07 ottobre, 2006

Il nastrino bianco.



Ottobre, il 7.
Sto in piedi. Rigida. Proprio, di sedermi non mi riesce. Ho la sensazione indefinibile che mi fa sentire le gambe a tratti mollissime e solo un attimo dopo di piombo. Pesanti. Ho mio fratello accanto, ogni tanto, mi sfiora il braccio con la mano, non so se per farmi coraggio, per prenderne, o per sincerarsi che io sia ancora lì. Mia madre è seduta , ferma, anche lei. Non mi guarda. Forse per non trovare altre lacrime, per non doversi occupare anche del mio, di dolore. Ne ha già abbastanza del suo. Ho una gonna blù a pieghe che non metterò mai più. E quando la vedrò nell’armadio la toccherò appena per mesi, fino a buttarla via, di nascosto, un pomeriggio di sole. Ho diciassette anni da cinque giorni, una treccia lunghissima fermata da un nastrino bianco e un dolore che mi squassa, senza lacrime, così grande che sembra che mi avvolga e un po’ mi soffochi. Da non credere, quasi. Le mie compagne di scuola sono tutte qui. Loro sì, mi guardano da lontano, senza sapere bene che cosa fare e dire, proprio a me, la più irrequieta della classe, adesso lì,immobile e assente e zitta, di un silenzio arido di cartone. Mia nonna sembra ancora più piccola e più bianca, di cera. Ogni tanto, soffoca un grido muto in un fazzoletto e muove piano le labbra in una preghiera senza fine. Bisbigli e abbracci, e gente anche mai vista, nasi soffiati, strette di mano e odore di candele, di vestiti sfregati, di fiori, di umidità, scalpiccio di scarpe in corridoio, dove qualcuno, chissà perché, ha coperto lo specchio con un telo. Aspettiamo. Che arrivi il momento. Ho qualcosa di simile alla paura, spero che gli uomini che ho visto in cortile non arrivino mai o che arrivino in fretta e che tutto questo finisca, adesso, domani, mai più. Mi sento persa, galleggio in qualcosa che non conosco, è allora questo il dolore vero, quello che sta ancora aldilà di quando piangi, perché ce n’è talmente tanto che nemmeno a piangere, ce la fai? Dormirò in questa stanza stasera, e per molte sere, per respirare le cose di te che lasci qui, adesso, che hai gli occhi chiusi e la camicia celeste e le mani bianchissime con il rosario. Svegliati, adesso, sorridimi ancora e ancora accarezzami e anche sgridami, dammi una sberla, ma non andare via. Dove andrai, che farai e che faremo, ci lasci qui, a vagare in una vita che non sarà più la stessa per nessuno di noi, ti aspettavo per il mio compleanno, mi avevi detto in ospedale che saresti tornato e che avremmo fatto una festa bellissima. Dove andrai, se nessun sentiero è tracciato in cielo per te, magari ti perdi, se nessuno ti indica la strada, dove andrai se nessuno sa da che parte cominciare a cercarti, dove andrai, se nessuno ti potrà trovare, mai. Nemmeno io. Arrivano gli uomini del cortile, e vogliono farmi andare via. Mia madre, ora, non la vedo più, c’è confusione e un pianto forte, adesso, ma non è il mio. E prima che tutto inizi, prima che chiudano i tuoi occhi chiusi, prima che tu vada via per sempre, da questa stanza, da questo mondo, da me, senza che nessuno mi veda, tolgo il mio nastro dalla treccia e te lo metto lì, accanto alle mani immobili, accanto al rosario. A cosa ti servirà, papà, il mio nastrino, per il tuo viaggio nella Luce?

3 commenti:

fux ha detto...

Sono tornata a leggermi un po' questo post.
Franci
31.10.07

thecatisonthetable ha detto...

Un dolore così grande che sembra che mi avvolga...

Dove andrai, che farai, che faremo...

Dove andrai se nessuno ti potrà trovare mai. Nemmeno io...


Leggere queste tue parole è come ricevere un pugno in faccia.

Era da un po' che non sentivo questa sensazione di smarrimento, questo vuoto...

Tu a 17, io a quasi 30... una figlia è sempre figlia...

Scusa. Non so che dire. Volevo solo testimoniare il mio passaggio.

i.

passionemaglia ha detto...

Come mi identifico in questo post ...........
Per me saranno 30 nel 2012
Era Agosto, il 15
E io ne avevo 18 da sei mesi, lui 50 dagli stessi 6 mesi
Nati lo stesso giorno, in anno bisestile, lui il 32 io il 64.
Le tue domande me le faccio spesso anche io ...... soprattutto immagino il suo viso davanti a quei piccoli mostricciattoli delle mie figlie appena nate, e quanto avrebbe scherzato con loro.
Avrebbero imparato a capire ed amare il suo humor così surreale ed inglese .......
Ma so anche che è sempre accanto a me e a loro.
A Luglio, inoltre gli ho affidato la nostra coagnona Ira, che lui sì che con i cani ci ha sempre saputo fare!

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