bel quadretto, non proprio leggerissimo. E' il silenzio di questa casa, oggi tutti in vacanza che è il Santissimo Patrono, ma tutti chi che sono la Princi dorme beata nella sua stanza, e uno di qui e l'altro di là, il Liceale in visita al suo Amore, gli altri due sparsi per il Regno Sabaudo, non è mica San Baudolino lì. Sarà che non sopporto le luminarie, gli stivali di gomma, l'ignoranza diffusa, le pentole lasciate lì da ieri sera, non sopporto la mia faccia scema, bianchiccia, insignificante, che ho visto stamattina nello specchio del bagno. E non sopporto il giardiniere, che ha deciso di tagliare i rami proprio adesso, proprio qui, e quel zzzzrrrrrrr della motosega mi trapana il cervello, mi agita, mi innervosisce. Mi concentro e volo via, trovo la strada in mezzo alla nebbia e alle foglie gialle, trovo il sentiero per uscire da qui, da questo peso che ho, da questo respirare corto, da questa insofferenza riflessiva, nel senso che non sopporto nemmeno me, troppo silenzio o troppo rumore, troppa calma o troppo caos, potessi sollevarmi e guardare tutto dall'alto, potessi salire al decimo piano, ma no, più in alto, per vedere l'effetto che fa, l'effetto che faccio io accoccolata sul divano, un giorno di niente scuola, troppo di tutto, troppo di niente, fragile e scema, ortiche e seta, ghiaia e diamanti,la nebbia mista al sole  oggi è così che va.

07 novembre, 2011

Fango.



Sono giorni fermi, immobili, dove le abitudini che hai, le cose che fai, tu e gli abitanti della Casa in Collina, sono un pò filtrate, come dipendenti da qualcosa che non si sa cosa sia, si è in collina e nessun fiume e nessun smottamento e nessuna frana, ma è tutto lì in agguato, lì vicino, vicinissimo, in città si sente di più, c'è poca gente in giro, l'ho visto stamattina, e quelli che ci sono sono tutti lì, a guardare il fiume marrone e tutto quello che il fiume porta, i tronchi, le assi e tutte quelle cose, sembrano zolle o cosa sono. E' acqua cattiva, acqua limacciosa, acqua schifida, che nemmeno la schiuma rende migliori, mai visto la schiuma sul fiume, eppure c'è. Sono giorni che si guarda in sù, si vedono centinaia di notiziari, si è passato il fine settimana a casa, a tranquillizzare le persone lontane, a dire No, Stiamo Bene, certo che stiamo bene, noi siamo al caldo, non cerchiamo le nostre cose nel fango, nessuno di noi è stato in pericolo, e ci si sente così fortunati a vedere e a sentire quel che è successo poco distante da noi, in centro poi. E ci si sente fortunati sì, ma piccoli e assurdi, e così stupidi, così incredibilmente materiali, lo vedi, passa tutto così in fretta, sei in centro con tuo figlio e l'onda ti succhia via, scivoli lontano e non ci sei più. Rifletto, mi dò un tono, lavoro un pò ai miei progetti, sono ansiogena, lo so, guardo se piove, guardo le previsioni, dico ai miei figli Non Andate Nel Pericolo, ma il pericolo quale sarà mai, e dove, poi. In giornate così si vorrebbe far qualcosa, e forse qualcosa di minuscolo si è fatto, si pensa e ripensa a Genova e a Monterosso, ma pensare non serve a niente, si aspetta la piena anche qui, si guarda il fiume che è già stato così crudele nel '94, esattamente come ieri, il 6 novembre. Che strane pieghe ha il destino, che strani, stupidi giochi fa la natura, che ricorda il giorno esatto, Sono Segni, dice qualcuno, ma segni di che, io non vedo segni, vedo solo acqua, limpida dal cielo e sporca dal fiume, e vedo gente che guarda giù,dal ponte, gente che guarda sù, il cielo, e gente composta e degna, disperata e silenziosa che scava e scava a cercare nel fango quel che resta. O quel che ha perso.

04 novembre, 2011

Umido Novembre.



Il cielo cade giù, stamattina, ti vine da metterci le mani sotto, come quando cadono i libri dalla libreria, o le lenzuola del ripiano in alto, quelli che metti solo quando è Natale e non ci sono mai le federe vicino, le devi cercare nel cassetto o nell'altro ripiano, che è così difficile cercare le lenzuola, se nell'armadio sono tutte bianche e hanno solo il ricamino diverso, e poi ti serve sempre l'ultimo della pila Se invece son colorate il problema non si pone, solo che poi a furia di frugare e frugare sono tutte messe male e nemmeno più si chiude l'armadio. Mah, si diceva con mestizia, è il 4 di novembre, Armando Diaz e tutto il resto, mi ricordo che a scuola ce l'avevano fatto studiare a memoria, che cosa strana. Non che faccia freddo, certo che no, ancora senza calze per far inorridire le mie Amiche del knit cafè, ieri pomeriggio, ma mi sa che qualcuna l'ho convertita, e alla fine avevo ragione io, che le calze si mettono solo a dicembre inoltrato. A guardar fuori il cielo sa di colla, nel senso che sembra colla, un barattolo di Coccoina che non si usa da un pò, bianca sì, ma tendente all'opaco, non so come dire, se ti concentri riesci a sentirne anche l'odore di mandorla, uno dei profumi a me più cari in assoluto, insieme al Vicks e al Borotalco. E' tutto così immobile che si fa fatica a credere che quello fuori non sia un cartellone, un quadro, magari, che ti verrebbe voglia di stare nel letto a fare tutto, la colazione,  lavorare, mangiare, parlare con qualcuno al telefono, fare la maglia, o fare niente. Invece no. proverò a fendere questo biancore di nebbia e di acqua, che è venuta e che verrà, proverò a vedere se vince lui o vinco io, provo a portare un pò di scompiglio fra le foglie gialle e umidicce, scuoto i miei pensieri e scuoto me, metto disordine in questo silenzio intatto, non si muove nulla, lo farò io, sono brava a mettere disordine, anche quando non voglio, anche quando faccio di tutto per tenere a posto, anche quando cerco le lenzuola con le rose, è tutto perfetto nell'armadio e un attimo dopo il delirio, le lenzuola le ho trovate, ma ho una federa soltanto, metterò la musica a manetta, questo bianco di fuori non mi piace, ho un rossetto nuovo di zecca, fra poco vado a vedere se anche in città il cielo è coccoina, e  alla fine, chi l'ha detto che le federe devono essere uguali e poi nessuno al mondo mai controllerà il mio armadio delle lenzuola.

02 novembre, 2011

Non so.



Strano giorno questo qui. Inizia la settimana ed è già mercoledì, è una festa tristissima, forse nemmeno la è, ma certo non ho bisogno di un giorno come questo per pensare a chi non c'è, io non vado al camposanto in questi giorni, non mi piace, ci vado quando ne ho voglia, da sola, senza nessuno e spesso sono soltanto io nel vialetto con la ghiaia e qualche vecchietta con l'innaffiatoio e i fiori, a maggio le rose del giardino, ce ne sono tanti di giardini con le rose là dov'è il camposanto e dove vado per sentirmi figlia di un papà che non c'è più e Dio solo sa quanto poco la sono stata, figlia così, non era proprio il momento di andar via, ma forse non è che il momento lo sia mai, in fondo, ma avrei voluto vederlo invecchiare, vedere se fosse ancora così dannatamente bello anche a 50 anni, e poi a 60 e via così. Non so che fare in un giorno come questo, mi verrebbe da andare a correre nella nebbia, a me piace di più correre con la nebbia che col sole, oppure non so se mettermi a ribaltare casa, togliere le fodere dei divani e lavarle con cura, i vetri, le tende, e tutte quelle menate che si fanno quando si decide di pulire casa da cima a fondo, di solito si fa quando non si vuole tempo per pensare, mai quando la casa è lurida, nessuna casa lo è mai, si pulisce sul pulito, che frase tristissima da dirsi, se è pulito esci, vai fuori, fatti un giro in un giardino, guarda due vetrine, leggi un libro, che pulisci a fare, mah. Quindi non so. Se fare le Grandi Manovre o mettermi tranquilla, tranquillissima in un angolo di casa, un libro nuovo, iniziare un maglione marrone che la Princi Omioddio mi chiede da un pò, cucinare qualcosa, mettere una bella musica e magari stirare. Novembre non è un gran mese, meno male che passa in fretta, forse più di febbraio e anche quello non è che mi stia simpatico, non so se passi prima dannandosi o stando fermi, se riflettere  o far di tutto per non pensare, se fare e fare o star lì, imbalsamata, bell'e abbrustolita come le castagne della piazza. Non so se muovermi o stare ferma, non so se agitarmi o essere in grazia di Dio, nel frattempo scrivo e scrivo, le fodere dei divani mi sa che le tolgo uguale, tanto asciugano in fretta e non si stirano, ribalto casa ma nemmeno tanto, che strano giorno, triste sì, e questa è l'unica cosa che, per certo, so.

28 ottobre, 2011

La Scatola col Gatto.



E' una scatolina di latta, di quelle che possono contenere dal nulla, a tutto. Comprata a Parigi, da Merci, qualche anno fa, e portata in dono a Lei, la Principessa Omioddio, la figliola più piccola, l'unica femmina, l'unica e basta. Per lei, da subito, palloncini rosa sulla porta a dire che sì, era arrivata, quel 4 marzo di quasi quindici anni fa. Quindici anni quasi. Anzi, facciamo quattordici e mezzo, e un pò di più, che suona meglio. Suona meglio per me. Questa scatola le piacque subito tantissimo, ci teneva i nastrini per le trecce, le stringhe con la tastiera del pianoforte, le mollettine coi fiocchi. Stamattina, svuotando il cestino della sua stanza, l'ho trovata lì. Buttata via. E subito mi sono ricordata, Ho Messo in Ordine, Mamma, me lo ha detto ieri salendo le scale di corsa. Solo, non ho compreso subito cosa volesse dire quel suo mettere in ordine. Ha buttato via tante cose,  pastelli spuntati, penne che non scrivono, e degli orecchini con Hello Kitty. Ha buttato un portachiavi ad orsetto, una serie di elastici con le ciliegie e le banane, un cerchietto di pelo con le orecchie. E la scatola col gatto. L'ho recuperata, dentro avevo un biglietto dell'autobus e un topolino fosforescente. La userò io, ci terrò la mia sterminata collezione di stitchmarkers, in fondo questa scatola è così bellina, mi sono detta. Poi ho pensato. Non sei più da scatole coi gatti, figlia, me ne accorgo quando apro la porta della tua stanza e tu sei lì, me ne accorgo da come stai seduta, un pò di sbieco, come me,  me ne accorgo da come alzi gli occhi, da come ti scosti i capelli dal viso, con quel gesto che i tuoi Fratellacci Maleducati imitano centinaia di volte, per farti arrabbiare, Occhioni Verdissimi e Capelli di Seta. Cose te ne fai di questa scatola col gatto, che ti sembra tanto da bambina stupida, adesso, ma che forse riscoprirai tra un pò, magari all'università, chissà. Ho messo in ordine, che tradotto vuol dire, sono diventata grande, sono grande, non ho più bisogno di scatole coi gatti per conservare le mollettine, non mi faccio più le trecce, e quelle orride mollettine con le banane, ma per favore. Un figlio maschio cresce quando dalla sua stanza escono le note dell'heavy metal, quando ti bacia e punge, quando lo vedi radersi una mattina nel bagno blù. Una figlia invece, cresce quando butta via le scatole coi gatti. Me lo devo segnare, da qualche parte.                                   


27 ottobre, 2011

Vetro che vola.


E alla fine, il freddo, quello vero. Anzi no, non proprio quello pungentissimo, quello da calze, quello da guanti di lana pesantissima, che ne avevo fatti anche di lana leggerissima e pure coi buchi, ma che razza di guanti sono questi qua. Sono belle mattine, sono mattine di una semplicità che scalda, sono bei giorni di cose normali, di amiche in giro a cercar gomitoli, di inviti a pranzo estemporanei, inaspettati e perfetti, nella tovaglia pastello, nelle risate, nel clima da collegio che c'è, eppure siamo madri e spose esemplari, come dico sempre e di pasticci e menate e grane e questioni ne abbiamo una tonnellata a testa, ben suddivise, ma alla fine ci prendiamo il tempo per far le sceme e tutto il resto per un pò sembra lontano. Mi piace la semplicità  che arriva d'autunno, con le caldarroste  e i piumini nel letto, con le piccole cose che fanno grande una giornata normale, un vaso di vetro che diventa cristallo prezioso se lo sai vedere nel modo giusto, piccole soddisfazioni che fanno l'anima bella, momenti di niente che sanno di caldo, come il profumo del pane, dei biscotti cotti nel forno, nel caffè della mattina presto, il cielo rosa, il prato bagnato, le foglie. Sono mesi che colleziono vasi di vetro, la marmellata, la Nutella, li sciacquo per bene, li uso per i fiori, per il basilico del mercato, per le ortensie seccate, perfino per i bottoni, ci metto un nastrino, se ho tempo preparo per loro un vestito così chic che perfino Marie Claire li ha messi in copertina, certo non i miei, ma insomma, è quasi uguale. Mi piace pensare che ad ogni vaso dò una storia nuova, un destino diverso da un volo bislacco nella campana del vetro. Così i miei pensieri. Vasi di vetro messi a nuovo, guardati da un'altra prospettiva, da un'altra strada, un altro sentiero, colorati, messi meglio, un nastrino, un pò di cotone, un nuovo significato. Lo vedi, c'era scritto Barilla e ora è pieno di cioccolatini di Gobino, ci sono le ultime rose della siepe, c'erano i sottaceti e adesso il rosmarino, era vetro ora è cristallo, era ansia ora è calma accesa, era un niente ora è un gioiello, un pensiero trasparente che non si frantuma insieme ad altri mille, che non finisce, non ancora, almeno.



24 ottobre, 2011

La Leggenda del Reggiseno Ristrutturato.



Avvertenza: questo non è un post da postribolo, nè per maniaci sparsi sul web, niente di niente. E' semplicemente una storia vera, accaduta ai giorni nostri, lassù, nella Casa in Collina. Personaggi ed interpreti. Uno solo, io. Anzi no, due: io e un reggiseno. Non c'è nulla di torbido in questa storia e chi si aspetta cose turche ne verrà prontamente deluso, è una storia insulsa, alla fine, ma ha dell'inimmaginabile. Ora, accade giorni addietro che, uscendo un prezioso reggiseno dalla lavatrice, dove lo lavo con amorevole cura, ciclo stradelicatissimo, supercashmere slow motion, sapone di Marsiglia misto a champagne, noto con lieve disappunto ("Azz!") che i gancetti dell'indumento si sono, come dire, schiacciati, svalvolati, piegati su se stessi, non so come come abbia potuto succedere ma è la realtà dei fatti, vostro Onore. Inservibile l'indumento tanto amato. A prescindere dal fatto che ultimamente, le mie Amiche ed io ci sia convertite alla legge del Non Si Butta Niente, e ci scambiamo volentieri trolley strapieni di vestiti, dalle figliole cresciute a quelle ancora che devono crescere, dai figlioli grandi a chi i figlioli ce li ha più piccini, da un pantalone che mi ha stancato a chi invece ci piace un sacco, le ballerine che fanno male a te a me invece stanno un amore, e via così. Pratica molto diffusa negli USA, qui non è ancora così famosa ma mi sa che ci diventerà, giocoforza, eppoi le mie Amiche ed io siam troppo avanti, questo si sa. Ma torniamo a Lui, il Reggiseno Sgancettato. Che fare? Di buttarlo non se ne parla proprio, fa ancora il suo più che onorabile servizio, eccome se lo fa, intendo, e così sono stata folgorata dalla soluzione.
 Mi reco baldanzosa nella merceria più vecchia della città, quella che vende ancora le cerniere RiRi, per intenderci, che erano quelle che mi metteva mia mamma negli astucci che facevo coi jeans rovinati o all'uncinetto alle scuole medie.

La merceria è un posto strano, ci trovi le cose più malinconiche del mondo, l'elastico delle mutande, per esempio, giuro di aver assistito alla vendita di 1 metro di pizzo per sottoveste, non so se mi spiego In questa merceria, pieno centro storico, anzi, ex ghetto di questa città, c'è una parete piena di bottoni che fa perdere la testa, e i cassettini di legno e una serie ci cosucce che ti fan sentire al 24 ottobre del 1950. Arrivo con il corpo del reato, Devo Aggiustarlo, E' Possibile? E qui, la meraviglia. La signora della merceria estrae dal bancone un cassetto pieno di delizie, gancetti di varie misure, e anche appositi anelli per infilarceli, in tre colori soltanto, nero, bianco e beige, fine della storia e poi ancora quegli aggeggi per il reggicalze, da attaccare alla guepiére, signora mia, quando proprio si vuole attaccare al lampadario, per dire. Costo dell'operazione euro 1. E io che non so cucire mi sono cimentata e voilà, il Prezioso Reggiseno ha i suoi bei gancetti nuovissimi. E io mi sento tanto un donnino anni 50, di quelle parsimoniose e timorate di Dio, che hanno una ricetta segreta e si fanno la messimpiega coi bigodini. Però, son contenta. Primo perchè mai avrei immaginato che un reggiseno potesse avere dei pezzi di ricambio, e secondo perchè sono riuscita a cucirlo, che per me è una vera conquista. E si calmino gli animi dei pettegoli, degli assatanati  e dei poveri di spirito: a casa mia, nemmeno ce l'ho, il lampadario!

23 ottobre, 2011

Sarà l'autunno.



Ma sì che scrivo. Scrivo ma non qui. Chissà dove poi. Scrivo anche con la penna, certo, ho comprato un'altra stilografica usa e getta, che scrive blù ma profumato, ma non profumato di qualcosa, profumato di inchiostro, eccerto, di cosa se no, e mi piace così tanto scrivere a mano, ogni tanto. Mah, sarà l'autunno. Che fa essere così, a tratti frivole a tratti pensierose, a tratti con la voglia di un bel libro, a tratti di sfogliare i fashion blog, di aver voglia di tacchi scintillanti e un attimo dopo di una sneaker leopardata, per dire. La domenica è trascorsa con grande sciallo, con la tranquillità che è solita della domenica, appunto, ci sono non uno ma due scialli già iniziati, uno con un filato così prezioso che quasi mi vien male a lavorarla, se sbaglio è un casino, sto concentratissima, non chiacchiero, butto ogni tanto uno sguardo alla tv ma non seguo il film, seguo il pattern con un'attenzione che non mi riconosco, ma questo filato mi piace così tanto che non posso, semplicemente non posso disfare e sciuparlo, per niente al mondo. Sarà che sono letargica, non ho voglia di andare in giro la domenica, siamo tutti qui, è così bella la domenica in questa casa, che perfino sistemare la lavanderia con la Ginnasiale diventa un bel momento di chiacchiere, e di vicinanza, con lei che sembra ogni giorno sempre più me, perfino ieri mi hanno detto Si Vede Proprio Che è Sua Figlia e lei sorride di quel sorriso che scioglie, me, suo padre, e anche qualcun altro, mi sa. L'autunno porta con sè una serie di piccolissimi riti, di voglie che vengono solo d'autunno, ma certo, mica ti viene voglia delle coperta sul divano in piena estate. O magari del camino, che è ancora presto, non fa ancora così freddo. Domenica d'autunno, c'era un pò di sole, l'ho sentito sul terrazzo quando ho controllato che lenzuola si fossero asciugate, avevo voglia anche di castagne, non sono buone quest'anno, mi ha detto il contadino, se non piove nemmeno i funghi ci saranno. A me non importa granchè. Mi bastano le persone che ho qui adesso, i miei gomitoli, le mie cose più piccole, del fatto che piova o no non me ne importa un bel niente, ho un libro nuovo da iniziare, lo farò stasera, magari, andrò a letto presto perchè mi piace leggere prima di dormire, ci sono anche le stelle, nessuna nuvola, ma non mi dispiacerebbe mica, in fondo,  se piovesse anche le castagne diventerebbero buone, e spostando un mucchietto di foglie secche si potrebbero trovare centinaia di funghi profumati, così anche il contadino sarebbe contento.

18 ottobre, 2011

Imparo dal silenzio.



E'  il silenzio ad insegnarti. Non cose fondamentali, certo che no, ma interessanti, ecco, cose che ti serviranno, cose cui non avevi pensato mai.  C'è silenzio stamattina, c'è stato fino a poco fa, niente musica, nessuno con me, nessuno chiuso nella sua stanza, le persone di questa casa fanno rumore anche quando non ci sono, si fanno sentire anche quando sono lontane, perfino il gatto ogni tanto ci vuol fare un giro dentro, alle loro stanze vuote, un passaggio sul letto disfatto, un sonnellino sulla maglia lasciata lì, che tanto è da lavare. Mi dispiace che inizi la settimana, in questa casa rimaniamo in pochi, pochissimi, e non mi piace. C'è troppa calma, troppo ordine, non già di cose, ma non c'è fermento, non c'è confusione, due figlioli sono la metà di 4 e sono già grandi, la Ginnasiale studierà da un'amica, il Liceale Innamoratissimo arriverà più tardi. Il silenzio mi insegna a pensare. Che scoperta, uno pensa tutto il giorno, sempre, se ci pensi bene è così difficile non pensare a niente, A Cosa Pensi? A Niente, non è vero, è una bugia, pensare a niente non si può. Il silenzio di questa casa, stamattina, mi ha fatto pensare, a cose belle e a cose meno belle, mi ha fatto render conto di, ricredere su, realizzare che. Mi sono data della scema e un secondo dopo mi sono fatta un complimento, non è vero che sei scema, meno male, ogni tanto mi ci vuole qualcuno che me lo dica. Nel silenzio si riflette di più, le cose hanno la loro giusta luce, il loro suono che senti solo così. Nel silenzio di questa mattina ho pulito con attenzione gli schizzi di zucca sul mobile della cucina, quelli che ieri sera non avevo visto, perchè è esploso il minipimer dentro alla pentola e così, zucca dovunque. Nel silenzio di questa mattina  ho pensato che sì, forse dovrei cambiare le tende della cucina, ma non è che sian tendine a vetro ed è più facile a dirsi che a farsi. Nel silenzio di questa mattina ho pensato che in fondo sono abbastanza contenta che faccia freddo e ho decretato che sì, che la gente faccia un pò quello che vuole, pensi quel che vuole, si comporti come vuole, la gente va lasciata nel suo orticello a guardare i ravanelli, la cicoria e la zucca, stramaledettissima zucca. Intorno a me voglio persone e non gente, voglio, sì, voglio facce sincere e non frasi di circostanza, persone vere e non la gente, e la differenza, ma guarda un pò, si impara solo dal silenzio.

15 ottobre, 2011

Socks Time.



Ossì, a me MI prende secca. O meglio, a noi CI prende secca. Nel senso che si va a periodi. C'è stata l'era delle sciarpe, eravamo ancora titubanti sul da farsi, e andavamo lisce, tutte dritte, con le sciarpe una non sbaglia mai. Poi è venuta l'era dei colli, dei neckwarmer perchè così si chiamano, e allora giù di circolari, ho regalato a tutte un kit di ferri e qualcuna ha storto un pò il naso, Non Mi Ci Abituerò Mai, ma poi alla fine si è innamorata, come succede spesso in queste cose. Poi sono arrivati gli scialli, Cristiana ed Emma ci hanno messo del loro, abbiamo pure scritto un libro, e allora giù di nomi incomprensibili, Revontuli, Forest Canopy, Sono al Terzo Saroyan, Sono Indecisa Tra Un Mormor e un Azzu, Ma con la Kauni o con la Manos? e chi ci sente parlare ci prende un pò per matte, si capisce, sembriamo un pò invasate, è vero. Solo, che siamo diventate proprio brave e disquisiamo in tutta scioltezza di short rows e del tristemente famoso Magic Loop come se dessimo la ricetta della frittata, per dire. Pochi giorni fa, la rivelazione. E' stata Afef l'antesignana, nel senso che è stata lei a farle per prima, ad acquistare prima di tutte degli strani circolari ad uncino, e che dice essere una vera meraviglia. Noi, o almeno la scrivente, a far le calze nemmeno ci avevo mai pensato, o forse sì, quattro o cinque anni fa una spedizione era partita da qui verso Milano, Biancaneve, l'Amica delle Provette ed io, sabato si và in Triennale a imparare a far le calze, il delirio, ci siamo divertite un sacco, e tutto abbiamo fatto tranne che imparare, abbiamo pure incrociato Lapo, pensa un pò. Ma adesso, a vedere questo schema, a tutte c'è punta vaghezza di farle, per le figliole, per noi medesime, da regalare a Natale. Sono le calze del week end, quelle che metti la notte quando hai uno spiffero di freddo, quelle che ci cammini per casa e dici con orgoglio Le Ho Fatte Io, e sono così carine a vedersi, forse ci faranno imprecare a farle, ma non è importante. Inizia così, in questo week end, il primo passo verso una nuova frontiera del knitting, forse non è proprio la risposta commerciale a Calzedonia, ma noi si scelgono con cura i filati più adatti, i colori che ci piacciono di più e si parte. Giovedì prossimo, al knit cafè, ciascuna porterà il suo manufatto. Io arriverò in ritardo. Passo prima da Calzedonia.
Thanks to: The Purl Bee

14 ottobre, 2011

Nè di Venere.



Adoro il venerdì, si sa da sempre, non sono nemmeno tanto originale, il venerdì piace a tutti, è il giorno prima del giorno prima della festa, della domenica, che poi alla fine non si farà un bel niente, di solito noi non si fa niente o quasi la domenica, ma è proprio questo il bello dalla vicenda, il niente. Venerdì fa rima con faccioquellochemipare, ma a guardare bene non è che possa fare quel che mi pare, in realtà, perchè la casa è dissestata da un disordine lieve, imperante e strisciante, una cosa lì, un'altra laggiù, ma è la somma che fa il totale e allora un paio di scarpe lì, una maglia là, una pentola che non ha trovato posto in lavastoviglie, una lavatrice da stendere fanno un casino disordine importante e allora mi ci metto. Certo, mi piacerebbe far altro, non dico di no, c'è un venticellino sottile che ti fa venir voglia di andare sù per collina a vedere se finalmente le foglie hanno cambiato colore e se sono ancora come a luglio, e poi mi piacerebbe anche chiudere gli occhi e trovarmi che so, seduta al sole in un bar su una piazza, a leggere, magari, o a fare people watchin' e inventarci storie sopra, lo faccio spesso e l'Illustrissimo ride di gusto e mi dice Ma Come Ti Vengono, come mi vengono non lo so, so che mi diverte tanto, è più di un pettegolezzo, la gente che passa non l'hai mai vista e non la vedrai mai più e dice tutto in quei 3 secondi che ti passa davanti, gli indizi sono pochissimi e io invento loro una vita e una situazione, tanto, non avrò mai la controprova e il gioco finisce lì. Non sarà per niente un venerdì di cazzeggio, invece, nessuna storia da inventare sulle vite degli sconosciuti, mi sa che dovrò mettere i piumoni a tutti i letti, sistemare una volta  per tutte il mio comodino, che nemmeno si vede più, il comodino, da tanta roba che ci sta sopra, letture serali abbandonate di malagrazia, occhiali, catename vario, prezioso e non, cose sparse. Oppure, sistemare l'armadio delle scarpe, solo che io ci metto ore, perchè le provo tutte prima di metterle via, ma dimmi tu se non sei scema, si disse da sola. Stamattina, mi dedico a questa casa, comincio con lo svuotare i cestini della carta e poi li porterò al bidone della carta che sta in fondo alla strada, e poi non resisterò al richiamo di questo venticello e farò un giro, e alla fine non avrò combinato granchè e sarà già ora di pranzo, meglio di no, comincio a spalancare tutte le finestre, il vento mi terrà compagnia mentre litigo coi piumoni, i cestini della carta mi sa che li svuoto per ultimi.

12 ottobre, 2011

L'estate regalata.



Colori insoliti per questo autunno caldissimo, ancora fiori, e sole e vestiti leggeri, e bicicletta e sandali e si sta bene, nessuno che conosca ha ancora detto Voglio l'Autunno, sì, forse io, le castagne, la polenta, le coperte sul divano per guardare la tv, i vetri appannati. No, non oggi, che farà così caldo da qual che ho letto, non oggi che sembrerà un'altra belle giornata di vacanza e invece il cielo solo sa quante cose ci sono da fare. Ieri mi sarei comprata un mazzo di astri colorati, ma come, si dovrebbero comprare le bacche e il pungitopo, forse è ancora troppo presto, ma è metà ottobre e se non fosse per decenza andrei ancora in giro coi pantaloni coi coralli e le conchiglie. La mattina lassù nella Casa in Collina è iniziata bene, a ranghi ridotti si ragiona forse meglio, non so, ho solo due figlioli da gestire, al momento e nemmeno si fan più tanto gestire, nel senso, spesso non sono nemmeno a pranzo, me ne accorgo dai carrelli della mia spesa che finalmente assumono dimensioni normali, e, meraviglia, qualche volta riesco anche a passare dalla casa veloce, pensa il lusso. E' il sole a farmi bene, è il sole a scaldare le cose che ho e i miei pensieri, sta passando un aereo e il suo rumore spesso mi ci faceva pensare, dove vorrei essere adesso, dove vorrei andare, correre in aeroporto e scegliere un biglietto per il primo imbarco disponibile, così, col naso per aria davanti al cartellone prima che giri nel delirio di numeri e simboli e lettere, mi ha sempre affascinato quando cambia il cartellone delle partenze negli aeroporti, sto lì a guardarlo come una scema, e mi piace anche il rumore,  lo swishhhhh! continuo che fa,  è il sole che mi fa bene, che mi fa bella, che mi fa ciarliera e canterina già al mattino presto, no, nessun aereo mai, nessun biglietto mai, in nessun posto al mondo mai vorrei essere oggi se non qui.

09 ottobre, 2011

Top.Coat.Velvet.


 
Ora. Ci sono dei giorni in cui proprio non si ha voglia di cose serie, men che meno di tristerie, di menate, di cose pesanti. Ora. Càpita sempre più spesso ultimamente, che i miei sabati li trascorra con le mie Amiche, molto spesso qui, qualche volta in giro, i figlioli tutti sparsi per l'italico territorio, il mio Sposo impegnato in questo o quel progetto e che si tiene libero per la sua Amata e Virtuosissima Sposa, che sarei io, solo e soltanto verso sera. Càpita infine di avere al fianco un'Amica, di quelle recenti ma non per questo meno cremosa, non so come dire, certe cose si sentono da subito, a noi tutte questa qui ci piace per quel suo modo scanzonato di porsi, forse le rimproveriamo il millemillesimo tatuaggio che vorrebbe farsi, ma insomma, noi la si adora. Ed io in particolare adoro il lei quel suo non dire mai Non Posso, quel suo saper cucire, quelle sue borse colorate e preziose, quel suo essere sempre pronta per una nuova idea, un nuovo sogno, quel suo guidare per ore come me, il suo cuore grandissimo e, soprattutto, per superarmi in cazzate. Ella sa infatti un giorno o due prima della scrivente quale è la borsa must, il braccialetto introvabile, il locale giusto. Cose non fondamentali, ovvio, ma che in un mondo cattivo e malinconico e difficile, hanno il loro bel perchè. Perciò, ieri ho trascorso buonissima parte del mio pomeriggio insieme alla mia Amica delle Perle e a Lei. Dopodichè, avendo l'AdP terminato di foderare un cassetto con meravigliosa carta a gigli di Firenze, e dovendosi recare a sbrigare una certa faccenda di cannoli, siamo rimaste io e Lei, la mia Amica dei Tatuaggi. Missione: un'inaugurazione dove presenziare e poi, un paio d'ore di CC, ove si legga Cazzeggio Cosmico, che si fa cinque sei volte l'anno, non di più. Danni evidenti non ne sono stati fatti, se si fa eccezione per un vestituccio a rose e per questo, una meraviglia da apporre sullo smalto per renderlo opaco ed elegantissimo, nuova diavoleria di casa Chanel e assolutamente, dico assolutamente imperdibile, come già mi disse giorni fa la mia Amica della Moda. Così, ci siamo adeguate, non sia mai che una redattrice di cazzate non abbia il suo Top Coat Velvet, ma in che mondo viviamo. Càpita però che per Lei, l'AdT, non sia un periodo di lucente meraviglia, e che la veda lievemente pensierosa, ogni tanto, lievemente assente, ogni tanto, lievemente malinconica, ogni tanto. Perciò, da esperta ad esperta, so che farà tesoro di questo consiglio domenicale che sto per darle. Usi il Top Coat Velvet come pozione magica per tirasi fuori, per conservare bella e intatta quella sua risata, per tenere lontano i pensieri tristi e le preoccupazioni che per forza di cose si affacciano ogni tanto nella tua testolina by Aldo Coppola, che io e tutte noi sappiamo più che bene che queste settimane non sono uno scherzo per Lei. Di certo non risolverà un bel niente, certo non è che all'improvviso, voilà, tutto è magicamente a posto e scorrevole e lucido, ma almeno, un pochino aiuterà.  Da esperta ad esperta, s'intende. Il Top Coat Velvet opacizza soltanto lo smalto. Il sorriso, quello mai.

07 ottobre, 2011

Resto in cucina.


 
Resto qui, che è meglio. Che strano ottobre questo qua, me ne accorgo ogni giorno, il compleanno, San Francesco, già perchè io anche Francesca mi chiamo e anche Maria, Incoronata e Assunta me lo hanno risparmiato, come mi prendono in giro in casa, qualche volta. E poi oggi. Non un granchè, per me, non un giorno che vivrei, ne ho vissuto uno così tremendo anni fa, già, quanti, 31, accidenti, ogni anno uno di più, com'è ovvio che sia e io invece sempre a stupirmi, ma come, trentun anni, ma come può essere possibile. E allora, li penso, gli anni, i trentunanni, attaccati, uno in fila all'altro, come i chicchi di un rosario che sgrano a fatica, non mi piace ricordarli così gli anni che passano,che sono passati, da quel giorno che ha cambiato la mia vita, da quella di prima a quella di adesso, non c'era un altro modo, per caso? Mi piace pensare qi miei figli piccoli, questo sì, il matrimonio, quella volta che e le cose, e le feste e gli spaventi, anche, quella volta che son venuti i ladri, quanti anni erano, e poi le feste e le questioni, il lavoro, mi piace pensare solo alle cose belle degli anni che ho avuto. Non a questa qua. E ogni anno mi scopro un pò più cattiva verso questa cosa, verso il perchè sia successo allora e così, e verso tutto quello che poi da lì è arrivato, il dolore degli altri, non solo il mio, perchè un dolore così è davvero così gigante che fai fatica anche a tagliarlo in due, in tre, a dividerlo tra mio fratello, mia madre e me. E' un sacco pesante che mi porto dietro, sui camion dei traslochi che ho fatto, che vedo accanto alla valigia pronta per la maternità, al mio mazzolino di anemoni e fresia, alla mia fede lucente, ai dentini dei miei bambini, a trentuno alberi di Natale, anzi, solo trenta, quell'anno nemmeno l'albero di Natale si è fatto, in casa mia. Così, resto in cucina e guardo fuori, il sole, la terra calma, gli alberi morbidi della collina ancora troppo verdi per il giorno che è. Resto qui, come quando ho qualcosa da pensare e non ne ho voglia, in cucina anche i pensieri più terribili sembrano forse più lievi, penso distratta alle cose che ho da fare, anche se il mio pensiero và più in alto, oltre le nuvole, al di là del mio dolore e del mio volergli bene, ovunque lui sia, nel sole.

05 ottobre, 2011

Bugie.




In fondo, nemmeno mi dispiacerebbe se arrivasse davvero il freddo. Si ha voglia di lana, di maglioni, di sciarpe calde da avvoltolarsi intorno al collo, e affondarci la faccia, qualora. Da un lato ne ho voglia, dall'altro paura. Nel senso che poi mi conosco fin troppo bene e so che con il ritorno dell'ora solare e del buio e della nebbia, che mi piace, certo, ma poi io lo so, inizio a pensarepensarepensare e pensare non fa mica tanto bene, certe volte, anzi quasi mai, e lo so bene io che coi pensieri mi ci frullo il cervello, me coi pensieri cattivi, mica con quelli belli colorati di zucchero. Cionondimeno, ci si accinge a partire, lassù nella Casa in Collina, partire per DaNessunaParte, non è che ho le valigie in ingresso e dei biglietti in borsa, no, si parte per la giornata, per le cose da fare, dovrò decidermi a comprare una di quelle bombe che fanno passare subito la tosse, ma quale miele, ma quale propoli, qui ci vuole un  pastiglione di quelli seri, altro che storie. Si parte, si esce fuori nelle brughiera (!), si fanno cose e si risolvono questioni, ho una mezza dozzina di Multe Miste, un pò mie, del mio Sposo e di qualche figliolo, in città miste, noi qui si prendono le multe cicliche, o nessuna per mesi, o 6 in un botto, son cose. C'è una strana, stranissima nebbiolina che sembra fatta di bollicine invisibili, si cercherà nelle vetrine del Corso qualcosa che ci faccia iniziare ancora meglio una bella giornata di cose da niente, magari un pizzo, magari un gloss o un rossettone di quelli decisissimi, un pò mat un pò postribolo, ecco, di quelli che ci vuole il solvente per togliere alla sera e poi sì, la bicicletta, che ancora si può usare sù e giù per le strade cittadine, un golfino leggero basterà, le calze non sono pervenute e ancora non perverranno per un mese o giù di lì, ho detto di aver voglia di freddo e di lana ma non è mica tanto vero e poi, chissenefrega della tosse.

03 ottobre, 2011

Frescomattino.


 
Si sentono già le campane, ed è solo mattina presto, certo, mica le campane suonano al pomeriggio, o è sera  o è mattina. E poi, nemmeno so che campane siano, se quelle della chiesa della collina o se ella chiesa sulla strada, quella con la forma strana, che nemmeno la sembra, una chiesa. E' una bella mattina di ottobre, vien voglia di andare per i campi o sù e giù per la collina, è fresco ma ci sarà ancora il sole per una settimana almeno, o meglio, così dicono, chissà se è vero per davvero. Le ultime settimane sono state piene di cose, di gente e di faccende da fare, da gestire, da preparare. Ora, ci si rende conto che è proprio giunto il momento di fermarsi un pò, di riprendere in mano la questione casa, che qui hanno fatto gli anarchici per troppo tempo e sono stati anche bravi, devo dire. E adesso, si ritorna al normale, ai ritmi consueti, alle piccole, piccolissime abitudini di una casa qualunque. Un frescomattino, scritto così, tuttattaccato, capita giusto per fare le cose che si devono fare senza troppi traumi e  stendere fuori sull'abiurato stendino diventa piacevole, a guardare ogni tanto le ortensie rossastre che quest'anno non ne hanno voluto sapere di diventare rosa, e sono passate dal verde al bordeaux senza dire ba, senza colorarsi, senza fare le ortensie vere. E' bello cominciare la mattina stendendo di fuori, ci sono ancora le goccioline della notte, sul prato che nessuno ha ancora tagliato, nonostante le suppliche, le minacce, le offerte in denaro, gli ultimatum scritti sulla lavagna della cucina, niente, nessuno che abbia avuto l'ispirazione, il tempo, anche soltanto la voglia di dire, Massì, Oggi Taglio il Prato. Che resti così, alla fine, un pò selvaggio, scompigliato e disordinato, e che sarà mai, una delle regole di questa casa scellerata è che ognuno faccia quello che si sente di fare, nel limite della decenza e della legalità, che la si pigli scialla, che non si vada troppo per il sottile, è un frescomattino di sole regalato, ci sono migliaia di cose da fare e si faranno tutte, in grazia di Dio, con calma e sentimento, e l'unico vero pensiero che vorrò quest'oggi è capire bene da che parte viene il suono di queste campane. Del resto, di tutto il resto, m'importa poco o nulla.

02 ottobre, 2011

Forse dovrei.



Un pò mettere la testa a partito.
A questa età, intendo.
Quarantotto, che a scriverlo in parola fa ancora più impressione che il numero, non so.
E calmarmi un attimo.
E fare la grande,da oggi.
E.
- mettere il mezzo tacco e la calza riposante
- farmi i colpi di sole da menopausa, quelli orridi mezzi gialli e mezzi grigi
- mettere solo smalto rosa perlato
- vestirmi da sciura di mezza età, è questo che sono alla fine, no? Gonna a pieghe al ginocchio, twin set e spille col cammeo.
- starmene a casa a cucinare e spolverare, in ciabatte e vestaglia
- farmi la messimpiega ogni santo venerdì, dalla pettinatrice, ma la messimpiega coi bigodini e sotto il casco leggere i giornali di gossip e commentare a voce alta con la mia vicina : A me 'sta Belen proprio non piace.
- avere come argomento principale figli, marito e calcoli alla cistifellea, non guidare in autostrada, trovarmi un circolo per giocare a burraco.

E invece.

Oggi è il mio compleanno, è un bel giorno di sole e di caldo ed è proprio strano che al mio compleanno faccia così caldo, lo so per certo.
E so già che metterò le calze solo a novembre inoltrato, e che quest'inverno avrò tacchi da paura e continuerò con il mio hennè rossissimo finchè non sarò stufa e che metto smalti spaventosi e molto glamour, e che ieri me ne hanno regalato una manciata ed ero così contenta che per me li avesse scelti una ragazzina, e che ieri avevo dei pantaloni strani fatti a pelle di serpente e che cucino un sacco sì ma scalza e con la musica a manetta e che dal parrucchiere ci vado ogni mattina sotto la doccia e che la cistifellea non so nemmeno bene dove sia, che odio, odio, odio con tutta l'anima tutti i giochi di carte che non siano rubamazzo e che posso guidare per 10 ore fermandomi una volta soltanto per una CocaZero e che per me Belen, Corona e Compagnia Briscola sono la Fiera del Chissenefotte.

Bene. Buonissimo compleanno a me, 48 suonati, oggi festa grande con tutti i miei figlioli, le mie Amiche Torinesi che fanno anche la mia parte a Manualmente, il sole fuori che scalda ancora, un bell'autunno dorato che autunno non sembra ancora, la torta, le cose, che bello sarà.







28 settembre, 2011

Si va.



Dal 29 settembre al 2 ottobre
Lingotto Fiere - Torino

E' qui che saremo, è qui che sarò. Da oggi a preparare tutto, da domani a incontrare tutti quelli che avranno voglia di farci un saluto, di vedere che cosa combiniamo davvero, di capire che cosa diavolo è questo benedetto Magic Loop, e di conoscere Cuore di Maglia. Già, perchè da quest'anno il posto dove saremo si chiama proprio così Cuore-di-Maglia. Trovarci non è difficile, si entra e si va a sinistra verso il bar. Noi lì saremo. Con Cristiana, Emma e Federica. E con tutti i corsi, i fili, i ferri, le idee, le cose, i progetti. E con qualche novità.

Colà vi si aspetta. Come al solito.

26 settembre, 2011

The Day After.


Il meglio delle feste è il dopo. Lo dico da sempre. Ma non è vero, non in questo caso, almeno, non per questa festa qui, no di certo. E' stata sabato. Ma è una festa che è iniziata a novembre, tra mattoni rotti, pavimenti sporchi e ragnatele. A vederle adesso, queste stanze, nemmeno ci si ricorda di come fossero prima. No, io sì, me lo ricordo bene. E' stata una bella festa. E come dopo ogni festa ci si sente un pò ubriachi, i giorni dopo, sbronze di emozioni e di risate,  un pò in sollùcchero, beate, contente come poche volte, soddisfatte, ecco. Buongiorno dalla Casa in Collina, un pò in ordine e un pò no, da questa fine settembre colorata di rosso e luminosa di glitter e di voglia di calore e di castagne e di pace. Buongiorno dalla foschia sui campi al mattino, dai pensieri morbidi, dalla semplicità. Buongiorno, che oggi è giorno di mercato, che c'è un bel sole giallino che scalda ancora la vita di ognuno, i sogni di ognuno, gli entusiasmi condivisi che fanno forti e uniscono e fanno sentire più vicini, più legati, certamente migliori. E' un bel giorno di fine settembre, c'è odore di terra bagnata e di bellezza, devo andare alla Posta e fare un ragù, niente al mondo stamattina mi sembra più bello di tutti i fiori che ho ricevuto, nessuno al mondo mi sembra più bello degli abitanti di questa casa, delle mie Amiche, nessuna vita mi sembra, quest'oggi, più luminosa di quella che ho.

24 settembre, 2011

Avrei dovuto.


Avrei dovuto scrivere di più. Avrei dovuto aggiornare questo posto, dove tengo le cose che più mi sono care e anche quelle che mi sono meno, dove racconto a chissà chi per capire chissà cosa, dove dico cose sceme e cose tremende. Avrei dovuto, sì. Son passati giorni e niente. Ma quel che c'era non si poteva mica scrivere. Anche perchè c'è ancora, eccome se c'è. C'è ansia, quella sempre, e c'è agitazione e felicità e ci sono amiche in arrivo da ogni dove, da Trento già ieri e da Milano, e da Torino e oggi da Roma e da Firenze e noi di qui siamo tutte elettrizzate e felici, ecco, non è che io possa trovare un'altra parola, non c'è un sinonimo per felice, o lo sei o non lo sei, e noi lo si è. C'è quella cosa che ti fa sentire bene, perchè è un progetto cui pensavi da tanto, che ci son stati momenti in cui hai pensato E Adesso? ma poi tutto è andato avanti, cocciuta che non sei altro, e tutte le altre insieme a te che si son fatte prendere e trascinare e girare vorticosamente insieme a te, come un ballo delirante, ci sono un sacco di progetti per questo Sogno Potentissimo, che questa cosa lo fa più forte, più nostro, ancora più grande. E avrei dovuto anche dire che tutti intorno a me sono stati così carini e non si son fatti pregare a tagliare il prato e a far la spesa, perchè io non avevo tempo e ad organizzarsi per bene perchè su di me, in questi giorni, proprio non ci si poteva contare. Il mio Sposo poi. Che ha pitturato mobili per mesi e aggiustato lavandini e progettato un divano e aggiustato credenze e messo feltrini e chiodi e bordini e lampadine e porte  e montato scaffali con un altro Marito Orefice, paziente quanto lui, E' Bello Vedervi Così, mi ha detto scavalcando uno scatolone in ingresso con un sorriso dei suoi. Avrei dovuto dire che non ci ho dormito, e che ieri ero così stravolta che non mi reggevo in piedi, ma è tutto pronto, tutto bello, tutto a posto, e avrei dovuto dirlo, sì, ma lo dico adesso, che la festa cominci, e passate di qui per vedere davvero di che colore sono i sogni più belli. 



19 settembre, 2011

Fresco Settembre.

Sono bei giorni. Ha fatto fresco stamattina, il bel fresco di settembre, che si è ancora leggerini e fa quasi un pò piacere avere freddo, non so, sembra di dire, Ok, L'Estate è Finita, ma senza alcun rimpianto o rammarico o tristeria. L'autunno è affascinante, se lo guardi bene, se lo prendi per il verso giusto, non è che uno dica, CheMMMeraviglia pioverà per giorni, questo no, però c'ha il suo perchè, la prima castagna amara, per esempio, trovata per la strada. E poi i maglioni, la prima volta che tiri fuori la coperta dall'armadio, che sa di antitarme, che non è canfora, io non lo sapevo che la canfora fosse altamente tossica, tant'è che nemmeno la trovi più al supermercato, l'ho cercata ieri e niente, solo antitarme e profuma cassetti e  la carta appiccicosa per catturare le farfalline nello scaffale della pasta, io non le sopporto, le farfalline nell'armadio, mi succede di rado, ma quando succede, come ieri, mi infurio, perchè mai che riesca subito ad individuare da dove diavolo, se dal riso o dalla farina, accidenti, e poi alla fine butto tutto e lavo per bene, ma qualcuna la fa franca e allora mi infurio, ecco. Sono bei giorni, di grandi programmi, di un foglietto consunto che porto sempre con me e scrivo e spunto, questo l'ho fatto, questo ancora no, e riunioni con le mie Amiche perchè sabato è il grande giorno, sissignori, e allora siamo lì a pensare a questa grande opening e speriamo che ci sia un sacco di gente, davvero, perchè noi ci abbiamo messo l'anima e abbiamo un sacco di progetti e quindi. Che poi, come si dice, non è la meta ma il viaggio, e tutto questo essere infularmàte, e agitate ed essere così contente ed emozionate di tutto questo, che ognuno ci ha messo del suo, insomma, a noi piace, e ci piace che la gente passi davanti e dica Ma Che Bello, Ma Che Belle Cose Fate, anche se la cosa più bella me l'ha detta una signora, Sembra di Essere a Parigi. Ecco, questa città non è Parigi nemmeno per sogno, ma è bello pensare che abbiamo fatto un posto che ci somigli un pò, a noi e a Parigi, perchè alla fine è un posto bello per fare cose belle ed è vero che alla sera si è stanche come dopo il famoso camion di mattoni, ma poi alla fine non è importante, ci si mette comode sul divano e si ricamano tendine, così, tanto per fare, e si pensa, si pensa un sacco, devo ricordarmi questo, e anche questo, chissà dove ho messo le forbicine viola quelle che perdo sempre, e poi  a me l'odore della canfora mi piaceva un sacco e che peccato che non la vendano più.

16 settembre, 2011

Scarpe da Viale.



Ora. Sono giorni di grandi manovre, e questo non è mistero. Sono stata vista in giro per la città con abbigliamenti inconsueti. Pantalonacci, Superga sfasciate, magliette lacere. Ieri, la madre dell'Amica delle Perle così mi apostrofava Massignora, è Sporca o è Soltanto Bagnata? Tutt'eddue, Signora cara, tutt'eddue. Sporca di vernice, di polvere, di nero, stropicciata, scarmigliata, odorosa di candeggina e di Tergitutto Marsiglia. In questi giorni ho verniciato, scartavetrato, scaricato piastrelle, assi di legno, mobili, gomitoli e gomitoli, lavandini, lampadari, epperforza che non facevo simili lavori in tailleur Chanel, ma homeless style.Non un bello spettacolo. Ma oggi, la rivincita. Vestita un pò meglio, in giro per il corso, uno sguardo alle vetrine e poi. L'occhio mi cade, manco a dirlo, su una vetrina di scarpe. Detto, fatto. Un modellino senza pretese, di un broccato un pò da poltrona, peep toe, tacco vertigine e plateau. Di facilissimo impiego, una robina semplicissima,  mica appariscente, mannò. Le ho misurate con cura, guardandomi per bene nello specchio, davanti e poi di lato, come si fa quando si misurano le scarpe, appunto, facendo qualche passo e guardandole da sopra, stavolta dal vero e non di riflesso. Le ho adorate all'istante. Sono autunnalissime, certamente si possono portare anche senza calze, per forza di cose, con un tubino semplice, un pantaloncino taupe, un gonnino discreto. Ma a portarle dovrò aspettare. Nei prossimi giorni mi aspettano nell'ordine un mercatino, la pulizia delle piastrelle, un lavaggio a fondissimo di un lavandino di marmo con apposito prodotto. Mi sa che il broccatino e il tacco 12 non sono  indicati, no e poi no.

14 settembre, 2011

Giro, giro, giro.


Giorni che girano. E io che giro con loro. E tutt'intorno a loro, e a volte io sto ferma e sono i giorni a girarmi sulla testa, i minuti, le ore, e io nemmeno mi rendo conto. Passo in scioltezza da pitturare un tavolino a ritirare gli ultimi libri di scuola, da sistemare gomitoli a impostare lavatrici, a intervistare la Ginnasiale sulle prime impressioni della scuola nuova. Son cose. Il Sogno, nel frattempo, va avanti. Anzi, direi che si sta quasi completando, filo dopo filo, sia esso elettrico o di lana, insomma, ci siamo quasi. In tutto questo manicomio, fra figli e questioni, fra stanchezze felici e telefonate di fuoco, io mi balocco e con me le mie Amiche. Che fanno fiocchi, portano piattini preziosi come se giocassimo alle bambole, che come me, a pomeriggio inoltrato, non hanno nessunissima voglia di andare via, e si guardano intorno e trovano ancora un lavoretto da fare, un filo da raccogliere, un gomitolo storto che così proprio non può stare. E' il Sogno Potentissimo. E' quello che ti porta a dire, Sto Facendo Questo, a raccontarlo a tutti, ad invitare tutti a vedere, ad immaginare tutte le cose che faremo, i progetti, i corsi, che cosa inventeremo per fare di più e farlo meglio. Ho tra le mani una sasso bellissimo, di quelli piatti e lisci, un sasso che diventa a guardarlo diamante purissimo e mongolfiera che vola, in alto, in altissimo, volo di aquiloni, onda perfetta. Un sasso magico che cambia colore, che passa di mano in mano e ognuno ne fa quel che vuole, lo vede come vuole, gli dà il nome che vuole. Sono fiera e felice, nei giorni di adesso, e chiacchiero e chiacchiero, come e più del solito, e annoto appuntamenti e cose da ricordare, e non mi scappa niente, non mi dimentico niente, e giro e giro come una trottola, e mi addormento di schianto la sera, una specie di sorriso, fiera e felice, un sasso lucido sotto il cuscino.

12 settembre, 2011

Oggi c'è scuola.



Le cose cambiano. Non si sa se in meglio o in peggio, ma cambiano. Anche il primo giorno di scuola. Lassù, nella Casa in Collina, si ha memoria di primi giorni di scuola preparati fin dalla settimana prima, in un delirio di libri/quaderni/matite/quaderni con gli anelli/ a quadretti di prima, di seconda e di mille, senza margini, coi margini, fogli da disegno A4, A6, e Anosochecosa, squadre, righelli e compassi, copertine, i mitici Pignacento, quaderni preziosi e costosissimi richiesti specificatamente dalle maestre, pastelli, pastelli a cera, acquerellabili, pennarelli grossi, evidenziatori, cartelline. Lo scibile della cartoleria è passato di qua. E poi, la sera prima si andava a letto presto, coi vestiti pulitissimi già pronti e ben piegati sulla sedia, l'emozione dei miei figlioli non troppo  convinti, magari rientrati dal mare 24 ore prima. E davanti alla scuola altre mamme, ho stazionato nella piazza delle elementari una decina di anni, ad accompagnarli, ad aspettarli a chiacchierare, a ridere insieme alla mia amica Luisa che ancora ci staziona, mi sa. Adesso, invece, no. Ho gli ultimi due figlioli al Liceo. E si cambia musica. Oggi è il primo giorno per il Liceale, mercoledì sarà la volta della Ginnasiale, e che effetto mi fa, accidenti. E poi, a scuola si va in Vespa, non li accompagno più. E non sono alla 1 meno 5 minuti lì davanti ad aspettare che escano. Arrivano a casa alla chetichella, forse si fermano a pranzo da un amico, forse arrivano con un'amica, chissà. Non hanno lo zaino scelto con cura, preparato con cura, ma il diario infilato nel sottosella, forse nemmeno quello, e sanno già cosa faranno nel pomeriggio. Il primo giorno di scuola adesso è così, senza fiocco e grembiule, senza astuccio coi pastelli nuovi, senza niente. E sono solo io ad essere così lievemente malinconica, ma per un attimo mi sono scoperta ad avere un pò nostalgia di quella volta dei pidocchi e del regalo alla maestra e di quella volta ancora che un compagno di non so chi era caduto da una finestra, di quando il bidello aveva chiuso un mio figlio nell'armadio, dello scandalo delle merendine sottobanco, del mistero della felpa scomparsa, dell'epidemia di varicella. Ci penso e mi dispiace, appena appena, solo un pò. E forse, oggi, non vista, mi troverò a passare davanti alla piazza coi tigli, e farò finta di niente e mi confonderò fra le mamme che aspettano, fra i papà distratti che leggono il giornale, e fingerò anche io di aspettare qualcuno che esce di là. Ma poi, lo so, la mia amica Luisa mi vedrà da lontano, comincerà a ridere e mi dirà Ma Sei Scema e allora non vale.

09 settembre, 2011

Stupefacente.



Ora. Ho trascorso settimane un pò selvatiche, dove l'unico accenno di beauty era costituito da una scatoletta di Nivea e un burrocacao. E balsamo per capelli al profumo di vaniglia. In genere, non che ci si faccia trucchi stile Moira degli Elefanti, ma nelle giornate cittadine ci si concede almeno un velo di gloss  e smalto, ovvio. Ho convertito più di un'amica a questa innocentissima mania, tanto che si vocifera che Chanel mi passi sottobanco un qualche riconoscimento, notizia questa che viene immediatamente smentita dal mio ufficio stampa (!). Bene, durante uno di quei giorni selvaggi, mi giunse voce di alcune novità, quei must have della stagione che guai a farsi scappare. Ma, per l'appunto, navigavo selvatica in acque cristalline e l'unico shopping concesso erano state scatolette di preziosissimo tonno alla tonnara di Carloforte. Nulla di glamour. Che fare? Mentalmente passai in rassegna le mie Amiche, e quella che si trovava più vicina al luogo del delitto, in quel preciso istante, non poteva che essere PiperitaPatti, la mia Amica delle Provette. Ben perciò, sottovoce e con fare carbonaro, non udita da nessun membro dell'equipaggio le commissionai da lontano tale scellerato compito. E ieri sono entrata in possesso della refurtiva. Peridot è il suo nome, di un colore cangiante fra l'oro, il verde,  il tortora metallizzato, e anche un pò di quelle macchie d'olio che si formano sulle pozzanghere, quelle con l'arcobaleno, ecco,quelle. Molto invernale, ma portabilissimo anche su mano caffelatte, perche no. Da amare all'istante, un piccolo, piccolissimo peccato. A mia discolpa, posso invocare le attenuanti generiche e il fatto di non aver agito da sola. La Patti è una che ne sa. E se ci arresteranno per spaccio e detenzione di Smalti Stupefacenti, beh, diciamo che in cella, fra ferri e smalti, di certo non ci si annoierà. Son quasi pronta per il mio autunno glamour. Perchè va bene il tonno, ma a uno smalto del genere, come si poteva rinunciare? 

08 settembre, 2011

Senza sveglia.

La sveglia non suona, in queste mattine di settembre, lassù, nella Casa in Collina. E' una specie di calma piatta, che arriva appena prima della burrasca, ma intanto è così. Ci si sveglia uguale, all'ora solita, ma si ha il grande, grandissimo privilegio di restare ancora un pò, ad annusare le lenzuola pulitissime che sanno di casa tua, dopo tanto tempo che sei in giro, di ripassare mentalmente le cose da fare, che sono tante, si fan traslochi in questi giorni, o meglio, insediamenti, mica cose da poco. Amo i giorni appena prima dell'inizio della scuola, meglio se con un sole grazioso come quello che c'è, i figlioli più piccoli ancora impegnati in vari cazzeggi, purchessia, li aspetta un anno impegnativo, una maturità e una quarta ginnasio, accidenti, gli ultimi due entrambi liceali, ma come, se sono nati ieri l'altro. Nel frattempo io. Mi sveglio senza sveglia e resto lì, cinque minuti, vado ad energia solare incamerata in questi giorni, a controllarne il livello direi che ne ho ancora per un mese o due, poi si vedrà. Si vedrà se ancora girerò come una trottola e sorriderò e farò mille cose insieme o se rimarrò lì, imbambolata, ferma, zitta, silenzio dentro e fuori, se ci saranno ancora i giorni in cui sarò indolente e spossata e odiosa anche a me stessa. Speriamo di no. Nel frattempo sto. A sorvegliare il geranio che secondo me ha sofferto il mal di mare, a sistemare le ultime cose vacanziere rimaste in giro per casa, a spostare mobili e a cucinare l'indispensabile.  E se mai vedrò in lontananza avvicinarsi un pensiero scuro, una macchia, una nuvola rabbiosa, mi avvoltolerò meglio nelle lenzuola profumate di casa, o schizzerò fuori sotto una doccia gelata, o girerò vorticosamente, su e giù per le scale,  per non farmi prendere, per non farmi trovare, che a nascondermi son brava e insomma, qualcosa mi inventerò.

05 settembre, 2011

Così, a casa.

Era ora, alla fine. Si è andati su e giù, per l'uno e l'altro mar, si è stati stanziali e itineranti, si è fatto e visto molto, molto di tutto, molto mare e molto cielo, che sono il meglio, per me. Ci si è riempiti di vento e sole e cose belle, e se ne è fatto un pacchettino, legato con una cordicella, fatto un fiocco e tenuto lì. Servirà. Si è a casa, alla fine. Stamattina, si è guardata per un pò la scia della nave che ci ha riportato in continente, da quella parte lontana di isola che ancora non si conosceva. Si son fatti pensieri graziosi, nessuno pesante o complicato, a guardare i ghirigori della schiuma è difficile che ti venga qualcosa di sgradevole, e si è guardato tanto mare in questi giorni, che ancora un pò non faceva male. A guardarla da lassù, dal punto più alto del traghetto, la scia appariva nella sua candida, rumorosa bellezza, il candore della schiuma nel blu scuro di un mare sterminato, e trascinava con sè i pensieri che a lei affidavo, le cose che avevo in mente, quel che avevo da fare in ordine di importanza, ed erano tante, tantissime, ma nessuna che mi venisse per prima. Me ne stavo lì, a guardare quel bianco e quel blù, e che bello sarebbe stato poter fare un salto giù, per un momento, un momento soltanto, un bagno in questa schiuma di neve, in questo miracolo di motore e acqua, avrei messo anche quello nel pacchetto legato con la cordicella. La scia di una nave affascina chi ha pensieri liquidi da affidarle, racconti da lasciarle in pegno, te li regalo, fanne l'uso che vuoi, portali con te in quel bianco accecante, conservali per bene, falli giocare nei tuoi mille luccichii, complice il sole. Te li richiederò, qualche volta, e tu me li ridarai, intatti e perfetti come sono ora, magari in un lungo autunno o in un freddo inverno che è ancora lontano ma che non tarderà. Ecco, i miei pensieri sono in mezzo al mare, ora, la schiuma li ha cullati, ci ha giocato un pochino e li ha portati con sè, e il mare che ascolta, ricorda e sa,  li custodirà per me.

01 settembre, 2011

La Via del Sale.

Oggi niente mare. Bicicletta, per esempio. Si è girata l'isola in lungo e in largo, prima la Tonnara, una salita niente male, col sole a picco, che noi anche le rovine di Nora le abbiamo viste arrostiti dal sole, noi queste cose facciamo, non è che andiamo tanto per il sottile. E dopo la Tonnara, la Via del Sale, sempre in bici ma senza sole, verso sera, giusto in tempo per vedere i fenicotteri rosa che volavano sopra le nostre teste, non  ho fatto fotografie perchè non sono brava e non avrei reso loro giustizia. E' iniziato settembre, domani il nostro equipaggio inizierà a rientrare alla base, il tempo è incerto ma chisseneimporta. Settembre porta con sè una serie di nuove situazioni, sempre, ogni anno, ogni volta che si gira il foglio del calendario, settembre è anche una bella parola, mi piace, e puoi dargli il sapore che vuoi, di uva e di quaderni nuovi, di promesse, in un certo senso, di cose nuove che verranno, e non importa se poi alla fine non  arriveranno affatto, sarà bello uguale averle aspettate. Sono in un paesino che è un puntino minuscolo, sono in un'Isola dell'isola della Penisola, come dicono qui, ho visto i fenicotteri e so tutto sulla pesca del tonno, ho visto àncore arrugginite e barche di duecento anni, sento parlare genovese con una cadenza sarda che è una lingua strana e affascinante, ho pedalato lentamente sulla strada del sale, nel niente, la mia famiglia e i miei amici al seguito, il mio cane nel cestino, nel profumo di salmastro, modo migliore non c'è per iniziare il mio settembre.

31 agosto, 2011

Fuori. Dal. Mondo.

Il mare. E il sole. E il vento, leggero, morbido, a tratti più deciso. Sono dall'altra parte del mondo, dal mio almeno, in mezzo al mare, da un'altra parte di Isola, nel blù .Esistono diversi tipi di vacanza, quelle stanziali, quelle itineranti, quelle che tutt'e due. Noi si naviga da qualche giorno, si passa di spiaggia in spiaggia, si sono  viste rovine delle quali nemmeno di immaginava l'esistenza, si sono consumate cene e colazioni con vista mare, con vista stelle, con vista cielo e acqua verdissima, ci si è svegliati e tuffati subito, che proprio non se ne poteva fare a meno, ci si è addormentati col brusio dei ragazzi che chiacchieravano. Siamo un improbabile equipaggio, composto da 9 persone, un cane e un geranio. Mi piacerebbe guardare dentro il cuore di ognuno e vedere che cosa c'è, se i loro pensieri sono uguali ai miei, tranquilli e liquidi, se anche loro si sentono in pace, se il mondo è così lontano, così distante, che non è la stessa cosa. Se si sentono tutti fuori dal mondo, e in pace con esso, lontano da dove, distante da chi. Ho pochissimo segnale, spesso non ho neppure la corrente, eppure quasi mai mi sono sentita più al centro del mondo di così. Fuori dal mondo ma al centro del mio. Bellissima sensazione.

26 agosto, 2011

Troppo ordine.


Mattina presto. Si capisce che è giorno di partenze dai bagagli ammonticchiati in cima alla scala. In questa casa siamo sempre di meno, stamattina partiranno un figliolo e il Nipote Unico, l'uno richiamato dalle sudate carte, o almeno così dice, l'altro dal suo lavoro in banca che non ammette deroghe, non è che possa dire Mi Fermo Ancora un Pò. Sempre di meno. E sempre più ordine. Nessun asciugamano steso, nessun costume abbandonato, nè scarpe nè maglie, nessuna riffa per individuare di chi sono questa o quella mutanda, nessun far finta di urlare Raccogliete Tutto o Quel Che Trovo In Giro Regalo Alle Missioni. Troppo ordine non mi piace. L'estate è ancora qui ma non si fermerà molto. O almeno, non qui. C'è un'altra partenza in programma, un'altra fettina di vacanza, un'altra puntata, in un altro pezzo di Isola. Si programma una mezza dozzina di lavatrici, in questa casa dove si dorme nelle lenzuola stropicciate e profumate di vento e basta, ma quale ammorbidente mai, dove si stirano solo e soltanto le camicie e solo e soltanto quando servono, feste in Costa, cene o compleanni, che sono tanti, qui, d'estate. In questa casa, isola nell'Isola, dove si arriva con la sola andata, dove convivono diversi fusi orari, e la colazione viene servita dalle 7 alle 3 del pomeriggio, appena prima della scelta della spiaggia. Ancora un pezzo d'estate, ancora mare placido e vellutato, ancora sole. Ma prima, mi sa che farò un giro per casa e butterò alla rinfusa qualche calzino spaiato, qualche bottiglia d'acqua vuota, qualche briciola, tutto questo ordine mi fa malinconia.

25 agosto, 2011

E tu, chi sei?

Anzi, Voi Chi Siete? Così chiese il Liceale, ier sera all'imbrunire, mentre portava a termine il quotidiano rito dell'innaffiatura del suo Limone, situato nel patio di casa, diventato negli anni una specie di quercia dai fiori profumati. Tragggedia. Il Regio Limone ieri sera era diventato residenza di strani animaletti candidi, con un numero imprecisato di zampe che camminavano sul tronco, sulle foglie e perfino su qualche frutto. Tutti han voluto dire la loro, che andava dal Che Schifo del Giurisprudente a Omioddio, della Principessa Omioddio, manco a dirlo, appunto. Belli non sono, si muovono come sull'autoscontro, girando un pò su se stessi, lasciando una scia biancastra tipo (!) quella delle lumache, no, in effetti belli non sono. Passato il primissimo attimo di sgomento, ecco che si è chiamato il Regio Giardiniere, per avere un rapido e accademico consulto. Cocciniglia Cotonosa, è stata la diagnosi, Queste Cose le Porta lo Scirocco. Raccolti al suo capezzale, ci siamo guardati tutti con aria interrogativa, lievemente preoccupati, E Adesso? Niente panico, la faccenda è seria ma si può porre rimedio, domani sera, ben dopo il tramonto, a foglie fresche, il Regio Limone verrà cosparso di non so quale intruglio, tenuto sotto osservazione e nel giro di qualche giorno i candidi animaletti spariranno. Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo, il Limone ha la sua storia in questa casa, è stato scelto con cura dal vivaio, potato con maestria da mani sapienti, e, diciamolo, da un gran pezzo d'uomo. A tutti sta a cuore la sua salute, tutti ne hanno accarezzato i limoncini appena nati, odorato i fiori, perfino punti con le sue spine. Sappiamo che, affidato alle cure del Regio Giardiniere, il nostro Limone guarirà. Peccato non avere intruglio similare per liberarsi dalle persone moleste, ignorantelle e noiose, di quelle che Io, Io, Io, di quelle che loro san tutto, e fan tutto meglio,  e ti dicono anche come dovresti fare tu, per dire. Chiederò al Giardiniere. Lui di queste cose ne sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...