Li ho visti.
La prima volta piangevano, disperati, lanciati dal soffice mondo in cui erano, cullati, a quello vero, quello fuori.Addosso a me.Banale dire che ho pianto anche io. Straordinariamente felice. Li ho visti poi. Ancora e ancora.
Guardarmi negli occhi e sorridere, calmarsi al solo suono della mia voce, barcollare in corridoio e camminare, con la precarietà miracolosa che solo loro sanno avere, stanno sempre per cadere, sembra, e non cadono mai quasi, ed è uno sbattere di sederini morbidi per terra.
Li ho visti aspettare Babbo Natale e il topolino dei denti. Li ho visti col magone il primo giorno di scuola, la cartella nuova e il collettino bianco. Li ho visti col quaderno a quadretti a scrivere impacciati e incerti il loro nome, recitare poco convinti la poesia di Natale e c’era una volta un re. Ho visto i saggi di danza e la prima partita di calcio, a salutare la tribuna, sorrisi dentro a calzoncini di 2 taglie più grandi. E i loro nomi ricamati sui bavaglini e sulle lenzuola. Soffiare su candeline e impiastricciarsi di torta. Li ho visti piangere per Peter Coniglio e per la mamma di Bambi, li ho visti con gli occhi rossi e stralunati di febbre alta, coi puntini del morbillo e la tosse, no, lo sciroppo no, mi fa schifo, e allora inventare storie improbabili e aerei e missili a forma di cucchiaio, e sputare l’antibiotico nel ficus benjamin del salone.
Li ho visti aver paura dei tuoni, affrontare con coraggio sei punti sul mento, parlare col cane, sorridere al lavavetri del semaforo, fare la boccacce dal finestrino nei viaggi lunghissimi, appannare vetri e disegnare cuori, dovunque, su muri e divani, a matita e a pennarello. Sono loro, sono miei. Parte di me, un pezzo del mio cuore e tutta la mia vita. La mia anima, anche. Li vedo. Ripassare storia e ei fu siccome immobile, radersi una mattina nel bagno blù, ma come, la barba, di già?
Li vedo soffrire per la bambina della terza, comprare regalini a San Valentino, il primo collant con orsetti e conigli. Scegliere mollettine leziose e cerchietti di zucchero, e baci di burrocacao, li vedo togliersi il casco come nei film, li vedo guardati da fanciulle svenevoli davanti al liceo, li vedo vivere di sogni e sms, e di nuvole e di nutella e di pomeriggi al McDonald’s a raccontare e raccontarsi.
Fermi, così. Non andate avanti, figli miei, rimanete così come siete, che ancora mi commuovo a guardarvi dormire e che a volte vi strangolerei ma che vi aspetto dietro alla finestra il sabato sera, ma mamma, sapevi dov’ero, sì, lo sapevo. Ma finchè non siete qui, tutti, nei vostri letti con le lenzuola a fumetti, nelle vostre stanze disordinate e bellissime, con orsi e pinguini e foto in tutù e coppe di sci e medaglie e mucchi di felpe, e incarti stropicciati di crackers e briciole, finchè non sento lo scooter dietro la salita, e scarpe infangate sulla scala, mi manca un pezzo. Un pezzo di me.
Voi lo sapete, e mi abbracciate e mi stringete, manine dolcissime e treccine sfatte, manone da grandi che grandi non siete, non ancora, per favore, ancora no. A questa mamma che urla e castiga e annoia e abbassate la musica e non giocate a calcio in camera, a questa mamma che balla in cucina Buonanotte Fiorellino, che è di “quel vecchio che avete visto in Tv”, a questa mamma non cresciuta e vanesia, che recita Dante a memoria e sa tutte le canzoni possibili, e le storie quasi vere, come sei bella mamma col vestito fiori.
A questa mamma, datele tempo. Il tempo di avervi ancora per lei, ancora un pochino, prima di volare verso la vostra vita, l’università, un altro letto e un’altra casa, col profumo dei biscotti la domenica mattina. Sarete felici, io lo so già. Vostro padre ed io vi abbiamo insegnato il rispetto, l’onestà, la gentilezza e le filastrocche, la matematica e il perdono. Avrete le cose più belle del mondo e il mondo avrà voi.
E assicuratevi sempre che, ovunque andiate e con chiunque siate, ci sia sempre per voi un posto dove poter, a matita o a pennarello, disegnare un cuore.
Meglio a pennarello, che non và via.
2 commenti:
e io li vedo, attraverso le tue parole, affrontare la vita.
Sei davvero fantastica.
S.
Cosa devo dirti? Non so se riuscirò a trovare le parole giuste per dirti quanto è bello quello che hai scritto. Ti auguro solo di essere sempre così: sensibile, profonda, vera. E spero che i tuoi figli abbiano preso molto, moltissimo da te. Se avranno anche solo metà della tua sensibilità e dolcezza saranno già sicuramente delle persone speciali.
N:)
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