Gli amici. Bella questione. Ho molti amici, ho pochi amici, non ho nessun amico. Gli amici sono rari. Inesistenti, forse. O meglio, esistono solo nella definizione personale che ne dà, ognuno di noi., e cambiano, nel tempo. Gli amici di scuola, che mi piacerebbe tanto sapere che fine ha fatto la mia compagna delle elementari, quella con gli occhiali spessi e la coda riccia, che portava fasci di rose alla maestra ed era svenuta dalla paura per fare la vaccinazione antitubercolina, quella che ti lasciava i quattro puntini sul braccio, che io dicevo con un nome così buffo ma come farà a fare male. E poi alle medie, quello carino della 3^I, i pionieri che facevano inglese al posto di francese, che mi mandava i bigliettini chiusi con lo spaghino, come piccole pergamene e che aveva confessato alla professoressa di matematica di volermi sposare. Gli amici lontani, che non vedi mai, ma che basta fare un numero e sentirli ancora lì, adesso, con figli e mogli e mariti e cose, ma sempre vicini alla tua vita, anche se tortuosa, cambiata, complicata, ma loro no, hanno assistito a tutto, hanno pianto e riso, e sanno tutto e non occorre riassumere, ricordano, comprendono, ascoltano. Gli amici persi, quelli che le strade si sono divise, ma come mai, eravamo così simili, facevamo le stesse cose e si stava così bene insieme e poi è bastato un niente e si sono dileguati, ma sei sicura, forse sei stata tu a indicare la strada perché se ne potessero andare via. Capita che nel mondo si faccia un pezzo di strada insieme e poi uno prende per il bosco e l’altro per il mare. Amici di convenienza, di rappresentanza, e di tornaconto. Non conosco il genere, mi spiace. Amici cari. Quelli che vorresti avere seduti accanto al cinema, in aereo e in autobus, quelli con cui chiacchierare delle cose che ti passano per la testa, quelli che chiami quando hai un nodo in gola che proprio non và giù, quelli che stimi, quelli che sono da sempre tenutari dei tuoi segreti, dei tuoi pensieri e dei tuoi guai. Dell’amicizia si è scritto così tanto. Che è un po’ come l’amore, in fondo, che non esiste, che è difficile da trovare, che si esaurisce, che cambia, che delude. Tutto vero, anzi no. Ho pochi amici. Facciamo, una decina? Cerco in loro tranquillità, una famiglia allargata giacchè la mia di origine è un po’ sparsa e scombinata, forse per questo non ho una famiglia ma un plotone, una falange armata dico spesso, che con altri plotoni e altre famiglie crea un piccolo clan, dove stare al caldo, non dover pensare prima di parlare, dove si può stare anche in silenzio e non dire nulla, dove si litiga qualche volta, dove si cucina insieme la domenica mattina. Un amico. Che ti racconta e ti ascolta e ti contraddice e un po’ ti riprende, laddove necessita, e ti spiega senza saccenza e non ostenta una serenità che non ha, e che ti dice sono nei guai sapendo di non trovare un ghigno sornione e beffardo ma una preoccupazione sincera, forse un aiuto, certamente una parola. E non si risente se non chiami da tre giorni, e non si offende se domani proprio del cinema non ne hai voglia, e accetta gli inviti anche all’ultimo secondo, ho cucinato per un reggimento, ci siete anche voi? Amo i miei amici di un affetto profondo e vivace, di una sincerità che si vede, li stimo, mi piacciono. Perché sono intelligenti e carini, perché fanno quasi sempre la cosa giusta al momento giusto, perché amano in blocco tutte le cose che sono, anche quelle sgradevoli, perchè mi conoscono a memoria. Lo stesso per me. Ecco, l’ennesimo trattato sull’amicizia. Ma ci pensavo da un po’. E se dopo una cena insieme di chiacchiere ed esercizi di cucina, passando sul divano che è quasi mezzanotte e si continua a parlare, vi capiterà di addormentarvi di schianto coi vostri ospiti ancora lì, tranquilli. Un vero amico non lo racconterà. Al massimo, inizierà a parlare sottovoce. Per non svegliarvi.
3 commenti:
Tutto vero. Spledidamente...
Beh, io al massimo di metterei un plaid sulle spalle, e un bacio sulla guancia!!
;-)
Lombrico!!!!!!!
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